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(arsENIco)MERSE, 2001 IL BANDO DELLA REGIONE
by IL CITTADINO OGGI, Monday, Jul. 12, 2004 at 10:35 AM mail:

IL CITTADINO OGGI, sabato 10 luglio 2004, pag.16 MERSE, 2001 IL BANDO DELLA REGIONE Lo studio finì nel 2003: il massimo focolaio di inquinamento fu individuato nella vecchia miniera

IL CITTADINO OGGI, sabato 10 luglio 2004, pag.16

MERSE, 2001 IL BANDO DELLA REGIONE
Lo studio finì nel 2003: il massimo focolaio di inquinamento fu individuato nella vecchia miniera


VALDIMERSE – Del resto il 2002 fu anno intero di studio e di attese per il territorio ferito dall’inquinamento. L’impianto delle vasche di decantazione approntato a Ribudelli, a fronte dei buoni rendimenti
realizzati, produceva (e produce…) circa 300 tonnellate al mese di fanghi di depurazione e così costi di gestione elevati (come già detto mediamente pari a duecento milioni delle vecchie lire) e non poteva
essere considerato come la soluzione definitiva al problema: del resto fin dall’inizio l’intervento era stato presentato come provvisorio per dare il tempo di elaborare un progetto di bonifica ottimale. Inoltre,
come previsto dall’accordo di programma, la Regione Toscana, in seguito alla pubblicazione del bando del 2002, affidò ad una società esterna, la geoscienze Srl, la redazione di uno “studio complessivo esteso
alle aree interessate dai fenomeni di inquinamento in atto presso la miniera di Campiano in Comune di Montieri, finalizzato alla definizione di un piano di caratterizzazione per la bonifica del sito,
comprensivo di un inquadramento idrogeologico e dell’analisi del processo inquinante, delle eventuali conseguenti necessità di depurazione delle acque che fuoriescono dalla miniera, delle modalità di
smaltimento dei fanghi conseguenti alla depurazione, nonché della possibilità di riutilizzazione delle acque stesse e delle sinergie attivabili con il servizio idrico integrato”. Lo studio, ultimato nel settembre
2002, fu presentato al pubblico a Sovicille il 16 dicembre seguente, al cospetto dell’assessore regionale Tommaso Franci nonché di tutti i rappresentanti degli enti locali legati all’accordo di programma. Tre
furono le principali conclusioni a cui il lavoro di Geoscience giunse: il massimo focolaio di inquinamento fu individuato nella vecchia miniera del Merse, collegata a quota 300 slm con la miniera di
Campiano; i famigerati “drenaggi acidi di miniera” vennero individuati come la massima fonte di inquinamento che dal complesso minerario fluisce nel fiume; le ceneri ematitiche, prodotto di risulta del
procedimento di arrostimento della pirite per produrre acido solforico a Scarlino, incidevano in modo trascurabile se non nullo sul fenomeno in quanto stoccati a quote molto profonde e prive di manganese,
elemento presente in percentuali molto elevate nelle acque. Inoltre lo studio prospettava varie possibili soluzioni al processo inquinante come il tombamento delle gallerie o l’iniezione di acqua attraverso un
pozzo geotermico inutilizzato. Se l’assegnazione dello studio a Geoscience era stata accompagnata da grandi speranze in campo ambientalista, il risultato di queste tesi trovò immediatamente l’opposizione del
Comitato Merse, che ebbe a dichiarare in merito: “Questo studio arriva a conclusioni errate perché parte da premesse sbagliate, facendo affidamento su dati, documenti e registri della mineraria Campiano, che
impediscono una visione completa dei problemi legati all’inquinamento.
Il 9 giugno dello stesso anno intanto, venne organizzata una manifestazione di sensibilizzazione dei problemi del Merse. In quell’occasione il Coordinamento Merse richiese alla regione e a tutti gli enti legati
dall’accordo di programma di mettere in atto tutte le armi legali perché la società potesse essere rindannizzata a fronte degli anticipi già versati per colmare le inottemperanze della mineraria Campiano (solo a
febbraio 2002 la Regione Toscana aveva stanziato un miliardo e duecentocinquanta milioni di vecchie lire per i primi sei mesi di interventi e i primi finanziamenti allo studio di Geoscience). Il 27 novembre
2002 infine, il Comune di Montieri, in accordo con gli altri enti locali, avrebbe fatto giungere alla mineraria la prima ingiunzione di pagamento per le spese sostenute. Ingiunzione per cui i legali della
mineraria presentarono ricorso al Tar del Lazio e al tribunale civile di Grosseto.

(Continua – 5)

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