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editoriale le regione sul molino
by la regione Monday, Oct. 21, 2002 at 4:42 PM mail:

sgombero molino

editoriale le region...
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L'editoriale



L’editoriale
di Matteo Caratti


All’alba di ieri si è sgomberato l’ex Grotto al Maglio. Non invece il tema/ problema dell’autogestione nel Luganese. Anzi, proprio la chiusura del centro ha riportato l’argomento alla ribalta della cronaca e della politica ( o della non- politica).
Se era in effetti opportuno ristabilire legalità, sicurezza e riportare la tranquillità in un comune che da troppo tempo reclamava l’intervento dell’autorità cantonale ( quest’ultima non senza responsabilità), siamo facili profeti nel ritenere che il tema dei giovani autogestiti si riproporrà presto nei medesimi termini in cui si era posto al momento dell’occupazione dei Molini e poi nel ‘ parcheggio’ del Maglio.
Sin qui l’autorità cantonale aveva preferito svicolare, lasciando la patata bollente nelle mani degli amministratori ( e dei cittadini) di Canobbio, sperando, chissà, che il provvisorio potesse diventare duraturo e la questione chiudersi da sola.
Troppo semplice e pilatesco. Canobbio, lasciato per troppi anni solo alle prese con un problema regionale se non addirittura cantonale, al ‘ gioco’ non c’è stato. Ha continuato a bussare e ribussare alla porta del Cantone per legittimamente ricordargli le promesse e sottoporgli i problemi legati alla presenza dei molinari su suolo comunale. ‘ La nostra odissea, presi tra l’incudine di un governo sordo ai nostri richiami ed il martello dell’autogestione, è durata cinque anni’ ha detto ieri emblematicamente il sindaco Roberto Lurati.
Ed ora il caso è chiuso? O, molto meno ingenuamente, ci dobbiamo chiedere dove, quando e come rispunterà il medesimo problema? Già, perché non ci vuole molta perspicacia per intuire che non basta sgomberare un centro per fare sparire i molinari e le persone che attorno al Maglio gravitavano perché ne condividevano le esperienze, vuoi culturali, vuoi sociali. Non basta neppure murare porte e finestre dell’ex grotto e nemmeno raderlo al suolo e spargervi il sale. Questi giovani, questo gruppo sociale, che cerca spazi alternativi per una vita e una cultura alternativa, piacciano o no, ci sono ancora: con o senza Maglio. E già a poche ore dallo sgombero, tanto per cominciare, li abbiamo rivisti ( e li rivedremo) in piazza a Lugano con i loro striscioni e la loro protesta. Far finta di niente non sarà possibile ( anche se qualcuno ci proverà sperando che il tempo logori). Quindi pensare che l’azione – blitz di ieri sia il punto finale è una convinzione alquanto miope e comunque destinata ad essere smentita dai fatti entro breve.
Allora sarà bene che l’autorità cantonale, unitamente a quelle comunali interessate dal fenomeno ( Lugano prima fra tutte, anche se nicchia e guarda altrove), non archivi l’incarto. Occorre in effetti, anche se non sarà facile vista la tensione nell’aria, riannodare di nuovo il dialogo fra le parti per cercare spazi alternativi. Bellinzona e Locarno a suo tempo pure alle prese con un problema analogo ( anche se di dimensioni più ridotte) sono riuscite a farlo. Con parecchia buona volontà. Ma forse è proprio quella che fra Lugano, Canobbio e Bellinzona e anche fra i molinari si è ormai persa per strada.

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