Indymedia Italia


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http://italy.indymedia.org/news/2005/02/733753.php Nascondi i commenti.

[bg]corteo:rassegnastampa
by info Friday, Feb. 18, 2005 at 4:19 PM mail:

raccolta rassegna stampa sul corteo del 12-02-05

:::13-02-2005:::

che schifo
L'assessore Rustico in corteo
«spiazzato» dai compagni violenti
È vero che, durante la manifestazione degli inquilini del Centro sociale «Pacì Paciana» non si sono verificati scontri con le pur vituperate forze dell'ordine. Tuttavia, dire che non sia successo niente, sembra più che altro un eufemismo. Basta ripercorrere l'itinerario calcato dai manifestanti per rendersi conto che sono stati almeno di parola. Si erano proposti di «riprendersi la città» e, quella parte che è stato consentito loro di attraversare, se la sono ripresa, eccome. Conciandola per benino, sotto gli occhi dei cittadini, a dir poco perplessi. Il corteo, partito da piazzale Marconi, è proseguito per via Paleocapa, via Quarenghi, piazza Pontida, via XX Settembre, piazza Matteotti.
La manifestazione si è sciolta dopo tre ore, e dopo essersi lasciata alle spalle danni più o meno vistosi. I più evidenti, in via Quarenghi e in piazza Matteotti: muri imbrattati con spray, tappezzati di manifesti e scambiati per orinatoi, sette telecamere di videosorveglianza sfasciate o oscurate con la vernice, e perfino un principio d'incendio, provocato da un mortaretto lanciato sulla copertura del bar Colleoni, sul Sentierone. Per il resto, non è successo niente.

Non si sa se succederà qualcosa, invece, a Palazzo Frizzoni. Mentre l'Atalanta le prendeva di santa ragione a Roma contro la Lazio, l'assessore municipale allo Sport, e difensore nerazzurro Fabio Rustico, marciava con i compagni. Dice Rustico: «Ho partecipato alla manifestazione perchè condivido la preoccupazione dei giovani del Centro Sociale sul clima di aggressione e intolleranza nei loro confronti. Tuttavia mi sono decisamente dissociato dal comportamento che è stato tenuto, e che ha portato a danneggiamenti e ad atteggiamenti incivili. Sono atteggiamenti lontani dal mio modo di vedere, di pensare e di manifestare. Per questo, ho abbandonato il corteo». Un salvataggio in corner, insomma, ma anche una lezione per l'apprezzato terzino: con i compagni è sempre meglio stare sulla ... difensiva.


http://www.ecodibergamo.it/EcoOnLine/CRONACA/2005/02/12_paci.shtml
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«Forze dell'ordine distratte»

«È intollerabile. Un segno di inciviltà. Chiederò in Giunta che i responsabili vengano perseguiti». Il vicesindaco Ebe Sorti Ravasio (Margherita) si dice «furibonda e intransigente». Giudica «un segno di inciviltà» gli episodi che hanno coinvolto i giovani del Pacì Paciana. «Volevano manifestare per gli atti di violenza subìti nell'ultimo periodo – commenta – e che cosa hanno fatto? Hanno risposto con altra violenza. Hanno perso un'occasione per farsi capire, per spiegare le loro ragioni alla cittadinanza. Poteva essere un momento di espressione pacifica, invece così sono passati dalla parte del torto». Mettendo bene in chiaro che non è giustificabile la mancanza di rispetto per la «res pubblica», la Sorti Ravasio precisa «che bisogna mettere freno fin da subito a episodi simili, perché se s'inizia così chissà dove si arriva». Condanna per chi ha usato la forza e solidarietà per l'assessore alle Politiche giovanili Fabio Rustico. «Credo che fosse presente in buona fede. Ha partecipato pensando che il tutto si svolgesse in maniera corretta e sono convinta che non potrà che condannare le degenerazioni a cui si è arrivati». Intanto anche da altri rappresentanti della Giunta e della maggioranza arrivano le prime prese di distanza. «Il titolo della manifestazione era "Contro il fascismo riprendiamo la città" – interviene l'assessore alla Cultura Enrico Fusi (Aratro) –. Prendersi la città con la forza non è antifascismo. Come non è antifascismo terrorizzare la gente. Questo è un modello culturale assolutamente non condivisibile. E dato che la legalità vale per tutti, questa gente deve pagare i danni, fino all'ultimo euro. Non è concepibile che il Comune li ospiti al centro sociale e loro si comportino in questo modo». Anche per Dario Guerini, consigliere comunale dei Ds (partito che aveva appoggiato la manifestazione, ndr), non esistono mezzi termini: si tratta di «giovani imbecilli, seminatori di intolleranza e di violenza». «Hanno fortemente danneggiato via Quarenghi – protesta –. Mi chiedo perché le forze dell'ordine che accompagnano questi cortei siano sempre distratte e tolleranti di fronte a simili episodi e ripeterò la domanda in Consiglio comunale. Gli abitanti del quartiere chiedono che questi violenti vengano individuati e condannati a rifondere tutti i danni causati alle proprietà, ai negozi e anche all'amministrazione comunale per il danneggiamento delle telecamere. Chiedo che i movimenti e i partiti più vicini a costoro si facciano carico di denunciare senza titubanze tutta la loro idiozia e la loro dannosità, isolandoli e prendendone le distanze».
Be. Ra.

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Naturalmente l'autore dell'articolo è lo stesso che scriveva in merito ad una fantomatica pista interna..

Ecco la prima pagina de L'eco di Bergamo di oggi:

Pacì Paciana: due ore di raid teppista in centro
Telecamere distrutte, scritte ovunque. Duemila in corteo: anche Rustico, che poi si dissocia. Tremaglia accusa il questore

Muri del centro imbrattati con centinaia di scritte e manifesti, telecamere sfasciate e angoli del centro trasformati in orinatoi. Così si presentava ieri la città al termine del corteo del centro sociale Pacì Paciana. Duemila persone hanno devastato per due ore e mezza il centro, dalla stazione a piazza Matteotti, passando per via XX Settembre. Tra loro l'assessore Fabio Rustico. Il quale, però, davanti ai vandalismi ha preso le distanze dalla manifestazione. «Ha fatto bene ad andarsene», ha commentato il sindaco Bruni. Il ministro Tremaglia attacca l'operato delle forze dell'ordine: «È mancato l'ordine pubblico». Per il questore Longo, invece, tutto è filato liscio.


Ecco l'articolo che segue alla prima pagina:

Pacì Paciana, due ore in centro a mano libera
Centinaia di scritte sui muri, distrutte sette telecamere. In duemila al corteo: anche Rustico, che poi si dissocia Condanna soft del sindaco dopo la gaffe dell'assessore. Il questore minimizza i raid, Tremaglia attacca

Muri, vetrine e saracinesche delle strade del centro imbrattate con centinaia di scritte con lo spray e tappezzate da decine di manifesti. Sette telecamere del servizio di videosorveglianza sfasciate o oscurate. E, ancora: angoli di via XX Settembre trasformati in orinatoi e persino la tenda di un bar di piazza Matteotti incendiata con un fumogeno. È uno scenario da post-guerriglia metropolitana quello in cui si è ritrovata la città ieri sera, al termine del corteo organizzato dal centro sociale Pacì Paciana.
I NUMERI Una manifestazione di due ore e mezza, alla quale hanno preso parte - secondo la Questura - circa duemila persone, che hanno messo in ginocchio il centro con decine di episodi di vandalismo. Un corteo che si è lasciato alle spalle, oltre ai raid vandalici e alle devastazioni lungo le strade, anche un'interminabile scia di lamentele tra i residenti e i commercianti del centro, alle quali sono più o meno tempestivamente seguite le prese di posizione degli esponenti politici. Prima tra tutte quella dell'assessore allo Sport Fabio Rustico , presente alla prima parte del corteo, ma che ha però preferito abbandonare la manifestazione non appena sono iniziati i vandalismi: «Ho voluto prendere parte al corteo - spiega l'assessore - perché sono sensibile al clima di intolleranza che ha spinto i ragazzi a scendere in piazza e a protestare contro le aggressioni subite. Mi dissocio però dagli episodi di violenza che si sono verificati: per questo, non appena la situazione è degenerata, me ne sono andato. Questo tipo di atteggiamenti non rientrano nel mio modo di manifestare». Così, quando il corteo ha raggiunto via Quarenghi e un gruppetto di manifestanti vestiti con una specie di tunica nera e col viso coperto da una maschera bianca salivano su una scala a pioli e prendevano a martellate una telecamera, Rustico si è defilato. Il sindaco Roberto Bruni , interpellato sulla presenza del suo assessore al corteo, inizialmente minimizza: «Non ho commenti particolari». Ma poi, dietro insistenza, si limita ad aggiungere: «Comunque Rustico era lì a titolo personale e non certo a nome dell'Amministrazione. E, in ogni caso, ha fatto bene ad andarsene quando la situazione è degenerata. Sia chiaro, comunque, che la manifestazione era assolutamente legittima e autorizzata». Dopo aver ottenuto la conferma che gli atti di vandalismo si sono verificati durante il corteo e che hanno visto protagonisti gli stessi manifestanti e non gruppetti isolati, Bruni puntualizza: «Gli episodi di violenza sono assolutamente deprecabili e vanno condannati. Non capisco perché prendersela, ad esempio, col tendone di un esercizio pubblico». Il primo cittadino smorza però i toni e lascia trasparire una sorta di distinguo quando gli si racconta delle telecamere del Comune sfasciate o coperte con lo spray nero: «Non giustifico nemmeno questi attacchi, ma riesco a capire che le telecamere possano rappresentare un obiettivo».
LA PARTENZA Il corteo è partito dalla stazione alle 16 - con un'ora di ritardo e con la conseguenza di aver congestionato il traffico nelle vie limitrofe -, aperto dallo striscione «Contro il nazismo e il fascismo, riprendiamoci la città» e da slogan e striscioni ornati con falci e martelli. Prima tappa la sede de «L'Eco di Bergamo». «Eccoci davanti al simbolo della disinformazione bergamasca - urlava un altoparlante -, che vende tante copie perché è spalleggiato da poteri forti, ma che copia le veline della polizia».
I VANDALISMI Poi il corteo ha imboccato via Paleocapa, dove sono iniziati gli atti di vandalismo, proseguiti per tutta la durata della manifestazione. Ogni tanto dalle file del corteo si staccavano alcuni manifestanti che - viso coperto da passamontagna e armati di scala, colla e vernice spray - lasciavano ricordini sui muri e sulle vetrine dei negozi. Risultato: alla fine del corteo erano più i muri macchiati che quelli puliti nel tragitto compreso tra via Paleocapa, via Quarenghi, via Zambonate, piazza Pontida, via XX Settembre e piazza Vittorio Veneto, dove il corteo è arrivato alle 18,30. I manifestanti hanno poi sostato in via XX Settembre, dove si sono fatti largo tra centinaia di persone intente nello shopping: «Vogliamo ricordare a chi fa le compere - hanno spiegato i manifestanti - tra queste vetrine belle e profumate, che siamo stati oggetto di tanti attacchi da parte dei fascisti, che ci hanno incendiato il centro sociale». Interventi da parte delle forze dell'ordine non se ne sono registrati: polizia e carabinieri si sono limitati ad aprire e chiudere il corteo. Non un agente o un militare in divisa si sono visti tra i manifestanti, che hanno così potuto agire indisturbati. Dalla centrale operativa di via Coghetti la polizia locale ha invece assistito in diretta agli assalti alle telecamere: in tutto ne sono state sfasciate o oscurate sette, tra via Quarenghi, via Zambonate e davanti a Palafrizzoni.
L'INCENDIO Proprio in piazza Matteotti un fumogeno è stato lanciato su una tenda del «Caffè del Colleoni». Il principio d'incendio è stato domato dal titolare del locale, che è subito accorso con un estintore. Alle lamentele del barista - «Cosa fate? Io sto lavorando» - è seguito un coro di insulti dei manifestanti: si è sfiorata la rissa. Sugli incidenti e gli episodi di vandalismo, però, il questore Salvatore Longo - interpellato sia durante il corteo, che diverse ore dopo la conclusione della manifestazione, quando ormai i mezzi della Bas iniziavano a pulire le strade - minimizza: «In generale il giudizio sull'ordine pubblico è positivo. Si è registrato qualche disagio, più che altro perchè la manifestazione è stata lunga, ma non ci sono arrivate lamentele. Se abbiamo preso provvedimenti nei confronti di qualcuno? No, non ce ne sarebbe stato motivo».
LA POLEMICA Proprio sull'ordine pubblico punta invece il dito il ministro degli Italiani nel mondo Mirko Tremaglia , che non va per il sottile e attacca l'operato delle forze dell'ordine: «È stata una brutta giornata per Bergamo, perché l'ordine pubblico non c'è stato. Vorrei capire quali disposizioni sono state date alle forze dell'ordine, visto che i manifestanti hanno fatto quello che hanno voluto e non sono stati controllati. Sono state distrutte telecamere, lasciate scritte dappertutto e addirittura c'è stato un principio d'incendio: dov'era l'ordine pubblico? Come ministro attendo qualche spiegazione».
Fabio Conti

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Ecco l'altro articolo comparso sull'Eco di Bergamo. Credo che il Pacì Paciana non abbia mai avuto così tanta visibilità come in quest'occasione.. A parte l'odio che si percepisce nei toni esagerati ed esasperanti dei partiti della destra bergamasca, si può leggere tra le righe il vero obbiettivo: delegittimare l'attuale giunta e criminalizzare qualunque percorso politico extra-istituzionale.

«Comune parte civile per i danni»

«Il Comune si costituisca parte civile e chieda i danni». Preoccupazione e rabbia serpeggiano nell'opposizione per «la violenza inaccettabile in cui è sfociata la manifestazione del Pacì Paciana». E sul banco degli imputati finisce sì l'assessore alle Politiche giovanili Fabio Rustico, presente fino a un certo punto al corteo, ma anche tutta l'amministrazione, che «fin qui ha coccolato questo gruppo di giovani che vive e opera al di fuori della legalità». «Non dimentichiamo che l'iniziativa aveva l'appoggio di Ds, Rifondazione, Verdi e Udeur, che fino a prova contraria sono forze di maggioranza», ricordano Daniele Belotti per il Gruppo della Lega e Valerio Marabini, portavoce della Lista Veneziani. Il centrodestra presenterà il conto domani, in Consiglio. «Le pubbliche scuse sono dovute, ma prima di tutto si individuino i responsabili e li si faccia pagare». C'è chi va oltre. «Se il Comune non si costituirà parte civile, i danni vengano detratti direttamente dallo stipendio dell'assessore Rustico», propone Belotti. Che aggiunge: «Nel Piano delle opere pubbliche ci sono pure 650 mila euro per la ristrutturazione del centro sociale. Vengano destinate a finalità più utili». Il diritto a manifestare non viene messo in discussione dal coordinatore provinciale di Forza Italia, Marco Pagnoncelli – «c'è libertà di espressione» –: «È però deprecabile quando degenera». E su Rustico? «Non mi meraviglia troppo che ci sia andato – commenta Pagnoncelli –. È l'ennesima prova che questa amministrazione è ostaggio di una sinistra radicale e violenta». Chi rimane senza parole di fronte alla partecipazione dell'assessore terzino è Franco Tentorio, capogruppo di An: «Accidenti, mi dispiace. Ha peccato di ingenuità». E la riflessione di Tentorio parte dalla rissa in piazzale degli Alpini durante la Giornata della memoria per le foibe: «Ci sono stati degli aggrediti, Azione giovani, e degli aggressori, gli altri. Quando uno sbaglia bisogna dirlo, mentre certe parti politiche tendono a sfumare, a non attribuire responsabilità precise». E se Pagnoncelli parla di «fatti isolati, non di clima», Tentorio sostiene che chi – come lui – ha vissuto gli anni di piombo «guarda con grossa preoccupazione l'escalation di violenza che si sta verificando in città. Serve molta attenzione». Domani, in apertura di Consiglio, la Lista Veneziani presenterà una mozione di censura. «L'assessore Rustico – interviene Marabini – è lo stesso che pochi mesi fa ha definito il Pacì Paciana" una risorsa per Bergamo". Dovrà fare le proprie scuse. In base alle sue parole valuteremo se chiederne le dimissioni o meno. Lo slogan della manifestazione era "Riprendiamoci la città". Si è visto in che modo l'hanno messo in pratica».
Be. Ra.

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:::14-02-2005:::

L’eco di Bergamo di oggi è praticamente monotema. L’obbiettivo è quello di isolare il centro sociale Pacì Paciana e, usando il corteo a pretesto, colpire a fondo la giunta comunale di Bruni, accusata di fare sponda al centro sociale. I toni usati hanno del grottesco: le scritte lungo il corteo sono diventate “devastazioni”.. Si parla addirittura di violenze e incidenti, come se fosse stata una giornata di guerriglia urbana. La mistificazione della realtà è consuetudine de L’Eco di Bergamo, ma ciò che si legge sul giornale oggi non ha precedenti. Già due ministri del governo Berlusconi sono intervenuti sull’accaduto. Tremaglia chiede l’intervento del Ministero degli Interni (!!!). Castelli, criticando l’assessore Rustico, che a titolo personale ha partecipato al corteo, coglie l’occasione per sferrare l’ennesimo colpo allo stato di diritto e, indirettamente, entra nel merito dei motivi che hanno portato al corteo: “..dopo quasi 4 anni di governo non siamo riusciti a cambiare molto storture di questo sistema. Penso alla legge Mancino, penso ai reati di opinione ma penso anche all'enorme ingiustizia secondo la quale come cittadino sono costretto ope legis a contribuire a pagare attraverso il canone Rai cachet multimilionari a due personaggi di cui non condivido nulla”. Una precisazione: Il decreto Mancino è quello che punisce gli atti mossi da odio razziale e da ideologie di stampo nazifascista. E’ il decreto attraverso cui sono stati disciolti (si fa per dire..) Base Autonoma nel ’93 e Hammerskin nel ’98, i due network nazionali degli skinhead di estrema destra. E’ agghiacciante.

Dal sito de L’Eco di Bergamo:

Rustico a «Quelli che il calcio»
E il ministro Castelli insorge

Duro intervento del ministro Castelli contro l'assessore bergamasco Fabio Rustico e la trasmissione televisiva «Quelli che il calcio», cui Rustico ha partecipato. Il ministro ha chiesto l'intervento della commissione di vigilanza. Secondo Castelli i conduttori Simona Ventura e Gene Gnocchi avrebbero dato spazio a Rustico, che ieri ha partecipato ad un corteo no global «durante il quale è stato messo a soqquadro il centro della sua città con numerosi atti di vandalismo».

Castelli insiste: per andare in televisione - dice - «basta partecipare a un corteo no global, uno di quelli dove i partecipanti imbrattano le città e si lasciano andare ad atti vandalici. È quanto è accaduto all'assessore del Comune di Bergamo che ieri ha partecipato al corteo del centro sociale Pacì Pacianà durante il quale è stato messo a soqquadro il centro della sua città con numerosi atti di vandalismo e che oggi si è ritrovato in onda su un canale del servizio pubblico, omaggiato quale luminoso esempio di impegno sociale dall'ineffabile duo Gnocchi-Ventura». «Devo ammettere - ha detto ancora il ministro della Giustizia - che dopo quasi quattro anni di Governo, non siamo riusciti a cambiare molte storture di questo sistema. Penso alla legge Mancino, penso ai reati di opinione ma penso anche all'enorme ingiustizia secondo la quale come cittadino sono costretto ope legis a contribuire a pagare attraverso il canone Rai cachet multimilionari a due personaggi di cui non condivido nulla. Spero che la commissione Rai intervenga su questa vicenda».

Dalla prima pagina:

Raid in centro, scoppia la bufera

La Margherita contro la tiepida reazione del sindaco. Bruni: ci costituiremo parte civile Tremaglia: il ministero faccia luce sugli ordini dati dal questore. E Castelli attacca Rustico

Il giorno dopo i vandalismi durante il corteo del centro sociale Pacì Paciana si accende la polemica politica. La Margherita non fa sconti: «Netta condanna senza giustificazione, non siamo disposti a tollerare sottovalutazioni». Il sindaco Bruni puntualizza: «Il Comune incaricherà il proprio legale di costituirsi parte civile». Il ministro Tremaglia: «Chiederò che l'Interno apra un'inchiesta. Perché la polizia non è intervenuta?». La replica del questore: «Una reazione poteva avere gravi conseguenze». E Castelli attacca Rustico, ieri in tv.

Il direttore del giornale dedica alla questione persino l’editoriale:

Nessuno sconto a chi usa violenza

A questo punto facciamo fatica a capire se sia più grave quanto è avvenuto sabato pomeriggio alla manifestazione del Pacì Paciana in centro città o l'atteggiamento di alcune autorità che fin dalle prime dichiarazioni hanno cercato di minimizzare la gravità dei fatti. È pur vero che la manifestazione era autorizzata e che non ci sono stati incidenti e neppure tafferugli (con buona pace della Sinistra Antagonista, che ci accusa di disinformazione, sappiamo ancora distinguere un accoltellamento da chi scrive sui muri), ma è altrettanto vero che a un gruppo di fanatici col viso coperto da maschere bianche è stato concesso di prendere a martellate le telecamere, imbrattare decine di muri e vetrine, insultare chiunque e perfino incendiare il tendone di un esercizio pubblico. Il tutto, sotto l'occhio (poco) vigile e (molto) tollerante delle forze dell'ordine che aprivano e chiudevano il corteo. Perchè, lo chiediamo anzitutto al sindaco, tanta fatica a chiamare con il loro nome questi teppisti? Perché non ammettere che si è data fiducia a giovani subito pronti a tradirla e mostrarsi comprensivi con chi negli slogan e nelle scritte inneggia alla «violenza proletaria», a «10-100-1000 Nassiriya» o a «rubare tutto e di più»? Forse perché sono di sinistra e l'attuale amministrazione preferisce tenerseli buoni?
Il sindaco Bruni, che è persona seria e responsabile, farebbe bene a svestire per qualche ora i panni garantisti del penalista e provare a ripercorrere le vie in cui si è snodata la manifestazione ascoltando i residenti e i commercianti. Oppure a confrontare – se proprio non vuole dare importanza agli avversari politici – le sue dichiarazioni all'acqua di rose della prima ora con quelle di alcuni partiti del centrosinistra ed esponenti della sua amministrazione molto più espliciti di lui nel condannare le devastazioni. Ma soprattutto Bruni farà bene a trarre delle conseguenze di fronte agli atti vandalici commessi l'altro giorno, interrogandosi, insieme agli alleati del centrosinistra, sull'escalation di violenza politica che si sta verificando e che, peraltro, coinvolge anche frange dell'estrema destra. Non dimentichiamo che l'iniziativa – svoltasi dopo la rissa fra il gruppo di «Azione giovani» e alcuni esponenti dell'area dei centri sociali avvenuta al piazzale degli Alpini nel Giorno della Memoria – aveva l'appoggio di Ds, Rifondazione, Verdi e Udeur. E anche se adesso alcuni dirigenti di queste forze alzano la voce contro i manifestanti, una maggior prudenza non avrebbe guastato da parte di chi ha in mano le sorti di una città.
Un discorso a parte meriterebbe la presenza nel corteo dell'assessore alle Politiche giovanili Rustico, la cui imbarazzante ingenuità ha finito per coinvolgere indirettamente le istituzioni, nonostante la tardiva retromarcia. Uno scivolone che ha poche giustificazioni e che, a mente fredda, meriterebbe per lo meno delle scuse soprattutto nei confronti di quei cittadini che si trovano, loro malgrado, a dover pagare i danni prodotti dai «ragazzi» dei centri sociali.
Il terzo capitolo riguarda l'atteggiamento delle forze dell'ordine. Siamo d'accordo con il questore che intervenire a muso duro durante la manifestazione sarebbe stato come gettare un fiammifero in una polveriera, ma ci ha sorpreso e spaventato la sua prima dichiarazione: «Non c'è alcun provvedimento da prendere». Durante la manifestazione magari no, ma adesso non solo è auspicabile bensì necessario che uno per uno i teppisti vengano individuati e denunciati alla giustizia. Sono stati commessi reati e come tali vanno considerati se non si vuole alimentare un clima di sfiducia nei confronti di chi ha il compito di garantire l'ordine pubblico.
Nessuno può permettersi, per nessuna ragione, di umiliare e ferire in questo modo la città: anche la violenza nei confronti delle cose va stigmatizzata e perseguita. E se qualcuno, di destra o di sinistra, vuol riportare indietro l'orologio del tempo, al clima di intolleranza degli anni '70, deve essere subito isolato. Bergamo è cambiata e non ha nessuna voglia di subire le paranoie di giovani borghesi ribelli contro il sistema quel tanto che li fa sentire diversi, eppure nel sistema perfettamente a loro agio.
Ettore Ongis

Lo stillicidio di esagerazioni e condanne continua (anche dal centro sinistra) nelle pagine cittadine:

La Margherita prende le distanze da Bruni

«Non siamo disposti a tollerare silenzi e sottovalutazioni». Dura condanna dei Ds alle violenze Il sindaco: saremo parte civile, il Pacì Paciana dia spiegazioni. Stasera Consiglio, opposizioni all'attacco

Comunicato della Margherita il giorno dopo: «Oltre a esprimere la netta condanna senza giustificazione alcuna di ciò che è accaduto nel corso della manifestazione, non siamo disposti a tollerare silenzi e sottovalutazioni di ciò che è accaduto da parte di consiglieri comunali, assessori o altri rappresentanti delle istituzioni. Prima di dare la disponibilità a confrontarsi sulle questioni ancora aperte relative all'uso degli spazi o alla ristrutturazione del capannone occupato dal Pacì Paciana, il Comune deve pretendere che vi sia da parte dello stesso centro sociale una ferma condanna di quanto è accaduto». A giudicare dai toni del comunicato diffuso ieri – assieme a un ordine del giorno da discutere stasera in Consiglio comunale – dalla segreteria provinciale (retta da Giovanni Sanga), cittadina (Ebe Sorti Ravasio) e dal gruppo consiliare (presidente Fiorenza Varinelli), la manifestazione del Pacì Paciana non avrebbe fatto danni solo per le vie del centro. Le conseguenze rischiano di avere dei riflessi anche sul piano politico e sugli equilibri di una maggioranza che di prove ne ha già dovute superare parecchie. Difficile leggere diversamente il riferimento «ad assessori e altri rappresentanti delle istituzioni». Difficile non pensare, in quest'ottica, al clamore suscitato dalla partecipazione (a titolo personale, ben s'intende) di Fabio Rustico e alle dichiarazioni rilasciate a caldo dal sindaco, giudicate troppo tiepide. Soprattutto quando aveva argomentato quel sottile distinguo tra i vandalismi in centro («Fermo restando che per certi episodi sconfinanti nell'illegalità non c'è ovviamente alcuna giustificazione e la condanna è totale, i vandalismi fini a se stessi risultano ancor più incomprensibili di altri, come quelli delle telecamere, dietro i quali c'è comunque una logica, anche se assolutamente condannabile»). Ieri Bruni è tornato sull'argomento: «Visto che i danni riguardano il patrimonio comunale, l'amministrazione incaricherà il proprio legale di procedere in qualità di difensore della persona offesa, oltre a costituirsi parte civile non appena sarà possibile. I rapporti col Pacì Paciana? Affinché il dialogo che c'è stato finora prosegua sugli stessi binari, è indispensabile che vengano fornite delle delucidazioni, in quanto, come minimo, c'è stata una responsabilità per omesso controllo da parte degli organizzatori».
Basterà a placare gli animi prevedibilmente agguerriti delle opposizioni e di quanti anche all'interno della maggioranza hanno visto di cattivo occhio la partecipazione, anche se a titolo personale, dell'assessore allo Sport e alle politiche giovanili Fabio Rustico? A giudicare dai toni sarà una mediazione davvero dura.
Nel frattempo il primo assessore a farsi vivo è Antonio Misiani : «Gli episodi di sabato sono inaccettabili – afferma l'assessore al Bilancio –, come inaccettabile è qualunque atto di vandalismo che si è verificato in passato. Quanto successo rischia di scavare un fossato profondo e incolmabile tra i promotori della manifestazione e la città. Ognuno di loro si assuma le proprie responsabilità e si renda conto di avere fatto un gigantesco favore a chi non attendeva altro che di strumentalizzare ogni cosa». E sull' ordine pubblico Misiani ritiene «necessaria una riflessione con le autorità per vedere cosa non ha funzionato e come agire in futuro per evitare che si ripetano simili episodi di inciviltà».
«Non riesco a capire in alcun modo perché telecamere, tendoni e muri – incalza il segretario provinciale dei Ds Maurizio Martina – debbano diventare obiettivi di una manifestazione. Le responsabilità dei danni vanno accertate subito e con chiarezza. Spero che il Pacì Pacina batta un colpo: è ora che faccia un passo in avanti responsabile verso la città».
«O questa città se la "riprendono" tutti i cittadini che vogliono e chiedono democrazia, partecipazione, vivibilità – completa il ragionamento il segretario cittadino Matteo Rossi – oppure ognuno rimarrà all'interno dei propri confini, a tutto vantaggio di quelle destre che oggi usano elettoralmente i loro sbagli. Pensiamo ad esempio alle dichiarazioni di Daniele Belotti pronto a stracciarsi le vesti in questi casi e, invece, sempre assolutamente muto quando si tratta di condannare il teppismo di una frangia minoritaria della tifoseria calcistica».
La replica di Daniele Belotti non si fa attendere: «Se per giustificare certi episodi – ha ribattuto il consigliere leghista – bisogna per forza attaccarsi ai tifosi dell'Atalanta, vuol dire che le forze di maggioranza si trovano proprio in grande imbarazzo. Il fatto grave non sono solo gli incidenti, ma gli appoggi politici e l'adesione dei partiti, oltre che di un assessore, alla manifestazione. Allo stadio c'è di tutto, teppisti compresi, ma non si fa politica». Altro assessore, altra condanna: «È stata una brutta giornata segnata dall'intolleranza e dall'impunità – è la dichiarazione di Valter Grossi –. Dinnanzi ad atti illegali e violenti i veri democratici non devono ammettere zone franche, né consentirsi ammiccamenti di sorta. L'esperienza recente ha già insegnato cosa produce la sottovalutazione di certi fenomeni».
E, in attesa che qualcuno del Pacì Paciana si faccia vivo (anche ieri dai responsabili del centro sociale non è arrivato alcun commento), qualcuno, pur condannando gli episodi di vandalismo, abbozza una spiegazione: «Abbiamo aderito al corteo per manifestare la nostra solidarietà al Pacì, dopo i numerosi attacchi, ben più che vandalistici subiti negli ultimi mesi – spiega Marcello Saponaro , coordinatore provinciale dei Verdi – e bene hanno fatto ad aderire gli altri partiti, non solo di sinistra. I vandali di ieri, a detta di molti, appartengono a gruppi e centri sociali non bergamaschi». Saponaro apprezza poi il comportamento della Questura e delle forze dell'ordine: «Hanno condotto pacificamente il corteo fino al termine e, con sano realismo, hanno evitato ogni azione che potesse alzare la tensione».
«Se di inciviltà del Pacì Paciana si parla – è la sottolineatura di Orio Zaffanella , segretario Provinciale dell'Udeur che ha aderito alla manifestazione – allora dobbiamo parlare anche dell'inciviltà di certi politici che a Bergamo hanno prodotto il nefasto connubio tra la politica e gli affari».
Il deputato azzurro Giorgio Jannone dichiara che «attraverso interrogazioni e interpellanze Forza Italia porrà nelle sedi opportune, locali e nazionali, tre domande: se l'assessore Rustico conferma di essere uscito dal corteo al momento in cui la manifestazione è degenerata; se non era prevedibile quanto successo; infine, per quanto riguarda l'ordine pubblico, se sia stato fatto tutto il possibile per evitare l'accaduto». Totale, infine, la condanna dei giovani di Forza Italia. Scrive Daniele Lussana: «Ci discostiamo completamente da questo modo di fare politica che non rappresenta assolutamente la maggioranza della realtà giovanile bergamasca».
Queste le prime reazioni, all'appello manca Rifondazione Comunista. L'appuntamento è per questa sera in consiglio alle 17.45. Sul tavolo ci sono già due ordini del giorno. Oltre a quello della Margherita, ne è già stato presentato un altro da An: «Chiediamo – si legge nel documento firmato da Franco Tentorio e Alessandra Gallone – ai partiti che hanno aderito, o comunque hanno in qualche modo condiviso la manifestazione, di esprimere la loro piena condanna e il loro totale dissenso rispetto agli episodi di gratuita violenza accaduti». Due inoltre le richieste all'amministrazione: revocare immediatamente la convenzione appena stipulata con il centro sociale Pacì Paciana, che prevede la ristrutturazione dell'immobile (del valore finale di quasi un milione e mezzo di euro) e la sua assegnazione a canone super-ridotto, e destinare le somme previste per la ristrutturazione «alla riparazione o sostituzione dei beni comunali distrutti o danneggiati e al risarcimento di tutti i danni provocati a negozi, edifici pubblici e privati». Infine An – che chiede la costituzione di parte civile nel procedimento legale verso i responsabili degli atti vandalici – condanna il comportamento di Rustico «che da un lato non ha detto una parola di solidarietà ai ragazzi di Azione Giovani vittime della recentissima aggressione e dall'altro si è schierato platealmente con i giovani di sinistra che volevano "riprendersi la città"».
Emanuele Falchetti

Persino il questore cerca di riportare ai dati di realtà la questione:

Bufera sul questore. «Ma reagire era peggio»

Tremaglia chiede un'inchiesta ministeriale: perché le forze dell'ordine non sono intervenute? La replica di Longo: «Una nostra reazione avrebbe potuto avere gravi conseguenze»

Da un lato il ministro per gli Italiani nel mondo, Mirko Tremaglia, esige spiegazioni e promette di far aprire un'inchiesta sull'operato del questore. Dall'altro il questore Salvatore Longo ribadisce che un intervento della forza pubblica per fermare gli atti vandalici di sabato avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi. Ben più gravi di scritte sui muri che, comunque, Longo non esita a condannare e per le quali – dice – potrebbero presto fioccare le denunce.
Quel che resta del corteo di sabato, organizzato dal centro sociale Pacì Paciana «Contro il nazismo e il fascismo - riprendiamoci la città», non sono soltanto scritte a bomboletta spray e vandalismi in mezza città, ma anche polemiche che potrebbero superare i confini di Bergamo e arrivare fino a Roma.
«Chiederò al più presto al ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu – ha dichiarato infatti Mirko Tremaglia – che venga aperta un'inchiesta sulla vicenda di Bergamo». Le accuse di Tremaglia sono precise: «Il questore – ha affermato il bergamasco ministro degli Italiani nel mondo – ci deve dire che disposizioni ha dato ai suoi uomini per la gestione del corteo di sabato pomeriggio in centro città. Perché, ad esempio, di fronte alle imbrattature di alcuni partecipanti sui muri del centro i poliziotti non sono intervenuti? Perché di fronte al principio d'incendio al tendone di un bar non hanno fatto nulla? Non credo che la colpa sia delle forze dell'ordine, intese come singoli agenti che si trovavano in servizio sul posto, bensì di chi ha gestito male la situazione». Un intervento della forza pubblica non avrebbe potuto far degenerare la situazione? «Quel che è certo – ritiene Tremaglia – è che non si può lasciare a nessuno la libertà di compiere reati e lordare la città. Altrimenti si corre il rischio di stabilire il principio che simili cose si possono fare senza ostacoli. Anche il sindaco, che è persona perbene, credo sia preoccupato da questa situazione: quella di sabato pomeriggio è stata una brutta pagina per la città. Mi auguro che i responsabili possano pagare per quanto hanno fatto».
Il questore, nell'occhio del ciclone, continua a dirsi tranquillo. Anche di fronte alla ventilata apertura di un'inchiesta sul suo operato: «Nella gestione dell'ordine pubblico – ha infatti ricordato Salvatore Longo, che per la cronaca ha seguito passo passo la manifestazione di sabato per tutta la sua durata – occorre calcolare i rischi che si corrono con un eventuale intervento della forza pubblica. È chiaro che il deturpamento di muri e gli atti vandalici sono fatti gravi e da condannare. Tutt'altra cosa è un intervento fisico in una manifestazione: occorre valutare il danno che si provoca con una reazione della forza pubblica nei confronti dei manifestanti, in pieno sabato pomeriggio. E in un centro affollato. Noi al corteo c'eravamo eccome, e con un grosso apparato impegnato, oltre che in manifestazione, anche nel presidio accurato di tutti i possibili obiettivi istituzionali e di partito: la Prefettura, il Comune, la sede di Alleanza Nazionale, "L'Eco di Bergamo". Abbiamo fatto una valutazione tecnica e preso una decisione che riteniamo giusta: un nostro intervento avrebbe avuto conseguenze ben più gravi di quanto è effettivamente accaduto sabato pomeriggio. Questo per chi ha esperienza nel nostro mestiere è fuor di dubbio».
Ma qualcuno pagherà per l'accaduto? Lo stesso questore promette però che sarà fatto di tutto per identificare e denunciare i responsabili degli atti vandalici di sabato pomeriggio, nonostante molti degli autori abbiano agito a volto coperto da maschere o passamontagna, mentre sporcavano muri o oscuravano a martellate le telecamere di videosorveglianza del Comune: «Coloro che si sono resi responsabili di questi atti – ha affermato Salvatore Longo – saranno identificati e denunciati: abbiamo i filmati della manifestazione. Siamo in contatto anche con altre questure, perché molti tra i manifestanti che si sono resi autori delle imbrattature provenivano da fuori Bergamo. Questo complica ovviamente le indagini». Secondo la Digos, in corteo c'erano oltre duemila manifestanti provenienti da tutta Italia: ci sarebbero stati arrivi da Milano, Brescia, Varese, Pisa, Livorno, solo per citare alcune città. E sull'inchiesta che Tremaglia intende far aprire, nessun commento particolare da parte di Longo, che conclude: «Mi sento tranquillo».
Vittorio Attanà

Ed ancora, ed ancora ed ancora…:

«Via Quarenghi ripiombata nella violenza»

Edifici sfregiati, vetrine imbrattate: neppure le pareti della chiesa di San Leonardo sono state risparmiate

Ha lasciato un segno profondo la manifestazione di sabato organizzata dai centri sociali e degenerata nel più becero dei vandalismi. Non solo sugli edifici sfregiati dalle scritte, sulle vetrine imbrattate di vernice, sugli antichi monumenti danneggiati senza il minimo rispetto, ma anche nell'animo della gente comune. Soprattutto in via Quarenghi c'è poco da stare allegri. È qui che i teppisti sembrano aver dato il peggio di sé.
A ventiquattr'ore dalla manifestazione le scritte tappezzano l'intera via. E la gente che legge certi slogan di pura violenza verbale e dal sapore vagamente anacronistico, che sembravano superati dalla storia - «fasci appesi», «foibe uguale giustizia», «morte al fascio e al padrone, viva la rivoluzione» - sembra chiedersi cosa c'entri tutto questo con i problemi - e non sono pochi - che già si trovano quotidianamente a vivere sulla loro pelle. Si domandano, per esempio, che forma di «solidarietà con i migranti» ci possa essere nello sfasciare le telecamere della videosorveglianza (due su tre) e nel tappezzare le vetrine dell'Unicredit con manifesti in cui si inneggia alla «rivolta globale».
«È incredibile - commenta Eugenio Fontana che lavora nella via e fa parte del comitato -, sembra di essere ripiombati a cinque anni fa, quando la nostra zona era diventata il simbolo di uno scontro politico che dovevamo subire in aggiunta ai disagi e al degrado in cui ci trovavamo e in cui, almeno in parte, ci troviamo tuttora».
Già, scontro politico: è sicuramente questo la scintilla che sabato ha innescato la spirale di vandalismo. Basta soffermarsi ancora sulle decine di scritte che, palazzo dopo palazzo, ti guidano come un ruvido filo d'Arianna lungo il tragitto compiuto dai manifestanti: «Divertiti alla faccia sua», recita un graffito con il volto di Fini in via Zambonate; «Via Giannino Zibecchi ucciso il 17 aprile 1975 dai Carabinieri» è la nuova denominazione sovrapposta alla targa di largo Medaglie d'oro; «No videosorveglianza, viva la lotta di classe» si legge su un muro di via XX Settembre. L'elenco è lungo e, soprattutto sui palazzi di Banca d'Italia e Bpu affacciati su viale Roma, si arricchisce con un autentico florilegio di scritte spray. Non c'è rispetto nemmeno per uno degli edifici più antichi del centro: altri due slogan imbrattano infatti la parete della chiesa di San Leonardo, tra largo Rezzara e via XX Settembre. Le sue origini risalenti all'XI secolo non sono bastate a sottrarla all'accanimento. In piazza Matteotti la tenda del bar Colleoni è ancora affumicata ed esibisce come una grande cicatrice il buco provocato dall'incendio legato al lancio di un fumogeno. Commenta il titolare: «Meglio stendere un velo pietoso».
E. Fa.

Dopo il corteo, la tv: scoppia il caso Rustico

L'assessore-calciatore ospite di «Quelli che il calcio» manda su tutte le furie il ministro Castelli

Scoppia il caso Rustico. Dopo la partecipazione dell'assessore-calciatore alla manifestazione organizzata dal centro sociale Pacì Paciana, che ha lasciato dietro di sé una scia di vandalismi, ieri il caso è arrivato alla tv nazionale, sollevando polemiche.
Rustico è stato ospite alla trasmissione «Quelli che il calcio», andata in onda nel pomeriggio su Raidue, e la cosa non è piaciuta al ministro della Giustizia Roberto Castelli, che ha chiesto l'intervento della commissione di vigilanza.
«Nel corso della trasmissione – afferma il Guardasigilli – i conduttori Simona Ventura e Gene Gnocchi avrebbero infatti dato spazio a un assessore comunale di Bergamo, Fabio Rustico, che sabato ha partecipato ad un corteo no global durante il quale è stato messo a soqquadro il centro della sua città con numerosi atti di vandalismo».
«In questi giorni – continua il ministro – un canale televisivo nazionale sta lanciando un concorso su "cosa sei disposto a fare per andare in televisione". La risposta è molto semplice: basta partecipare a un corteo no global, uno di quelli dove i partecipanti imbrattano le città e si lasciano andare ad atti vandalici. È quanto è accaduto all'assessore del Comune di Bergamo che sabato ha partecipato al corteo del centro sociale Pacì Paciana e che ieri si è ritrovato in onda su un canale del servizio pubblico, omaggiato quale luminoso esempio di impegno sociale dall'ineffabile duo Gnocchi-Ventura».
«Devo ammettere che - aggiunge Castelli -, dopo quasi quattro anni di governo, non siamo riusciti a cambiare molte storture di questo sistema. Penso alla legge Mancino, penso ai reati di opinione ma penso anche all'enorme ingiustizia secondo la quale come cittadino sono costretto, "ope legis", a contribuire a pagare attraverso il canone Rai cachet multimilionari a due personaggi di cui non condivido nulla. Spero che la commissione Rai intervenga su questa vicenda».
Su questa linea anche il vice presidente del gruppo di Forza Italia Antonio Leone: «È intollerabile – ha detto – che all'interno della trasmissione venga dato spazio a persone che, pur ricoprendo incarichi pubblici, partecipano a cortei no global compiendo atti vandalici e mettendo a soqquadro il centro della propria città».
Rustico, dal canto suo, ha spiegato: «È evidente che non condivido minimamente ogni forma di violenza - ha commentato - ma ero lì per sostenere il loro diritto a manifestare. Quando però ho visto che alcuni tra i manifestanti si lasciavano andare a episodi di violenza me ne sono andato».
Sulla questione è intervenuto anche il sindaco Roberto Bruni: «Quanto alla partecipazione al corteo – ha dichiarato il primo cittadino – si è trattato di una scelta del tutto personale e privata, come lo stesso Rustico ha detto a me e ha ripetutamente dichiarato. Politicamente, può essere stata un'ingenuità e un'imprudenza. Ma ritengo che altro non gli si possa rimproverare».
Sulle critiche mosse dal ministro Castelli per l'intervento a «Quelli che il calcio»: «Non ho visto il programma – ha detto Bruni – ma immagino si sia parlato solo di calcio. Se così è stato, trovo le parole del ministro del tutto inopportune e fuori luogo».

«Città abbandonata al suo destino, qualcuno doveva fermare i teppisti»

Sorpresa, indignazione, amarezza. Questi i principali stati d'animo dei tanti lettori che attraverso lettere, telefonate e e-mail inviate al giornale, hanno voluto commentare i «frutti» della manifestazione di sabato pomeriggio.
Ci sono stati anche un paio d'interventi che hanno difeso il corteo, minimizzando l'accaduto, ma il resto è un fronte compatto, di cittadini che intendevano sfogarsi per essere rimasti «prigionieri» di una manifestazione che ha danneggiato Bergamo materialmente e moralmente. Accuse assortite anche a forze dell'ordine, amministrazione Bruni e all'assessore Rustico in particolare.
«È una vergogna - accusa un cittadino che si firma G. C. -: la manifestazione di sabato è stata l'ennesima dimostrazione di che persone abbiamo davanti: vandali che non riconoscono la legge, ma che dalla legge sono riconosciuti. Vedere la nostra città assaltata in quel modo è stato veramente un colpo al cuore: siamo stati costretti a subire di tutto senza neppure poter contare sulle forze dell'ordine».
Secondo Enrico Scarpellini «è deprimente che un assessore del Comune si sia messo alla testa di un corteo di teppisti coinvolgendo indirettamente le istituzioni nella serie di atti vandalici. Bergamo è sempre stata esempio di civiltà, rispettosa delle culture altrui, ma devo chiedermi se lo è ancora oggi, perché i segnali di cedimento all'estremismo e l'omertà verso le forze che si fondano sulla violenza e sulla discriminazione (nemici sono tutti quelli che non sono di estrema sinistra) stanno prendendo il sopravvento».
Un altro lettore, Filippo Cavalli, usa il sarcasmo: «Da oggi chiunque a Bergamo è autorizzato ad imbrattare muri e arrampicarsi con una scala e spaccare a martellate le telecamere pagate dai cittadini. È ciò che è successo sabato sotto lo sguardo dell'assessore Rustico. Che tristezza assessore: si faccia un esame di coscienza e sappia che chi l'ha votata e l'ha vista incapace di muovere un dito, si è davvero vergognato… soprattutto per lei».
Non è d'accordo un altro lettore, che si firma «un pacifico manifestante», e si chiede: «Dove sono state le tanto acclamate violenze? Mi potreste spiegare il significato di violenza? È forse - dichiara provocatoriamente - la limitazione della libertà della "Bergamo bene" di fare shopping?».
Rincara invece la dose Nadia Giasini: «A forza di essere rispettosi delle idee altrui, ci ritroviamo a essere vittime di scriteriati che si permettono di distruggere quanto noi con sacrificio abbiamo costruito. Come identificare i vandali? Le autorità potrebbero farlo attraverso filmati e foto, ma è molto più comodo sostenere che "si è registrato solo qualche disagio". Quanto all'assessore allo Sport, invece di fuggire, avrebbe dovuto adoperarsi per calmare gli animi».
Altra voce fuori dal coro è invece quella di Daniele e Marco Pendezzini che ci accusa di «disinformazione», invitandoci «a condannare gli agguati fascisti in cui si accoltella la gente», anziché occuparci di qualche «scritta sui muri».
Infine un giovane che si firma Diego B. intende ironicamente congratularsi «con la giunta comunale: ho assistito alla demolizione con un bel martello di una telecamera da parte di un manipolo di personaggi e vi assicuro che è stato uno spettacolo mortificante. Vorrei sapere chi pagherà i danni di questi signori».

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Quest'ultimo articolo de L'Eco di Bergamo mostra il vero obbiettivo della montatura giornalistica: colpire la giunta di centro sinistra più a fondo possibile. In questo il giornale fa da sponda alla destra istituzionale. A che pro? Dare una spallata alla giunta Bruni, sperando che sia decisiva.. In qualunque altro paese d'Europa un'ingerenza di questo tipo dei media nella dialettica politica sarebbe intollerabile. Ma in Italia, con Berlusconi al governo, non è solo possibile ma anche sacrosanto. Rabbrividiamo..

Rustico si scusa con la città
Belotti: in corteo anche Amorino
Dopo la manifestazione di teppismo degli inquilini del Centro sociale Pacì Paciana, l'assessore allo sport e alle politiche sociali del Comune, Fabio Rustico, si scusa con la città e con i compagni della maggioranza. Stando a quello che dice Daniele Belotti - «alla manifestazione c'era anche l'assessore Amorino» - Rustico avrà anche sbagliato a marciare in testa al corteo convinto (poveretto) che quelli fossero compagni invece che teppisti, si è fatto «massacrare» dalle polemiche, ma ha avuto il coraggio di presentarsi, ammettere l'ingenuità (piuttosto grave), porgere le scuse alla città, dicendosi pronto ad affrontare le conseguenze (dimissioni?).
Ma se è vero che fra la teppa in corteo c'era intrufolato anche l'assessore all'ecologia Fausto Amorino, allora c'è chi ha perso la faccia ma ha conservato la dignità, e chi, invece, ha nascosto la faccia, perdendo la dignità.

Quella di oggi, insomma, è stata a giornata delle scuse e della «rivelazioni». Rustico ha dato libero sfogo all'amarezza e si è rivolto ai cittadini.
«La mia è stata una leggerezza politica - ha detto Fabio Rustico - e non posso fare altro che chiedere scusa ai cittadini per i disagi subiti, ma anche all'opposizione e a tutta la mia amministrazione. So che per gli altri, così come per me stesso, è difficile capire la differenza tra il mio essere politico e le mie scelte personali. In questo momento provo solo amarezza politica e pagherò tutte le conseguenze di quanto è accaduto». Parole che hanno il sapore di possibili dimissioni, poco prima dell'inizio del consiglio comunale in programma questa sera.

Il «caso» Amorino - Ma, come dichiarato dal capogruppo consiliare leghista Belotti, alla manifestazione avrebbe partecipato anche un altro assessore: Fausto Amorino. «Condanniamo la copertura politica data alla manifestazione - ha tuonato in Consiglio comunale Belotti - e chiediamo di sapere con certezza se anche l'assessore Amorino ha partecipato al corteo, dall'inizio alla fine, come ci hanno riferito. In caso contrario ci aspettiamo una smentita da parte dell'assessore all'Ecologia».

E Bruni prende coraggio - Intanto a parlare c'è anche il sindaco Bruni: le sue sono parole di condanna e il primo cittadino è pronto a costituirsi parte civile contro i responsabili degli atti vandalici avvenuti in città. «In progetto c'è anche un incontro con il Prefetto per analizzare la situazione e i continui e preoccupanti fenomeni di violenza giovanile - ha detto Bruni -. Intanto mi aspetto le scuse del Pacì Paciana: è l'unica modalità per continuare un percorso di dialogo con il Comune di Bergamo da parte del centro sociale». Poi Bruni condanna anche la scelta di Rustico di partecipare alla manifestazione di sabato: «L'assessore alle Politiche giovanili è stato ingenuo e imprudente e avrebbe dovuto almeno informarmi prima di aderire alla manifestazione» ha detto il sindaco.

(14/02/2005)


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:::15-02-2005:::

Per il terzo giorno L’Eco di Bergamo dedica ampio spazio al corteo di sabato (praticamente tutta la cronaca cittadina!!). Oggi sono 9 articoli di giornale. Per il terzo girno la questione “guadagna” la prima pagina :

Rustico si scusa e scoppia il caso Amorino
L'assessore allo Sport si dissocia dai raid, ma al corteo c'era anche il collega. La maggioranza fa quadrato

Un momento così difficile forse non l'ha vissuto nemmeno quella volta a San Siro quando si trovò davanti Ronaldo. Ma non quello di oggi, un filo imbolsito: quello che partiva palla al piede e finiva in rete coast to coast. Quella volta, era il 1998, Fabio Rustico lo fermò con un fallaccio a metà campo e la sua partita finì lì, con il rosso dell'arbito. Questa volta il rosso è arrivato dal lato delle opposizioni di Palafrizzoni, ma il terzinassessore è rimasto in campo. Dicendo la sua e chiedendo scusa per quanto successo sabato alla manifestazione del Pacì Paciana.
Chiaro che Palafrizzoni non è San Siro, ma dal centrodestra ieri sembravano tutti centravanti di sfondamento. Con una punta più avanzata, quel Daniele Belotti consigliere del Carroccio e ultrà della Nord. Uno che di solito Rustico è abituato ad avere, se non accanto, almeno alle spalle. Comunque non di fronte. Uno che senza mezze parole ha ricordato al terzinassessore che il sindaco gli aveva dato del «tetolòt» per la sua presenza di sabato in corteo. Il Belotti: uno che i centri sociali in genere, e il Pacì Paciana in particolare, li ha sempre visti come il fumo negli occhi. Ma ieri c'era qualcosa di più, qualche ruggine in più con Rustico, e il raid teppistico di sabato non bastava a spiegare tutto. Dubbi che hanno trovato conferma quando Rustico ha preso la parola e tra i vari

Bruni: il Pacì Paciana condanni i raid
Dopo la gaffe di Rustico, che si scusa, Belotti smaschera Amorino: c'era anche lui al corteo Il sindaco invita a non strumentalizzare e conferma la totale fiducia ai due assessori

Continua dalla prima pagina:
passaggi ha chiesto scusa anche al Belotti. «Per essermi appropriato della sua idea di dare il nome dello stadio ai Bortolotti». E a quel punto tutto è stato molto più chiaro: c'era anche dell'altro in quel duello. Non che non bastasse l'affaire Pacì Paciana, beninteso: una patata bollente che porta l'assessore allo Sport (e alle Politiche giovanili) a chiedere scusa per i fatti di sabato. «Mi sento responsabile anche nei confronti dei cittadini: mi rendo conto di avere creato dei problemi anche all'amministrazione. Il mio è un distacco netto, mi dissocio: è l'ho detto anche a loro». Che altri non sono che i ragazzi del Pacì Paciana: «Mi sono arrabbiato con loro, perché se non erano in grado di controllare una manifestazione non dovevano organizzarla: è stato controproducente».
Ma questo non significa una chiusura al dialogo: «Io credo che dove ci siano realtà problematiche e contraddittorie sia un dovere politico confrontarsi. Mi avevano avvertito che avrebbe potuto essere controproducente confrontarsi con il Pacì Paciana, e sabato prima della manifestazione ho anche pensato di non andarci. Ma dopo le violenze che avevano subito ho pensato che fosse umanamente importante essere lì». Anche se «la mia cultura mi porta a farmi identificare con tutti quei cittadini che hanno assistito ai fatti, e mi discosto da tutti quei fatti che mi hanno fatto realmente vergognare». Fermo restando «la legittimità della manifestazione» e qualche bacchettata ricevuta: «Mi hanno dato dell'inesperto e dell'ingenuo, e probabilmente è vero».
E tutto sommato a Fausto Amorino, collega all'Ecologia, va anche peggio, visto che sul finale del suo «j'accuse» il Belotti tira fuori il coniglio dal cilindro: «Anche lei sabato era alla manifestazione. Quindi gli assessori erano due: uno ingenuo e l'altro vigliacco. Perché qui siamo di fronte a un atto di vigliaccheria politica. Chiedo ad Amorino e al sindaco come ci si senta ad aver lasciato Rustico a fare da parafulmine». E ricordando il famoso blocco mattutino delle auto, il pasticcio della nevicata di gennaio e il Pacì Paciana show, il Belotti getta un occhio al calendario e arriva a una conclusione in salsa Tricolore: «Prima il mercoledì verde, poi il giovedì bianco e infine il sabato rosso». Rustico e Amorino, due assessori, una sola richiesta: «Dimissioni».
Amorino incassa e fa ammenda, magari non in modo così inequivocabile come Rustico, ma la fa: «Non ho mai avuto buoni rapporti con quel centro sociale: ritengo comunque sia un luogo di positiva aggregazione. Pensavo che la manifestazione potesse far crescere un nuovo rapporto con la città e invece sono cresciute nuove barriere. Per stupidità, o magari per una sapiente regia di chi è venuto da fuori, perché tutti hanno capito che non è stata gente del Pacì Paciana a creare i problemi». Fatto sta che ora il centro di via Grumello «rischia l'isolamento» per colpa di qualcuno che Amorino definisce «pseudorivoluzionari». E a se stesso rimprovera «di non avere avuto il coraggio di contrastare questi episodi, ma era gente che non conoscevo». E dopo aver condannato le scritte «che in sé mi danno fastidio, in più alcune erano aberranti e non so se sia l'aggettivo adatto», il titolare all'Ecologia invita a «ricominciare al confronto».
Aspetto toccato anche dal sindaco, che conferma «piena fiducia a Rustico e Amorino» e avvisa il centrodestra: «Per condannare la violenza bisogna avere credito e non strumentalizzare certi episodi a fini politici. Serve una condanna seria che non diventi strumento di polemica» E Bruni ricorda «che non esiste violenza buona e violenza cattiva: è sempre cattiva. Dobbiamo essere capaci di condannarla senza se e senza ma». Cosa che magari la sua stessa maggioranza non ha fatto in modo sempre chiaro nel dibattito di ieri. Ma su una cosa Bruni non transige: «Il diritto di manifestare è costituzionalmente garantito». Certo, qualcosa andrà rivisto «come orari e modalità delle manifestazioni». E anche il rapporto con il Pacì Paciana: «L'interlocuzione sarà possibile solo se condanneranno quanto successo. Credo molto in questo dialogo se vogliamo impedire che questi giovani prendano una deriva sbagliata». Nell'attesa si fanno i conti: 65 mila euro di danni alle telecamere e 11 mila per le scritte sugli immobili. Il saldo in rosso di un sabato da dimenticare.
Dino Nikpalj


Continua la polemica contro l'assesore Rustico:


Rossi: Fabio non può fare tutto
L'allenatore sul terzino-assessore: «I professionisti devono dedicarsi al calcio al 100%»

«Rustico deve decidere cosa vuole fare da grande, perché secondo me non riesce a fare insieme il calciatore e l'assessore. Nel professionismo bisogna dedicarsi al cento per cento all'attività sportiva».
Poche parole, in perfetto stile Delio Rossi. Toni distesi, sorriso sulle labbra. Ma quando parla, il mister, non parla mai a caso. Come ieri, quando davanti ai microfoni di Bergamo Tv l'allenatore nerazzurro ha detto chiaro e tondo quel che pensa del cosiddetto «caso Rustico».
E cioè, che assessore e calciatore insieme non si possono fare. Perché se fai il calciatore in serie A ti devi allenare sempre, e se anche salti un allenamento ogni tanto tutto il lavoro va a gambe all'aria. Questo il senso delle dichiarazioni di Rossi, che pure nelle scorse settimane aveva accarezzato l'idea di rimettere in campo Rustico - in panchina contro la Juventus - in un impegno di campionato, forse contro l'Inter. Ma poi un acciacco ha messo fuori gioco il terzino-assessore e l'ipotesi di rivederlo titolare è svanita.
Del «caso Rustico» in casa atalantina non si parlava dallo scorso dicembre, quando la società - di fronte ad alcuni allenamenti saltati dal giocatore per gli impegni istituzionali - pareva intenzionata a rivolgersi al Collegio arbitrale della Lega per risolvere il contrasto. Rustico replicò invitando la società a dialogare, ma dicendosi anche pronto, in caso di muro contro muro, a intentare una causa per mobbing, vedendosi escluso dalle riunioni di squadra e vedendo definito «destabilizzante» il suo comportamento nello spogliatoio. Ma il tutto si risolse in un gran polverone. La vicenda si è trascinata per altri due mesi. Fino alle parole di ieri di Delio Rossi: «I professionisti devono dedicarsi al cento per cento alla loro attività». Dette da un signore che per il calcio vive a Zingonia, in una camera sopra gli spogliatoi.
Ro. Be.

Apparizione in tv: è guerra maggioranza-opposizione

Non accenna a placarsi la polemica sulla partecipazione dell'assessore Fabio Rustico alla trasmissione domenicale di Raidue «Quelli che il calcio». Il ministro Roberto Castelli, che aveva dato «fuoco alle polveri», ieri ha precisato: «Non ho nulla contro l'assessore Rustico: risponderà agli elettori delle sue azioni. Sono indignato perché si è costretti a pagare il canone Rai per vedere la propaganda degli avversari politici. Questo signore è stato infatti "santificato" su un canale Rai pagato anche con i miei soldi». E mentre il collega bergamasco di Forza Italia Giorgio Jannone giudica «inopportuna la presenza di Rustico in un programma tv poche ore dopo essere stato alla guida di un corteo che ha seriamente danneggiato il centro di Bergamo», c'è invece chi difende la scelta dell'assessore, a cominciare dall'eurodeputata bergamasca dello Sdi Pia Locatelli: «L'idea che la libertà di stampa sia nelle mani di persone come il ministro Castelli fa venire i brividi: Rustico era al posto giusto in una trasmissione dedicata all'intrattenimento sportivo, Castelli sbaglia». Concorda Mauro Bulgarelli dei Verdi secondo cui «prosegue la caccia all'uomo di esponenti di questo governo contro sportivi che non nascondono il loro impegno sociale», mentre il diessino Giuseppe Giulietti sostiene che «il ministro Castelli ha fatto sentire la sua voce "padana" contro la presenza del calciatore in tv per la sua precedente partecipazione ad iniziative alle quali erano presenti anche "estremisti". Siamo ancora in attesa di sentire la voce "italiana" del ministro contro l'incredibile manifestazione contro i giudici che si è svolta a Verona».


Ancora articoli sulla manifestazione


Lo sfogo dei lettori «Un sabato incivile»

Da una condanna senza appello a una riflessione sui modi per esprimere le proprie idee fino alla richiesta di dimissioni dell'assessore alle Politiche giovanili Fabio Rustico e di quello all'Ecologia Fausto Amorino. Già, c'era anche lui sabato in corteo. Ma anche un invito a non «esagerare»; un richiamo alle forze dell'ordine «per quello che non hanno fatto». Un elettore di Bruni si dice persino pentito del suo voto: «Sono un uomo di sinistra che quasi quasi arriva a rimpiangere l'ex sindaco Cesare Veneziani». E spiega il perché: «Domenica sono rimasto sgomento dell'atteggiamento tiepido del sindaco. Essere democratici significa difendere la propria città, i valori davanti alla degradazione violenta e incivile. Anche quando provengono da chi ti ha votato. Perché Bruni è il sindaco di tutti, anche di chi il sabato osa passeggiare tranquillo in centro. Si ricordi che tante di queste persone "normali e silenziose" gli hanno accordato fiducia, non solo i teppisti del centro sociale. Inizio a rimpiangere l'ex sindaco Veneziani».
I lettori continuano a intervenire a tutto campo sulla manifestazione di sabato del Pacì Paciana. «Bergamo ha vissuto la giornata più "schifosa" che la democrazia possa sopportare per una città civile – calca la mano Adriana Tomasoni – Grazie al sindaco e all'amministrazione per averla autorizzata. E la polizia, i carabinieri, i vigili? Non hanno mosso un dito. Abito a Bergamo da 20 anni ma una cosa del genere non l'avevo mai vista».
Non meno dura la reazione di un altro lettore: «Sono un manipolo di "figli di papà" che giocano a fare i "partigiani ribelli". Bergamo non è mai stata e non sarà mai loro, perché appartiene a chi con umiltà e sacrifici si impegna a tenere alto il nome di questa città». C'è anche un accenno alla manifestazione di due sabati fa degli ultras: «È bene ricordare che 15 giorni fa si è tenuta una manifestazione della Curva Pisani dove tutto è filato liscio». Per Renato Marabini si tratta di «senso civico» e di capire fino a dove ci si può spingere per portare avanti le proprie convinzioni. «Dobbiamo distinguere cosa è possibile fare per portare avanti le proprie idee e cosa deve essere evitato – scrive –. Io posso scegliere a quali dibattiti partecipare, posso scegliere quali comizi ascoltare, quali giornali comprare: l'unica cosa che non posso scegliere e che devo invece subire sono le iniziative come quelle di sabato. Mi chiedo quale sia l'interpretazione che il Pacì Paciana dà a concetti come democrazia e rispetto delle regole. La domanda è una sola: dovremo ancora subire manifestazioni di questo tipo?».
E c'è chi se la prende con Fabio Rustico. «Dimissioni e subito – è l'opinione di Davide Rovetta – Partecipare alla manifestazione di sabato prima e alla pagliacciata domenicale di Ventura & C.».
Altri però cercano di smorzare i toni: «Prendersela così fino a farne un caso nazionale mi sembra un'esagerazione. Ma il degrado della città sono solo le scritte? Va bene, non andavano fatte. Ma che dire delle centinaia, se non migliaia, di adesivi della Lega messi sui cartelli della segnaletica stradale?». Dello stesso parere Aldo Galli : «In merito ai fatti di sabato, penso che si stiano sprecando troppe parole». Per lui «basterebbe prendere i responsabili dei danni e costringerli alle riparazioni. Oltre che punire bisogna educare». E Miris Baldi : «Non ho mai scritto su un muro né ho gettato della carta per strada, ma i toni mi sembrano francamente al di fuori della realtà. A meno che vogliamo sostenere che quattro starnuti fanno una polmonite».


Scritte e telecamere: danni per 76 mila euro

Su per giù 76 mila euro. È la prima stima dei danni lasciati alle spalle dalla manifestazione di sabato del centro sociale Pacì Paciana. È il sindaco Roberto Bruni, nel suo intervento di ieri sera in Consiglio comunale, a rendere noto il bilancio. Si tratterebbe di 65 mila euro per riparare le telecamere devastate, tra via Quarenghi e piazzale Matteotti. In particolare sono 3 le telecamere danneggiate in maniera irreparabile, e quindi da sostituire; 2 quelle danneggiate ai cavi elettrici, da aggiustare. E altri 11 mila per ripulire i muri imbrattati. Il sindaco non ha fornito una tempistica degli interventi (la fontana di piazza della Libertà è già tornata «linda», vedi foto), ma si è li

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continua
by info Friday, Feb. 18, 2005 at 4:24 PM mail:

ma si è limitato a precisare che darà ordine di pulire le scritte anche dagli edifici privati, dove gli slogan siano particolarmente offensivi.
Per la pulizia di monumenti o edifici di particolare rilevanza il Comune di solito fa intervenire una ditta esterna specializzata, la «Puliserio» di Seriate, che garantisce un servizio ininterrotto 24 ore su 24 per 365 giorni all'anno. In questo modo, si può intervenire non appena viene individuata la scritta, anche in orari notturni. Il costo e la durata dell'intervento variano a seconda della vernice usata e dalla superficie interessata. In media, ogni intervento viene a costare dai 100 euro in su. Per gli interventi meno delicati entrano in azione la Bas o gli operai del Comune.
In commercio sono disponibili anche prodotti «anti-graffiti», in grado di facilitare la rimozione del colore. Si tratta di soluzioni idrorepellenti che non intaccano né la cromatura della superficie, né la porosità della pietra su cui vengono applicate. Il prezzo può variare da una decina a una cinquantina di euro a metro quadro. Se la parete protetta da vernice antigraffito viene imbrattata, esistono prodotti specifici per ripulire il tutto. In questo caso, il prezzo si aggira sui 9 euro per metro quadrato.


Un giornalista de L’Eco di Bergamo cerca persino di farsi togliere la multa giustificando la sosta vietata con i disagi arrecati dalla manifestazione, grottesco.. Parla addirittura di città che brucia..


Città nel caos, ma il solerte vigile pensa al divieto di sosta

Mentre la città brucia, mentre il traffico è bloccato e piovono scritte sui muri, mentre il corteo dei manifestanti «occupa» l'incrocio Angelo Mai-Papa Giovanni, possiamo stare tranquilli: ci sono vigili urbani che non perdono il sangue freddo e che con solerzia e abilità perseguono il loro fine più elevato, la loro missione: punire la sosta irregolare.
Così, in quella bolgia che era sabato pomeriggio, sono stato punito. Ho parcheggiato la mia auto nello spazio di viale Papa Giovanni, sotto L'Eco di Bergamo, senza mettere la monetina nel parcometro. Niente ticket, ha visto il lucido ausiliare della sosta o agente di polizia urbana che fosse. Niente bigliettino, quindi multa, ha pensato nella sua mente, lucida come quella di un personal computer. Una giusta punizione, trentacinque euro per le esauste casse comunali.
Accetto e pago. Ma faccio notare alcune cose che mi fanno pensare che in questo provvedimento, in questo atto di appioppare la contravvenzione, ci sia qualcosa di strano, di kafkiano, di un po' folle, diciamolo pure.
Guardiamo la scena dall'inizio. Dunque. Arrivo in zona stazione attorno alle 16.20 e trovo tutto intasato, file di auto che non si muovono, via Paleocapa e via Bonomelli bloccate e mi domando che cosa diavolo stia succedendo. A passo d'uomo raggiungo l'incrocio della stazione e vado a sfociare in viale Papa Giovanni dove riesco finalmente a capire: il grande intasamento è dovuto a una manifestazione. Carabinieri, folla, automobilisti imbufaliti. Capisco subito che non potrò parcheggiare nell'autosilo di via Paleocapa, dove ho l'abbonamento, semplicemente perché non si passa. Penso allora al parcheggio che viene spesso usato al sabato dai dipendenti del nostro giornale, vicino all'ingresso dell'Eco, oltre la sbarra gialla. Ma mi rendo conto che anche lì non potrò mettermi perché lo spazio è occupato dagli automezzi dei carabinieri. Allora mi infilo nel parcheggio, nella parte a pagamento. Del resto che cosa potevo fare? Mica potevo evitare di recarmi al lavoro. Scendo dall'auto, fischietti, urla, bandiere, il cordone dei carabinieri, le auto che strombazzano. Veramente un bel caos. La tensione è palpabile anche nell'espressione degli agenti delle forze dell'ordine. Per questa ragione anche il portone dell'Eco è chiuso. E a questo punto commetto l'errore. Sebbene non potessi accedere ai miei due parcheggi naturali, uno bloccato, l'altro occupato dai carabinieri, sebbene in centro ci sia una mezza rivoluzione e il traffico sia bloccato, avrei comunque dovuto munirmi di ticket al parcometro. Ho sbagliato. Me ne sono dimenticato.
Salgo al giornale, sbrigo qualche faccenda. Quando mi sembra che il peggio sia passato scendo nel parcheggio per spostare l'auto... E mi trovo la sorpresina: Bergamo è sottosopra, le forze dell'ordine grondano tensione, eppure alle 16.55 in punto un solerte agente del «Servizio di accertamento delle violazioni in materia di sosta» è entrato in azione: biglietto giallo e bollettino di conto corrente infilato sotto il tergicristallo: giustizia è fatta.
Paolo Aresi


E l’attacco continua, solo Verdi e Rifondazione sono fuori dal coro:


Corteo teppista, i distinguo del centrosinistra
Dalla posizione più severa della Margherita a quelle più sfumate di Ds, Verdi e Rifondazione La maggioranza alla fine vota compatta per una condanna dei vandalismi senza se e senza ma

Serra ancora i ranghi la maggioranza. Era già capitato per il dibattito sulla fusione Bas Asm, quando il primo cittadino aveva posto una sorta di fiducia per evitare che gli scollamenti all'interno della sua coalizione si traducessero in un vero e proprio rompete le righe. Ieri, a un mese e mezzo dallo storico Consiglio, i partiti al governo della città sono tornati a fare quadrato attorno a Bruni, questa volta senza bisogno di porre alcuna questione di fiducia. O almeno così emerge dal voto sull'ordine del giorno presentato dalla maggioranza e sottoscritto da tutti i partiti che la sostengono tranne Aratro e Verdi: 22 voti a favore, zero contrari, zero astenuti (le minoranze hanno abbandonato l'aula). Dietro la facciata di unanimità si celano però sfumature e posizioni diverse, prima fra tutte quella vera e propria presa di distanze che la Margherita già domenica aveva manifestato rispetto alla posizione del sindaco giudicata troppo tiepida.
Lo si è capito dal primo intervento sull'argomento che, in maniera del tutto inedita per l'assemblea di Palazzo Frizzoni, è toccato al presidente del Consiglio: «Quale garante dell'istituzione comunale – ha dichiarato Marco Brembilla prima di aprire ufficialmente il dibattito – credo indispensabile rimarcare la più ferma condanna dei vandalismi e la piena solidarietà ai cittadini ingiustamente colpiti, anche nei beni materiali, dalla violenza gratuita di persone che nulla hanno a che vedere con il vivere civile e la pacifica convivenza». Detto in altro modo: una condanna «senza se e senza ma». Che, poi, è quella che gli stessi esponenti della Margherita avrebbero voluto dal sindaco a caldo. Invece è andata come è andata. E solo sull'elenco degli impegni assunti attraverso l'ordine del giorno (tra i più significativi la nomina del difensore del Comune quale persona offesa, la costituzione di parte civile dell'amministrazione, la convocazione d'urgenza del Comitato provinciale per l'ordine pubblico e la ferma condanna da parte del Pacì paciana dell'accaduto quale condizione per mantenere il dialogo con l'amministrazione), si è ritrovata la coesione. Per il resto è tutto un susseguirsi di distinguo che, in diversa misura, si allontanano dalla posizione dei centristi. A partire, naturalmente, da Rifondazione Comunista: «Ciò che è successo sabato – ha affermato Maurizio Morgano – non può essere letto se non alla luce di quanto accaduto negli ultimi tempi e in particolare sulla scorta dell'escalation di violenza che ha visto numerosi militanti e simpatizzanti della sinistra finire al centro di vere e proprie aggressioni. Sono questi gli episodi che avrebbero dovuto suscitare il maggior clamore e soprattutto la solidarietà e la condanna delle altre forze politiche. Invece è avvenuto tutto il contrario». Toni simili ha usato Roberto Bertoli (Verdi): «Il vandalismo non è sicuramente un'espressione della politica e il contenuto delle scritte è in certi casi aberrante. Detto questo dobbiamo sottolineare che quanti hanno aderito alla manifestazione lo hanno fatto dopo aver subito episodi decisamente più gravi degli stessi vandalismi. Vorrei, inoltre segnalare come, al di là dei contenuti, gli slogan sui muri sono uno strumento tipico della battaglia politica, un modo di comunicare le proprie idee e alcuni messaggi». E in un passaggio definisce l'imbrattatura delle telecamere «una simpatica provocazione».
Sulla necessità che gli organizzatori «si assumano tutte le loro responsabilità» si è soffermato Giuseppe Santoro dell'Italia dei Valori. Che ha aggiunto: «Esprimo inoltre il mio sostegno alle forze dell'ordine che hanno ben operato». Toni «morbidi» anche per Luciano Ongaro (Ds): «Noi distinguiamo la democrazia dalla violenza teppistica da oltre quarant'anni, ma non per questo abbiamo mai messo in discussione il principio sacrosanto di manifestare».
Duri gli interventi dell'opposizione. «La città – ha dato fuoco alle polveri il leghista Daniele Belotti – è uscita da questa vicenda umiliata. Ed è vergognoso il fatto che i partiti di maggioranza, almeno per due terzi, abbiano appoggiato la manifestazione, senza considerare naturalmente la presenza di due assessori. Mi domando se gli esponenti centristi della coalizione, che rappresentano sicuramente sensibilità molto distanti da certi modi di fare politica, si trovino ancora a proprio agio in questa giunta».
«Il corteo – ha aggiunto Franco Tentorio (An) – era impostato in maniera errata: muoveva infatti i propri passi dallo slogan "riprendiamoci la città", mentre la città è di tutti; certi toni e certe scritte non fanno altro che aumentare un clima di tensione decisamente preoccupante». La difesa di «quanti hanno subìto danni materiali, oltre che pesanti disagi», è toccata invece a Gianfranco Ceci (Forza Italia): «Ci rivolgiamo in particolare a questi cittadini perché è doveroso ricordarsi delle parti che più hanno subìto in questa vicenda». Un'ultima preoccupazione è stata sollevata da Valerio Marabini (Lista Veneziani): «Se questi sono i presupposti, mi chiedo quale possa essere la capacità di gestione nell'organizzazione delle faraoniche celebrazioni per il Sessantesimo della Liberazione in programma il prossimo aprile». Degli otto ordini del giorno presentati dalle opposizioni (uno di An, sei della Lega e 1 di Forza Italia), ne sono stati approvati solo due della Lega: il primo che impegna la giunta a «presentare denuncia per i vandalismi subiti in città durante la manifestazione e a costituirsi parte civile» e il secondo con il quale il «consiglio comunale prende le distanze dalla manifestazione ed esprime dura condanna per gli episodi di teppismo». Respinte tutte le altre richieste, tra cui la revoca della convenzione al Pacì Paciana, l'abrogazione dal Pop della spesa di 650 mila euro per la ristrutturazione del centro sociale, e la revoca del mandato ai due assessori che hanno partecipato alla manifestazione.
E. Fa.


Qualcuno ha il coraggio di dire le cose come stanno..


«Solo una montatura mediatica»
Rifondazione, il verde Bertoli e il diessino Crescini attaccano la stampa e la cronaca degli incidenti

Scritte anche sulle vetrine dei negozi
Ieri sera a Palafrizzoni c'era chi si sentiva «a disagio ad intervenire nel dibattito» perché «francamente non ho capito bene di che stiamo parlando». Trattasi di Maurizio Morgano, consigliere di Rifondazione, che dopo aver mostrato una copia de L'Eco di lunedì e aver spiegato «di non capire le pagine di questo giornale» ha ripercorso passo a passo la lista degli episodi che avrebbero visto vittima il Pacì Paciana. Dall'accoltellamento di Piazza Vecchia al rogo, passando per il ferimento di un giovane a Capriate e aggressioni all'esterno del centro sociale.
Tutti episodi che Morgano definisce di stampo fascista, senza dubbi di sorta, e che hanno coinvolto esponenti del centro sociale. «Episodi che L'Eco ha messo in 16ª o 21ª pagina. Mentre sugli episodi di sabato, che assolutamente condanniamo, si è creata una bagarre che francamente non capisco, con titoli in prima pagina». Da cui l'invito a «riportare le cose nella loro giusta dimensione». Un parere non isolato dalle parti di Rifondazione, visto che l'assessore all'Edilizia Privata Roberto Trussardi ritiene «che L'Eco abbia strumentalizzato e ingigantito a dismisura la vicenda per danneggiare l'amministrazione che non ha nessuna colpa». Amministrazione «che è parte offesa, non c'entra nulla. Si sta usando la stampa come un manganello. E mi dispiace che una parte politica della maggioranza, la Margherita, si sia prestata a questa strumentalizzazione».
Nota bene, non è che allontanandosi dalla sinistra radicale le cose ci vadano meglio. Perché per il verde Roberto Bertoli c'è la certezza che «le scritte sui muri non sono violenza né teppismo, ma strumento di battaglia politica». E soprattutto non capisce perché un giornale «L'Eco, che spesso è serio, o quasi sempre è serio, si sia prestato a un'esaltazione di atti che sono successi tante volte». Segue lettura di qualche titolo giudicato eccessivo ed esortazione finale: «Ma per favore, per favore: Eco di Bergamo, credo che il senso della misura sia fondamentale per un giornale così importante».
E più ci si avvicina al centro della sinistra e più le acque si fanno agitate. Lo si capisce quando prende la parola il diessino Claudio Crescini, che spiega i due motivi per cui L'Eco avrebbe creato quella che definisce, bontà sua, «una montatura mediatica». Uno: «Basta vedere a pagina 13 di domenica, dove il sindaco ha rilevato la necessità di bypassare la stampa locale. Credo che il sindaco sia stato avvisato: se si mette in contrasto con il giornale locale, può subire degli attacchi molto pesanti». Due: «La campagna elettorale. Non c'è nulla di male, L'Eco non è un giornale indipendente e non ha mai dichiarato di esserlo. È un giornale cattolico, di parte, di proprietà della Curia e il suo direttore è di Comunione e Liberazione: giusto così, non è il direttore de L'Unità o del Manifesto, deve fare la campagna per Formigoni». Segue descrizione delle 7 foto riservate al presidente dopo la sua visita a Bergamo e sublime comparazione con un organo di stampa birmano dove vige una dittatura militare e il locale leader ne avrebbe avute solo 5... Morale: «Il generale invierà i suoi giornalisti a Bergamo per un corso». Grazie di averci avvertito, prepariamo il posto.



E L’Eco di Bergamo risponde alle accuse:


E così quei quattro «indiani» della sinistra hanno trovato i colpevoli: siamo noi de L'Eco

Dunque, è stato trovato il colpevole dei raid teppisti di sabato: siamo noi de «L'Eco». Colpevoli, secondo alcuni esponenti della maggioranza di Palafrizzoni (il verde Bertoli, il diessino Crescini e Trussardi e Morgano di Rifondazione), di aver enfatizzato oltre misura quel brutto pomeriggio. Non ci vengono contestate l'esattezza della ricostruzione della vicenda e la fedeltà delle dichiarazioni riportate, ma di aver costruito ad arte un evento mediatico con intenti vagamente complottisti: siamo alla vigilia della campagna elettorale per le regionali e «L'Eco» si schiera con Formigoni. Ne fa fede - secondo i conti di chi ha stilato questo capo d'imputazione - il fatto che il giornale, il giorno della visita del presidente della Lombardia a Bergamo, ha dedicato al governatore più foto di quante ne abbia pubblicate un giornale birmano in omaggio al presidente-dittatore di quel Paese.
A parte l'ineleganza e l'improponibilità di una simile analogia, ci sia consentita (possiamo utilizzare un verbo tipicamente berlusconiano?) una breve e serena replica a questi signori, nella augurabile consapevolezza da parte di costoro che anche noi de L'Eco abbiamo qualche diritto, almeno pari a quelli che vengono riconosciuti ai bravi ragazzi che si sono fatti prendere la mano in centro città sabato pomeriggio. Le accuse che ci vengono rivolte sono quanto meno scontate e singolari. Scontate perché quando certi politici vengono beccati con le mani nella marmellata e non sanno più che pesci pigliare ribaltano la frittata: e allora i giornalisti hanno capito male come al solito, oppure fanno dello scandalismo. Chi ci attacca da questo versante ricorda gli indiani di Tex Willer che per confondere l'avversario e dare l'idea di essere in tanti sollevavano un polverone legando frasche e cespugli ai cavalli.
Le critiche di questi esponenti della sinistra nei nostri confronti oltre che scontate sono poi singolari: il dovuto risalto che abbiamo dato in sede di cronaca è confortato, oltre che dall'evidenza dei fatti, anche dalle allarmate reazioni di autorevoli dirigenti della stessa maggioranza. Proviamo a rinfrescarci la memoria. Per il vicesindaco Ebe Sorti Ravasio, della Margherita, quanto avvenuto «è intollerabile, un segno di inciviltà». Per il diessino Dario Guerini, i protagonisti di quel pomeriggio «sono imbecilli, seminatori di intolleranza e di violenza». Vogliamo forse pensare che le numerose proteste giunte al nostro giornale sono parte di una trama di biechi berluscones e formigoniani occulti? In realtà, ci sembra che questo genere di accuse tradisca una tentazione bulgara se non birmana: quella di avere la stampa amica, allineata e coperta, capace all'occorrenza di non vedere e non sentire. E a proposito di Formigoni vorremmo ricordare ai nostri detrattori che si sono persi un giro e un'altra grande foto: pochi giorni fa abbiamo dedicato una pagina alla vicenda del petrolio iracheno che ha chiamato in causa il governatore e, nella prima pagina, abbiamo collocato la notizia nella stessa posizione che le ha assegnato - udite, udite - «Repubblica».
Se vogliamo andare oltre, bypassando i nostri critici per parlare di politica vera e propria, la nostra impressione è che questa Giunta, per altri versi apprezzabile e anche capace di autocorreggersi come nel caso delle scuse dell'assessore Rustico, si ritrovi un po' smarrita quando deve gestire crisi che escono dall'orizzonte della routine: era già successo con il mercoledì nero del traffico e si è replicato sabato. Sembra quasi che a volte la catena di comando non percepisca in modo adeguato il senso concreto della realtà e le sue possibili conseguenze: non era così difficile mettere nel conto anche l'opzione che le cose sabato sarebbero potute finire così.
Quanto a noi, e lo ricordiamo a quegli zelanti che sembrano preferire la stampa della Birmania a «L'Eco», abbiamo dimostrato autonomia verso la Giunta Veneziani e manteniamo tale atteggiamento verso la Giunta Bruni. Una dialettica e un civile confronto, sempre rispettosi di coloro che amministrano la cosa pubblica e senza la presunzione di avere, noi, sempre e comunque ragione. La nostra autonomia – che non ci impedisce peraltro di valutare positivamente alcune scelte fatte da questa amministrazione – spiacerà a chi ci vuole mettere la sordina, ma da noi usa così: in Birmania sappiamo che le cose sono diverse. Chi ci tiene può provare per credere: buon viaggio, con l'augurio che sia consentito anche il ritorno.

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16-02-2005
by info Friday, Feb. 18, 2005 at 4:25 PM mail:

:::16-02-2005:::

Dal sito de L'Eco di Bergamo di oggi. Le polemiche non si placano.

L'opposizione accusa la maggioranza: le scuse
non bastano, servono invece misure esemplari
Le scuse del sindaco Bruni e dell'assessore Rustico non bastano alle forze politiche che sono all'opposizione a Palazzo Frizzoni. Forza Italia, An , Lega Nord e Lista Veneziani, vogliono «fatti concreti». Quali, è presto detto: quelli contenuti negli ordini del giorno che la maggioranza ha bocciato. Vale a dire:
l'introduzione di una cauzione per autorizzare i cortei
il congelamento della convenzione con il centro sociale
il risarcimento dei danni da parte dei responsabili
la revoca dell'impegno di spesa di 650 mila euro per ristrutturare l'edificio di via Grumello
«Ci sembravano richieste condivisibili - ha spiegato per tutti il capogruppo di Forza Italia Gianfranco Ceci, in una conferenza stampa indetta dal centrodestra - un segnale forte verso chi si era reso responsabile delle devastazioni e un passo concreto su cui misurare la Giunta. Invece tutti i punti sono stati respinti. Quando si tratta di stringere il cordone attorno al centro sociale la maggioranza si defila».
E Franco Tentorio di An ha rincarato la dose: «È mancato l'impegno prioritario a sospendere le iniziative a favore del Pacì Paciana, come la ristrutturazione, almeno finché non siano stati risarciti i danni».
Il capogruppo della Lista Veneziani, Valerio Marabini è stato ancora più esplicito: «Il centro sociale vive al di sopra e al di fuori della legge, fa ciò che vuole, quando vuole. Chi verifica che abbia le licenze per gli spettacoli, o per vendere gli alcolici, e i permessi per tappezzare la città con i suoi manifesti?». Ed ha tenuto a precisare che «la convenzione tra Comune e centro sociale ha radici nella Giunta Vicentini. Noi avevamo proposto il pagamento di un affitto, che poi era stato dimezzato per intervento della prefettura».
Non è stata meno tenera Luciana Frosio Roncalli, consigliere della Lega Nord: «Dopo le scuse da "bravo teatrante" di Rustico, dopo l'ammenda ben poco sincera del sindaco, dopo le blande posizioni di molti consiglieri, chiediamo a Bruni che il Comune, dichiarandosi parte civile, nomini un difensore che oltre a Palazzo Frizzoni tuteli anche quei cittadini che hanno subìto dei danni».

Per quanto riguarda i danni, secondo l'opposizione, salirebbero a 100-120 mila euro, considerando anche le conseguenze per i privati, contro i 76 mila preventivati dal sindaco, per pulire le scritte e riparare le telecamere.

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L'attacco de L'Eco di Bergamo continua quasi con la stessa intensità anche oggi. Ancora la prima pagina.

Prima pagina:

Raid in centro, il Pacì non abbassa i toni: «Niente scuse»

«Non abbiamo intenzione di chiedere scusa per la quantità di scritte lasciate sui muri lungo il corteo». A tre giorni dai raid in centro, ieri è arrivata la prima presa di posizione del Pacì Paciana. Nessuna autocritica, nessuna idea di abbassare i toni. In un documento gli organizzatori del corteo di sabato spiegano di non volersi scusare per le scritte sui muri e tantomeno per le telecamere rotte: «Si tratta di azioni comunicative che nulla hanno di violento. Altra cosa è la violenza, di cui non abbiamo visto traccia. È sleale chi ci accusa per devastazioni mai avvenute o per una quota fisiologica di imbecillità che un corteo si porta appresso. La violenza non è spaccare le telecamere, ma sono le telecamere stesse, che ci spiano continuamente».
Intanto le minoranze tornano all'attacco. Dopo i cinque ordini del giorno presentati nel Consiglio di lunedì ribadiscono: «Troppo blande le posizioni dell'amministrazione. Vogliamo la sospensione della convenzione con il centro sociale e dei 650 mila euro per la sistemazione dello stabile di via Grumello fino al risarcimento dei danni».


Gli altri articoli:


Il Pacì: «Chiedere scusa? Neanche per idea»
Il centro sociale non arretra dopo il raid: spaccare le telecamere non è violenza, il fatto che ci spiano sì «Scrivere sui muri è la nostra comunicazione». La Digos visiona i filmati: difficile rintracciare chi era mascherato

Una delle telecamere danneggiate durante il corteo di sabato scorso in centro (foto Bedolis)

«Non abbiamo intenzione di scusarci con nessuno per la quantità di scritte lasciate lungo il percorso». Pur dichiarando di essere stati attaccati per colpa di una «quota fisiologica di imbecillità che un corteo si porta appresso», i ragazzi del centro sociale Pacì Paciana ammettono le proprie responsabilità per le devastazioni di sabato pomeriggio in centro, ma non hanno alcuna intenzione di chiedere scusa alla città per quanto avvenuto. A tre giorni dai raid gli organizzatori del corteo si fanno sentire attraverso un lungo documento – con argomenti sopra le righe e seriamente discutibili – apparso ieri pomeriggio sul sito internet del centro sociale. Nessun cenno autocritico, ma un rilancio dei motivi che hanno spinto al raid in centro alcuni partecipanti al corteo di sabato. «Della violenza sinceramente non abbiamo visto traccia - spiegano i ragazzi del Pacì -. È sleale chi oggi ci accusa per devastazioni mai avvenute. Affumicare seppur involontariamente il tendone di un bar poco ha a che vedere con l'antifascismo, ma è certo che se questo corteo avesse voluto essere realmente violento, di ben altri danni staremmo parlando oggi. Sono mesi che subiamo aggressioni fasciste e poliziesche e oggi ci rimproverate perché in piazza vi sembravamo brutti?».
Oltre a chiudere la porta al dialogo, gli organizzatori del corteo giustificano anche la devastazione delle telecamere: «Le telecamere sono sempre state prese di mira dai cortei negli ultimi anni. Si tratta di azioni comunicative, che nulla hanno di violento. La violenza è quella di questa società che fa della precarietà il suo punto d'onore, la violenza sono i centri commerciali come punti di aggregazione, la violenza sono le case affittate soltanto a chi ha una busta paga da presentare, la violenza sono decine di occhi meccanico-digitali che ci spiano continuamente, persino in barba alle leggi sulla privacy».
Secondo i ragazzi del «Pacì», la vera violenza subìta dai residenti di via Quarenghi - dove durante il corteo di sabato sono state distrutte alcune telecamere - è quella di essere costretti a vivere «in quindici in una stanza, con affitti procapite che basterebbero per interi quadrilocali, ovviamente di proprietà di tutti quei padroni e padroncini che oggi starnazzano per un po' di scritte sui muri. Ci eravamo costruiti un laboratorio comunicativo, attraverso cui sperimentare forme e metodi di comunicazione: è stato bruciato tutto e ora dobbiamo ricominciare da capo».
Il riferimento è all'incendio che, lo scorso dicembre, ha distrutto un'ala del centro sociale: proprio per protestare contro questo e altri episodi, sabato i giovani del Pacì Paciana e di altri centri sociali erano scesi in strada in città.
Anche le scritte a spray fatte da persone travisate vengono in qualche modo giustificate: «Non abbiamo mille televisioni o giornali venduti nelle edicole. Scrivere sui muri è la forma più immediata e istintiva di comunicazione, l'unica accessibile per la maggior parte dei partecipanti alla manifestazione. Ricordiamo a Belotti e Castelli (consigliere regionale e ministro della Lega, ndr) che i muri sono la voce del popolo, come diceva il senatur prima di impoltronarsi a Roma insieme a quei fascisti che voleva stanare casa per casa». Prosegue il comunicato: «Non abbiamo intenzione di scusarci con nessuno per la quantità di scritte lasciate lungo il percorso. Per quanto riguarda il tenore di queste, la scelta dei contenuti viene dai singoli autori, visto che il movimento continua ad avere una composizione plurale e non monolitica, fatta anche di contraddizioni. Non ci nascondiamo e ci prendiamo la responsabilità politica di queste pratiche, oltre che quella dei contenuti che noi del Pacì Paciana abbiamo veicolato con un corteo antifascista che si riprenda le strade e le piazze sottratte alla gente».
Non mancano i ringraziamenti a Udeur, Verdi, Rifondazione e al movimento studentesco per «non avere fatto nemmeno un passo indietro ed essere stati una voce fuori dal coro». Il documento rimarca poi gli attacchi alla stampa e alla Digos per un «clima di intimidazione creato ad arte». Nel frattempo la Digos prosegue gli accertamenti: anche ieri gli agenti hanno visionato diversi filmati delle telecamere del servizio di videosorveglianza, oltre alle riprese effettuate dagli stessi poliziotti durante la manifestazione. Per poter accertare eventuali responsabilità potrebbero però passare diverse settimane, forse addirittura un mese. La Digos deve infatti prendere contatti con altre Questure, visto che numerosi dei duemila ragazzi scesi in piazza sabato scorso arrivavano da fuori Bergamo. Secondo gli investigatori sarà però difficile, se non impossibile, risalire agli autori dei gesti vandalici che hanno agito col volto coperto. Ad esempio il gruppetto di persone che, con una scala a pioli e armati di martello, ha sfasciato le telecamere del centro, ha agito con indosso delle tuniche nere, cappuccio, guanti e con il viso coperto da una maschera bianca. Gran parte degli autori delle scritte, invece, avevano almeno un berretto sul capo e una sciarpa davanti alla bocca. Anche in questo caso le identificazioni hanno l'aria di essere quantomeno problematiche.
Fabio Conti


«Non basta l'ammenda, vogliamo fatti concreti»
Il centrodestra al sindaco: da sospendere la convenzione col Pacì Paciana finché non vengono risarciti i danni

No che non basta. Le minoranze non si accontentano dell'ammenda di sindaco e assessori in Consiglio. Sulla manifestazione del Pacì Paciana vogliono «fatti concreti», a partire da quei cinque ordini del giorno che la maggioranza ha bocciato lunedì.
«Chiedevamo l'introduzione di una cauzione per autorizzare i cortei; il congelamento della convenzione con il centro sociale; il risarcimento dei danni da parte dei responsabili e di revocare l'impegno di spesa di 650 mila euro per ristrutturare l'edificio di via Grumello – spiega per tutti il capogruppo di Forza Italia Gianfranco Ceci – Ci sembravano richieste condivisibili, un segnale forte verso chi si era reso responsabile delle devastazioni e un passo concreto su cui misurare la Giunta. Invece tutti i punti sono stati respinti». Franco Tentorio , portavoce di An, puntualizza: «È mancato l'impegno a sospendere le iniziative a favore del Pacì Paciana, almeno finché non siano stati risarciti i danni».
Ceci mette l'accento sul documento proposto dagli azzurri per invitare l'amministrazione «a chiedere scusa alla città pacifica e non violenta per ciò che ha dovuto subire». «Un atto negato per arroganza. Quando si tratta di stringere il cordone attorno al centro sociale la maggioranza si defila», sostiene l'opposizione all'unisono.
La Lega vuole che si venga al dunque: «Dopo le scuse da "bravo teatrante" di Rustico – interviene il consigliere Luciana Frosio Roncalli –, dopo l'ammenda ben poco sincera del sindaco, dopo le blande posizioni di molti consiglieri, chiediamo a Bruni che il Comune, dichiarandosi parte civile, nomini un difensore che oltre a Palazzo Frizzoni tuteli anche quei cittadini che hanno subìto dei danni». La cui stima, secondo l'opposizione, salirebbe a 100-120 mila euro, considerando anche le scritte sugli edifici privati (contro i 76 mila euro preventivati dal sindaco, per ripulire gli slogan e riparare le telecamere, ndr).
Per Valerio Marabini il momento è buono «per chiarire una volta per tutte il rapporto col Pacì Paciana, quest'"isola di illegalità" che non deve avere la connivenza dell'amministrazione». Il capogruppo della Lista Veneziani rincara la dose: «Il centro sociale vive al di sopra e al di fuori della legge, fa ciò che vuole, quando vuole. Chi verifica che abbia le licenze per gli spettacoli, o per vendere gli alcolici, e i permessi per tappezzare la città con i suoi manifesti?». Guai, per lui, a far risalire la situazione alla Giunta di Cesare Veneziani, della quale Marabini faceva parte con la delega alla Cultura: «La convenzione tra Comune e centro sociale ha radici nella Giunta Vicentini – ricorda Marabini – che ha concesso la struttura per un "uso brado". Noi avevamo proposto il pagamento di un affitto, che poi era stato dimezzato per intervento della prefettura». «Riconoscere la gravità dei fatti era l'occasione buona per far sì che nel centrosinistra fosse determinante la componente di centro – continua Marabini – Invece ha vinto ancora l'ala più estrema. Bisognerebbe regalare del laudano alla Margherita, per guarirla dal mal di pancia».
Intanto il dibattito si allarga anche al di fuori dei banchi di Palazzo Frizzoni. Il consigliere regionale di Forza Italia Carlo Saffioti punta il dito contro il questore Salvatore Longo: «Nessuna meraviglia sul comportamento di alcune frange della sinistra che dell'uso della violenza hanno fatto uno strumento di lotta politica. Grande meraviglia, invece, sull'incapacità del questore di prevenire l'accaduto e di impedire danni per migliaia di euro. Non vorrei che fosse consentito a Bergamo il trasformarsi in un'enclave tollerante per l'estremismo di sinistra». Qualcosa si muove anche in Provincia, dove il capogruppo dell'Udc Flora Fiorina in una mozione fa appello «al presidente della Provincia, perché contribuisca, insieme al prefetto e al questore, a far chiarezza. Se ci sono state negligenze o responsabilità che vengano individuate e punite. Esprimiamo solidarietà a tutti coloro che sono stati danneggiati». E il sindaco di Comun Nuovo Giovanni Abati , della lista civica «Gruppo popolare di Comun Nuovo», solidarizza con la Lega (che per altro rappresenta una larga fetta della minoranza nel Comune della Bassa): «Sono dichiaratamente schierato contro il modo di fare politica della Lega, ma appoggio il consigliere Daniele Belotti e quanto da lui espresso sulla vicenda del Pacì Paciana. Invito il sindaco Bruni a una riflessione sui componenti della Giunta e chiedo che vengano trattenuti dallo stipendio dei due assessori (Rustico e Amorino, presenti al corteo di sabato, ndr), i danni arrecati alle strutture pubbliche e private».
Benedetta Ravizza


Dal corteo al consiglio

LA MANIFESTAZIONE Sabato il centro sociale Pacì Paciana organizza una manifestazione «contro il fascismo e le aggressioni subite negli ultimi mesi», con l'adesione di Ds, Rifondazione, Verdi e Udeur.
Il corteo, a cui partecipano circa 2 mila persone, sfugge al controllo delle forze dell'ordine. Per due ore e mezza il centro è in balia dei manifestanti.
I DANNI Muri e vetrine imbrattate di slogan e tappezzate da decine di manifesti; cinque telecamere del servizio di videosorveglianza vengono sfasciate o oscurate. La tenda di un bar di piazzale Matteotti viene incendiata da un fumogeno. Via Quarenghi è sotto assedio. I danni si aggirano sui 76 mila euro.
IL CASO RUSTICO Alla manifestazione viene notata la presenza dell'assessore alle Politiche giovanili Fabio Rustico, che partecipa alla prima parte del corteo e poi si dissocia quando vede il degenerare della situazione.
LE REAZIONI Tra i primi interventi c'è quello del ministro degli Italiani nel mondo che punta il dito contro l'ordine pubblico e l'operato delle forze dell'ordine. Ma la bagarre politica si scatena sulla presenza dell'assessore Rustico. «I danni vengano detratti dal suo stipendio», chiede la Lega.
SINDACO E MARGHERITA Il sindaco inizialmente minimizza, senza commentare e definendo «a titolo personale» la partecipazione di Rustico. Mentre il vice Ebe Sorti Ravasio prende una posizione più forte, condannando subito l'accaduto: «Un segno di civiltà intollerabile. Chiederò che i responsabili vengano perseguiti».
IL CONSIGLIO Lunedì in consiglio si doveva parlare delle linee programmatiche. ma la discussione viene rimandata. A tener banco sono i fatti di sabato.
Il CASO AMORINO Si scopre che gli assessori in corteo erano due. Oltre a Rustico, che si scusa, c'era anche il collega Fausto Amorino. Finora rimasto defilato viene «smascherato» dalla Lega.
CENTROSINISTRA Diverse le sfumature nella maggioranza, ma alla fine si vota compatti per una condanna dei vandalismi.
CENTRODESTRA Le minoranze chiedono di sospendere la convenzione col centro sociale; il risarcimento dei danni e di togliere l'impegno di spesa di 650 mila euro per la ristrutturazione dell'edificio di via Grumello. I punti vengono respinti.


«Isoliamo i violenti sono una minoranza»

Nel centrosinistra continuano i distinguo sul corteo di sabato. Il capogruppo della Lista Bruni, Eugenio Aversa, ribadisce il rifiuto «di sedersi al tavolo con chi usa la violenza». «Vediamo con favore ogni manifestazione di protagonismo giovanile – interviene –. Teniamo però a ribadire che se il terreno d'incontro dev'essere questo, cioè quello del teppismo, non abbiamo intenzione di sederci a questo tavolo. Chi intende dialogare con noi deve saper distinguere la politica dalla delinquenza e non deve essere minimamente sospettabile di atteggiamenti ammiccanti con quest'ultima». Altro giro, altra opinione. Giuseppe Anghileri, consigliere dell'Aratro, lunedì si è astenuto dal votare l'ordine del giorno della maggioranza: «Non bisogna usare due pesi e due misure. Bisogna essere intolleranti con gli intolleranti in ogni caso. Ho assistito a disordini allo stadio che non hanno provocato questa levata di scudi e di ordini del giorno». Ma c'è anche chi getta acqua sul fuoco. La Sinistra giovanile, pur disapprovando «gli atti vandalici a opera di un ristretto gruppo di persone e l'uso della violenza per diffondere le proprie idee», invita a dare «il giusto peso alle cose». «Si è creato un caso mediatico – sostiene – dedicando ampio spazio alle scritte vandaliche sui muri, quando invece le notizie relative agli incendi, agli accoltellamenti degli scorsi mesi contro chi frequenta il centro sociale non hanno avuto il medesimo risalto. Crediamo che il nodo vero da affrontare sia quello di recuperare il significato originario della manifestazione, significato che perde forza e credibilità a causa di qualche gruppetto minoritario e autoreferenziale». Anche Giuseppe Bano, segretario provinciale dei Comunisti italiani, riporta l'attenzione sulla crescente tensione in città: «Sento comunque gridare allo scandalo ma nessuno si sta chiedendo il perché di quello che è successo e che è comunque solamente l'ultimo episodio di una tensione crescente, dopo le aggressioni e gli incendi che sono stati minimizzati e messi nel dimenticatoio. Credo comunque che l'assessore Rustico abbia compiuto una scelta corretta nel partecipare a una manifestazione in cui credeva, e abbia fatto bene ad andarsene quando qualcuno ne ha distorto il significato».


«Lecito scrivere sui muri? i consiglieri prestino i loro»

Molti lettori scelgono la linea dura sulla manifestazione del Pacì Paciana. Paolo Burini chiede di «addebitare tutto al centro sociale. E se non è in grado di adempiere alla spesa si provveda immediatamente alla chiusura e allo sgombero». E aggiunge le «cose serie» a cui ci si dovrebbe dedicare: «Sono stanco di vivere in una città sempre più sporca. Le strade sono sporche e piene di buche. Questi sono i problemi di cui il sindaco e la Giunta dovrebbero occuparsi. Certo, il fatto di aver rispettato il primo punto del mandato - eliminare i cartelli in dialetto - non vi esonera dal migliorare la nostra vita».
La riflessione s'allarga sui modi di manifestare. Scrive Renato Marabini: «Non sono né fascista né comunista e nel mio normale anonimato di cittadino fatico a pensare che sia possibile scrivere ciò che penso sui muri. Se per alcuni consiglieri tutto ciò è normale, li invito a prestare i propri muri a chiunque voglia scrivere quello che pensa: ovviamente non potranno scegliere il contenuto dei messaggi».

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17-02-2005
by info Friday, Feb. 18, 2005 at 4:27 PM mail:

«E questa sarebbe la contestazione civile?»
Eparliamo dei centri sociali. E parliamo del centro sociale Pacì Paciana di Bergamo, resosi famoso per la «grande e civile» manifestazione svoltasi a Bergamo nel pomeriggio di sabato 12 febbraio.
Questo centro sociale ha lasciato il segno stando a quello che ci hanno fatto conoscere le cronache. Allora fuori dai denti diciamola fino in fondo. Io non so quanti sono i centri sociali che esistono in Italia. Di alcuni conosciamo i fatti dalle cronache tv o dai giornali. Io non so neppure quanti sono gli oratori d'Italia, ma so comunque che sono molti e sono nati prima dei centri sociali. So che nella nostra Bergamasca sono tantissimi e so che non sono mai passati alla cronaca per aver «civilmente e democraticamente» fatto dimostrazioni in città lasciando i segni del passaggio come quelli del centro sociale Pacì Paciana. Mi piacerebbe molto che i nostri oratori a turno ogni sabato scendessero in città di Bergamo e svolgessero manifestazioni «civili e democratiche» come quelle di sabato 12 febbraio. Allora mi piacerebbe sentire gli interventi illuminati delle autorità preposte alla difesa della città. Allora mi piacerebbe sentire in tv i dibattiti su questi nostri oratori da parte di quei giganti della politica italiana, che stravedono per queste dimostrazioni «civili e democratiche» che lasciano sempre dei segni.
Cosa crediamo? Avremmo gli onori delle prime pagine? Sì, avremmo gli onori delle prime pagine perché ci sarebbe una presa di posizione «civile e democratica» contro i nostri oratori e sicuramente ci sarebbero degli interventi molto forti per la loro chiusura. I centri sociali per le loro opere e per le loro manifestazioni ricevono finanziamenti: già, dimenticavamo che sono centri di aggregazione e oggi questa parola (unitamente alla parola cultura) fa scattare l'autorità pubblica che subito mette mano al portafoglio.
I nostri oratori sono clericali, sono orti chiusi, non sanno fare cultura, non sanno educare, sono superati, mancano delle grandi vedute sul campo della morale sessuale, mancano delle grandi esperienze legate alle droghe. Sono centri di inibizione. Non sanno niente dei problemi sociali, non sanno come si prepara una dimostrazione «civile e democratica». Allora che cosa pretendiamo?
don Virgilio Fenaroli
prevosto di Gromo

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by .... Friday, Feb. 18, 2005 at 7:53 PM mail:

E basta! Era una manifestazione bona con tutti sti articoli e discussioni inutili!

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20-02-2005
by info Monday, Feb. 21, 2005 at 3:51 PM mail:

A più di una settimana di distanza su L'Eco di Bergamo il corteo antifascista di sabato 12 febbraio occupa ancora la prima pagina:

Quando si vuole accontentare tutti

Non si smette mai di scoprirla, questa strana Bergamo. Tutti quanti, in giro per il mondo, si pensava che fosse la terra della mansuetudine, dell'ordine, del rispetto civile. Che dire: mai fidarsi dei luoghi comuni. Nell'ultima settimana s'è appreso che questa è invece la culla delle libertà malintese e dei favoritismi sospetti. Naturalmente mi riferisco alla famosa manifestazione dei giovani arrabbiati, che comunque da parte loro lavorano benissimo, secondo ruolo e copione, esercitando il mestiere – neanche tanto nuovo – della contestazione. Sull'esito del corteo, dunque, poco da aggiungere: nulla di inedito e nulla di imprevisto.
Caso mai, nella vicenda stupisce lo stupore di chi sarebbe chiamato a governare il fenomeno. Questo, più dello spray e degli slogan, è il risvolto realmente inquietante. Meglio fare nomi e cognomi, perché le formule generiche sono parafulmini un po' codardi. Prima di tutto, il sindaco Bruni. Davanti a un pomeriggio che non si può sicuramente definire di guerriglia urbana, ma che comunque ha agitato la città e ha lasciato molti segni di gratuito vandalismo sulle telecamere del Comune, il primo cittadino non trova niente di meglio da dire di questa storica frase, la più immediata dunque la più sincera: «Non giustifico gli attacchi, ma riesco a capire che le telecamere possano rappresentare un obiettivo».
Me la sono ritagliata, me la sono letta e riletta diverse volte. Ogni volta mi è sembrata più tremenda. Che cosa voleva dire, il sindaco? Escluso che la sua fosse solo una constatazione tecnica (effettivamente le videocamere, come le macchine fotografiche, «rappresentano un obiettivo»: qualche volta tele, qualche volta zoom, qualche volta grandangolare), credo piuttosto - e purtroppo - abbia finalmente liberato la sua vera anima di Veltroni orobico, cioè di quel genere di politico che nella vita vuole piacere a tutti, giocando sulla parola buona, sul pat-pat comprensivo, sull'ambiguità ecumenica, sul politically correct. Per mio gusto personale - che restando al dualismo dei diessini starà sempre con la chiarezza, la schiettezza, l'originalità forte dell'«antipatico» D'Alema - l'atteggiamento di Bruni è quanto meno deludente. Un gran brutto segnale. Già si temeva, votandolo, che poi sarebbe andato incontro a una vita d'inferno, dovendo accontentare il mezzo milione di liste alle sue spalle. Ma qui, evidentemente, c'è qualcosa di suo e di esclusivo, qualcosa che segnala un preoccupante deficit di personalità politica.
Il giudizio che si dà di un gesto violento non è di destra o di sinistra. Non è questione di schieramenti e di appartenenze: è il semplice e universale uso della ragione. Certi episodi esigono un no chiaro e netto. Punto. Aprendo ai ma e ai se, si aprono spiragli entro cui certa gente si infila con i caterpillar, trasformandoli in voragini. Con la famosa arte del giustificazionismo, si arriva tranquillamente a concedere qualche attenuante persino al nazismo, al terrorismo, alla pena di morte, all'infibulazione: tutti quelli che li praticano hanno sempre - dal loro punto di vista - qualche ferrea argomentazione. Ma davvero dobbiamo starli a sentire? Cosa vuol dire «riesco a capire che le telecamere possano rappresentare un obiettivo»? Se questa è la sua fermezza, lo avverto in anticipo: presto, io e tanti bergamaschi abituati solitamente a rispettare le regole, ma che malsopportiamo le angherie di certi vigili urbani, potremmo liberare l'antica e repressa pulsione di protestare in modo diretto, che so, staccando le sirene lampeggianti o sfondando qualche fanale delle liberticide auto biancoverdi. Capirebbe ugualmente, il sindaco, che i fanali dei vigili «possano rappresentare un obiettivo»? Lo capirebbe, oppure userebbe due pesi e due misure, dimostrandosi tanto deciso contro chi non strilla mai, quanto comprensivo con chi urla per definizione?
Non è un problema secondario. È centrale. Guai se i bergamaschi percepiscono che a certuni, per ragioni di opportunismo, viene concesso e perdonato tutto, mentre ad altri no. Il sospetto, oltre che da Bruni direttamente, è alimentato dal clima generale di quella giornata: guarda caso, mentre la Questura spiegava come fosse meglio lasciar fare ai ragazzi del centro sociale, per non alimentare violenze peggiori, gli ineffabili ausiliari del traffico compilavano multe per divieto nella zona calda della stazione, dove giustamente la gente non badava a parcheggiare secondo le sacre procedure del tagliandino, più che altro preoccupata di levarsi velocemente dai piedi (leggi la testimonianza diretta del giornalista di questo stesso quotidiano, Paolo Aresi). Cosa dobbiamo pensare: che l'autorità bergamasca sia forte coi deboli e debole coi forti? Siamo sinceri: non è un bel pensare…
Di sicuro, dobbiamo pensare che l'ultima settimana resterà una pagina nerissima di questa amministrazione. Sorvoliamo per pura tenerezza sull'ingenuità dell'assessore-calciatore Fabio Rustico (a proposito, perdonerà l'insistenza: assessore o calciatore?), che va in corteo coi centri sociali e poi scopre - ops - come possano pure scoppiare disordini. Ma dov'è stato fino a trent'anni, a battere corner?
Peggio di lui, molto peggio, è comunque l'assessore all'ecologia Amorino, che ugualmente partecipa alla manifestazione, ma che davanti al polverone politico se ne guarda bene dal dirlo. Lascia che al macello ci vada il buon Rustico. Poi, smascherato pubblicamente qualche giorno dopo, balbetta un pentimento del tipo «pensavo che la manifestazione potesse far crescere un nuovo rapporto con la città». Ma va? Tutto sommato, potrebbe anche evitarsi la giustificazione: dalla manifestazione è effettivamente nato un nuovo rapporto. Fondato sulla diffidenza.
Inutile insistere. Purtroppo, più del sabato d'ordinaria follia, c'è da preoccuparsi di come questa politica ha affrontato l'evento. Sindaco e assessori, cui sarebbero bastate poche parole, chiare e forti, una volta per tutte, da parte offesa e tradita, sono riusciti a presentarsi in pubblico come minimo da indecifrabili signor tentenna, se non da formidabili don Abbondio indecisi a tutto.
Davanti a un panorama tanto imbarazzante, per nulla riabilitato dalle tardive e acrobatiche censure, ecco però spuntare puntuale come una tassa lo scafato dietrologo che spiega a tutti quanti noi, ingenui e beoti, dove stia la vera verità. L'illuminato di turno è il diessino Carlo Crescini, che così liquida la polemica: il caso non esiste, è solo una montatura de «L'Eco», che specula sul sabato di violenze per screditare la sinistra e far votare Formigoni alle prossime elezioni.
Diciamolo: suggestivo. Se non fosse che c'è un difetto di fondo. Caro il mio consigliere Crescini, si metta tranquillo: per rieleggere Formigoni non serve che si scomodi un importante e glorioso giornale. Bastate voi.
Cristiano Catti


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