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Milano - Colorata MayDay, tra danze e qualche polemica
by dal corriere Monday, May. 02, 2005 at 3:01 PM mail:

Cinquemila persone al corteo dei sindacati. Giocolieri, cibo e bevande a prezzo politico e qualche slogan fuori posto: per il 1° maggio Milano invasa da un esercito di «precari».

Milano - Colorata Ma...
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Più di 5mila persone hanno partecipato in una Milano semideserta alla tradizionale manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil per la festa del Primo Maggio. Un corteo ordinato, a cui hanno preso parte delegazioni dei Ds, Rc, Pdci e Italia dei Valori, oltre al presidente della Provincia, Filippo Penati. Numerosi i lavoratori extracomunitari. Hanno sfilato con un loro striscione anche i lavoratori della Scala, oltre ai partigiani dell’Anpi. «Ci sono circa 400.000 posti di lavoro a rischio solo a Milano - ha detto Giorgio Roilo, segretario milanese della Cgil -. Oggi sfiliamo per porre al centro dell’attenzione le questioni dell’occupazione, del rilancio dell’industria italiana, della precarietà, del rinnovo contrattuale».

In questa assolata domenica, un altro corteo ha attraversato la città. Una lunghissima parata multicolore, chiassosa, multietnica, multilingue, fatta di persone di tutte le età, con autoarticolati che diffondevano musica, ha attraversato il centro di Milano per la MayDay Parade, manifestazione «contro il precariato dei diritti e del lavoro» organizzata da sindacati di base, centri sociali, collettivi studenteschi. Secondo gli organizzatori 120mila partecipanti, secondo la Questura 15mila. «Al di là della sterile polemica sulle cifre - ha commentato uno dei leader dei Cub, Piergiorgio Tiboni - vale il fatto incontestabile: si è trattato della più importante manifestazione per il Primo Maggio che si è tenuta in Italia. La mobilitazione di tante persone dà la misura dei bisogni e della partecipazione alle lotte per una profonda modifica della politica economica e contro il lavoro precario».

Il corteo «stop and go», che per quasi cinque ore ha occupato il centro cittadino, fatto di giocolieri, di musica, di gente che ballava, poca politica (i messaggi erano limitati ai volantini) e molto gioco (c'era pure l'album di figurine degli «Invincibili»), è iniziato sotto il sole in piazzale XXIV Maggio e si è concluso in piazza Castello. La polizia ha scelto un basso profilo intervenendo solo in caso di effettiva necessità. E gli incidenti sono stati limitati: imbrattamenti di banche e sportelli Bancomat, un'insegna McDonald's sciolta per il calore di un fumogeno. Un automobilista alla guida di una Porsche, che voleva fendere a tutti i costi il corteo, è stato malmenato. Più preoccupanti le scritte lasciate su alcuni muri: «10-100-1000 Nassirya» a caratteri cubitali su un palazzo di via Lanza, nei pressi del Piccolo Teatro firmato Anarchia, «10-100-1000 Ramelli» e la stella a cinque punte comparsa sulla porta della Consob. Due i feriti, leggeri, fra i partecipanti per una lite scoppiata prima della partenza, sul posizionamento nel corteo.

Puntuale la denuncia del vicesindaco, Riccardo De Corato, che ha parlato di una «Milano stanca di queste violenze» e ha ricordato il suo progetto di legge per obbligare chi indice le manifestazioni a depositare una somma in garanzia, a copertura dei danni provocati sulle case e i monumenti pubblici. Gli organizzatori avevano previsto 100mila manifestanti: impossibile in effetti contarli. C'erano gruppi che venivano da ogni parte d'Italia, anche dall'estero, ognuno raccolto attorno al proprio «totem». Poche le bandiere, se si escludono quelle dei Cub e dei Comunisti Italiani. Davanti a tutti la Banda degli ottoni a scoppio, che ha imboccato piazza Castello al suono dell'Internazionale. Dietro di loro una band di percussionisti e ballerine, che fermandosi nelle vie più strette o tornando indietro, provocava l'avanzamento a fisarmonica dell'intero corteo (tre ore dopo la partenza dei primi, c'erano gruppi ancora in attesa in piazza XXIV Maggio). Poi il camion più applaudito, quello degli Anarchici milanesi del Ponte della Ghisolfa, sul quale avevano preso posto i precari del teatro alla Scala. Ha diffuso musica sinfonica e operistica deliziando i passanti che spesso applaudivano. E poi tutti gli altri, compresi i mezzi per la vendita a prezzo politico di generi di conforto. «La May Day del lavoro precario - ha detto una ragazza del centro sociale Csoa di Torino - è questo primo maggio libero e ribelle, un'invasione festosa e indisciplinata delle strade e delle piazze, un luogo dove manifestare desideri ed emozioni, separato dai non-luoghi di sindacati, sindaci, governatori e televisioni».

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