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Milano a due ruote libere
by dal manifesto Monday, Dec. 08, 2003 at 11:59 AM mail:

Migliaia di ciclo-attivisti invadono la città in occasione della conferenza mondiale dell'Onu sul clima.

Milano a due ruote l...
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Piiit-piiit!!! Che musica è questa? Clacson. Automobilisti inscatolati. «Vaffa» di qua, e «vaffa» di là. Bellissimo. E' normale dialettica stradale quando per una volta a Milano comandano le biciclette. «Vai via, fai il bravo». Ancora clacson. Ma è una melodia rilassante per la massa critica che pedala in ordine sparso sconvolgendo il primo sabato di feroce shopping natalizio. Non c'è cattiveria, anzi. Ci sono le mamme - e chi osa suonare a una mamma? - ci sono bambine bellissime che scivolano sui pattini per consegnare ai passanti un disegnino dell'Arciragazzi - un'auto che «nuoce gravemente alla salute» - e ci sono le coppie che si esibiscono in acrobatici bacini su due ruote. E il cane? Nel cestino, e non se ne abbiano a male gli animalisti. E' stato uno stop salutare, educativo. Un bel casino. Del resto, anche se ci raccontano il contrario (mamma mia, «traffico impazzito, sarà una giornata difficile per Milano») sotto sotto cominciano a essere in molti a riconsiderare il piacere del caos organizzato che ogni tanto mette in ginocchio una città che ha fatto della frenesia la sua firma inconfondibile. Hanno raccontato che l'altro giorno Milano era inferocita con i tranvieri (altro caos...) e invece non era vero. A proposito di brutti e cattivi e perdipiù vestiti di nero, indovinate un po' chi chiudeva la ciclomanifestazione ufficiale di ieri, come fossero black bloc in castigo, davanti alle automobili della digos, trascinando palloncini di Legambiente con fare penitenziale? Cinque tranvieri: in divisa. «Mitici». «Bravi». «Grandissimi». «Avete fatto un gesto di grande tenerezza». «Questi sì che hanno due...così». E via pedalando. E poi: quand'è che si può guardare dritto in faccia un vigile motomunito un po' cafone per dirgli «ciccio, cerca di andare piano che sei su due ruote anche tu»? Ieri. Semplicemente perché non c'è scritto da nessuna parte che la strada è delle automobili. Del resto per un uso sovversivo della bicicletta non bisogna darsi tanto da fare. Basta salire in sella, e pedalare.

E' semplicemente così che la più grande ciclomarcia urbana della storia d'Italia - il paese con la più alta intensità di motorizzazione (66 auto ogni 100 abitanti) - si è presa la città, pedalando dalla Fiera di Milano fino a piazza Castello, voltando le spalle alla conferenza mondiale sul clima (Cop9), che qualcuno ha già ribattezzato Poc9. E' stata un operazione a tenaglia, perché contemporaneamente, dall'altra parte della città, è partita anche Critical Mass, il movimento a pedali anarcociclista che da due anni è avanguardia di un movimento su due ruote che scompagina il tran tran milanese. Quella di ieri è stata una Critical Mass speciale, con arrivi da tutta la Lombardia, da Roma e persino dall'Inghilterra. E pure spietata. Perché dopo un po' il gruppo si è volutamente sfilacciato, diverse cellule da 50 ciclisti sono partite in fuga senza nemmeno sapere dove andare. Risultato: il centro di Milano era come un flipper impazzito pieno di palline. Il messaggio è stato politico, contro l'effetto serra, e perché in Italia le emissioni di Co2 sono dovute per il 27% al traffico su gomma e il governo continua a sparlare di autostrade. Però, conferenza mondiale sul clima a parte, è da tempo che a Milano l'uso orgoglioso della bicicletta viene cavalcato per veicolare un disagio diffuso contro un modello urbano impazzito, e non solo per via delle polveri sottili. Per dirla in maniera brutta, la bicicletta è di moda. E sta cercando di ritagliarsi spazi nel traffico per parlare anche d'altro. Basta leggere le lettere pubblicate sulle pagine locali del Corriere della Sera per accorgersi di come sia feroce la battaglia tra chi si rinchiude in auto e schiuma rabbia per il zigzag delle bici e chi invece pedala a petto in fuori sempre più vicino al centro della carreggiata come se fosse sul sentiero di guerra. Sta di fatto che a Milano i ciclisti, quando si incrociano, si sbirciano con aria di complicità. Sicuri che se ne fa di strada andando in bici.



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