dove si parla di Torre, Truglio e Cappello. Qualche parola anche su Colosimo
dove si danno alcune nuove notiziole
Poiché il post di Franti mi ha molto impressionato ho provato a seguire quella strada e qualcosa mi pare che cominci a venir fuori. Credo comunque utile mettere a disposizione quanto sto appurando , nella speranza che altri seguano il mio esempio e vengano fuori nuovi elementi. Iniziamo con ordine. Dalla lettura attenta del libro di Torrealta vengono fuori alcuni particolari che mi pare confortino la tesi di Franti secondo la quale sia Cappello che Truglio devono sapere molte cose a proposito dell’omicidio Alpi. 1) si legge a pg.44:« I due corpi vengono portati al Porto vecchio. Qui vengono raggiunti da due agenti del Sismi, il servizio segreto militare italiano; uno dei due è Alfredo Tedesco. Ilaria respira ancora. Dalla nave "Garibaldi" arriva un elicottero con a bordo personale medico. -Adagiamo Ilaria e Miran per terra su due lenzuoli grigioverde. Il medico militare introduce una cannula nella bocca di Ilaria e pompa aria, ma subito si arrende. h c'è più niente da fare» Dunque il primo posto in cui vengono portati i corpi è proprio il distaccamento del Porto vecchio, comandato da Cappello, ed è lì che per la prima volta appare il Sismi. Difficile immaginare che Cappello non fosse lì. E Truglio? 2) Si legge ancora a pg.64, nella strana lettera infarcita di bugie che il generale Fiore in via ai coniugi Alpi per giustificare il comportamento perlomeno omissivo dei militari italiani: «Gentili signori, ho letto con dispiacere un servizio riportato settimanale "Liberazione", nel quale vengono formulati alcuni dubbi sul mio comportamento in occasione della morte della cara Ilaria. Non so se il giornalista ha riportato fedelmente la loro dichiarazione ma, in ogni caso, desidero dar loro piena assicurazione che nella vicenda abbiamo operato tutti con la massima correttezza. Il giorno 20 marzo tutti i militari erano a bordo delle navi o al Porto nuovo. La notizia della morte di Ilaria e Miran è giunta al Nucleo carabinieri del Porto nuovo (quelli comandati da Cappello, ndr.). Gli stessi carabinieri hanno recuperato i corpi, li hanno portati al Porto vecchio e da qui in elicottero su nave "Garibaldi". Nel contempo insieme ad alcuni giornalisti italiani (Gabriella Simoni fra questi) si sono recati all'hotel Sahafi 1 raccogliere tutto il materiale degli interessati. A bordo della "Garibaldi", alcuni miei collaboratori con l'aiuto dell'operatore RAI Romolo Paradisi, hanno visionato il materiale girato da Ilaria per accertare se da esso poteva emergere qualche elemento per risalire a causa e agli autori dell'omicidio Ciò al fine di poter fornire eventuali indicazioni per le prime fasi dell'inchiesta. Tutto il materiale rinvenuto in albergo e sui corpi è stato inventariato e rispedito in Italia» Dunque Fiore per ‘coprirsi’ tira fuori proprio loro i Carabinieri del Porto vecchio. Sarebbero stati loro a recuperare i corpi e loro ad accompagnare la Simoni in albergo. Si tratta di due evidenti menzogne. I corpi li ha recuperati Marocchino, faccendiere italiano vicino ai Servizi e implicato in traffici di armi, ed è stato lui a portarli al Porto e non c’era nessuno, come è evidente nelle riprese di Vittorio Lenzi che era l’unico (TV Svizzera) col suo operatore ad accompagnare la Simoni ,in albergo con loro, meno che mai qualche Carabiniere. Questo a mio parere fa credere che Fiore pensasse di poter contare sul silenzio complice di chi comandava il Porto Vecchio e di chi in generale era a capo della Polizia militare italiana, cioè Cappello e Truglio. Che infatti non si sono mai fatti vivi per smentire Fiore. Domanda pro-Giuliani: Che ci facevano due militari di tanta ‘esperienza’, due della polizia militare, impiegati anche in missione di guerra, in Piazza Alimonda tra i ragazzetti in servizio a Piazza Alimonda? Come mai, visto che la politica è stata in piazza a tener ordine pubblico ci mandiamo le burbe di leva e i giovani ufficialetti, quelli esperti li teniamo nella zona rossa, addirittura due di loro si trovano tra Via Torino e Piazza Alimonda a fare i duri con qualche noglabal? E proprio gli stessi due di Mogadiscio. Che caso… pare davvero incredibile. Inoltre il porto vecchio dista poche centinaia di metri (800) dal luogo dell’omicidio di Ilaria, perché Cappello non ci dice come mai non è accorso subito sul luogo, visto che di quanto era accaduto era a conoscenza addirittura un ‘civile’ come Marocchino? Voglio precisare comunque, che il libro di Torrealta, che è del 99, liquida la possibilità che Ilaria sia stata ucciso per quello che sapeva dei militari italiani, in poche parole, negando fiducia ad Aloi. Si legge a pg.203 « Il "caso Alpi-Hrovatin" torna alla ribalta dei mass media nell'estate 1997. Non grazie a sviluppi delle indagini, ma grazie a un militare, il maresciallo Francesco Aloi, il quale racconta di avere incontrato Ilaria Alpi e di avere assistito, insieme a lei, allo stupro di una donna somala, stupro che la giornalista avrebbe perfino fotografato. Il fatto raccontato dal maresciallo Aloi sarebbe avvenuto nel luglio 1993, periodo nel quale effettivamente Ilaria si trovava a Mogadiscio; ma risulta assai poco credibile che la giornalista, a conoscenza di un fatto di tale gravità, nel corso delle sue corrispondenze non lo abbia mai denunciato. Del resto, Ilaria da allora è rientrata in Italia e ritornata in Somalia tre volte, prima di essere uccisa il 20 marzo 1994, il che rende impensabile una relazione di causa ed effetto tra la supposta testimonianza delle violenze commesse dai militari italiani e la sua morte. Delle violenze commesse dai militari italiani in Somalia, invece, esistono prove fotografiche pubblicate nell'estate 1993 dal settimanale "Epoca", e successivamente, nel 1997, dal settimanale "Panorama".». A parte che la tesi di Torrealta regge poco, poiché potrebbe l’omicidio della Alpi potrebbe essere divenuto possibile quando la goccia del traffico delle armi (in cui erano coinvolti anche italiani) ha fatto traboccare il vaso in cui già potevano essere finite le curiosità della giornalista aproposito dei valorosi militari italiani, resta oscuro il motivo per il quale un uomo come Aloi che si rovina la vita per denunciare violenze ed abusi ampiamente provati dovrebbe poi mentire a proposito della Alpi. D’altra parte nel tempo la posizione dei coniugi Alpi è mutata, come già riportato nel post di Franti. «Subito c’è stato da parte nostra un rifiuto. Ci terrorizzava l’idea che Ilaria e Miran avessero pagato per le colpe dei nostri connazionali. Era una terza ipotesi, incredibile, dopo le prime due: la mala cooperazione e il traffico di armi su cui Ilaria stava facendo un’inchiesta, e un agguato degli integralisti islamici. Ma questa terza ipotesi-bomba, che Ilaria sia stata uccisa perché si apprestava a rivelare atti di violenza compiuti dai soldati italiani su uomini e donne somali, ci è apparsa meno incredibile quando abbiamo avuto due riscontri. Ilaria è stata a Mogadiscio sette volte, abbiamo controllato le date, e per 40 giorni la sua presenza ha coinciso con quella del maresciallo Aloi. Quindi l’ha conosciuto, perché lei conosceva tutti quelli del contingente. Il secondo riscontro sta in due foto che riprendono Ilaria mentre scatta fotografie con la sua piccola automatica, scomparsa anche quella, come tanti altri oggetti e carte che le appartenevano. Ti vengono i cattivi pensieri, forse ha fotografato cose che non doveva vedere e che coinvolgevano soldati italiani. Le rivelazioni di Aloi ci hanno messo in testa un tarlo: se fossero vere spiegherebbero molti comportamenti. Adesso fanno di tutto per denigrare Aloi, eppure è un maresciallo dei Carabinieri, figlio di un maresciallo dei Carabinieri e con altri due fratelli arruolati nell’Arma». Aloi, per altro verso, non ha certo denunciato solo violenze, ma come si ricava anche da quest’ANSA ha denunciato anche vicende legate al traffico di armi, seguendo le medesime piste della Alpi: «In particolare, Aloi, il 30 settembre 1997, sostenne di aver appreso da un altro sottufficiale che il traffico di armi pesanti sequestrate ai somali avveniva sfruttando le navi della Cooperazione, che le armi venivano occultate tra i generi alimentari, che punto nevralgico era il porto di Bosaso e che le armi nuove sequestrate dagli italiani venivano riciclate rivendendole ai somali. Il 9 giugno 1993 Aloi accompagno' a Bosaso il Capo Cellula G2 nella residenza di un sultano e riferisce che, mentre i due parlavano in tono confidenziale, lui si allontano' notando che i due camion portati al seguito erano carichi di viveri. Aloi noto' anche alcuni fucili ''AK47'' (kalashnikov) occultati. Il sottufficiale, il 20 agosto 1997, sottolineo' che nel suo memoriale si parla anche di un possibile traffico di armi dai Paesi dell' est verso la Somalia attraverso l' Italia. Traffico su cui la Alpi gli riferi' di aver trovato delle tracce.» Aloi riferisce di aver discusso con la Alpi di entrambe le questioni e che la Alpi stessa gli ha confidato di temere più gli italiani che i somali, a testimonianza che erano 2 i tavoli su cui stava ‘giocando:« SOMALIA: TORTURE; DAL DIARIO, ''ILARIA TEMEVA GLI ITALIANI'' (ANSA) - ROMA, 21 AGO - A sentire Francesco Aloi, il maresciallo dei carabinieri autore di un diario sulle violenze praticate da militari italiani in Somalia, Ilaria Alpi, l'inviata del TG-3 uccisa a Mogadiscio non aveva paura dei somali, ''bensi' degli italiani'' ''Parlavo spesso con Ilaria Alpi, si puo' dire che ero entrato in confidenza con lei: Mi diceva delle varie cose storte che aveva rilevato: in particolare i traffici di armi, di droga, di avorio. Temeva che qualche cosa le potesse accadere. E quando io le chiesi: ma perche' i somali dovrebbero farti del male?, lei mi rispose di getto: 'Io non ho paura dei somali, bensi' degli italiani» Per chi poi voglia sbrigliare la fantasia c’è da sottolineare che i problemi autoptici riguardanti la Alpi, non concernono soltanto la distanza da cui è stato esploso il colpo mortale, ma anche il fatto che Ilaria, come Carlo, era ancora viva a circa un’ora dai fatti e che nessuno l’abbia soccorsa. Sempre dall’ANSA:« ILARIA ALPI: GENITORI, DIETRO DI NOI C'E' SOLO UNA BARA (2) (ANSA) - ROMA, 9 LUG - Luciana e Giorgio Alpi contestano poi che la loro figlia sia morta sul colpo, perche' la perizia ''e' frutto di un riscontro autoptico, praticato sul corpo di Ilaria, a due anni di distanza dalla morte''. Riportano anche quanto riferito da uno degli ufficiali presenti sul luogo dell'agguato, il col. Cannarsa, che alla domanda dell'imprenditore Carlo Marocchino su come possa assicurarsi se Ilaria e' ancora viva, lo invita a mettere le dita sul collo per sentire il battito: ''Marocchino rimane indeciso''. C'e' piu' di una prova, si legge nel memoriale, ''che Ilaria dava ancora flebili segni di vita ad oltre un'ora dall'agguato''. Quanto ai ritardi nei soccorsi, che sarebbe stata imputata al pericolo nella zona del porto di Mogadiscio, ''la zona dell'agguato era perfettamente calma, tanto da permettere le riprese da parte dell'Abc e al giornalista svizzero Vittorio Lenzi di intervistare la guardia del corpo di Ilaria e Miran''. Intanto, nelle stesse ore del duplice omicidio ''sulla nave S. Giorgio si praticavano gare di pesca''. Insomma, afferma il memoriale, ''dalle dichiarazioni rilasciate del gen. Fiore e dal col. Cannarsa, l' intervento militare quel 20 marzo 1994 si e' ridotto a far aprire la sbarra ai soldati nigeriani, per far passare la macchina di Marocchino al porto vecchio... non si e' provveduto ad eseguire una minima inchiesta, non furono fermati ne' l'autista, ne' la guardia del corpo''.» Chi avrebbe dovuto intervenire sarebbe stato proprio il drappello del Tenente Cappello, che invece resta fermo dov’è, al Porto vecchio. Qualcuno ricorderà che Cappello comndava il plotone di Carbinieri che in Piazza Alimonda non interviene in soccorso della jeep di Placanica. Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Vorrei poi mettervi a giorno della fantastica carriera del Dott. Torre, che deve essere davvero un esperto, visto che è il perito del PM in una alcuni casi davvero intriganti, al confronto dei quali Cogne e quello di Marta Russo impallidiscono. Torre appare nelle cronache giudiziarie intorno al 94, perito nel caso Castellari, il dirigente delle partecipazioni statali trovato morto con la pistola infilata alla cintola ed accanto una bottiglia di whiskey. Sono gli anni di Tangentopoli, si favoleggia che Castellari abbia incontrato Cagliari prima di morire, la tesi ufficiale è suicidio, anche se è dura da dimostrare, visto che la pistola è stata trovata infilata alla cintola del morto. Torre però non si spaventa, e pur non potendo negare l’evidenza e dunque accettando di ipotizzare che possa trattarsi di omicidio non rinuncia a dichiarare pilatescamente che comunque le sue analisi sono altrettanto compatibili con l’ipotesi del suicidio, in aperta divergenza con l’esperto balistico. «CASO CASTELLARI: DEPOSITATA PERIZIA, IPOTESI OMICIDIO (ANSA) - ROMA, 8 LUG - Sergio Castellari, l' uomo trovato morto su una collina di Sacrofano nel febbraio dello scorso anno potrebbe essere stato ucciso e sul luogo in cui avvenne il ritrovamento del cadavere sono state sicuramente compiute delle manomissioni. Sono queste le conclusioni dei periti incaricati di fare luce sulla misteriosa morte dell' ex direttore generale delle partecipazioni statali che oggi hanno consegnato al pm Davide Iori i risultati del lavoro svolto e dei quali, nelle scorse settimane, erano trapelate alcune indiscrezioni. Le perizie depositate dagli esperti sono due: una tecnico- balistica (compiuta dall' ingegnere Manlio Averna) e l' altra medico legale (eseguita dai professori Carlo Torre e Roberto Testi). A quanto si e' appreso, secondo Averna, alcuni elementi, come il ritrovamento del cane della pistola alzato, la collocazione dell' arma (una Smith and Wesson 38) nella cintura dei pantaloni e anche la possibilita' che dalla pistola possano essere stati esplosi due colpi, rendono piu' verosimile la tesi dell' omicidio. Piu' cauti i periti Torre e Testi, per i quali la natura delle lesioni riportate da Castellari sono compatibili con l' ipotesi del suicidio, ma il fatto che il proiettile (mai ritrovato, anche questo!ndr.) abbia toccato una zona del cervello (mesencefalo) che se lesa paralizza ogni attivita' motoria (quindi anche il ricarico dell' arma e la sua collocazione nella cintura) porta a non escludere la tesi dell' omicidio.» Dopo qualche mese la ciliegina sulla torta: «CASTELLARI:PERITI''MODALITA' MORTE COMPATIBILI CON SUICIDIO'' (ANSA) - ROMA, 23 DIC - Sergio Castellari mori' a causa di un colpo di pistola sparato ''a contatto'' della tempia destra e le modalita' della sua morte sono piu' compatibili con il suicidio. Cio' non toglie, tuttavia, che un omicidio possa presentare tutte le caratteristiche del suicidio. Sono queste, a quanto si e' appreso, le conclusioni dei medici legali di Torino Roberto Testi e Carlo Torre, che per alcuni mesi hanno cercato di chiarire i misteri legati alla fine dell' ex dirigente delle partecipazioni statali, trovato morto nel febbraio dello scorso anno su una collina nei pressi di Sacrofano» Un bel capolavoro di fariseismo, non c’è che dire. L’anno dopo 95, Torre è incaricato dell’esame autoptico nientedimeno che di della salma riesumata di Enrico Mattei« CASO MATTEI: PERIZIA SALMA A TORINO, SVILUPPI (ANSA) - TORINO, 22 GIU - Soltanto a settembre si conoscera' l' esito delle perizie sui resti dell' ex presidente Eni Enrico Mattei, del pilota Irnerio Bertuzzi e del giornalista americano William Mc Hale che morirono in un incidente aereo il 27 ottobre 1962. Che si tratti di esami lunghi e particolarmente difficli, lo ha detto oggi a Torino il professor Carlo Torre dell' Istituto di medicina legale al quale sono stati affidati i nuovi accertamenti.» Torre, pur con la sua riconosciuta prudenza, concluderà che c’è compatibilità con l’ipotesi dell’esplosione intrena all’aereo. Ma non basta. Ricordate il caso Soffiantini, l’industriale per liberale il quale i NOCS misero in piedi un agguato che terminò tragicamente con la morte dell’Ispettore Samuele Donatoni? Ricorderete anche che ci fu chi parlò di morte per fuoco amico. Bene a mettere tutti d’accordo ecco che arriva il valoroso Torre. «SOFFIANTINI: CONSULENTI PM, DONATONI UCCISO DA FUOCO AVVERSO (ANSA) - ROMA, 10 MAR - I due consulenti del pm che eseguirono i rilievi di natura balistica, chimica e medico legale, dopo l'omicidio di Samuele Donatoni, ucciso in un conflitto durante un'operazione organizzata per liberare Giuseppe Soffiantini, hanno confermato oggi davanti alla corte di assise di Roma che ad uccidere l'ispettore dei Nocs fu un proiettile sparato da uno dei componenti della banda. Nel corso delle indagini i due esperti, Carlo Torre e Pietro Benedetti, furono incaricati dal pm Franco Ionta di fugare le illazioni fatte da piu' parti circa la possibilita' che Donatoni potesse essere stato colpito dal ''fuoco amico'', cioe' da un proiettile sparato accidentalmente da un poliziotto. I due consulenti, esaminato il cadavere ed i reperti, accertarono, e oggi lo hanno ribadito in aula, che ad uccidere l' ispettore dei Nocs a Riofreddo la sera del 17 ottobre 1997 fu un proiettile calibro 7, 62 sparato da un kalashinikov (arma non in dotazione alle forze dell' ordine) abbandonato sul luogo della sparatoria (ma tu guarda!ndr) dai banditi. » Ma basta così con Torre. Devo dire che ho provato a ficcanasare anche su Colosimo, ho avuto conferma dalle mie ricerche che è uno dei legali storici dei pentiti calabresi. Più interessante è il fatto che è proprio lui il difensore dei due pentiti che autoaccusandosi del delitto del Sovrintendete di polizia Salvatore Aversa e della moglie Lucia Precenzano hanno distrutto la credibilità e la vita di Rosetta Cerminara, testimone oculare insignita della medaglia d’oro. Lo stile di Colosimo è comunque sempre lo stesso: inconfondibile siamo ormai al 2002:« OMICIDIO AVERSA: AVV COLOSIMO, COMPLOTTO CONTRO NUOVI PENTITI ''PERCHE' NON SONO STATI AMMESSI A PROGRAMMA PROTEZIONE?'' (ANSA) - CATANZARO, 4 GEN - L' avv. Vittorio Colosimo, che difende Stefano Speciale e Giuseppe Chirico, i due pregiudicati pugliesi che si sono accusati dell' esecuzione materiale dell' omicidio del sovrintendente di Polizia Salvatore Aversa e della moglie, Lucia Precenzano, sostiene che contro i suoi assistiti ''si appalesa un vero e proprio complotto di Stato''. ''Si tratta dello stesso complotto - aggiunge l' avv. Colosimo, che difende Chirico e Speciale insieme all' avv. Simona Frangipane - ordito contro Giuseppe Rizzardi e Molinaro, accusati in un primo tempo dell' assassinio di Aversa e della moglie sulla base delle dichiarazioni di Rosetta Cerminara''. Colosimo parla di ''complotto'' in considerazione del fatto che i due pregiudicati pugliesi non sono stati ancora ammessi dalla Commissione per i collaboratori di giustizia del Ministero dell' Interno al programma di protezione. ''Ritengo doveroso assicurare - sostiene Colosimo - che Speciale e Chirico continueranno comunque a collaborare con la giustizia malgrado la loro mancata ammissione al programma di protezione, nonostante le motivate e ferme richieste, supportate da imponenti riscontri oggettivi, formalizzate al riguardo dai pubblici ministeri di Catanzaro Giancarlo Bianchi e Gerardo Dominijanni. Richieste sostenute, in sede di discussione davanti alla competente Commissione ministeriale, dal procuratore distrettuale, Mariano Lombardi''. ''Speciale e Chirico - riferisce ancora Colosimo - eserciteranno fino in fondo il loro diritto di dire la verita' e di confessare i loro delitti anche in occasione dell' incidente probatorio che e' stato fissato per il 14 gennaio prossimo davanti al gip distrettuale di Catanzaro, Mariacarla Sacco''. L’italia insomma è piena di colpevoli come Placanica che non vedono l’ora di essere processati per i propri delitti, d’altra parte è stato lo stesso Colosimo a dichiarare che Placanica in fondo è come un pentito, solo che lui è meglio, perché non ha fatto niente di male. Ma per oggi basta. A tra qualche giorno con buone e nuove informazioni spero
Carlo Vive Y la Lucha Sigue
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