IRAQ: TORTURE; LO SCANDALO SI ALLARGA AI CONTRACTORS /ANSA
FILO ROSSO ABUSI SISTEMATICI DA GUANTANAMO A ABU GHRAIB
(ANSA) - NEW YORK, 3 MAG - Lo scandalo delle umilianti torture ad Abu Ghraib si allarga ai contractors civili: un rapporto dell'Esercito ha puntato i riflettori su due societa' appaltatrici del Pentagono ai cui dipendenti era stato chiesto di spezzare la resistenza dei detenuti ''facilitando gli interrogatori'' dell'intelligence militare. I dipendenti della Caci di Arlington in Virginia e della Titan di San Diego avrebbero lavorato fianco a fianco con i riservisti immortalati nelle foto che la rete tv americana Cbs ha in parte reso di dominio pubblico il 30 aprile. Il rapporto del generale Antonio Taguba fa due nomi: due dipendenti della Caci, John Israel e Steven Stephanowicz. Israel era un interprete, mentre Stephanowicz - scrive il generale Taguba nel dossier entrato in possesso ieri del 'New Yorker' e oggi di 'New York Times' e 'Los Angeles Times' - sapeva chiaramente che ''le sue istruzioni equivalevano all'uso di violenze fisiche''. Con Israel e Stephanowicz l'investigatore dell'Esercito aveva raccomandato azioni disciplinari contro due ufficiali dell'intelligence militare, il colonnello Thomas Pappas e il tenente colonnello Steven Jordan, entrambi della 205esima brigata: ''Sospetto che Pappas, Jordan, Stephanowicz e Israel erano direttamente o indirettamente responsabili per gli abusi a Abu Ghraib''. BUSH A RUMSFELD, PUNISCI I COLPEVOLI - Intanto negli Usa l'indignazione cresce ad ogni livello della politica: per la seconda volta in tre giorni il presidente George W. Bush ha espresso al sua indignazione e sollecitato il capo del Pentagono Donald Rumsfeld perche' i soldati responsabili siano puniti come si deve. ''Sono stati atti esacrabili, che non devono avere riflessi sul lavoro che la maggior parte delle truppe sta facendo per la ricostruzione dell'Iraq'', ha detto il segretario di stato Colin Powell, ex generale ed ex capo di stato maggiore durante la prima guerra in Iraq. Le torture a Abu Ghraib, il carcere dove Saddam Hussein uccideva gli oppositori al regime, risalgono all'autunno 2003. I vertici del Pentagono si augurano che si tratti di un fatto probabilmente isolato. Ma il rapporto del generale Taguba e' di tutt'altro avviso: denuncia ''atti di sadismo criminale sistematici''. VISITA COMANDANTI GUANTANAMO - Taquba stabilisce un filo rosso che parte dall'Afghanistan, passa per Guantanamo e approda all'ormai famigerato blocco A1 del carcere alla periferia di Baghdad: un filo macchiato di sangue, di umiliazioni, di violazione dei piu' basilari diritti umani basato sull'impiego di agenti di polizia militare e di mercenari per fiaccare la resistenza fisica e psicologica dei detenuti e facilitare gli interrogatori. Il filo comincia a dinaparsi alla fine dell'estate 2003: tra agosto e settembre una delegazione ad alto livello da Guantanamo guidata dal comandante della base-prigione per terroristi a Cuba Geoffrey Miller visita l'Iraq e raccomanda che elementi di polizia militare siano utilizzati come ''facilitatori degli interrogatori''. Non era una prassi inedita per i poliziotti militari americani che avevano lavorato in questo stesso ruolo sui detenuti di al Qaida e dei Taleban in Afghanistan. Ai primi di novembre tuttavia un rapporto sul sistema delle prigioni irachene per conto dell'Esercito riporta di non aver constatato ''pratiche illegali di detenzione da parte della polizia militare di Abu Ghraib''. Il dossier non aveva visto o non aveva voluto vedere. Secondo il verdetto del generale Taguba il peggio degli abusi si era consumato proprio tra ottobre e dicembre: ''Ufficiali dell'intelligence dell'Esercito, agenti della Cia e contractors chiesero esplicitamente che i poliziotti militari creassero le condizioni fisiche e mentali favorevoli agli interrogatori di testimoni'', si legge nel dossier di 53 pagine che reca sulla copertina l'etichetta di 'Segreto/Da non diffondere all'estero' La Cia ha aperto un'inchiesta. Anche la Caci International a Arlington ha aperto un'inchiesta. ''Siamo sotto shock. Non tolleriamo ne' condoniamo condotte illegali da parte dei nostri 7.600 dipendenti'', ha preso la distanza la societa' di Arlington che ricava il 64 per cento dei suoi proventi dal Pentagono e che, nelle offerte di lavoro affisse su Internet in febbraio, proponeva ''eccitanti opportunita' di intelligence in Iraq'' per individui disposti a ''condurre per uno o due anni interrogatori strategici e tattici''. SCONCERTO PER MERCENARI IN PRIGIONI IRACHENE - La presenza di mercenari nelle prigioni militari americane in Iraq ha sollevato sconcerto negli Stati Uniti dove nei giorni scorsi aveva gia' suscitato perplessita' il vasto numero di dipendenti civili utilizzati in ruoli militari sul fronte iracheno: un vero e proprio esercito di ventura che, secondo la stima di Peter Singer della Brookings Intitution, sarebbe forte di 15-20 mila uomini in ruoli anche critici come la conduzione degli interrogatori e il coordinamento della logistica. Intanto al Pentagono alcune teste hanno cominciato a cadere. L'Esercito ha inviato una censura scritta a sei ufficiali della catena di comando di Abu Ghraib i cui nomi non sono stati resi noti. Un settimo ufficiale ha ricevuto un ammonimento minore. Per tutti e sette i militari l'azione disciplinare potrebbe di fatto significare la fine della carriera. Altri sei riservisti coinvolti nello scandalo - sono gli uomini e le donne delle foto - sono finiti davanti al gran giuri' militare con accuse di natura penale. (ANSA).
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