I rapitori tornano a farsi sentire. In un video mostrano i tre ostaggi vivi e mentre mangiano. E lanciano l'ultimatum: «Manifestate per la pace entro cinque giorni altrimenti li uccidiamo».
I familiari degli ostaggi lanciano un appello all'Italia: «Aiutateci a far tornare a casa i nostri ragazzi».
Già fissata la data del corteo: il 29 aprile a Roma
SARA MENAFRA
E'tutta politica la richiesta che i rapitori di Salvatore Stefio, Umberto Cupertino e Maurizio Agliana fanno all'Italia. Ieri quando l'attenzione sulla vicenda dei tre italiani rapiti stava lentamente calando hanno inviato un messaggio di alcuni minuti alla sede di Al Arabija a Dubai. Dimostrando una volta di più di avere un occhio attentissimo su ciò che si muove da questo lato del Mediterraneo le «Brigate verdi di Maometto» prima hanno mostrato i rapiti in abiti arabi e seduti attorno ad un tavolo per mangiare. Quindi hanno dettato la loro unica condizione: «Una manifestazione contro la guerra entro cinque giorni». «Vi assicuriamo - dice il testo mostrato da Al Arabija - che daremo prova di buona fede, li libereremo e chiederemo il loro rimpatrio immediato se simpatizzerete con la nostra causa, ci mostrerete la vostra solidarietà e respingerete pubblicamente la politica del vostro primo ministro, inscenando una grande manifestazione nella vostra capitale per protestare contro la guerra». «Vi concediamo cinque giorni, scaduti i quali li uccideremo senza indugio e senza altri avvertimenti».
La lettera si chiude con una data: 25 aprile. Una indicazione che vista la barba lunga dei rapiti viene ritenuta genericamente attendibile.
«Abbiamo mandato in onda il video 40 minuti dopo il suo arrivo in redazione» racconta una giornalista della redazione esteri di Al Arabija che preferisce restare anonima. «E' la prima volta che Al Arabija trasmette una rivendicazione di rapitori, ma crediamo sia stato utile per contribuire alla loro liberazione».
Sono le quattro di pomeriggio passate quando il video rimbalza in Italia e nelle tre case dei familiari dei rapiti. E sono loro i primi a dire che se è una manifestazione, quella che vogliono i rapitori, loro sono disposti a farla anche subito. La prima a parlarne è stata Antonella Agliana, sorella di Maurizio, che col passare dei giorni è diventata un po' la portavoce di tre famiglie che fino a due settimane fa non avevano nulla in comune. Prima parla del video e spiega come quei pochi minuti abbiano riacceso le sue speranze: «Sono vivi e mangiano. Se i rapitori li trattano bene vuol dire che hanno un cuore». Non vorrebbe parlare del corteo, ripete di aver fiducia nel governo, ma alla fine ammette: «Ho sempre sostenuto che se dipendesse da me e se bastasse dire ritiriamo le truppe, io potrei dirlo». Quasi contemporaneamente Salvatore Stefio, il cugino dell'omonimo ostaggio, che da una mano a rispondere al telefono che squilla incessantemente nell'abitazione di Cesenatico, spiega che il sindaco di Carlentini, il paese siciliano dove è nata tutta la famiglia, si è già messo a disposizione per organizzare un corteo: «Un segno di debolezza? Ma perché i segnali dati finora dall'Italia sono stati di forza? Io per mio cugino farei qualunque cosa, figuriamoci una manifestazione a Roma». Un'oretta dopo anche Angelo Stefio, lo stesso ex carabiniere che due settimane fa ha deciso di appendere un enorme tricolore davanti alla porta di casa spiegherà a tutti che spera che gli italiani si mobilitino: «Vederli vivi è la cosa che ci dà un gran sollievo, però adesso abbiamo bisogno di voi tutti, e non credo che lasceremo i ragazzi lì. Abbiamo cuore e siamo italiani».
Più i minuti passano e più lo spiraglio aperto dalle famiglie si fa ampio. Si fanno sentire anche le dichiarazioni dei politici. All'inizio praticamente tutti chiedono di mantenere la linea della fermezza. Poi, mentre arrivano i «Sì» dei familiari, anche i partiti cambiano posizione. I Ds decideranno addirittura di aderire ufficialmente alla manifestazione del 29. All'appello risponde anche il sindaco di Sammichele di Bari, paese di origine di Umberto Cupertino. E' lui, Nicola Madaro, che tra l'altro è a capo di una coalizione di centrosinistra, a fissare anche la data: il 29 aprile. «La nostra iniziativa - spiega - è fare una manifestazione contro la guerra così come è stato chiesto nel messaggio inviato dalle televisioni, ma senza nessuna trattativa, anche perché non sapremmo con chi trattare». E aggiunge che nei prossimi giorni contatterà il sindaco di Cesenatico (residenza degli Stefio), di Prato (dove vivono gli Agliana) e l'intera Anci per chiedere di organizzare la mobilitazione insieme. Appena ha saputo del video ha interrotto il consiglio comunale per correre a casa dei Cupertino e parlare con loro anche della proposta di fare un corteo. Quando lascia la casa il fratello di Umberto, Francesco Cupertino, si affaccia sulla porta. Pochi attimi, prima che la voce sia rotta dalla commozione, per dire: «E' già tanto il fatto che sia vivo, sono felicissimo, spero di riabbracciarlo presto. Chiedo aiuto a tutti». La moglie, Laura Albanese, ripete l'appello: «Rivolgiamo un appello agli italiani: aiutateci a liberare i nostri cari».
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