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http://italy.indymedia.org/news/2005/03/749790.php Nascondi i commenti.

Calipari ucciso dalla scorta per Negroponte!
by qui casca l'asino! Friday, Mar. 11, 2005 at 6:05 PM mail:

e adesso ci diranno che la Sgrena voleva intervistarlo e ha ordinato agli 007 di andare a caccia di Negroponti nella notte?

Iraq. Il checkpoint che ha colpito Calipari doveva proteggere ...
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Ufficiale Usa: "Dal checkpoint doveva passare l'ambasciatore ...
Metro - 8 mar 2005
New York, 8 mar. (Adnkronos) - E' John Negroponte, l'ambasciatore Usa in Iraq, il 'diplomatico di alto livello' che sarebbe dovuto ...

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qualcosa non torna
by groucho Friday, Mar. 11, 2005 at 6:07 PM mail:

diverse fonti affermano che
Negroponte si sposta in elicottero: qualcosa non torna

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gatta ci cova....
by sss Friday, Mar. 11, 2005 at 6:14 PM mail:

Dicono che grandinava e quindi era più sicuro andare in auto.
Ma ammettiamo che dove c'è Negroponte gatta ci cova sempre........magari il colpo in testa a Calipari glielo ha tirato proprio lui; un regolamento di conti tra capi spie.

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versionenews
by casino Friday, Mar. 11, 2005 at 6:18 PM mail:

LA GRANA SGRENA - CALIPARI, PIU' CHE DA EROE SI E' COMPORTATO DA RAMBO: A BAGDAD NON AVVISA NESSUNO, NEMMENO IL GENERALE MARIO MARIOLI, L'UFFICIALE ITALIANO DI COLLEGAMENTO CON LE FORZE ALLEATE AMERICANE (DEL TUTTO ALL'OSCURO DEL BLITZ)?




Carlo Bonini per "La Repubblica"


Il Comando militare americano non fu messo al corrente delle ragioni della presenza a Bagdad di Nicola Calipari e del maggiore del Sismi che con lui resterà coinvolto nel conflitto a fuoco sull'autostrada per l'aeroporto. Né fu messo nelle condizioni di sapere che sulla macchina che alle 20.55 si stava avvicinando allo scalo viaggiava Giuliana Sgrena. Ignorava dunque tanto l'esistenza, quanto l'esito dell'operazione per la liberazione dell'ostaggio, perché entrambe le circostanze gli vennero taciute.




(La disperazione della Sgrena in mano ai rapitori)


Perché dagli italiani non arrivarono che comunicazioni di routine, incomplete, evidentemente insufficienti a mettere in moto procedure di attenzione straordinaria su quanto stava accedendo. Lo documenta, ora, con una relazione di servizio che è stata acquisita dalla Procura di Roma, l'ufficiale italiano di collegamento con le forze alleate a Bagdad. Vale a dire proprio l'uomo indicato nella ricostruzione proposta dal governo al Parlamento come colui che, quel venerdì 4 marzo, tenne il filo delle comunicazioni con gli americani e ne sollecitò la collaborazione.

L'ufficiale si chiama Mario Marioli. E' un generale di divisione del nostro esercito e i suoi uffici comando sono a Camp Victory. E' a Bagdad con l'incarico di "Deputy commanding general Multi-National Corps Iraq", vice-comandante del Corpo multinazionale in Iraq. Nella catena di comando alleata, un gradino sotto il generale George Casey, comandante in capo delle forze armate in Iraq.




(Nicola Calipari)


La sequenza dei fatti che il generale Marioli ricostruisce nella sua relazione si apre con l'arrivo all'aeroporto di Bagdad di Nicola Calipari e del maggiore del Sismi che lo accompagna. E' il primo pomeriggio di venerdì. Il loro arrivo è stato comunicato a Marioli dal capocentro della nostra intelligence militare a Bagdad.

E' lui che chiede al generale di facilitare le operazioni di sbarco e accreditamento dei due funzionari, il rilascio a entrambi sia del badge che ne certifica l'identità (unico documento valido per le forze della Coalizione), sia del nullaosta al porto delle armi individuali. Marioli ignora le ragioni per le quali Calipari e il maggiore che lo accompagna sono a Bagdad, quanto tempo si tratterranno nel Paese, quali spostamenti faranno e come e con chi. Non è affar suo, essendo lui ufficiale estraneo all'intelligence. Né è tenuto a fare domande.




(Giuliana Sgrena)


Tutto quello che gli viene chiesto di fare è velocizzare i tempi per il ritiro di quei badge, evitare che i due funzionari del Sismi restino bloccati nell'imbuto di burocrazia che accoglie all'aeroporto i nuovi arrivati. E' esattamente ciò che fa. Consegna Calipari e il suo maggiore ad un capitano dell'esercito americano - se ne conosce il cognome, Green - perché disbrighi le scartoffie.

Con Calipari e il maggiore ormai all'esterno dell'aeroporto, il lavoro di Marioli è finito. Per il momento. Il generale ignora le modalità con cui si spostano e dove si dirigano. Perché una volta in viaggio verso Bagdad il riferimento sul terreno dei due funzionari, a questo punto, è soltanto il capocentro Sismi a Bagdad. Dire che il lavoro di Marioli è finito significa dire che il canale di "comunicazione e collegamento" con gli americani e la loro catena di comando militare tace. Che - è ormai il tardo pomeriggio di venerdì - il nostro alleato sa soltanto che due funzionari della "diplomazia" italiana sono arrivati a Bagdad. Nulla di più.




(Nicola Calipari)


Quel che accade nelle ore successive, è ampiamente noto. Almeno per come lo hanno ricostruito nelle loro testimonianze il maggiore del Sismi e la stessa Giuliana Sgrena. Chi nulla sa, ancora una volta, è il comando americano. Perché chi può comunicarglielo, il generale Marioli, non ha nulla da comunicare. Almeno fin dopo le 20. E' intorno a quest'ora - come documenta l'ufficiale nella sua relazione di servizio trasmessa alla Procura di Roma - che Marioli viene nuovamente sollecitato dal capocentro Sismi di Bagdad.

Apprende che Calipari e il maggiore sono riemersi dal nulla e stanno rientrando verso l'aeroporto. Ma non da soli. Con un terzo passeggero a bordo. "Un cittadino italiano privo del lasciapassare della coalizione e del passaporto". Non è chiaro se il generale, a questo punto, sia contestualmente informato dal capocentro Sismi che quel passeggero si chiama Giuliana Sgrena o lo apprenda solo successivamente (è una delle circostanze che i pubblici ministeri intendono approfondire), mentre è certa la richiesta che il capocentro del Sismi lo prega di inoltrare alle autorità militari americane che presidiano l'aeroporto. "Facilitare con un passi temporaneo l'accesso all'aeroporto del cittadino italiano che viaggia con i due funzionari già identificati nel pomeriggio".




(Giuliana Sgrena)


Marioli non ha difficoltà a farlo. Come ha già fatto nel pomeriggio (quando Calipari e il maggiore sono arrivati a Bagdad), chiede che la burocrazia della sicurezza americana non faccia difficoltà agli italiani che stanno raggiungendo in auto l'aeroporto. In particolare, che al check-point principale che immette all'aerostazione, venga fornito un passi temporaneo al passeggero che ne è sprovvisto. E' una comunicazione da militare a militari. Marioli non ha nessun contatto con funzionari dell'intelligence statunitense. E, del resto, non se ne vede la ragione.

Sono ormai quasi le 20,30 di venerdì e, come è evidente, la catena di comando americana dispone soltanto di brandelli di informazione. Sa che una macchina con a bordo tre italiani sta viaggiando verso l'aeroporto. Conosce i nomi di due dei passeggeri, ignora quello del terzo, per il quale si chiede di preparare un passi temporaneo, che verrà rilasciato soltanto al check-point principale dell'aeroporto sulla base delle generalità che rilascerà quel passeggero o chi con lui viaggia e per lui garantisce.

E' sufficiente per dire che, a questo punto, il comando americano è consapevole di cosa sta accadendo? Si può indubbiamente convenire che gli americani sanno comunque di una macchina in movimento, che dovrebbero facilitarne l'arrivo in sicurezza. Ma quale macchina, poi?

Il generale Marioli - per quanto si evince dalla sua relazione - non è in grado di comunicarne né il modello (ricordiamolo: una Toyota Corolla), né il colore (grigio chiaro), né la targa (irachena). Non può farlo perché li ignora e perché, in fondo, una volta avvertito il checkpoint principale il problema sembra risolto.




(Giuliana Sgrena)


Non è così, come oggi sappiamo. Perché sull'autostrada per l'aeroporto, nascosta al riparo di una curva, attende nel buio una pattuglia mobile del 69esimo reggimento della terza divisione di fanteria che, su indicazioni del suo comando e su richiesta dell'ambasciata americana a Bagdad, deve tenere "pulita" la strada e assicurare l'incolumità dell'ambasciatore John Negroponte, il nuovo capo delle intelligence americane, la più potente spia d'America, l'uomo, come ripetono fonti militari americane a Bagdad, "la cui vita vale quanto quella del Presidente".


Dagospia 11 Marzo 2005

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mah.....
by mazzetta Friday, Mar. 11, 2005 at 6:20 PM mail:

con l'elicottero sempre?
mah......

se comunque l'agguato lo ha fatto una pattuglia proiettata a difendere Jihn, ne discenderebbero due importanti conseguenze:

- non si è trattato di un agguato mirato a Sgrena o Calipari

- non è imputabile alcuna colpa (tipo: insufficienti comunicazioni/errate valutazioni) agli italiani, essendo chiaro che tale interferenza fosse per loro imponderabile.

quindi se c'è stato difetto nelle comunicazioni, è sicuramente ritrovabile in quelle tra americani.

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LA VERITA'
by Sherlock Holmes Friday, Mar. 11, 2005 at 6:28 PM mail:

Ormai arrivati all'aeroporto esultanti per avercela fatta, sono stati intercettati dalla scorta di Negroponte che ha aperto il fuoco ferendo la Sgrena e l'autista; fatti scendere dall'auto hanno preso il vero obiettivo, Calipari, e gli hanno sparato un colpo in testa.
E a sparare il colpo è stato Negroponte.

Semplicissimo.

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Hai ragione
by Selene Friday, Mar. 11, 2005 at 6:34 PM mail:

Hai ragione, Sherlok, questa giustificazione non è una giustificazione. Ne tirano fuori una al giorno, saranno nel panico

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embé?
by unico commento Friday, Mar. 11, 2005 at 6:41 PM mail:

Letto l'articolo. Commento: embé? Cosa cambia?

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Assurdità
by Joe Friday, Mar. 11, 2005 at 6:46 PM mail:

Se Calipari non avesse avvisato nesuno, perché mai avrebbero dovuto sparare? Per tenere sgombra la strada verso l'aeroporto? Suvvia, se non avessero saputo che arrivava non l'avrebbero colpito, avrebbero al massimo chiesto i documenti. Gente che spara a qualsiasi cosa che vede passare sulla strada verso l'aeroporto non è una milizia, è un pericolo pubblico. Un alto funzionario che non informasse nessuno del suo passaggio sarebbe un idiota. E' evidente che ha informato soltanto chi di dovere, non chi non aveva nulla a che fare coi Servizi. Stava al Governo fare in modo da proteggerne opportunamente l'azione rischiosa. Invece è stato lasciato andare allo sbaraglio. Quindi, o il Governo è colpevole e deve dimettersi <in toto> per un fatto così grave; oppure, com'io credo, non lo è affatto e le colpe sono di altri. Allora occorre pestare i piedi ed offrire migliori garanzie di sopravvivenza ai nostri agenti segreti.
Negroponte, se non sbaglio, dal cognome si dedurrebbe che è d'origini italiane. Complimenti al sign. Negroponte! in quanto al resto, mi pare tutta un'invenzione. Volevano far fuori l'agente del S.I.S.M.I. per ragioni che sappiamo e ci sono riusciti perfettamente. Questa è l'amicizia degli <U.S.>, alla faccia degli americanisti di professione!

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no joe
by mazzetta Friday, Mar. 11, 2005 at 6:50 PM mail:

"Gente che spara a qualsiasi cosa che vede passare sulla strada verso l'aeroporto non è una milizia, è un pericolo pubblico"

questa frase che hai scritto è una verità acclarata.

è quello che nessuno vuole ammettere, il punto centrale ed imperdonabile, che trascende anche Calipari.

le statistiche dii "incidenti" simili sono impressionanti e tutti conformi alle regole d'ingaggio.

che non le scrivono i soldati, che nel dubbio prima sparano è poi segnalano.

that's iraq

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x joe
by kijou Friday, Mar. 11, 2005 at 6:51 PM mail:

il titolo sintetizza benissimissimo tutto il commento.
Comunista vero!
Bravo.

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x joe
by ps Friday, Mar. 11, 2005 at 6:53 PM mail:

se non sai chi sia negroponte è meglio tu non faccia affermazioni troppo drastiche.

i motivi che sappiamo tutti, te li sei sicuramente immaginati su informazioni parziali, se non sai chi è negroponte.

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Negroponte
by Selene Friday, Mar. 11, 2005 at 6:56 PM mail:

Negroponte è di origini greche, almeno come nome, non so se sia greco come Tenet o come il kingmaker di Clinton di cui non ricordo più il nome.

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Ma ci fate o ci siete?
by Sherlock Holmes Friday, Mar. 11, 2005 at 7:12 PM mail:

Ma proprio non si vuole capire, allora.

C'è stato uno scontro a fuoco tra servizi segreti di paesi alleati e l'obiettivo era far fuori Calipari, capo delle operazioni internazionali del SISMI, non un agente qualunque. Ovvio quindi che i 2 governi siano nell'imbarazzo/merda di inventarsi qualcosa per coprirsi a vicenda.

Non c'era nessun checkpoint classico, ma un mezzo dei servizi americani (CIA o il servizio segreto del Pentagono) che aspettava l'auto con Calipari; gli americani sparano, e immagino anche che i nostri abbiano reagito al fuoco sparando a loro volta (i famosi proiettili all'interno dell'auto,come ha detto la Sgrena, sono in realtà bossoli di armi che hanno sparato dall'interno).

E il colpo in testa a Calipari glielo hanno tirato dopo, a macchina ferma, dopo aver tirato fuori dall'abitacolo i feriti della precedente sparatoria.

Ora se il colpo in testa a tirarglielo è stato lo stesso Negroponte o uno della sua scorta è secondario, anche se mica tanto.

Resta il fatto che la Sgrena non può parlare,e non potrà mai parlare; infatti è al Celio, ospedale militare, sotto scorta a vita. Se parla i nostri del SISMI saranno costretti a eliminarla; nel frattempo la "proteggono" dai servizi USA.

Mi sembra così chiaro.

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P.S.
by Sherlock Holmes Friday, Mar. 11, 2005 at 7:24 PM mail:

L'auto non è ancora arrivata in Italia, le stanno rifacendo il trucco e stanno ancora aspettando dal Giappone gli ultimi pezzi di ricambio per completare il maquillage e poi spararci contro il "giusto" numero di proiettili. Solo allora sarà "pronta".

Il famoso quarto uomo, quello ferito gravemente al polmone in seguito allo scontro a fuoco, è stato fatto sparire perchè è sopravvissuto allo scontro a fuoco a cui ha sicuramente partecipato sparando contro gli agenti USA. E' ostaggio per ora degli USA.

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niente dietrologie, stavolta non servono
by a.d.a. Friday, Mar. 11, 2005 at 7:42 PM mail:

Come ho gia' cercato di spiegare altrove, in questo caso, come non mai, non occorre ricorrere a dietrologie per leggere gli avvenimenti.
I fatti noti sono piu' che sufficienti, nella loro inaudita' gravita', a dare un'interpretazione abbastanza chiara della situazione. Scendere nei particolari, immaginando in assenza di informazioni relative, non ha granche' senso e puo' servire, al piu', a fornire munizioni ai novelli emuli in negativo di Valerio Staffelli assunti da Punto e a Capo.

Andiamo con ordine.

La "notizia" secondo la quale un "check point" organizzato per proteggere John Negroponte sarebbe responsabile dell'agguato nel quale sono caduti Calipari, Sgrena, il maggiore "Corsaro" (e altri?) non ha semplicemente alcun senso. E, particolare non secondario, arriva dopo QUATTRO giorni dall'accaduto, il tempo necessario a USA ed Italia per prendere le misure (ed attendere di sapere cosa ha detto il sette Fine e cosa dira', l'otto, appunto, Berlusconi al Senato).
La "notizia" in se' non ha significato logico. Ammesso e non concesso che sia vera, al massimo puo' rendere piu' grave l'accaduto. Per proteggere Negroponte, si sarebbe fatto affidamento, stando alla precedente versione USA, a "ragazzini in Iraq da soli sei giorni". Negroponte non credo ne sarebbe molto felice.
Questi ragazzini, poi, non si sa bene in base a che criterio, intepretano la loro missione "speciale" e fuori routine di proteggere Negroponte, sparando, sempre stando alle versioni USA, ad un'auto della quale non sono informati e che non possono identificare, perche', nella notte piovosa, ne vedono solo i fari sbucare da una curva.
L'unico risultato possibile di tale azione sarebbe quello di rischiare di sparare su un'auto-staffetta dell'atteso corteo Negropontiano e/o di intralciarne il passaggio sostituendo ad un'auto che lascia libera la strada procedendo, una carcassa immobile e sforacchiata, suscettibile di prendere fuoco. Bella sorpresa per l'arrivando Negroponte. Se cosi' fosse, potremmo sperare davvero che gli sparatori finiscano sotto corte marziale e si pentano amaramente di essere nati. Cosa che non possiamo certo sperare per l'omicidio del povero Calipari. Dico corteo di Negroponte perche' Negroponte e' solo appena meno importante di Bush, e baste vedere come gira Bush a LONDRA blindata per capire come debba girare Negroponte quando non si sposta nel mezzo di una formazione di elicotteri.
Dunque a che serve una "notizia" che con ogni probabilita' e' falsa o, nel caso fosse parzialmente vera (negroponte andava davvero all'aeroporto, ma questo non spiega "l'incidente" come vorrebbero far credere), non fa che aggravare la situazione?
Forse la strada giusta e' quella di ricordare che Negroponte e' stato appena nominato cooordinatore di mi pare sedici, diconsi sedici agenzie di intelligence USA. COORDINARE.

Chi deve intendere, ha inteso.

P.S. In relazione a chi dice (compreso me, vedi articolo sul tentativo di ammazzare il nostro ambasciatore Cordone vicino Tikrit nel 2003) che il problema sono le cosiddette "regole d'ingaggio" e che davvero gli americani sparano a tutto cio' che si muove e poi vanno a verificare cosa si muovesse, siamo d'accordo, in linea di massima.
Il che non giustifica un tubo, ovviamente -trattasi di selvaggia abolizione delle piu' elementari norme del Diritto Internazionale e della Convenzione di Ginevra- ma che, d'altra parte, non ha, in tutta evidenza, nessuna relazione logica con la tardiva "notizia" del passaggio di Negroponte.

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appunto
by mazzetta Friday, Mar. 11, 2005 at 8:00 PM mail:


il fatto che ci siano sparacchiatori a gestire i rapporti diretti con la popolazione è la cosa peggiore che si possa appurare storicamente.

solo un cieco non vedrebbe le conseguenze dell'ufficializzazione di questa verità.

un p.s sul post sopra.
al check point volante, i "nostri" arrivavano dalla direzione opposta a quella nella quale sarebbe dovuto transitare chiunque provenisse dall'aeroporto, non potevano confondersi con Negroponte


ah, lo sapete perchè fanno i check point volanti?
perchè se fanno check point fissi diventano bersaglio di attacchi
anche questa non è una novità

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domanda idiota
by idiota Friday, Mar. 11, 2005 at 8:03 PM mail:

scusate la domanda idiota.
c'è una cosa che sin dal primo giorno non capisco. forse perchè non sono sveglio.

prendendo per buono che volessero uccidere calipari. che era lui l' obbiettivo.

prendendo per buono la dinamica raccontata da giuliana sgrena.
cioè un fascio di luce improvviso e i colpi al' impazzata.



come facevano i soldati usa a sapere dove sarebbe stato seduto nell' auto?
come hanno fatto ad individuarlo in una frazione di secondo tra i tre occupanti?

il dubbio mi sorge a maggior ragione se non erano killer professionisti ma ragazzini mandati allo sbando...

o forse dite voi è un miracolo che ce ne sia stato solo uno di morto
ma cazzo propio quello giusto?


sono domande che mi pongo non voglio dire che è stato un incidente anche per via dei bossoli che giuliana continua a chiamare proiettili come se ci fosse stato un coflitto a fuoco insomma che casino....

a.d.a cosa dici?

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risposta a mazzetta
by a.d.a. Friday, Mar. 11, 2005 at 8:12 PM mail:

Dove dice che Negroponte dovesse arrivare da direzione opposta? In varie agenzie dice che doveva passare dallo STESSO checkpoint. Se non sbaglio stiamo parlando di autostrada, carreggiate separate. Dunque se proveniva dall'aeroporto (non andava pure lui? sicuro?), il check point interessato doveva essere a sinistra dei "nostri", sull'altra carreggiata.

Per il resto, condivido pienamente quanto scrivi sui check point in generale.
La cosa piu' agghiacciante e' che una tale stupidita' politica (quella di far gestire dagli sparacchiatori l'immagine dell'America liberatrice, si' dalle fatiche della vita) non ha riscontro nella storia della costruzione degli imperi (notoriamente costruiti da gente equilibrata e con sale in zucca), ma ha un riscontro recente: quello di un impero che piu' effimero non si puo': il III Reich. Dietro la stessa, folle, concezione di una missione divina e lo stesso razzismo, che vuole che tutto cio' che non sia americano e codificato da americani sia spazzato via.

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per -ehm- "idiota"
by a.d.a. Friday, Mar. 11, 2005 at 8:18 PM mail:

"prendendo per buono che volessero uccidere calipari. che era lui l' obbiettivo."

Io questo non l'ho mai scritto.
Ho scritto che hanno ucciso Calipari. Chi era Calipari. In che contesto e' stato ucciso. Che danni ne derivano. Che cosa non puo' non fare (o tentare) il Governo Italiano. La tua domanda, quindi, temo la dovresti rivolgere a chi scrive piu' di quel che sa.
Lo stesso vale per le tue altre domande.
Purtroppo non so che dirti. A me basta sapere quel che si sa. Che, come ho appena detto e' piu' che sufficiente.

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re alla domanda
by "s.c." Friday, Mar. 11, 2005 at 8:20 PM mail:

La dinamica non l'ha raccontata solo la Sgrena. Sembra che lei sia l'unico testimone!
Se, come ha osservato qualcuno, c'è stato un fuoco di saturazione e un fuoco mirato ci poteva benissimo essere un tiratore scelto che vedeva, nella macchina illuminata dal faro, a chi sparava. Poi penso che non volessero lasciare testimoni vivi.
Perchè non restituiscono la macchina, perchè mostrano le foto del lato sbagliato?
E' inverosimile che fosse una pattuglia di inesperti così vicino all'areoporto (andate a vedere le foto satellitari dell'aeroporto

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giusto
by idiota Friday, Mar. 11, 2005 at 8:24 PM mail:

hai ragione.

contano i fatti. so che non hai mai scritto che l' hanno ucciso apposta. anzi la tua è la migliore analisi che ho letto sull' argomento. è il post che seguo per cercare di capirci qualcosa.
era solo una domanda che mi rimbalza in testa...comunque
stiamo ai fatti che basta e avanzano.


ps_magari cambio nick....

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I tanti «errori» dell'alleato
by taglio medio Friday, Mar. 11, 2005 at 8:43 PM mail:

I tanti «errori» dell'alleato
Italia-Usa da Ustica a Sigonella al Cermis: sudditanza e pochi scatti d'orgoglio
M.M.
«L'America è fortunata ad avere tanti alleati, me nessuna alleanza è più solida di quella che esiste fra l'Italia e gli Stati uniti; l'America è fortunata ad avere molti amici, ma nessuno è più vicino a noi del presidente Berlusconi». Parole recentissime dell'ambasciatore americano in Italia, Mel Sembler. Certo è l'Italia a essere meno fortunata ad avere amici di tal fatta e forse anche Berlusconi, in queste ore, soffre qualche problema di vicinanza.

Baghdad 2005 come Sigonella 1985? Berslusconi come Craxi, a cui del resto deve tanto delle sue fortune (almeno quelle mediatico-economiche)?

Era l'ottobre dell'85, c'era appena stata la conclusione negoziata del sequestro da parte di un commando palestinese della nave da crociera Achille Lauro durante il quale era stato ucciso l'ebreo americano Leo Klinghoffer. Il commando palestinese fu portato prima in Egitto e di lì il loro aereo fu fatto atterrare a forza da caccia Usa alla base Nato di Sigonella, vicino a Catania. La Delta Force statunitense vuole Abu Abbas e gli altri, Craxi dice di no e i carabinieri si oppongono a un assalto armato all'aereo egiziano. Un sussulto di orgoglio, uno dei pochi. Un paio di settimane dopo Craxi andò a New York per la riunione del G-7, dopo aver annunciato che per protesta non ci sarebbe andato, e poi ebbe un incontro «chiarificatore» alla Casa bianca con Reagan. Incidente chiuso.

In tante altre occasioni quel sussulto di dignità è mancato. Come nella tragedia del Cermis, del febbraio `98. Quattro top gun americani si divertivano a volteggiare con i loro caccia di stanza nella base Usa di Aviano e tranciarono la linea della funivia. 20 morti. E loro, nel 2000 assolti da una corte marziale. In America, non in Italia. Silenzio. Non era il primo di una serie di «tragici errori», una dizione che sarebbe venuta di moda durante i bombardamenti «chirurgici» della Nato sulla Jugoslavia, l'anno dopo, nel `99.

Un altro tragico errore era già capitato anni prima, nel 1980. Il 27 giugno il Dc-9 dell'Itavia in volo da Bologna a Palermo scomparì dai radar di Fiumicino. I rottami furono ritrovati in fondo al mare dell'isola di Ustica. tutti morti gli 81 a bordo. Uno dei tanti misteri italiani tuttora irrisolti. Omertà, coperture, depistaggi. Ma poco a poco venne fuori che forse vicino al Dc-9 volava un altro aereo e che forse a bordo c'era il leader libico Gheddafi e che quindi ad abbattere l'areo civile fossero stati i caccia Usa. I resti di un Mig libico, abbattuto la stessa notte del Dc-9, furono poi trovati il18 luglio sui monti della Sila in Calabria. Misteri e (tragici) errori.

Misteri che sono rimasti tali ed errori più o meno tragici, che si sono ripetuti nel tempo. Con sempre davanti o più spesso dietro le quinte, gli americani. Bastano i nomi per richiamarli alla memoria. Il bandito Giuliano nel `47, la Gladio negli anni `50, il caso Mattei nel `62, il Piano Solo del generale De Lorenzo nel `64, il golpe Borghese nel `70, il caso Sindona-P2-Piano di rinascita nazionale nell'81.

Senza neanche addentrarsi nelle stragi irrisolte della storia italiana recente, su cui corsero tante voci.

Tragici errori in cui gli americani, nella loro ansia di liberazione globale, incorrono spesso, non solo in Italia. Nel giugno `99 i caccia Usa bombardarono per un errore di indirizzo l'ambasciata cinese a Belgrado. «Un grave errore, scusate», disse il sottosgretario di stato americano Péickering.

Nell'aprile del 2001 sui cilei della Cina meridionale un aereo spia Ep-3 dell'aviazione americana entrò in collisione con un caccia cinese che cadde e il pilota morì. Costretto ad atterrare nell'isola di Hainan, la Cina si tenne l'aereo e l'equipaggio per un bel po' prima di considerare chiuso il caso.

Dopo quello che ha visto vittime Nicola Calipari e Giuliana Sgrena restiamo in attesa del prossimo tragico errore.

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Aereo-spia, la Cina chiede la fine dei voli Usa
by ESTERI Friday, Mar. 11, 2005 at 8:47 PM mail:

Accordato permesso di visitare l'equipaggio. Bush ritira le navi
Aereo-spia, la Cina chiede la fine dei voli Usa
Per il presidente Jiang Zemin gli Usa sono «pienamente responsabili» della collisione e vuole bloccare le ricognizioni
PECHINO - Toni di nuovo tesi tra Washington e Pechino. Dopo aver autorizzato la visita da parte dei diplomatici americani ai 24 membri dell'equipaggio dell'aereo spia costretto all'atterraggio sull'isola dopo una collisione con un jet militare cinese, una dichiarazione del presidente cinese Jiang Zemin lascia intendere che la crisi è tutt'altro che superata.

USA RESPONSABILI - Zemin ha dichiarato oggi che gli Stati Uniti «sono pienamente responsabili» della collisione tra due aerei militari cinese e americano sul Mar cinese meridionale. Lo scrive l'agenzia «Nuova Cina», secondo la quale Jiang ha aggiunto che la Cina «ha prove sufficienti» per dimostrarlo. Il presidente avrebbe chiesto agli Stati Uniti di bloccare i voli spia lungo coste cinesi. Secondo l'agenzia di stampa cinese «Zinhua» è la condizione posta dal governo di Pechino per relazioni amichevoli fra i due Paesi.

NESSUNA IMMUNITA' - E il portavoce del ministero degli esteri cinese, Zhu Bangzao, a una conferenza stampa a Pechino ha detto che «la Cina ha il diritto di salire a bordo dell'aereo spia americano che ha violato la sua sovranità». «Non c'è nessuna questione di immunità», ha detto il portavoce rispondendo ad una domanda sulla posizione americana secondo cui l'Ep-3, atterrato in emergenza all'aeroporto di Hainan, è territorio sovrano americano. «Come ha fatto il territorio sovrano americano a spostarsi sul territorio cinese?», ha chiesto Zhu Bangzao, aggiungendo che Pechino «ha tutto il diritto di investigare l'incidente»

LE RIPARAZIONI - Pechino e Washington si starebbero comunque accordando sulle riparazioni da fare al velivolo per consentirgli di riprendere il volo.

VIA LE NAVI DA GUERRA - Il governo americano, intanto, ha dato ordine di allontanarsi dalla zona alle tre navi da guerra inviate nel Mar della Cina del Sud, dopo l'incidente che ha avvelenato le relazioni già difficili tra Washington e Pechino.

L'EQUIPAGGIO - Oggi la Marina Usa ha precisato che dell'equipaggio sull'isola di Hainan fanno parte anche tre donne e otto specialisti in crittologia, esperti in attività di decodifica e analisi di linguaggi e informazioni cifrate. L'EP-3 è usato, infatti, come aereo spia, in grado di captare comunicazioni da navi o postazioni militari a terra. Dei 24 uomini, 22 appartengono alla Marina, uno è un marine e un altro fa parte dell'Aviazione.

PILOTA DISPERSO - Non è invece stato ancora trovato il pilota del caccia cinese che è precipitato dopo lo scontro in volo con l'aereo spia americano. Secondo l'agenzia cinese Xinhua, il militare si sarebbe lanciato con il paracadute, ma le ricerche nel mar della Cina, in cui sono impegnate 11 navi e una ventina di aerei, finora sono state vane.

IN PIAZZA - Intanto, migliaia di cinesi hanno manifestato oggi a Pechino per protestare contro quella che considerano una tendenza egemonica degli Stati Uniti. Almeno tre cortei si sono svolti stamattina in diversi parchi della capitale.

LE CAUSE - Restano dunque controverse le cause della collisione, avvenuta - ha ricordato Bush - durante una missione «di routine» dell'aereo spia a circa 100 chilometri dalle coste cinesi e a oltre 5.000 da quelle americane. Gli ufficiali della Navy dicono che, da due mesi, le intercettazioni cinesi s'erano fatte più aggressive e pericolose - in almeno 13 episodi, la tragedia sarebbe stata sfiorata, secondo fonti di Hong Kong - e aggiungono: il caccia cinese, più piccolo, più veloce e più manovrabile, doveva tenersi fuori dalla rotta dell'aereo americano, più grande, più lento e meno duttile.

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aereo spia Usa
by Aprile 2001 Friday, Mar. 11, 2005 at 8:49 PM mail:

1 aprile - Collisione fra aerei sul mare della Cina. A sud-est dell'isola di Hainan, un aereo spia Usa, con 24 persone a bordo, viene intercettato da due caccia cinesi F-8. L'EP-3 entra in collisione con uno dei caccia cinesi che precipita, mentre il ricognitore americano è costretto a un atterraggio d'emergenza. L'incidente provoca un inasprimento dei rapporti diplomatici tra i due paesi e la Cina tiene in ostaggio l'aereo americano. Il 12 aprile gli americani si scusano e Pechino rilascia i piloti. Il rischio di una guerra si annusava nell'aria, ma l'America dimostra di avere paura della Cina e forse proprio da questo fatto cerca di raggiungere postazioni strategiche nei paesi arabi, oltre che il petrolio.

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w la Cina
by a-no-ni-mo cinese Friday, Mar. 11, 2005 at 8:51 PM mail:

Re: Per bontà o per distrazione
by anonimo on Sun, 09/06/2002 - 20:22
Non si prova a colpire la Cina e non lo si è mai provato con l'URSS, perchè troppo forti militarmente, e si rischierebbe una vittoria di Pirro; infatti tutte le nazioni attaccate, (Iraq, Serbia, Afghanistan) militarmente non valevano niente. Gli Scud di Saddam non erano altro che gli scarti di magazzino che i russi si erano sbrigati a disfarsene.
L'aereo spia ipertecnologico chela Cina ha preso agli USA più di un anno fa, ce l'hanno ancora, e cosa gli hanno fatto? Li bombardavano?
E quelli restavano a guardare?
Giustamente dici che anche in Cina vengono calpestati i diritti umani, come lo erano in URSS, ma questo non significa che occorre giustificare anche gli altri che sbagliano; non si può certo dire che rubare è bello perchè lo fanno anche altri.
L'urlo poi non si è levato solo dalla sinistra, che etichetta come proprie queste tematiche, ma anche da alcune frange della destra;conosco molte persone di destra che condannano l'operato anglo-americano, ed ioi sono una di quelle.

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Foto aereoporto di Bagdad
by "s.c." Friday, Mar. 11, 2005 at 8:52 PM mail:

qui http://italy.indymedia.org/news/2005/03/747565.php c'è un link alle foto satellitari dell'aereoporto di Bagdad

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PACE
by corresponsabilità comune Friday, Mar. 11, 2005 at 8:56 PM mail:

DISARMO

http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/d/d068.htm

Eliminazione totale o almeno tendenziale degli armamenti prodotti e detenuti in quantità e con effetti crescenti dalle grandi, medie e piccole potenze del mondo.

L'UTOPIA DELLA ELIMINAZIONE DEI CONFLITTI E GLI ORGANISMI SOVRANAZIONALI. Le proposte di accordo generalizzato tra le potenze ai fini di una riduzione o abolizione degli armamenti risalgono alla fine del XIX secolo, dapprima connesse con l'obiettivo dell'eliminazione dei conflitti armati come strumento per la risoluzione delle controversie internazionali (conferenze di pace dell' Aia del 1899 e del 1907) che tuttavia non fu raggiunto. Al termine della prima guerra mondiale il disarmo generalizzato appariva come un corollario necessario dell'ideologia del presidente degli Usa W. Wilson. Per sua iniziativa si tenne la conferenza di Washington (1921-1922) per il disarmo navale che si concluse con un trattato che si limitava a stabilire quale rapporto dovesse essere mantenuto fra le forze navali delle maggiori potenze. Nell'ambito della Società delle nazioni, pur in assenza degli Usa, negli anni tra il 1924 e il 1934 furono avviate diverse iniziative. Nel 1924 un protocollo contenente le garanzie di sicurezza per la convocazione di una conferenza sul disarmo fu respinto dalla Gran Bretagna. Benché l'opzione pacifista fosse ribadita in ogni trattato, le conferenze navali del 1927, del 1930 (Usa, Giappone e Gran Bretagna) e del 1935 non riuscirono a estendere gli impegni oltre quelli già fissati nel 1922. La politica aggressiva del Giappone prima e della Germania e dell'Italia poi fece naufragare la conferenza del disarmo (Guinea 1932-1934); e infine l'inefficacia delle sanzioni economiche contro l'aggressione italiana all'Etiopia spense le speranze pacifiste. Nel quadro dell'assetto successivo alla seconda guerra mondiale, il disarmo fu previsto fin dalla Carta atlantica (14 agosto 1941) fra i compiti istituzionali dell'Onu con tanta maggiore urgenza in quanto reso drammatico dalla disponibilità delle armi atomiche. I piani di disarmo furono distinti tra convenzionale e atomico: per il secondo gli Usa presentarono il piano Baruch (1946), mentre l'Urss si fece presentatrice di un piano di disarmo convenzionale. Il deterioramento della situazione internazionale con la guerra fredda irrigidì le due superpotenze sulle questioni del disarmo. La commissione dell'Onu per i problemi del disarmo sospese i lavori nel 1948 e nel 1949 seguì il suo esempio la Commissione per i problemi dell'energia atomica. Nel 1952 un tentativo di riprendere i lavori si bloccò sul tema del metodo. Per gli occidentali si trattava di stabilire in primo luogo il sistema di controllo, per i sovietici invece bisognava procedere alla riduzione degli armamenti tradizionali e nucleari contemporaneamente alla definizione delle modalità di controllo. Le trattative seguirono l'altalenante andamento dei rapporti diplomatici tra le due superpotenze, con qualche difficoltà in più frapposta dai paesi che aspiravano a entrare nel novero delle potenze nucleari, il club atomico. Tra il 1954 e il 1955 i primi segnali della distensione poststaliniana favorirono la convergenza di progetti occidentali e sovietici sui criteri della gradualità del disarmo e sulle ispezioni reciproche. Al vertice di Ginevra del luglio 1955 il presidente degli Stati uniti Eisenhower lanciò la proposta dei cieli aperti alle ispezioni. Il blocco orientale propose un piano, respinto dalle controparti, per la smilitarizzazione atomica dell'Europa centrale. Nel 1959 venne comunque firmato un trattato per la denuclearizzazione dell'Antartide. Dal marzo 1958 l'Urss dichiarò la sospensione unilaterale degli esperimenti nucleari, cui si adeguarono poco dopo gli Usa anche in seguito alla conferenza di Ginevra sulla tregua atomica (novembre).

L'EQUILIBRIO BIPOLARE. Le trattative diplomatiche erano accompagnate dalle vibranti proteste di opinione pubblica, intellettuali e scienziati che in moltissimi paesi denunciarono i pericoli di autodistruzione connessi alla crescita degli armamenti nucleari. Le speranze del disgelo furono invece sottoposte a una fitta serie di delusioni, come avvenne nel 1960 quando l'abbattimento di un aereo-spia statunitense nei cieli dell'Urss fece svanire le speranze suscitate da un progetto sovietico di disarmo totale da attuare in quattro anni. Dopo due anni di infruttuosa attività anche i colloqui per la sospensione degli esperimenti nucleari furono bloccati in seguito alla crisi dei missili e le grandi potenze ripresero gli esperimenti; gli incontri, riaperti l'anno successivo, sboccarono in una moratoria degli esperimenti a cui si sottrassero tuttavia Cina e Francia, aspiranti membri del club atomico. Attorno alla metà degli anni sessanta i problemi erano complicati dalla possibilità che ancora nuovi paesi venissero in possesso delle armi nucleari, sì da rendere impossibile un controllo. I paesi esclusi, d'altra parte, denunciarono nelle due superpotenze la volontà di usare i negoziati sulla non proliferazione delle armi nucleari come strumento per il mantenimento del loro monopolio. Per questi motivi il trattato per la non proliferazione, raccomandato dall'Assemblea generale dell'Onu nel giugno 1968, non fu sottoscritto da Cina, India, Israele e Francia (che fece esplodere la propria bomba il 24 agosto 1968). Quattro anni dopo seguì il trattato sulla messa al bando delle armi batteriologiche e tossiche (1972). Da allora i negoziati si articolarono in diverse sedi, con una trattazione separata delle diverse questioni. In campo nucleare le due superpotenze spostarono l'attenzione dai problemi delle armi a quello dei vettori di testate nucleari: iniziarono nel 1969 gli Strategical Arms Limitation Talks (vedi Salt 1) conclusi nel 1972 stabilendo dei limiti a numero di postazioni e di rampe fisse e sottomarine. A conclusione dei Salt 2 (1979) fu fissata la limitazione del numero dei vettori delle armi strategiche. Questo trattato non fu però ratificato dal Congresso degli Usa, come ritorsione per l'invasione russa dell'Afghanistan. Malgrado ciò, e malgrado l'esplicito rifiuto del nuovo presidente degli Usa, Ronald Reagan, esso fu però di fatto applicato dalle due parti in causa fino al 1985. Un secondo livello di negoziati venne stabilito dal Mbfr (Mutual Balanced Forces' Reduction, reciproca riduzione equilibrata delle forze) che discusse della riduzione delle forze convenzionali della Nato e del Patto di Varsavia in Europa; un terzo livello infine si occupò dell'Inf (Intermediate Nuclear Forces, forze nucleari intermedie), cioè i cosiddetti missili di teatro, vettori nucleari a breve raggio. Questi tre livelli di negoziato erano tra loro intercomunicanti e fu rilevato che le potenze tendevano a recuperare in una sede quanto avevano dovuto concedere in un'altra. Nel corso della prima metà degli anni ottanta le trattative segnarono il passo e giunsero nel 1984 a uno stallo che sembrava insuperabile. I negoziati ripresero con l'incontro tra R. Reagan e M.S. Gorbacëv del novembre 1985 a Ginevra grazie alla convergenza tra le aspirazioni riformiste del leader sovietico e il desiderio di Reagan di concludere il proprio mandato con un importante accordo internazionale. L'ostacolo principale era rappresentato dallo Sdi (Strategic Defence Initiative, noto come Scudo spaziale) che implicava il ripudio degli accordi Salt 1. L'Urss si dichiarò disposta ad accettare lo Sdi, purché ne fosse proibita la sperimentazione. Negli anni successivi le convergenze si accentuarono: nel settore delle forze nucleari a raggio intermedio prese corpo l'accordo che prevedeva la totale eliminazione dall'Europa dei missili (1988), mentre sugli armamenti strategici le posizioni di Usa e Urss si erano notevolmente avvicinate. Dal 1987 inoltre le prospettive di accordo sugli armamenti convenzionali in Europa crebbero, finché nel 1989-1990, con la disgregazione del Patto di Varsavia e l'unificazione della Germania, si rese inderogabile la necessità di una istituzionalizzazione della cooperazione paneuropea, aprendo prospettive affatto diverse al problema del disarmo. Al declinare della contrapposizione tra le due superpotenze faceva infatti da contrappeso l'emergere di crescenti difficoltà sul piano del controllo della proliferazione nucleare e degli armamenti chimici in forza della presenza di ambizioni e tensioni che uscivano dal quadro bipolare (soprattutto nell'area del golfo Persico e in estremo Oriente). Anche la dissoluzione dell'Urss e i problemi dei rapporti fra gli stati della nuova Csi, oltre a quelli relativi al controllo dell'effettivo potere sugli arsenali atomici, sollevarono preoccupazioni e problemi che l'Onu non sembrò, allo stato dei fatti, in grado di dominare.

L. Ganapini

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direzione
by mazzetta Friday, Mar. 11, 2005 at 9:03 PM mail:

beh, se la scorta serviva a scortare N che arrivava in Iraq, deduco che si muovesse DA l'aeroporto, no?


continuo a ripetere una banalità accessoria, se avessero voluto uccidere qualcuno non avrebbero lasciato testimoni, e magari gli avrebbero sparato con armi diverse.
tutte opzioni facilmente disponibili se davvero si trattasse di guerre di spie (che mi pare una teoria abbastanza campata per aria). Che ci mettevano a sparare alla macchina con un rpg ?

per quanto riguarda le foto, considerate che esiste addirittura un segreto istruttorio italiano sulla vicenda, non è strano che gli americani facciano vedere solo particolari senza importanza per ora.

insisto: perdere tempo a discutere sul riscatto, o su teorie da sherlock serve solo a perdere di vista il punto, che è sempre e solo quello di una guerra assurda, condotta in maniera assurda da gente assurda.

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PS
by mazzetta Friday, Mar. 11, 2005 at 9:07 PM mail:

Non dimenticate di visitare il mio sito ;-)
http://www.sicurmatica.it/mazzetta_minitoupe.htm

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Gli usa i loro rapporti con noi li sviluppano su basi di sincera correttezza ?
by No, certo che noooo !!!!! Friday, Mar. 11, 2005 at 9:18 PM mail:

Quello che hanno gia' fatto ai cinesi e a mezza umanita' adesso iniziano a farlo a italiani inglesi ed occidentali in generale: anche gli inglesi hanno pagato caro con ingenti cifre il 'fuoco amico' !!!!!


http://italy.indymedia.org/news/2005/03/748944_comment.php#749952

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mazzetta e' questo
by ioloso' Friday, Mar. 11, 2005 at 9:27 PM mail:

http://www.seamazz.com/

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negroponte
by a.d.a. Friday, Mar. 11, 2005 at 9:27 PM mail:

"beh, se la scorta serviva a scortare N che arrivava in Iraq, deduco che si muovesse DA l'aeroporto, no?"

Non mi interessa dibattere piu' di tanto su questo dettaglio.
Bisognerebbe sapere esattamente la conformazione della strada, gli orari, se sono due carreggiate separate, se per caso la scorta non va a prendere prima di tornare indietro... Tutte cose che non sappiamo (che forse mai sapremo).
Fare cio', hai ragione, ha poco senso. Sono solo ipotesi, basate per di piu' su notizie, tra le quali -e' la prassi- alcune sono vere, altre sono false, altre ancora sono mezze verita' (o mezze bugie).
Credo pero; sia consentito, come cercavo di fare io, tentare di decifrare quanto una notizia sia (in)verosimile.
E a che (chi) possa servire.

"insisto: perdere tempo a discutere sul riscatto, o su teorie da sherlock serve solo a perdere di vista il punto, che è sempre e solo quello di una guerra assurda, condotta in maniera assurda da gente assurda."

Sono d'accordo.

Infatti, quando ho parlato di agguato, e insistito a parlare di agguato, ho specificato che si trattava di una tecnica.
Che ogni check point, di fatto, sta tendendo un agguato a chi e' tanto sfortunato da passare di li'.
Anche andare a pesca con la canna e' una tecnica. Teoricamente serve per prendere pesci.
Capita si prendano scarpe a volte, invece di pesci.
Il problema e' che gli americani non sono armati di canne da pesca.
Pescano solo vite, per lo piu' innocenti.
Non pescano consenso, non pescano pace, non garantiscono sicurezza ne' a se' stessi, ne' agli sfortunati occupati, ne' agli alleati.

Un disastro totale.

Per vedere il quale non serve certo la lente di Sherlock Holmes.

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Siete poco attenti ai particolari.
by Sherlock Holmes Saturday, Mar. 12, 2005 at 3:05 AM mail:

P.S. Qualcuno continua a dire che avrebbero ucciso tutti senza lasciare testimoni se fosse stato un omicidio mirato.
Ma avete dimenticato che l'agente ferito non guidava l'auto, guidata invece dal quarto uomo ferito gravemente al polmone, ed era al telefono con Letta e Pollari che in diretta telefonica hanno ascoltato gli spari. Quindi dal quel momento in poi gli americani non hanno più potuto uccidere tutti. I veri testimoni stavano a Palazzo Chigi: Berlusconi,Letta,Pollari,Polo,Scolari.

Ripeto, è una questione tra servizi segreti.

Chiaro, no?

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