Indymedia Italia


Indirizzo mittente:
Indirizzo destinatario:
Oggetto:
Breve commento per introdurre l'articolo nella mail:


http://italy.indymedia.org/news/2003/10/409730.php Nascondi i commenti.

Franco Jonta
by whois Monday, Oct. 27, 2003 at 5:05 AM mail:

A ordinare l'arresto dei "presunti brigatisti" è stato Franco Jonta? Andiamo un po' a vedere chi è.

A giudicare da quanto accaduto dopo la morte di Ilaria Alpi, giornalista eliminata per avere visto e filmato troppo sui comportamenti delle truppe italiane in Somalia (stupri, speculazioni, prepotenze), il ruolo del Dott. Jonta non è stato dei migliori, come si evince da questo documento:


................."Nel novembre 2001 Luciana e Giorgio Alpi, tramite il loro legale dottor Domenico D'Amati, hanno chiesto al procuratore generale della corte d'appello di Roma l'avocazione dell'inchiesta dall'ultimo magistrato, dottor Franco Jonta, che non avrebbe fatto ciò che doveva e che era possibile fare per la ricerca della verità, delle responsabilità italiane e somale.".........................

Avocare è un termine ambiguo, può voler dire annettere, come distogliere, cambia solo la particella che segue.
Avocare a, avocare da. In questo caso si chiede di avocare dall'ultimo magistrato, cioè togliergli di mano.

Il documento da cui è tratto il brano fra virgolette è la proposta di inchiesta parlamentare presentata il 14 aprile 2003 - Doc.XXII n.13 - con intestazione
"Istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin."

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum

o Franco Ionta?
by image Monday, Oct. 27, 2003 at 5:22 AM mail:

o Franco Ionta?...
jonta_e_saviotti.jpg, image/jpeg, 200x158

Uomo anche dal doppio cognome?

Comunque è in buona compagnia di quel figlio di buona donna di Gratteri, ce lo ricordiamo vero?



Da un articolo su un giornale :......"ROMA - Milioni di dati incrociati. E un sofisticato sistema di indagine ad altissima tecnologia. E' grazie a questo che gli inquirenti sono arrivati ai presunti killer di Massimo D'Antona. E possono parlare di elementi tecnici e "oggettivi" nei confronti delle persone fermate.

A due passi dal Viminale, rispondono alle domande sull'operazione di stanotte i pm Franco Ionta e Pietro Saviotti (Roma), il procuratore aggiunto di Firenze Francesco Fleury, il pubblico ministero bolognese Paolo Giovagnoli. Ma anche il questore di Roma, Nicola Cavaliere, il capo dell'Ucigos Paolo De Stefano e il suo vice Francesco Gratteri.

Visibile, anzi visibilissima, è la soddisfazione. Ma altrettanto evidente, la prudenza. Mentre il governo parla di attacco "decisivo" e di radici del terrorismo "tagliate", i magistrati si fermano un attimo prima. Sono convinti che le Br-Pcc siano state colpite, e non nascondono la speranza che sia proprio così, che la struttura dei nuovi terroristi sia stata annientata. M aspettano ancora per dire se davvero si è trattato di un colpo mortale.

Di certo, si è trattato di una investigazione di natura eccezionale, per la quale il momento di svolta è stato il terribile conflitto a fuoco del 2 marzo scorso: il giorno della morte del sovrintendente Emanuele Petri e del brigatista Mario Galesi, e della cattura di Desdemona Lioce.

E' il materiale sequestrato in quella occasione - i pm lo ripetono all'unisono - che ha consentito il salto di qualità. poi, al resto ci hanno pensato sistemi di indagine ad altissima tecnologia. Milioni di numeri incrociati e verificati (grazie anche alla conservazione dei dati nei computer delle società di telefonia), che hanno infine portato ai nomi di Broccatelli, Proietti, Mezzasalma, Banelli, Morandi e Costa.



Riflette Saviotti: "Se le società di telefonia avessero cancellato quei dati, l'indagine non sarebbe stata possibile". E' un sasso lanciato nel complicato dibattito sulla privacy, da magistrati che hanno avuto in mano gli elementi per indagare - e dunque la traccia per andare a verificare nelle "banche dati" - solo tre anni dopo i fatti.

E' comunque certo che è stato il telefono a tradire i presunti brigatisti. Lo ribadisce il procuratore aggiunto di Firenze Fleury: "L'assemblaggio di milioni di dati ci ha ricondotto a chi era in possesso di cellulari dell'organizzazione, o di quelli che erano in contatto con quegli apparecchi". La svolta, appunto.

Che potrebbe rivelarsi tale - ma la prudenza è sempre d'obbligo - anche per l'omicidio Biagi. Il ministro dell'Interno si è già spinto a dire che sono probabilmente caduti nelle mani della giustizia gli assassini del professore bolognese. Ma il pm di Bologna Giovagnoli si limita a dire che per la sua inchiesta era "molto importante" arrivare ai killer di D'Antona.

"Importante" è anche definito parte del materiale trovato in alcune delle 101 perquisizioni effettuate: Fleury spiega che a Firenze sono stati trovati dati informatici intitolati Inchieste degli ultimi anni . E questo, secondo il magistrato, "potrà far risalire a obiettivi prossimi e consentirà di individuare altri militanti delle Br". Forse ancora sull'asse Lazio-Toscana, che si continua a ritenere la "traccia" geografica dominante del nuovo terrorismo.

Nessuna conferma, ma neanche una smentita, sulla notizia degli altri sei indagati per banda armata. Mentre invece, a proposito delle perquisizioni, il questore Cavaliere si affretta a precisare che non sono stati interessate le aree né i militanti dei centri sociali: anche perché - sottolinea Cavaliere - "non sono certo all'altezza del livello toccato da questa inchiesta".

Chi sono allora i fermati di stanotte? Brigatisti "veri", dice il questore di Roma, e non deve trarre in inganno il termine "irregolari". Perchè, come negli anni '70 e '80, molti militanti del terrorismo hanno vite in apparenza "normali", lavoro compreso. E' una prassi delle organizzazioni di questo tipo, che tengono assieme i militanti a tempo pieno e, appunto, i cosiddetti "irregolari".

Una organizzazione - ripete Ionta - che dai dati che si hanno a disposizione "non è molto ramificata", e ciò lascia sperare che il colpo messo a segno sia quello decisivo. Ma l'unica certezza che sembrano avere gli inquirenti è che gli assassini di D'Antona sono stati presi. Ci vorrà ancora tempo, e altre indagini, per dire che le radici del terrore sono state estirpate del tutto.".............(24/10/2003)


















versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
Voila les moustaches
by les baffis Monday, Oct. 27, 2003 at 5:26 AM mail:

Voila les moustaches...
ionta_franco_165x200.jpg, image/jpeg, 165x200

e qui con i baffi, ma sempre lui è!

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
Gratteri?
by ricordino Monday, Oct. 27, 2003 at 5:26 AM mail:

http://italy.indymedia.org/news/2003/10/391452.php

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
proprio lui, e inoltre
by mais oui Monday, Oct. 27, 2003 at 5:30 AM mail:

non dimentichiamoci dei reparti militari dei Carabinieri utilizzati sia in Somalia che a Genova.

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
E chi è L.Saraceni, padre di una presunta BR
by invisible Monday, Oct. 27, 2003 at 5:31 AM mail:

C'è un'altro magistrato indirettamente coinvolto, Luigi Saraceni, padre di Federica, presunta BR arrestata, e da sempre schierato su posizioni garantiste e legalitarie: una vendetta trasversale?
http://italy.indymedia.org//news/2003/10/409252_comment.php#409256

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
quante morti senza spiegazione
by e Ionta non le ha cercate Monday, Oct. 27, 2003 at 6:02 AM mail:

Vincenzo Li Causi
Marco Mandolini
Mauro Rostagno
L'autista che guidava l'automezzo, ucciso in Somalia in condizioni misteriose....ecco un altro articolo sull'argomento trovato in rete:



Altre morti sospette
È il caso, ad esempio, di un messaggio inviato il 9 novembre 1989 dal Sios (Servizio informazioni) Carabinieri Alto Tirreno-La Spezia al Centro Scorpione di Trapani, la sede siciliana di Gladio comandata dal maresciallo Vincenzo Li Causi, anche lui morto in Somalia in circostanze mai del tutto chiarite, pochi mesi prima di Ilaria Alpi, il 12 novembre 1993. Secondo il diario del maresciallo dei carabinieri Francesco Aloi, i due si conoscevano, si scambiavano informazioni ed erano preoccupati per la loro vita.
Il documento è classificato come riservato: «Nostro operatore Ercole», vi si legge, «est accreditato presso ufficio sped. Oto Melara La Spezia. Est confermato invio materiale vostro Centro come da n. 101/0. Confermata data spedizione. Disporsi adeguate ed efficienti misure copertura visiva in area per detto periodo. Per particolare riservatezza operazione richiedesi presenza Capo Centro Vicari. Eventuali difficoltà mi siano immediatamente esposte avvalendosi mezzi più solleciti. Ulteriori comunicazioni in cifra. Trasferimento da farsi con mezzi di superficie M.M. (Marina militare, ndr) per vostro deposito Favignana. Vostro specifico materiale est trasferito adiacenze ospedaliere Lenzi-Napola. Est necessario attivazione temporanea campo Milo. Immediata risposta in cifra».

"Ercole" sulla via della Somalia
Tradotto in un italiano non militare, il dispaccio afferma che "Ercole" sta per effettuare il trasporto di materiale proveniente dall’Oto Melara, un’industria bellica spezzina, destinato al Centro Scorpione. Data la delicatezza dell’operazione, viene richiesta la presenza del capo Centro, Vicari, che da fonti ufficiali risulta essere il nome di copertura di Vincenzo Li Causi. Il campo Milo, invece, dovrebbe essere il vecchio aeroporto militare di Trapani, ormai in disuso ma riattivabile all’occorrenza in poche ore.
E proprio su una pista militare vicina a Trapani, ufficialmente abbandonata, il giornalista Mauro Rostagno, fondatore della comunità terapeutica Saman e anche lui vittima di un omicidio mai chiarito, avvenuto il 26 settembre 1988, avrebbe girato clandestinamente un filmato con immagini di aerei militari italiani intenti a scaricare aiuti umanitari e a imbarcare casse di armi. Lo stesso Rostagno, poco prima di morire, ne aveva parlato con alcune persone, tra cui l’amico Sergio Di Cori e, sembra, il giudice Giovanni Falcone. Quelle casse, secondo Rostagno, erano destinate proprio alla Somalia.

Chi è veramente Ercole?
C’è dell’altro. «L’operatore Ercole», secondo quanto riferito a Famiglia Cristiana da una fonte riservata, «sarebbe il maresciallo Marco Mandolini». Mandolini era un paracadutista-incursore della Folgore, addestratore dei corpi speciali alla base Nato di Weingarten, in Germania, e nel ’92 caposcorta del generale Bruno Loi in Somalia. Mandolini è stato ucciso il 13 giugno 1995 su una scogliera di Livorno, con 40 coltellate e la testa fracassata da una pietra di 25 chili. Omicidio irrisolto, anche se la Procura, nonostante lo scetticismo di familiari e commilitoni, aveva collegato la sua morte a un giro di omosessuali. Ma proprio il maresciallo Aloi, nel suo diario, aveva scritto: «È morto anche il maresciallo Mandolini, non c’è male come sceneggiata. Solo un incursore può uccidere un altro incursore».
Secondo il fratello Francesco, Marco Mandolini era molto amico di Vincenzo Li Causi fin da quando avevano frequentato insieme un corso a Capo Marrargiu, dove si addestravano gli uomini di Gladio, e, come Li Causi, aveva collaborato con il Servizio segreto militare.
È un’altra pista investigativa da approfondire. Tra le tante.




versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
e c'entra pure con il caso Insabato
by ammo' Monday, Oct. 27, 2003 at 6:18 AM mail:

Ricordiamo il bombone che scoppiò fra le mani al tipo che lo portò al Manifesto (e che disse di non conoscere il contenuto)


........"Per adesso Insabato è iscritto nel registro della Procura per porto e detenzione di materiale esplosivo e solo dopo il suo interrogatorio (quando le condizioni di salute glielo consentiranno) i pm Franco Ionta e Pietro Saviotti decideranno se accusarlo anche di tentata strage con l'aggravante delle finalità politiche."..........

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
e pure con il braccio armato della P2
by Gladio Monday, Oct. 27, 2003 at 6:22 AM mail:

In pratica dove passa lui è.......silenzio.

GLADIO E CASO MORO: ANCORA SULLE RIVELAZIONI DI ARCONTE


"La Nuova Sardegna"
Moro, le ombre di un delitto infinito


Le rivelazioni dell'ex gladiatore Arconte ora sono un caso politico
I documenti di G-71 provocano la reazione di Andreotti e Cossiga Qualcuno sapeva dell'agguato di via Fani?
ROMA. All'improvviso, qualcosa è cambiata. Antonino Arconte, nome in codice G-71, aveva infatti cominciato a raccontare la sua vita nel superservizio segreto Gladio quasi cinque anni fa. Prima affidando le sue memorie all'immenso oceano telematico di internet, poi concedendo interviste ad alcuni giornali. Tra i quali anche il nostro. E, incredibilmente, nonostante le sue rivelazioni mettessero in crisi verità ufficiali consolidate e aprissero uno squarcio inquietante su una storia sepolta e sconosciuta del nostro Paese, nulla è accaduto. O meglio, quasi nulla. Per esempio: Arconte raccontò che all'interno di Gladio qualcuno sapeva che si stava preparando il rapimento del presidente della Democrazia cristiana, Aldo Moro.
E parlò di un documento, datato due marzo 1978, che proprio lui aveva consegnato a Beirut ad un altro gladiatore: il colonnello Mario Ferraro - poi passato al Sismi - che venne trovato impiccato nella sua abitazione romana, nel luglio del 1995. L'ordine, emesso dalla "Direzione generale Stay-Behind" due settimane prima della strage di Via Fani, era quello di attivare i canali con il terrorismo mediorientale "al fine di ottenere collaborazione e informazioni utili alla liberazione dell'onorevole Aldo Moro".
Una rivelazione terribile, che potrebbe riscrivere la storia del sequestro e dell'omicidio del leader democristiano. Ebbene, tutto faceva pensare che potesse essere l'inizio di un bradisismo politico-giudiziario, capace di portare a un terremoto devastante. E invece, niente di tutto questo. Nell'ottobre di due anni fa, i carabinieri del nucleo antieversione del Ros di Roma vennero spediti dal sostituto procuratore Franco Ionta a Cabras per raccogliere, in un verbale, le dichiarazioni di Arconte. Tutto qui. Poi, solo silenzio. Un terribile e pesante silenzio.
Ma è il contesto di questa vicenda oscura che deve far riflettere. Arconte, infatti, ha svelato l'esistenza di una Gladio diversa da quella dei 622 della quale parlò per la prima volta Giulio Andreotti nel 1990. Un superservizio segreto, nato all'interno del Sid, e strettamente legato alle strategie atlantiche.
Ebbene, l'unica reazione politica a questa clamorosa denuncia, è stata un'interrogazione parlamentare del senatore Russo Spena, alla quale l'ex ministro della Difesa, Sergio Mattarella ha risposto in modo burocraticamente evasivo nel novembre del Duemila: "Dagli atti del servizio non sono emerse evidenze in ordine a...". Il tutto in appena venti righe dattiloscritte, che non smentiscono l'esistenza di una struttura riservatissima all'interno del servizio segreto militare, ma si limitano semplicemente a dire che non ci sono elmenti per dare una risposta all'interrogazione di Russo Spena.
Il "caso Arconte" sembrava così destinato a essere progressivamente inghiottito dal silenzio e da un'inspiegabile dall'indifferenza. Me ecco, proprio nelle ultime settimane, il colpo di scena: Giulio Andreotti, il vecchio mandarino della politica italiana, ha presentato un'interrogazione al ministro della Difesa, Antonio Martino, proprio sulle rivelazioni dell'ex agente segreto G-71 sul caso Moro.
"Nessuna copertura interna o estera sarebbe tollerabile, mentre in caso di falsità dovrebbero adottarsi le conseguenti misure - ha detto Andreotti -. Credo sia indispensabile che il ministero della Difesa si esprima in proposito, perchè chi ha vissuto la tragedia del 1978 non può consentire equivoci al riguardo".
Ma cosa ha provocato la reazione di Andreotti? Cosa lo ha indotto a uscire così rumorosamente allo scoperto? Proprio lui, uomo freddo e razionale che ha vissuto come presidente del consiglio il martirio di Aldo Moro? E' come se qualcosa abbia toccato un nervo scoperto. Sono così riemersi dalle nebbie del passato i dolorosi ricordi di un mistero mai chiarito: il sequestro e l'omicidio nel 1978 del presidente della Demcorazia cristiana.
E quel qualcosa è la notizia che il racconto di Antonino Arconte è supportato da prove documentali. Sì, nel suo libro "L'Ultima missione", pubblicato in Internet da una casa editrice americana, sono infatti riportati documenti che proverebbero che, all'interno dei servizi segreti militari, e cioé all'interno di Gladio, c'era qualcuno che sapeva che Moro stava per essere rapito.
Quell'ordine "a distruzione immediata" che Arconte aveva consegnato a Mario Ferraro a Beirut esiste. Per dire la verità, G-71 l'aveva fotografato a bordo del mercantile Jumbo-emme, sul quale era imbarcato con la copertura di macchinista navale. Ma ora è in possesso dell'originale. Come ha fatto Arconte ad averlo?
"E' stato lo stesso Ferraro a darmelo - ha detto l'ex gladiatore -. Ci incontrammo nell'agosto del 1995, a Olbia. Lui era molto preoccupato. Aveva paura che potesse succedergli qualcosa. E in quell'occasione mi diede il documento che io gli avevo consegnato nel porto di Beirut, il 14 marzo del 1978. Cioè appena due giorni prima dell'agguato di via Fani".
E forse il colonnello Mario Ferraro aveva ragione ad avere paura. Appena due settimane dopo l'incontro con Arconte a Olbia, venne infatti trovato impiccato a un portasciugamani nel bagno della sua abitazione, all'Eur.
Il caso fu archiviato come suicidio, ma i dubbi che si sia trattato di un delitto sono rimasti.
Andreotti non è comunque il solo ad avere reagito alle rivelazioni dell'agente G-71. Anche Francesco Cossiga, ministro dell'Interno nei giorni sel sequestro Moro, è infatti uscito allo scoperto, inviando una lettera di fuoco a Famiglia Cristiana, che aveva pubblicato alcuni servizi su Arconte e sulla Gladio delle Centurie. Ma la direzione del settimanale non l'ha pubblicata. Cossiga ha allora diffuso una nota alle agenzie di stampa, bollando il racconto di G-71 come "fanfaronate".
Eppure, a giudicare meritevoli di un serio approfondimento le rivelazioni dell'ex agente segreto, è l'ex parlamentare del Pci Sergio Flamigni, uno dei più autorevoli studiosi del sequestro e dell'omicidio di Aldo Moro. "La storia di Arconte - ha detto Flamigni - è stata affrontata in Commissione Stragi. E posso dire che in quella circostanza la commissione fu negligente e non approfondì, o meglio, non volle approfondire".
"I servizi segreti - dice ancora l'ex parlamentare -, poi, non diedero alcun contributo. Anzi, proprio a causa del loro silenzio, non si approdò a nulla. Un silenzio che, oggi, alla luce dei documenti esibiti da Arconte, insospettisce ancora i più. Può essere interpretato come l'ammissione dell'esistenza di qualcosa i serio. Anche perchè i servizi, in altre occasioni, sono intervenuti, e puntigliosamente, su aspetti irrilevanti".

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
a questo punto: dossier (libro?)
by insonne Monday, Oct. 27, 2003 at 6:27 AM mail:

http://www.capitanoultimo.it/d/ambientes1.htm

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
.
by insonne Monday, Oct. 27, 2003 at 6:39 AM mail:

http://www.combatweb.it/dossier/specops.htm

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
istèss
by elena Monday, Oct. 27, 2003 at 9:10 AM mail:

della perizia su carlo

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
nonché...
by ....... Monday, Oct. 27, 2003 at 3:03 PM mail:

.....il pm di svari processi-montature contro gli anarchici. Il binomio Ionta-Marini è tristemente noto.....

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
x Dott. Jonta
by Ilaria Saturday, Nov. 01, 2003 at 6:15 AM mail:

Non faccia altri danni Dr. Jonta.

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
Quella maledetta giornalista comunista non è più un problema... firmato SISDE
by the joker Saturday, Nov. 01, 2003 at 12:27 PM mail:


REPORT RAI 3
Puntata del 21 ottobre 2003 Ore 21:00


NIENT’ALTRO CHE LA VERITA’ Il caso Ilaria Alpi
di Sabrina Giannini Società
A quasi dieci anni dalla morte della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin avvenute in Somalia durante la missione ONU “Restore Hope”, ricostruiamo la tormentata vicenda giudiziaria che, ad oggi, non ha ancora accertato chi furono i mandanti del duplice omicidio. Una ricostruzione che parte dal ritardo con il quale sono state attivate le indagini, la sconcertante dissipazione di indizi (e la mancata persecuzione dei responsabili di tale dissipazione), la quasi inesistente ricerca di collaborazione degli apparati dello Stato (SISMI, SISDE, Governo), tre perizie contrastanti e una riesumazione tardiva del cadavere di Ilaria.
Niente è stato fatto (per volontà o sciatteria) da chi avrebbe dovuto attivarsi subito per trovare il movente, inoltre l’inchiesta svela veri e propri occultamenti operati dai servizi segreti (sia militari che il SISDE) relativi a piste di indagine che gli inquirenti avrebbero potuto seguire per l’accertamento della verità.
E’ risaputo, inoltre, che in Somalia tutti conoscono i nomi dei killer e (come ha dichiarato l’ex Ambasciatore in Somalia Mario Scialoja) li conosce il signore della guerra Ali Madhi (l’omicidio avvenne nella parte di Mogadisico che lui controlla), eppure il governo italiano non ha mai fatto pressioni su Ali Madhi, pur avendo un tradizionale legame diplomatico con il tormentato paese africano.
Secondo l’avvocato di Giorgio e Luciana Alpi, gli inquirenti dovrebbero accertare che l’omicidio di Ilaria Alpi non sia stato proprio un omicidio “di Stato”. Infatti Ilaria Alpi stava da mesi indagando su un presunto traffico di armi e rifiuti tossici (soprattutto scorie nucleari) tra Italia e Somalia. Un traffico di interesse strategico per una nazione che ha bisogno di terreno per insabbiare rifiuti e l’altra (perennemente in guerra civile) che vuole essere pagata soprattutto con armi.
Ilaria Alpi aveva lasciato molte tracce in questa direzione, ma non sono mai state seguite. Se non da uno dei tre magistrati che ha preso in mano l’inchiesta: Giuseppe Pititto, il quale, nel ‘97, con una motivazione pretestuosa, è stato esonerato dall’incarico.


versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
su Pititto/Alpi
by whs Sunday, Nov. 02, 2003 at 5:50 PM mail:

il PM Pititto lascia il Plenum del CSM, la madre di Ilaria Alpi protesta (ansa)


il pm Pititto abbandona l'aula durante il plenum del CSM che deliberava sul suo trasferimento. Lo scontro rimane aperto.
Luciana Alpi protesta di non sapere ancora il motivo dell'avocazione dell'inchiesta allo stesso Pititto.

la lettera che il vicepresidente del CSM ha scritto ai genitori di Ilaria
la risposta dei genitori di Ilaria


CSM: pm pititto lascia plenum e madre ilaria alpi protesta

(ansa) - Roma, 11 gen - seduta movimentata del plenum del CSM, che oggi avrebbe dovuto decidere se trasferire d'ufficio il PM romano Giuseppe Pititto. il magistrato, a cui tra l'altro fu avocata l'inchiesta su Ilaria Alpi, ha abbandonato l'aula dopo che fra stato invitato a concludere la sua difesa. e la madre della Alpi ma preso la parola per lamentare che ancora non si sia fatta luce sull'omicidio della figlia,

Lo scontro tra Pittito - chiamato a rispondere in sostanza dell'accusa di aver creato un clima di mancanza di lealtà e spirito di collaborazione nei rapporti con il procuratore di Roma - e il plenum e avvenuto quando il vicepresidente del CSM, Giovanni Verde, ha avvertito il magistrato che aveva superato i tempi per la sua difesa e lo ha invitato a concludere. Pititto parlava all'incirca da un'ora e mezza per rispondere punto per punto alla numerose contestazioni che gli vengono mosse dal CSM e che si riferiscono a comportamenti tenuti nella conduzione di più inchieste, a cominciare da quella sull'omicidio della giornalista della rai. verde era disposto a concedergli ancora un quarto d'ora per concludere. troppo poco, secondo il magistrato, visto che doveva ancora rispondere a quattro capi di incolpazione. di qui la decisione di rinunciare a difendersi e di abbandonare l'aula,

Un gesto che ha provocato un dibattito in plenum, a prendere le difese di Pititto è stato il laico di forza italia Mario Serio, che ha parlato di una grave violazione dei diritti di difesa del magistrato, oltretutto facendo presente che al relatore Armando Spataro era stato concesso un tempo superiore di quattro volte (un'ora e un quarto) a quanto previsto dal regolamento del consiglio. poi si è deciso di concedere ancora una mezzora di autodifesa a Pititto; ma il magistrato ha risposto picche ritenendo incongruo il termine assegnatogli. così il plenum ma sospeso i lavori e ha aggiornato la discussione a mercoledì prossimo.

Il dibattito sui termini di esposizione da concedere al magistrato ha irritato Luciana Alpi, che con il marito ha assistito alla seduta, e che perciò, lasciando l'aula, ha preso la parola: "sono sette anni, da quando è morta Ilaria, che combattiamo per avere verità e giustizia - ha detto, scusandosi per il suo sfogo - e sono quattro anni che chiediamo di sapere perché questa inchiesta è stata avocata. hanno sottratto l'inchiesta a un PM che secondo noi stava lavorando bene; per questo vogliamo sapere le ragioni vere di questa avocazione".

(ansa).

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum

©opyright :: Independent Media Center .
Tutti i materiali presenti sul sito sono distribuiti sotto Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0.
All content is under Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 .
.: Disclaimer :.