le dimenticanze, le menzogne e il tradimento.
Nel 1908 è stato divulgato nell’allora Israele cum palestina un piccolo libro, in arabo, intitolato “il libro della rabbia”, in cui I credenti mussulmani erano invitati ad ammazzare ciascuno almeno un infedele, Ebreo o Cristiano. Nel 1882, la popolazione totale di quello che diventerà il mandato della Palestina- Israele all’ovest del fiume fu di 141000. Questo numero include: mussulmani, cristiani Ebrei, Circassi, Egiziani, Turchi, Algerini, Albanesi, Drusi, Kurdi, Bosniaci ed altri. Almeno il 25% di questi arrivarono dopo il 1832 (la conquista Egiziana) (1) (2) (3) (4) (5) Nel 1920, arabi armati hanno assassinato decine di Ebrei in Tel Aviv- Jafo e a Gerusalemme, senza nessun motivo oltre l’odio razziale e religioso. Nel 1929 dopo anni di assalti sporadici e assassinii vari gli arabi di Hevron hanno assaltato la popolazione Ebrea di Hevron, composta maggiormente di studiosi di Torà, ammazzandone quasi 70, ferendo e stuprandone altre centinaia. Nessuna motivazione data oltre l’odio. Dal 1936-1939, oltre 700 Ebrei sono stati assassinati in Israele cum Palestina sotto il mandato britannico, in numerosi attentatati terroristici. (8) Dal Novembre 1947 fino alla dichiarazione d’indipendenza d’Israele, oltre 1000 Ebrei sono stati assassinati in svariati attentatati terroristici dagli arabi, in sei mesi.(10) La famosa “occupazione” non c’era ancora…;nello stesso modo nessuno parla di un milione di profughi Ebrei dai paesi arabi da dove sono stati cacciati, (non fuggiti per le menzogne arabe come gli arabi da Israele nel 48)- e che al contrario degli arabi possedevano proprietà dopo centinaia di anni di lavoro onesto.(11) Questo sì era una pulizia etnica. Sarebbe forse il momento d’introdurre le parole di I. Montanelli: “Che i profughi palestinesi siano delle povere vittime, non c'è dubbio. Ma lo sono degli Stati Arabi, non d'Israele. Quanto ai loro diritti sulla casa dei padri, non ne hanno nessuno perché i loro padri erano dei senzatetto. Il tetto apparteneva solo a una piccola categoria di sceicchi, che se lo vendettero allegramente e di loro propria scelta. Oggi, ubriacato da una propaganda di stampo razzista e nazionalsocialista, lo sciagurato fedain scarica su Israele l'odio che dovrebbe rivolgere contro coloro che lo mandarono allo sbaraglio. E il suo pietoso caso, in un modo o nell'altro, bisognerà pure risolverlo. Ma non ci si venga a dire che i responsabili di questa sua miseranda condizione sono gli ‘usurpatori’ ebrei. Questo è storicamente, politicamente e giuridicamente falso”. 7. Gli arabi hanno respinto le risoluzioni ONU No. 181, 192 ed 194, 242, 338 e tante altre, le stesse risoluzioni che oggi stanno reclamando, annunciando, fra l’altro, che l’attacco ad Israele (in 1948) era motivato niente meno che dalla loro preoccupazione per la pace…In altre parole, gli arabi oggi affermano che l’unico modo per arrivare alla pace è adottare tutto quanto hanno violentemente respinto nel passato, queste stesse risoluzioni che hanno scatenato le loro guerre d’attacco. Almeno qualche dubbio sulla validità di queste risoluzioni come soluzioni non è mai passata per la mente de tutti i “buonisti”? O sul valore di qualunque accordo firmato con gli arabi? Alle risoluzioni ONU 242 e 338 la lega araba ha risposto unanimemente: “No negoziazioni, no riconoscimento (ad Israele), no pace”. Queste risoluzioni sono seguite alle sconfitte arabe nei loro attentati per annientare Israele. Una volta respinte le risoluzioni, che cosa vogliono oggi? (9) Il problema oggi chiamato il “conflitto” o “del MO” non è altro che il frutto della violenza con la quale i paesi arabi hanno reagito alle stesse risoluzioni, incominciando dalla 181. Disse l’ambasciatore Egiziano nell’ONU: “Nessuno può dire che l’obbedienza (alle risoluzioni ONU) è un obbligo o che i paesi che non hanno obbedito hanno infranto la costituzione (dell’ONU) …Noi, il governo dell’Egitto non vogliamo accettare la risoluzione dell’assemblea (ONU) riguardante Israele. E’ un nostro diritto d’accordo alla costituzione.” Cosi è successo anche con le successive risoluzioni, per esempio quelle del consiglio della sicurezza da 22 Maggio e 5 Luglio 1948 al cessate al fuoco, come quella del 10 Luglio dello stesso anno o quella del 1 Sett. 1951. Rifiuto arabo assoluto. Adesso esigono l’implementazione delle stesse risoluzioni, come se fosse un gioco da bambini.
Esempio: fra il settembre 1954 e febbraio 1955 l’Egitto ha attaccato Israele 34 volte alla frontiera, oltre 19 incursioni terroristiche. Anche le condanne del consiglio della sicurezza ONU riguardanti queste violazioni furono il risultato dell’”occupazione” del 1967? Successivamente si è incrementato il numero di questi atti terroristici. Le parole della risoluzione della lega araba No. 207, 1947, come ordine dal segretario generale Abdul Razzak al generale Maggiore (Emir Lowa) Ismail Safwat (Iracheno), il comandante assegnato alle forze arabe in “falastin”: “Gli obiettivi della guerra (contro il non ancora nato stato d’Israele sono:
Sterminio degli EBREI di tutta la “falastin” e la pulizia totale di questo paese di loro. Stringendo la corda della battaglia intorno alle gole degli EBREI (maius. Miei) costringendo loro ad accettare con la forza delle armi le condizioni arabe”. Nel 1950 è stata istituita l’UNRWA “Per l’assistenza alla reintegrazione dei profughi arabi nella vita economica del vicino oriente”. Nella stessa risoluzione ONU: “I paesi della zona sono obbligati a riabilitare i profughi in modo permanente e toglierli dal circuito dell’assistenza”. La definizione di profugo “di avere avuto almeno due anni come residenza in “Palestina”” è gia ridicola di per se. La stessa definizione dimostra l’invalidità della tesi che gli arabi sono stati in “Palestina” dai tempi immemorabili, e in ogni caso questo numero (630000) gia fasullo di partenza, è dovuto all’entrata nei campi di “famigliari” mai vissuti in Israele o semplici morti di fame ( la condizione generale nel MO arabo, ieri ed oggi) che si sono approfittati del cibo ed alloggio gratis. Invece, questo numero è cresciuto miracolosamente a svariati milioni in modo inesplicabile demograficamente,con un tasso d’incremento “naturale” molto innaturale, almeno fra gli esseri umani normali. Questo senza considerare il loro tasso di mortalità infantile, il più alto dal mondo. (il numero esatto dipende esclusivamente dello stato d’animo dell’arabo che parla). Monsignor George Hakim, il patriarca Greco ortodosso di Galilea ha detto: “I profughi credevano che si sarebbero spostati per poco tempo; per pochi giorni. Una o due settimane. I loro leader li avevano promesso che gli eserciti arabi ‘avrebbero distrutto ’ le ‘bande sioniste' in fretta e non ci sarebbe stato di che preoccuparsi od essere soggetti ad una lunga diaspora”. (6) Emil Goury, segretario del consiglio supremo arabo, 15 Sett 1948: “L’esistenza di questi profughi è il risultato diretto degli azioni dei paesi arabi che si sono opposti alla partizione ed allo stato Ebraico. I paesi arabi sono stati unanimemente d’accordo su questa azione e loro la devono risolvere”. Anche qua, nel consiglio di sicurezza si ripete la stessa farsa; ambasciatore degli USA, 22.5.1948: “la risoluzione dei paesi arabi è la migliore prova che abbiamo riguardo al carattere di questa aggressione internazionale…questa parola è menzionata nelle comunicazioni di questi aggressori. E’ sorprendente che affermino che sono venuti qua per fare la pace quando stando eseguendo una guerra”. Da qui che il problema “profughi” non è il risultato della fondazione d’Israele ma dell’attentato arabo per distruggere Israele con le armi. Non èra la risoluzione ONU del 1947 a causare la crisi e il conflitto ma il tentativo arabo di abolire la stessa risoluzione con la forza. Come nel caso dei “territori occupati” ,che occupati non sono, poiché non erano di nessuno, ma sono stati conquistati illegalmente dall’Egitto e dalla transgiordania con l’aggressione da loro perpetrata nel 1948,dove c’è il continuo tentativo fraudolento degli arabi di confondere causa ed effetto, giusto con sbagliato. La legge internazionale, quella vera e non quella inventata al momento dagli arabi stabilisce una punizione per l’aggressore, incluso la perdita di territori che d’altronde non erano mai di sovranità legittima araba come anche evidenziato dal non riconoscimento della stessa da parte delle nazioni, esclusi Pakistan e la GB. L’unica risoluzione internazionale concernente questi territori risale al 1922 quando la lega delle nazioni ha assegnato tutto il territorio all’ovest del fiume Giordano allo stato Ebreo nello stesso tempo in cui ha stabilito le frontiere dei nuovi e mai anteriormente esistenti paesi arabi. Allo stato Ebraico è stato assegnato il 0.4% del territorio del MO dopo che gli stessi francesi ed inglesi hanno sottratto la parte est del mandato per la “Palestina” destinato anche esso allo stato Ebraico e che costituisce il 78% del territorio originalmente destinato agli Ebrei e lo hanno regalato ad altri immigrati esterni alla zona e al paese, ossia agli Hashemiti provenienti da Higiaz in Arabia. Come loro e come dimostrato dai numeri oltre esposti, al meno l’ 80% degli arabi originalmente definiti come profughi e che oggi pretendono d’essere “palestinesi” sono immigrati da tutti i paesi arabi vicini e lontani. Essi sono venuti a lavorare in Israele che ha creato un’economia sviluppata come nessun’altra nel MO; sicuramente questi immigrati illegali non possono pretendere d’avere diritti nazionali in un territorio che non era mai loro. Ieri la lega delle nazioni come oggi l’ONU è rimasta muta quando la Gran Bretagna ha usurpato la "Trans Giordania" [altro 'paese' arabo 'noto' nella storia] dagli Ebrei per soddisfare l’Emir Faisal cacciato dalla Siria al Arak e ad al suo fratello, Abdulla, [figli del Sharif Hussein bin Ali, re degli arabi ed emiro di Mecca fino ad 1925] arrivati dall’Higiaz; è rimasta muta quando la Francia nel 1926 ha sottratto il Golan e il Horan dal futuro stato Ebraico per accomunarlo alla “loro” Siria. Tutto quanto contrario alla risoluzione della lega. Come oggi l’ONU rimane muta quando Ebrei sono ammazzati o si pretende di usurparli altro. Dai 30000000 metri di terreno comprati dal Baron Rotschhild nel Bashan non parla nessuno, intanto erano solo Ebrei…Mentre gli arabi vivono in Israele meglio che in qualunque altro stato medio orientale, in Giordania, la parte usurpata dalla GB e regalata agli Hashemiti la legge no. 7, sect. 2, on April 1, 1963 stabilisce che ogni persona può diventare cittadino Giordano- ma non un ebreo. Nello stesso modo, delle cittadine Ebree usurpate e distrutte dalla Giordania, oggi nei “territori” non parla nessuno- come non si parla dagli loro abitanti- nessun Ebreo vivo è rimasto- tutti ammazzati o cacciati. Ecco dove si è svolta la pulizia etnica. Nel 1949 sono stati espulsi tutti gli ebrei anche della città vecchia di Gerusalemme e le loro sinagoghe rase al suolo, il cimitero del monte degli ulivi profanato e le lapide convertite in latrine dell’esercito Giordano. Protocollo dell’ONU 18.11.1955, Ministro degli esteri Egiziano: “nessuno può sostenere che è un obbligo obbedire (l’assemblea) o che i paesi che non seguono le risoluzioni operano contro il carter dell’ONU… Nessuno può dire che le risoluzioni sono delle sentenze inoppugnabili”. E’ tutt’un'altra musica di quella che sentiamo oggi e tutti i giorni dagli arabi che invocano anche una fantomatica “legittimità”internazionale inesistente (quale?) giacché non esiste un tale concetto e meno ancora leggi che lo appoggino. Dopo avere denunciato a lungo Israele perché non si è fatta sconfiggere dalla loro offensiva, gli arabi hanno sostenuto che la soluzione bisogna trovarla in un singolo paragrafo d’una risoluzione, questa, No. 194 sì è legittima secondo loro, ma non tutta, ovviamente, solo questo paragrafo (parzialmente) conveniente. I despoti arabi sapevano benissimo che la loro decisione d’attaccare Israele nel 1948 avrebbe portato ad un enorme bagno di sangue; il segretario generale della lega araba: “Questa sarà una guerra di annientamento ed un macello terribile e inestimabile di cui si parlerà come dei massacri mongoli e quelli dei crociati”. In modo uguale ed analogo si esprimono oggi i vari mufti e dirigenti arabi ed è quello che i vari terroristi stanno cercando di mettere in funzione. Non è cambiato nulla, e sicuramente non si possono attribuire gli odierni massacri di civili inermi ad una fantomatica “occupazione” o “disperazione” di nessun tipo, anche perché gli arabi sotto il governo di Israele hanno avuto un tenore di vita molto superiore alla media M. Orientale, sono diventati i miglior educati della zona e godano di libertà inesistenti e neanche sognate in un paese arabo, e l’economia nei “territori” fino che non è arrivato arafat aveva il tasso d’incremento del reddito pro capite più alto al mondo. Ma l’intenzione di massacrare tutti gli Ebrei è rimasta inalterata. Perché la cultura islamista/wahabita è sempre tale e quale. La risoluzione 194 e 393 (v, 1950) ha come condizione principale la cooperazione economica con Israele e l’obbligo di negoziare con lo stato Ebraico, cosi come l’integrazione dei profughi nella vita economica M Orientale, ma questa parte è stata ovviamente ignorata dagli arabi; invece proclamano gridando un altro paragrafo che secondo le loro interpretazioni obbliga lo stato d’Israele a ricevere tutti i profughi senza condizioni. Però, nella risoluzione non esiste una tale esplicita istanza. Il ritorno è esplicitamente soggetto a due condizioni. Uno è la fattibilità di un tale ritorno, cosa ovviamente impossibile perché non c’è acqua, non c’è posto e perché lo stato Ebreo diventerà uno stato arabo e non Ebreo, il che non combacia con l’idea originale di uno stato Per gli Ebrei e un altro per gli arabi, in tanto già esistente nella Transgiordania.
La seconda esplicita condizione è che possono tornare solo coloro che sono disposti e capaci di vivere con gli Ebrei come buoni e pacifici vicini. Questo, crediamo, vista la storia araba degli ultimi 1300 anni non è una verosimiglianza realistica e non crediamo che ci vogliano prove ulteriori, basta osservare anche la storia inter- araba degli ultimi 50 anni, e lasciamo stare quella contro gli “infedeli”. A proposito di questo ricordiamo la storia che nello Zoo di Tel Aviv un turista sia convinto che si sia arrivati all’ultimo giorno, perché in una gabbia ha visto un leone con una pecora assieme. Chiedendo come fosse possibile che coabitino così in pace, la risposta fu: basta sostituire la pecora una volta al giorno. E’ ovvio in ogni caso che all’epoca l’assemblea non ha considerato il ritorno una cosa fattibile. Oggi, viste le dichiarazioni qui contenute e migliaia di altre, così come le stesse violenze perpetrate dagli arabi, e peggio ancora, l’indottrinamento all’odio eseguito da Ramallah ad A-Riad a Cairo, sicuramente lo è ancora meno.
In ogni modo, considerare gli arabi come rivendicatori delle risoluzioni ONU è ridicolo dato che sono stati proprio i primi ad annullare queste risoluzioni ed altre con le armi. Queste guerre, a differenza delle risoluzioni sono una violazione del charter dell’ONU e richiedono punizione- ma intanto, se sono gli arabi a violare il charter l’ONU rimane muto, cieco e sordo. Testimonia anche il protocollo della commissione ONU dal 1948 incaricata d’esaminare le perpetue e ricorrenti violazioni irose di tutte queste risoluzioni. Dal 1950 e per molti anni l’assemblea ha reiterato la sua ammonizione ai governi “ospiti” di alleggerire le condizioni dei profughi, di facilitarli l’integrazione, di lasciarli lavorare e studiare e utilizzare le possibilità negli svariati paesi ospiti; di partecipare a nuovi programmi per lo sviluppo che sarebbero stati finanziati bene da fonti internazionali. Niente è stato fatto. Anzi.
In 1954 Mr. Galloway, l’incaricato dell’ONU per l’assistenza ai profughi in Giordania ha testimoniato davanti ad una commissione d’inchiesta americana: “è assolutamente chiaro che I paesi arabi non vogliono risolvere il problema dei profughi. La vogliono mantenere come una piaga aperta, come insulto all'ONU, come arma contro Israele. Ai leader arabi non importa niente se i profughi sono vivi o morti”.
Che senso ha ponderare tutto quello che la piccola Israele ha fatto per i profughi Ebrei e per i sui “ritornati” arabi quando i paesi arabi non hanno mosso un dito per i loro “fratelli”? cosa c’è d’aspettarsi quando arrivano questi tipi di messaggi: “l’odio degli arabi è molto forte, non c’è nessun senso a parlare di pace con Israele, non c’è assolutamente nessuno spazio per negoziare con gli Israeliani (14.10.1955 su un giornale americano) e poi: “Israele e il nemico giurato della siria. Gli arabi non smetteranno fin quando questo nemico ladro sarà sulla terra santa, nel cuore del mondo arabo” (20.9.1955) G.A Nasser. L’ambasciatore siriano ha reiterato svariate volte come attestato dai protocolli ONU all’assemblea generale nel 11.1955, in parole esplicite e chiare che “l’inserimento dei profughi in Israele ha come proposito la distruzione della stessa e la riconquista araba”.
La stessa logica possiedono i negoziati con arafat che afferma che qualunque accordo con Israele avrà la stessa validità del patto di chubaidia, cioè - nessun valore. (7)
Il terrore suicida arabo non è nuovo e non è frutto delle balordaggini ripetute dagli arabi e dai loro sostenitori sinistrati- antisemiti: “i fedeli fedayin, che odiano i loro nemici, perché non devono penetrare in Israele per convertire la loro vita in un inferno? Si, vinceremo perché noi siamo più insistenti nella morte che Israele nella vita”. (11.4.1955, il ministro egiziano per i luoghi sacri, Radio Cairo)
Radio Cairo, 31.8.1955: “L’egitto ha deciso di mandare i suoi eroi, figli del Faraone e dell’islam ; loro purificheranno la terra di falastin: Così abbiamo deciso e questa è la nostra fede. Non ci sarà pace in Israele, perché esigiamo vendetta e vendetta vuol dire morte ad Israele”. Nei sette anni consecutivi agli accordi di cessate il fuoco 1949 c’erano: 435 incidenti di penetrazione terroristica militare egiziana in Israele, 2000 casi di assalti armati egiziani, 1300 incidenti di confronti a fuoco con soldati egiziani, 172 sabotaggi da parte di unità dell’esercito egiziano, 465 cittadini Israeliani morti e feriti. La differenza con i nostri giorni? La cretinata importazione del capo terrorista dalla Tunisia, piantandolo nel cuore d’Israele, dandogli armi e soldi, addestramento e tutte le facilità d’operare, la compiacenza dei vecchi- nuovi antisemiti, il petrolio islamico e la mancata reazione adeguata da parte dei vari governi Israeliani, particolarmente quelli di sinistra, per fermare immediatamente arafat. Che invece continuano a negoziare con un assassino nato.
© Shuny
1. “The disintegration of Feudal relations in Syria and Lebanon in the middle of the 19th century”-Perdeneaziatskii Etnodraficheskii Sbornik (Moskva), I (1958), 156-179 from Charles Isavii, ed, The economic History of the Middle east, 1800-1914, (Chicago, the University of Chicago press, 1966) p.247; also: Hope Simpson, Report on immigration, land settlement and development, Command paper # 3686, London 1930, p-90, also chapt. 8
2. Palestine in the early 19th Century…Kemal Karpat, “Research prospectus on the demographic history of Palestine”, New York, 1972
3. Ernst Finkelstein, Justice for my people, (London, Nicholson and Watson, 1943.
4. Vital Cuinet, Syrie, Liban et Palestine… Paris 1896
5. Murray’s handbook for travellers in Syria and Palestine, 1858, reprinted in the Encyclopaedia Britannica, 8th edition, 1860, vol. XX p. 905
6. Sadda el gianub, Libano
7. http://www.israele-dossier.info/041303.htm
8. http://www.israele-dossier.info/022103s.htm
9. http://www.israele-dossier.info/onu242.htm
10. http://www.israele-dossier.info/022103a.htm
11. http://www.jimena-justice.org/
The Weizmann-Faissal Agreement January 1919 His Royal Highness the Emir FAISAL, representing and acting on behalf of the Arab Kingdom of HEJAZ, AND Dr. Chaim Weizmann, representing and acting on behalf of the Zionist Organization, mindful of the racial kinship and ancient bonds existing between the Arabs and the Jewish people, and realising that the surest means of working out the consummation of their national aspirations, is through the closest possible collaboration in the development of the Arab State and Palestine, and being desirous further of confirming the good understanding which exists between them, have agreed upon the following articles:
Article I
The Arab State and Palestine in all their relations and undertakings shall be controlled by the most cordial goodwill and understanding and to this end Arab and Jewish duly accredited agents shall be established and maintained in their respective territories.
Article II
Immediately following the completion of deliberations of the Peace Conference, the definite boundaries between the Arab State and Palestine shall be determined by a commission to be agreed upon by the parties hereto.
Article III
In the establishment of the Constitution and Administration of Palestine all such measures shall be adopted as will afford the fullest guarantees for carrying into effect the British Government’s Declaration of the 2nd of November, 1917 (Balfour Declaration-SEH).
Article IV
All necessary measures will be taken to encourage and stimulate immigration of Jews into Palestine on a large scale, and as quickly as possible to settle Jewish immigrants upon the land through closer settlement and intensive cultivation of the soil. In taking such measures the Arab peasants and tenant farmers shall be protected in their rights, and shall be assisted in forwarding their economic development.
Article V
No regulation or law shall be made prohibiting or interfering in any way with the free exercise of religion; and further the free exercise and expression of religious profession and worship without discrimination or preference shall for ever be allowed. No religious test shall ever be required for the exercise of civil or religious rights.
Article VI
The Mohammedan Holy Places shall be under Mohammedan control.
Article VII
The Zionist Organization proposes to send to Palestine a Commission of experts to make a survey of the economic possibilities of the country, and to report upon the best means for its development. The Zionist Organization will place the aforementioned Commission at the disposal of the Arab State for the purpose of a survey of the economic possibilities of the Arab State and to report on the best means for its development. The Zionist Organization will use its best efforts to assist the Arab State in providing the means for developing the natural resources and economic possibilities thereof.
Article VIII
The parties hereto agree to act in complete accord and harmony in all matters embraced herein before the Peace Congress.
Article IX
Any matters of dispute which may arise between the contracting parties shall be referred to the British Government for arbitration.
Given under our hand at LONDON, ENGLAND, the Third DAY OF January, one thousand Nine Hundred and Nineteen.
Provided the Arabs obtain their independence as demanded in my Memorandum dated the 4th of January, 1919, to the Foreign Office of the Government of Great Britain, I shall concur in the above articles. But if the slightest modification or departure were to be made. I shall not then be bound by a single word of the present Agreement which shall be deemed void and of no account or validity, and I shall not be answerable in any way whatsoever.
FAISAL IBN HUSSAIN
CHAIM WEIZMANN
Emir Faisal, son of Sherif Hussein, the leader of the Arab revolt against the Turks, signed an agreement with Chaim Weizmann and other Zionist leaders during the 1919 Paris Peace Conference. “Mindful of the racial kinship and ancient bonds existing between the Arabs and the Jewish people,” it said, “and realizing that the surest means of working out the consummation of their national aspirations s through the closest possible collaboration in the development of the Arab states and Palestine.” Furthermore, the agreement looked to the fulfillment of the Balfour Declaration and called for all necessary measures “...to encourage and stimulate immigration of Jews into Palestine on a large scale, and as quickly as possible to settle Jewish immigrants upon the land through closer settlement and intensive cultivation of the soil."1
Faisal had conditioned his acceptance of the Balfour Declaration on the fulfillment of British wartime promises of independence to the Arabs. These were not kept.
Critics dismiss the Weizmann-Faisal agreement because it was never enacted; however, the fact that the leader of the Arab nationalist movement and the Zionist movement could reach an understanding is significant because it demonstrated that Jewish and Arab aspirations were not necessarily mutually exclusive.
La creazione della Trans-Giordania- il tradimento Britannico.
Shmuel Katz
A dovetailed Middle East, with Arab client states and a Jewish client state coexisting and cooperating under a completely British umbrella, provided the motive power of official British policy in the period 1917-1920. On December 2, 1917, Lord Robert Cecil had said at a large public meeting in London: “The keynote of our meeting this afternoon is liberation. Our wish is that the Arabian countries shall be for the Arabs, Armenia for the Armenians and Judea for the Jews. The Zionists, moreover, helped the Arabs and the British in the great diplomatic campaign that went on around the Paris Peace Conference and used their influence in Washington to urge the Arab claims. The Emir Faisal was not overstating when he wrote on March 3. 1919, to Felix Frankfurter: “Dr. Weizmann has been a great helper of our cause, and I hope the Arabs may soon be in a position to make the Jews some return for their kindness.” France, pressing her claim to Syria and Lebanon, was granted control over them by the Peace Conference. In defiance of this decision, a so-called General Syrian Congress offered the throne of Syria to Faisal; he was subsequently installed in Damascus, where he set up an administration. The Supreme Allied Council in Paris retorted by formally granting the Mandate over Syria. and Lebanon to France. This duality could not last. In July 1920, the French ordered Faisal out of the country. Faisal, bereft of the Syrian crown for which Lawrence and the Arab Bureau had labored so hard, was instead offered the throne of Iraq by the. British, though it had previously been earmarked for Faisal’s younger brother Abdullah ibn-Hussein, who was thus left without a throne. At the end of October 1920, Abdullah therefore collected some 1,500 Turkish ex- soldiers and Hejaz tribesmen, seized a train on the Hejaz Railway, and entered eastern Palestine. Here he announced that he was on his way to drive the French out of Syria and called on the Syrians to join him. There was no response, nor was Abdullah given any encouragement by the handful of inhabitants of Transjordan itself. His continued encampment in eastern Palestine created a dilemma for the British. They had not yet set up any administrative machinery in what was largely empty territory—its 90,000 square kilometers were estimated to hold at most 300,000 inhabitants, most of them nomads. The British feared, or were induced to fear, that the French, angered by Abdullah’s threats, would invade eastern Palestine. They therefore casually suggested to Abdullah that he forget about Syria and instead become a representative of Britain in administering eastern Palestine on behalf of the Mandatory authority. Whereupon Abdullah generously assigned himself to the French presence in Syria and took up office in Transjordan, and in time accepted it as a substitute. The British government then recalled that eastern Palestine was part of the area pledged to the Jewish people. They thereupon inserted an alteration in the draft text of the Mandate (then not yet ratified by the League of Nations), which gave Britain the right to ‘postpone or withhold” the provisions of the Mandate relating to the Jewish National Home “in the territories lying between the Jordan and the eastern boundary of Palestine as ultimately determined.” The Zionist leaders were stunned by this threatened lopping off of three quarters of the area of the projected Jewish National Home; its establishment had, after all, been Britain’s warrant for being granted the Mandate. But the British government countered with the proposal that, if the Zionists did not accept the situation, Britain would decline the Mandate altogether and thus withdraw her protection from the Jewish restoration. The Zionist leaders—struggling with the material problem of building a country out of a desert and restoring a people, largely impoverished, from the four corners of the world—were moreover inadequately equipped with political experience to judge the emptiness of the British threat. They did not feel strong enough to resist this blow to the integrity and security of the state-in- building and to their faith in the sanctity of compacts. Thus, as a purely British manufacture, filched from the Jewish National Home, torn out of Palestine of which it had always been an integral part, there was brought into being from the empty waste what subsequently became a spearhead in the “Arab” onslaught on the Jewish state, the Emirate of Transjordan, later expanded across the river and renamed the Hashemite Kingdom of Jordan.
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