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La Colombia chiede la collaborazione dei Paesi confinanti per far fronte alla lotta interna contro i movimenti di guerriglia e le bande di narcotrafficanti che operano nelle zone di frontiera. Secondo quanto ha annunciato il ministro colombiano della difesa, signora Martha Lucia Ramirez, verranno organizzate operazioni militari congiunte con Venezuela, Ecuador, Perù e Brasile per evitare che “i gruppi violenti cerchino rifugio negli Stati confinanti”. Questo provvedimento rientra nelle strategie annunciate dal neoeletto presidente Alvaro Uribe, che dallo scorso 7 agosto, giorno del suo insediamento, ha dovuto fare i conti con una recrudescenza di violenze messe in atto dai guerriglieri delle Farc (Forze armate rivoluzionarie di Colombia), dall’Eln (Esercito di liberazione nazionale) e dai paramilitari di estrema destra. I continui attacchi di queste ultime settimane e le decine di morti tra la popolazione civile avevano spinto Uribe nei giorni scorsi a decretare lo stato di emergenza nel Paese. “Sarà necessario unificare le strategie destinate a porre fine alla violenza'', ha precisato, aggiungendo che il governo si impegnerà anche a rafforzare i controlli alle frontiere. Fonti ufficiali informano intanto che almeno 5 guerriglieri della Farc sono stati uccisi e 4 catturati nel corso di diverse operazioni effettuate dall’esercito colombiano nella zona di Puerto Asís (nel dipartimento di Putumayo, circa 900 chilometri a sud di Bogotá), di Puerto Alvira (il villaggio nel dipartimento di Meta, 310 chilometri a sudest della capitale, dove la Farc avevano costretto circa 1.500 persone ad evacuare) e Calamar (nella regione sudorientale del Guaviare)