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Io, ragazza straniera in piazza per la 194
by da repubblica Friday, Jan. 13, 2006 at 11:41 AM mail:

Io, ragazza straniera in piazza per la 194.

Non pretendo di essere portavoce delle donne straniere, anche se molte si potranno riconoscere per diversi aspetti in quel che dico. Domani sarò in piazza, soprattutto perché come donna straniera credo di avere così un´occasione reale di uscire dal silenzio, visto che nel mio Paese questo non è ancora consentito, e portare la mia testimonianza. Spero che la mia presenza sia anche un invito e uno stimolo per le altre donne, straniere e non, per incontrarsi e confrontarsi sui nostri problemi.
Ho trent´anni, sono cilena e vivo in Italia dal 1991. Sono mediatrice linguistica e culturale per la cooperativa Crinali (servizi psico-socio-sanitari). Aiuto le donne di lingua spagnola che si rivolgono ai consultori e in ospedale. Sono una straniera che lavora per le straniere, con il sostegno delle donne italiane.
Io vengo da un Paese in cui questa legge non esiste, dove ancor oggi molte donne lottano per la depenalizzazione dell´aborto, e se ne vedono le conseguenze: è un problema sociale, le donne continuano ad abortire nella clandestinità e a rischiare la vita. C´è omertà rispetto al problema, non denunciarlo è come fingere che non esista. Così non si migliora il rispetto della salute delle persone, intendo le donne ma anche i figli non voluti che poi nascono in condizioni di disagio e di povertà. Questo diventa quindi una vera forma di controllo sociale, che si effettua conservando e sottolineando le differenze tra le donne che possono e quelle che non possono permettersi un aborto, e comunque tenendo tutte in uno stato di insicurezza, senza la libertà di scegliere e dunque di crescere attraverso le proprie scelte.
Quello che penso oggi è che anche se ci sono differenze derivanti dalle radici culturali diverse, dai diversi credo religiosi e da esperienze individuali differenti per ognuna, di fronte a temi come maternità, sessualità o libera scelta sulla gravidanza noi donne siamo alla fine tutte uguali: uguali i sentimenti, uguali le sofferenze, non si soffre diversamente in spagnolo o in italiano. Essere donne è una qualità unica e unificante, che ci spinge a sentirci compatte e a muoverci insieme quando ci sentiamo attaccate, come succede in questo momento. Sicuramente non tutte le donne hanno fatto un percorso di presa di coscienza, per capire quali sono i nostri diritti, tutte abbiamo avuto esperienze diverse. Ma proprio in nome di queste differenze è importante ribadire che le cose già acquisite, come il diritto e la libertà sanciti dalla 194 e conquistati da altre donne, vanno difesi e mantenuti: guai a chi li tocca.


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per jesus
by z Friday, Jan. 13, 2006 at 12:08 PM mail:

statte zitto testa di rapa!

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