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Trasparenza e chiarezza programmatica
by babi Wednesday, Apr. 21, 2004 at 3:38 PM mail:

Intervista a Francesco Innamorati

Trasparenza e chiarezza programmatica



D.Francesco Innamorati la sua passione per la politica l'aveva percepita in tempi ben più difficili, e pieni di rischi, al tempo degli studi liceali e, subito dopo, con le confernze della sezione perugina dell'Istituto di studi filosofici con A. Capitini r A. Montesperelli.

R. Anche ad un adoescente che credeva nel fascismo non poteva sfuggire il contrasto fra gli "otto milioni di baionette" procalmati da Mussolini e le sconfitte militari che, una dopo l'altra a partire da novembre '40, l'Italia riportava in Grecia e in Africa.
Con i coetanei mi interrogavo su questa contraddisione senza venirne a capo. Molto mi aiutò a fare chiarezza la vittoria a Stalingrado: un regime dipinto (ancora oggi) come il regno del caos e dell'innefficienza, sconfiggeva e ricacciava oltre le frontiere non solo italiani, romeni e ungheresi etc., ma anche il grande e potente esercito del Reich nazista, il più forte esercito del mondo. C'era molto di non vero tra quel che agli italiani veniva raccontato sul socialismo e sull' U.R.S.S. ed il vero era tutto da scoprire. Cercai contatti con gli studenti del mio Liceo, di cui si diceva che fossero comunisti C. Sassi, I. Rasimelli e F. Mencaroni: Ci furono incontri e discussioni e verso il febbraio del '43 aderii al gruppo che avevano costituito al Liceo Classico.
Aderii, con loro, anche alla Sottosezione perugina del Reale (si chiamava così per non chiamarsi "fascista") Istituto di studi filosofici, animata da A. Montesperelli, F. Francescaglia e, sopratutto, da Aldo Capitini. Capitini non era comunista, non lo sarebbe mai stato, ma era un grande educatore ai principi di libertà e di socialismo. Non ho condiviso intergralmente il suo pensiero, ma debbo a lui la ripugnanza per la violenza, verbale e fisica, e per la menzogna.

D.Il passaggio dalla teoria, dalla ricerca e dagli studi al terreno della lotta politica avviene rapidamente, perchè è arrivato il tempo per fare la scelta di partecipazione all'azione partigiana.

R. Fra gli studentie professori antifascisti perrugini si erano da tempo i nfiltrati elementi dell'O.V.R.A., la polizia politica di regime. Nel maggio '43 l'O.V.R.A. tirò i fili e caddero nella rete parecchi studenti (fra cui Rasimelli e Mencaroni) e professori (Capitini, O. Prosciutti, G. Granata ed altri). La scelta comunista era alora per me più ideale che politica e agli arresti non seppi reagire in altro modo che diffondendo, nelle buche delle lettere, estratti dal romanzo "Furore" di J.E. Steinbeck (uno scrittore americano allora molto conosciuto e ritenuto - a torto - comunista). Mi aiutò E. Scarponi, uno studente cattolico antifascista vicino al nostro gruppo.
Il 25 Luglio '43 cadderò il governo Mussolini e il regime fascista e furono sosttituiti dal governo badoglio. Uscirono i carcerati e con Armando Fedeli, tornato dal confino, si cercò di organnizare quel non molto che c'era di comunista a Perugia. Era chiaro a molti (anche a noi studentelli che così passavamo dal proselitismo ideale alla vera azione polistica) che i tedeschi avrebbero impedito la pace e la ripresa della vita democratica del paese. Si cominciò tra noi a parlare di costruire squadre armate, ma l'8 settembre soppraggiunse prima che qualcosa avesse cominciato a concretizzarsi.

D. Viene quindi l' impegno con le organizzazioni giovanilli comuniste e in questo periodo si segnala la sua collaborazione con il periodico clandestino "La nostra lotta".

R. Ho già descritto (v. "Cronache Umbre" A.I - n.6 - Novembre - Dicembre 2003) come vissi io - e come visse la mia città - l' 8 settembre '43, il giorno dell'armistizio e della più grande crisi dello Statto italiano. Aggiungo che dopo i primi tentativi (a S. Faustino di Pietralunga e a Preggio) di dar vita formazioni partigiane, persi i contatti con il Partito e cercai soluzioni individuali, rifugiandomi a Baschi (più esattamente a Civitella dei Pazzi - oggi chiamata Civitella del Lago) presso una famiglia italo-americana che nascondeva prigionieri alleati. Volevo sfuggire alla leva fascista, ma non potevo restare lì in eterno e tornai a Perugia. Ero malato: più volte vennero a cercarmi i Carabinieri (senza molto impegno, debbo dire, perchè il nascondiglio che mia madre aveva preparato non era molto sicuro) finchè alla fine - certo di poter ottenere, come ottenni, la licenza di convalescenza - mi presentai. La licenza mi consentì di circolare legalmente e di riprendere i contatti con il Partito, che mi incaricò di scrivere articoli per "La nostra lotta", giornaletto clandestino dell'organizzazione giovanile. Il nostro involontario tipografo era la Wehrmacht, cioè le forze armate tedesche, perchè il grionaletto era ciclostilato dal socialista Francescaglia presso la "Valigeria" (una fabbrica che non esite più) allora occupata dai militari tedeschi. Con molte precauzioni gli consegnavo gli articoli e con precauzioni anche maggiori e molto coraggio lui li ciclostilava e dava il pacco dei ciclostilati ai diffusori: cioè ai nostri militanti. Ebbi anche l'incarico di tenere contatti con gli universitari: mi incontravo con il biologo Giolittti, fratello di Giovanni all'epoca, comandante partigiano in Piemonte e poi Ministro Socialista, e con Ferri poi magistrato della Corte dei Conti.

D. Nel recentissimo volume "Rossi per sempre", pubblicato in Umbria, lo storico Galli della Loggia ha preteso ridurre ai minimi termini l'impegno antifascista delle popolazioni umbre (pp. 21-28); eppure con la liberazione delle varie città dell'Umbria oltre cinquecento giovani nostri si unirono al Gruppo di combattimento Cremona e Francesco Innamorati fu anche decorato al valore militare.

R. Galli della Loggia è male informato. Così è quando parla di "regione massiciamente fascista". Il consenso al fascismo è stato molto ampio a Perugia e nelle altre città e cittadine umbre "del silenzio", come le chiama D'Annunzio e come, polemicamente, le ricorda Gramsci. Cioè nelle città non industriali, nelle città degli agrari, centri che campavano sullo sfruttamento del lavoro contadino e sul pubblico impiego. I contadini (gloi sconfitti del '21), cioè la metà della popolazione umbra, erano estranei o diffidenti, tanto più quando si cominciò a parlare di guerra. Non riesco a capire, quindi, come faccia Galli della Logia a parlare di "cinquecentomila" fascisti umbri su di un totale di 695.863 abitanti, seocndo il censimento del '31 e di 772.544, secondo quello del '36 (gli unici censimenti effettuati durante il ventennio fascista), anche tenendo conto che la popolazione attiva era ol 45% del totale - poco più, quindi, di trecentomila persone - per più della metà costituita da addetti all'agricoltura. Va aggiunto che secondo R. De Felice ("Mussolini il duce", Torino 1974, Vol. I - gli anni del consenso . pag. 219) gli iscritti ai fasci maschili e femminili ammontavano (e si sa che la tessera del fascio era per molti solo la "tessera del pane") a 3.407.695: pensare che in una Regione dove abita poco più dell' 1% della popolazione italiana si trovasse il 14% circa degli iscritti ai fasci su tutto il territorio nazionale è ridicolo e rivela che i "cinquecentomila fascisti" umbri di cui parla Galli della Loggia (cifra ribadita dall'intervistatore Petrollini) sono nient'altro che un' invenzione polemica. Non minore didinformazione Galli della Loggia mostra a proposito della Resistenza umbra che secondo lui avrebbe durato non più di tre o quattro mesi "dall'inverno - primavera 1944 ... alla fine dell'estate". Ed inoltre i maggiori proagonisti della Resistenza in Umbria "sono stati i prigionieri slavi: sono stati loro quasi sempre che hanno dato vita ai primi nuclei partigiani". Le cose non stanno così, e questo va detto senza nulla togliere al merito dei combattenti slavi. Ed infatti gli scontri armati fra formazioni partigiane e nazifascisti, cominciati nel settembre - ottobre '43 sono continuati fino a tutto luglio '44.
Sette partigiani umbri sono stati decorati, alla memoria, di medaglia d'oro al valor militare. Tali decorazioni vennero concesse non da partiti politici o dal C.L.N., ma da "S.A.R. il Luogotenente del Regno", cioè da Umberto di Savoia su proposta del Ministero della Guerra (allora si chiamava così). Fra questi voglio ricordare Mario Grecchi, allievo del Collegio Militare di Milano e giovanissimo comandante di un reparto partigiano Giustizia e Libertà, fucilato dai tedeschi il 9 maggio '44, il ten. col. compl. Venanzio gabriotti, democristiano, animatore della Resistenza a Città di Castello, fucilato dai tedeschi il 9 maggio '44, Germinal Cimarelli, operaio comunista di Terni, caduto in combattimento il 20 gennaio del '44. Le medagli d'oro al V.M. non si danno come bruscolini e il fatto che in Umbria, piccola regione, ne siano state concesse ben sette, attesta la combattività del movimento partigiano umbro (altro che "limitatissimi scontri"!) dietro al quale c'era l'appoggio di gran parte delle magniiche popolazioni della montagna. E i reprti ai quali appartenevano i tre nomi che ho citati erano costituiti solo da italiani, alcuni dei quali avevano iniziato a combattere fin dal settembre ' 43.ù
"Vorrei ricordare" prosegue Galli della Loggia " che nessun paese o città dell'Umbria è stato liberato dai partigiani". Anche questa affermazione è errata. Norcia e Cascia (con Visso e Leonessa) - liberate dai partigiani sin dall'inzio del '44 - costituirono la prima "zona libera", la prima repubblica partigiana dell'Italia centrale e così Pietralunga, nell'alta Valle del Tevere. Quando gli alleati (15 giugno '44) a Foligno, trovarono le città già liberate dai partigiani della "Melis" (la prima) e dai Garibaldini (la seconda) - in collaborazione con gruppi della popolazione. A Terni gli inglesi il 14.6.44 avevano trovato già insiedata e funzionante una municipalità provvisoria, che immediatamente riconobbero.
Stupisco che uno storico si lasci trascinare dalla polemica fino ad affermazioni così contrastanti con la realtà. Sarebbe bastata una breve visita di Galli della Loggia alla biblioteca dell' ISUC (nato come "Istituto storico del Risorgimento e della Resistenza" a seguito di una proposta di legge regionale preparata da me e presentata da me e dal Presidente del primo Consiglio Regionale, il socialista Fabio Fiorelli), va ribadito che è suo merito aver fatto conoscere gli umbri la storia contemporanea della loro terra: prma dell'ISUC erano più conosciute e documentate le faide medievali tra Perugia e Foligno di quel che era avvenuto in Umbria tra il '43 e il '45. Ciò non toglie che l'ISUC non debba allargare il suo campo di ricerca all'Umbria dle ventennio e al fascismo umro. La critica di Gallli della Loggia su questo punto è costruttiva. Sul periodo passato nel "Cremona" ho già scritto altrove e non vorrei ripetermi.

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Francesco Innamorati


Nasce a Perugia il 20/12/1924; comincia ad interessarsi di politica nelle file della G.I.L. e scrive articoli pubblicati sul bollettino provinciale, partecipando a vari dibattiti (1941-42); aderisce al gruppo di studenti comunisti attivo nel liceo classico di Perugia (febbraio 1943) e prende a seguire le conferenze della sezione perugina dell’istituto di studi fiklosofici fondato da Aldo Capitini ed Averardo Montesperelli.
Partecipa ad iniziative per la costituzione di formazioni partigiane e si rifugia, per sfuggire al servizio del lavoro obbligatorio istituito dalla Repubblica sociale ed alla leva di Graziani, prima nella zona di Preggio e poi in quella di Baschi (settembre-novembre 1943).
Malato di polmonite, torna a Perugia nella sua abitazione che è perquisita tre volte dai carabinieri inviati a cercarlo perché renitente; è infine costretto a presentarsi, ma viene messo in licenza per convalescenza; riprende i contatti con l’organizzazione giovanile comunista che lo incarica di redigere il giornaletto clandestino “La nostra lotta” e di lavorare nell’ambiente universitario (dicembre 1942-maggio 1944).
Dopo la liberazione di Perugia, entra a far parte della segreteria provinciale del movimenmto giovanile comunista e si trasferisce a Ravenna per arruolarsi volontario nel gruppo di combattimento “Cremona” (gennaio 1945).
A Ravenna è decorato al valor militare dal Comandante dell’VIII armata britannica per azione svolta sul fronte ravennate (Casa Lolli); nella stessa occasione sono decorati A. Boldrini e altri combattenti della Gruppo di combattimento cremona e della 28° Brigata garibaldi; nel giugno del 1945 ritorna a Perugia, per riprendere il lavoro politico nel movimento giovanile comunista, poi confluito nel fronte della gioventù.
E’ eletto Consigliere comunale a Perugia nelle liste del P.C.I. (maggio 1946) e si laurea in giurisprudenza all’Università di Perugia( luglio 1948). Segue i corsi della facoltà di lettere a Firenze e della scuola normale di Pisa, frequentando le lezioni di Morandi e Cantimori e i seminari di Ragionieri (1949-1950). Sempre nel 1949 è processato per fatti verificatisi in occasione di manifestazioni politiche e sindacali negli anni 1947 e 1948 a Pontevalleceppi e a Todi.
Nel frattempo si sposa con maria Umbra Gigli (19/8/1950) e nascono tre figli: Serena, Giuseppe e Simonetta.
Viene eletto assessore nella Giunta Comunale di Perugia con delega all’Istruzione (1950) e riceve l’incarico di segretario provinciale dei “Partigiani di Pace”. Viene rieletto consigliere e assessore della Giunta di Perugia, con l’incarico di Pro-Sindaco e delega alle finanze (1952); istituisce le commissioni tributarie per l’accertamento dell’imposta di famiglia e per la stessa imposta provvide a far deliberare tariffe che esoneravano i mezzadri dall’imposta. Viene rieletto Consigliere comunale nel 1956 e nel 1960 e confermato Pro-sindaco con delega alle Finanze prima e all’Urbanistica poi. Nel 1958 è candidato nel P.C.I. alle elezioni politiche risultando primo di non eletti. Nello stesso anno partecipa al congresso mondiale di Stoccolma dei “Partigiani della pace”.
Intanto nel 1956 ha superato gli esami di procuratore legale, cominciando ad esercitare in Perugia la professione di avvocato, nello studio dell’avvocato A.M.Rossi.
Alleelezioni amministrative dell’anno 1964 si interrompe l’alleanza delle maggioranze di sinistra per aprire una breve esperienza di collaborazione tra democristiani e socialisti. In questi anni Francesco Innamorati è all’opposizione presidente del gruppo consiliare del P.C.I.
Nel 1970 è eletto nel primo consiglio regionale dell’Umbria, entrando a far parte dell’ufficio di presidenza e della commissione per lo statuto; presenta e fa approvare proposte di leggi regionali sulla partecipazione, sull’Istituto per la storia dell’Umbria, sul Centro studi giuridici e politici, sulle attività di speleologia. Nel 1975 presiede il comitato per la celebrazione del XXX della liberazione.
Tra le sue pubblicazioni sono da segnalare: “L’organizzazione giovanile comunista perugina fra il 1942 e il 1945” in “L’Umbria nella resistenza”, 1972; “I volontari umbri nel gruppo di combattimento Cremona” in “L’Umbria verso la ricostruzione”, 1999; “Perugia non riuscì a liberarsi” in “Gli alleati in umbria “, atti del convegno “Giornata degli Alleati”, 2000.

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