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14 gennaio: Milano chiama Roma
by il manifesto Wednesday, Jan. 11, 2006 at 3:16 PM mail:

dal manifesto di oggi 11 gennaio 2006

14 GENNAIO
Milano chiama Roma
STEFANIA GIORGI
C'è senza dubbio da rallegrarsi ma c'è anche da porsi e porre qualche domanda sul doppio appuntamento di sabato, sulla concomitanza delle due manifestazioni nazionali di Milano e di Roma, sul dispiacere di molte e di molti di non possedere il dono dell'ubiquità per non dover scegliere tra i due appuntamenti. A Milano «Usciamo dal silenzio», in difesa della legge 194 e della libertà femminile, e a Roma «Tutti in Pacs», per la richiesta di patti di unione civile, possibili in quasi tutti i paesi europei e occidentali. Una convergenza casuale di date che è diventata una scelta rivendicata: nelle intenzioni di promotrici e promotori non c'è rischio di sovrapposizione, né di reciproca elisione, al contrario la doppietta si presenta come un'opportunità di far sentire la voce di donne e di uomini che si ribellano alle molestie vaticane e all'aggressività mortifera del centrodestra. A Milano - cuore pulsante di «Usciamo dal silenzio» -, ma anche a Roma, le migliaia e migliaia di donne riunite in più di una assemblea e in costante dialogo in Rete, hanno deciso di non far slittare la data proprio per non scivolare in posizione seconda rispetto alla mobilitazione per i Pacs. Il «ponte tra Milano e Roma» può diventare - come si legge nel documento «Libertà del vivere e del convivere» della Casa Internazionale delle donne firmato, tra le altre, da Bianca Pomeranzi, Maria Rosa Cutrufelli, Edda Billi, Lea Melandri, Maria Luisa Boccia - «una dimostrazione di come l'autonoma autoderminazione delle donne possa incontrare persone altrettanto consapevoli e capaci di nominare il proprio sapere sessuato, quindi parziale e non universale, per costruire nuove forme di convivenza e un diverso concetto di libertà: quella dell'essere e non dell'avere».

Queste le intenzioni. Il rischio - e di qui le domande da porre e porsi - è però quello che le affinità finiscano con lo scivolare nell'assimilazione. Un vero e proprio «gemellaggio» delle due manifestazioni siglato da un collegamento via maxischermo tra le due piazze. Assimilazione, su questo c'è ben poco da farsi illusioni, su cui giocherà l'informazione. Sotto il cappello delle leggi che mancano (per permettere convivenze libere, civili e riconosciute al di fuori del matrimonio eterosessuale santificato) e di quelle che si tenta di smontare (la 194), la comune rivendicazione dei diritti. Contro il tentativo di mettere sotto regime di vaglio e controllo le scelte in materia di sessualità, convivenza e procreazione la comune rivendicazione della laicità dello stato. Ma proprio qui sta il punto su cui riflettere.

La posta in gioco - oggi come negli anni `70 - è del tutto eccendente dalla sfera del diritto e della laicità. Ed è quello che rischia - ancora una volta - di esser lasciato fuori dalla scena. Dalla battaglia contro l'aborto clandestino che si innestò nel primo femminismo degli anni Sessanta all'approvazione della legge 194, nelle parole e nella pratica politica del femminismo la scelta di interrompere una gravidanza non è mai stata né letta né declinata con il linguaggio del diritto né, tantomeno, di una laicità contrapposta alle professioni di fede cattolica. L'aborto è stato interrogato per un verso come l'esperienza che ogni donna conosce anche se non l'ha vissuta sul proprio corpo, che molto dice e molto rivela della sessualità e dei rapporti tra uomini e donne, dentro e fuori le camere da letto. Per l'altro verso, come termometro infallibile delle ricorrenti prove di una politica istituzionale esangue che si rianima sul controllo del corpo e della libertà femminile nella procreazione.

Non esiste un «diritto» ad abortire. (Gli unici a rivendicarlo come tale sono stati i Radicali). Esiste la libertà di ogni donna di decidere se e quando essere madre. Non esiste uno Stato abortista - la legge 194 è tutt'altro che permissiva e giova ricordare che fu frutto di mediazioni tra Dc e Pci, fra Udi e Pci e fra Udi e quel femminismo che proponeva la depenalizzazione. E c'è la consapevolezza che, anche oggi che siamo di fronte al tentativo reiterato di disciplinare il primato femminile in materia di procreazione, nessun divieto, legge o Stato ha mai impedito alle donne di abortire.

Nel giorno sdoppiato dei Pacs e dell'aborto, c'è da augurarsi che la parola «diritto» non cancelli né le affinità né le differenze. In primo luogo tra uomini e donne in materia di libertà.

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Milano, legge 194 e non solo
by il manifesto / 2 Wednesday, Jan. 11, 2006 at 3:20 PM mail:


Migliaia di donne da tutt'Italia per difendere una legge che funziona e contrastare gli attacchi del Vaticano e del centrodestra. Un ponte di libertà teso tra piazza Duomo e piazza Farnese
MANUELA CARTOSIO
MILANO
Non sarà un «un rito stanco», ma una manifestazione «aperta, libera, trasversale, arricchita dal ponte con Tutti in pacs». E se lo dice Assunta Sarlo, giornalista allergica all'enfasi e a vender fumo, la previsione è più che fondata. I numeri dei contatti con il sito http://www.usciamodalsilenzio.org (ieri erano quasi 18 mila), delle adesioni individuali (3.620) e collettive (centinaia), dei pullman (60) e dei treni (3) prenotati, autorizza a dire in anticipo che tante e tanti sabato manifesteranno a Milano per difendere la legge 194 e per la libertà femminile. Il segnale più eclatante è il fiorire in città e paesi di iniziative locali per prepararsi all'appuntamento milanese (ore 14, piazza Duca D'Aosta, di fronte alla Stazione centrale). Tavolo «lungo» ieri alla conferenza stampa di presentazione, per allineare la varietà di temi e generazioni fatti incontrare dal messaggio in bottiglia lanciato a novembre da Assunta. Altrettanto «lungo» sarà il palco in piazza Duomo, collegato simbolicamente e materialmente (grazie a Radiopopolare) con piazza Farnese. Due manifestazioni «sorelle», le definisce Aurelio Mancuso (Arcigay), per respingere «l'attacco alla laicità dello Stato e la volontà nuova e antica di dominio sui corpi». Insieme sabato e anche dopo: destre e Vaticano non molleranno il conflitto sulle libertà e non è detto che il centro sinistra abbia la forza, e la voglia, di sostenerlo. A Milano il movimento glbt sarà rappresentato da Cristina Gramolini di Arcilesbica, a Roma Lella Costa prenderà la parola a nome dell'assemblea «Usciamo dal silenzio».

Cosa ha fatto reincontrare le donne? «Insoddisfazione, indignazione, fastidio, persino noia», risponde Lea Melandri, «per il fatto che sono sempre gli altri che pensano per le donne, parlano delle donne, dettano sulle donne». In questo esercizio si distingue per invadenza «vile e crudele» la Chiesa cattolica: «colpevolizza le donne che si sono sempre colpevolizzate da sole». Corpo, vita, nascere, morire vengono ricondotti o sotto l'etichetta della morale o dei «servizi sociali, degli aiuti ai soggetti deboli». Sfugge anche alla sinistra la «politicità» del vivere e del convivere. Per questo, invita la scrittrice femminista, «uscite dal silenzio, non ritorniamoci. Non diamo un alibi a chi non considera, non ascolta il pensiero e la parola delle donne». Ritrovare protagonismo significa anche «occupare in modo vistoso luoghi materiali e simbolici. A quante storcono il naso di fronte a cortei e manifestazioni Lea ricorda che «senza quelli, il femminismo negli anni Settanta non avrebbe avuto l'incidenza che ha avuto».

Non erano ancora nate, in quegli anni, le giovani che focalizzeranno la loro presenza al corteo sul tema della precarietà: «Impedisce di programmare la propria vita, maternità compresa» dice Fiorella Mattio che con un gruppo di coetanee ha creato la mail acasadilaria@yahoo.it (le abbiamo incontrate nella casa di Ilaria, quella vera, e vi racconteremo).

In quegli anni, non c'erano le immigrate a sostituire le donne italiane nel lavoro di cura. L'appello di Susanna Camusso, segretaria della Cgil lombarda, a facilitare la loro partecipazione alla manifestazione andava fatto, anche se sposterà poco. Mette il dito sul problema la testimonianza della mediatrice culturale Karina Scorzelli Vergara: paura, spaesamento, non conoscenza dei servizi sociosanitari e dei metodi contraccettivi, difficoltà economiche spiegano l'alto tasso di interruzioni volontarie della gravidanza tra le straniere (un terzo degli aborti lagali è fatto da extracomunitarie).

Ds, Verdi, Pdci, Prc, Rosa nel pugno aderiscono sia alla manifestazione di Milano che di Roma. Altrettanto fanno Arci, Magistratura democratica, la Cgil e tutte le sue «categorie».

Ieri alla Camera sono riprese le audizioni per l'indagine conoscitiva sull'applicazione della legge 194, una sveltina voluta a scopo elettorale e intimidatorio dal ministro Storace. Vuole, e non da ora, mandare nei consultori pubblici i paladini del Movimento per la vita. Il cui presidente, Carlo Casini, ieri alla Camera ha di nuovo attribuito ai Centri di aiuto alla vita il merito d'aver fatto nascere 70 mila bambini in trent'anni di attività. L'invasione dei consultori pubblici è lo stratagemma delle destra per modificare surrettiziamente la legge 194. La difesa dei consultori, e della dignità di uomini e donne che ci lavorano, è ovviamente uno dei obiettivi della manifestazione di sabato a Milano.

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