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SPORT SOTTO L'ASSEDIO - carovana in palestina - aggiornamento 19 aprile
by Jalla - qui non c'e' pace Thursday, Apr. 20, 2006 at 1:27 AM mail:


Carovana Sport Sotto l’Assedio: il calcio d’inizio!



Terzo giorno in Palestina, oggi sono partiti i tornei di calcio nelle zone interessate, ricordiamo che la carovana è divisa in tre gruppi che si spostano nei territori occupati rispettivamente al Nord, Centro e Sud.

Per quanto ci riguarda, il gruppo che si trova al centro, questa mattina si è rimasti all’Ibdaa Center a Deheishe dove il tempo è stato dedicato in parte alla visita di Betlemme e in parte alla conoscenza dei ragazzi e delle ragazze del campo profughi. Ancora una volta lo strumento che ci ha permesso di avvicinare i giovani e non solo è stato lo sport, con partitelle di calcio improvvisate in strada attraverso cui abbiamo incontrato e coinvolto per la prima volta le bambine del luogo.
Nel primo pomeriggio siamo partiti alla volta del campo profughi di Al Fawwar vicino Hebron. Durante il tragitto ci siamo trovati di fronte a realtà ancora più problematiche di quella di Deheishe, la strada che abbiamo percorso, che collega le varie località dei territori, è una no cross road cioè una strada israeliana percorribile esclusivamente da mezzi israeliani come il pulmann che abbiamo utilizzato noi per lo spostamento. Il percorso alternativo, quello che sono costretti a prendere i palestinesi, è costituito da una serie di stradine dissestate e check point che trasforma il viaggio di 45 minuti in uno di due ore e più. La cross road è disseminata di posti di blocco dell’esercito israeliano che creano file chilometriche (tipo la tangenziale nell’ora di punta), ed è costeggiata dagli insediamenti dei coloni e da postazioni dei militari che troneggiano irriverenti sul panorama dei territori. Per la strada raccogliamo un’altra squadra palestinese dal campo di Al Aroub ed arriviamo ad Al Fawwar dove ci aspettano la rappresentativa di calcio locale e ed un centinaio di bambini. L’atmosfera non era tesa ma c’era da parte nostra una certa preoccupazione soprattutto per le donne della carovana, visto che l’anno scorso l’accoglienza era stata quella del lancio di piccole pietre verso i visitatori. Questa volta non c’è stata nessuna sassaiola, però la curiosità dei bambini e dei giovani del posto verso le dodici compagne presenti spesso si trasformava in insistenti e a volte irriverenti richieste. Per evitare l’accerchiamento e per poter assicurare un tranquillo svolgimento del triangolare di calcio, le compagne sono state portate su un tetto di un edificio per seguire le partite che hanno visto trionfare la rappresentativa di Al Arub. Niente da fare per la squadra italo-palestinese, che è uscita sconfitta, ma con dignità, da entrambi gli incontri. Nel frattempo alcuni di noi hanno potuto visitare il campo profughi e la casa di una famiglia del luogo, un posto molto povero e isolato, in cui Hamas ha ottenuto il 100% dei voti. Ci raccontano che questa gente non può uscire dal campo da anni, ma l’isolamento non è dato solo dal presidio dell’esercito ma anche dalla pressoché totale mancanza di finanziamenti (anp e internazionali) e dalla mancata presenza della cooperazione. Alla fine del triangolare le squadre si sono riunite per la premiazione e lo scambio simbolico di divise, palloni e gagliardetti. Siamo usciti celermente dal campo anche perché la situazione con i giovani del luogo si era riscaldata un pochino, siamo saliti sul pulmann per tornare a casa. Dopo aver percorso neanche un chilometro, siamo stati oggetto del lancio di tre molotov verso il nostro mezzo di trasporto, fortunatamente la mira è stata imprecisa. Probabilmente la motivazione va ricercata nella provenienza israeliana del pulmann, sani e salvi e contenti dell’esperienza fatta siamo ritornati a Deheishe.


Durante la giornata ci arrivano le notizie dalle altre località.

Gaza – Notte di bombardamenti a cinque chilometri di distanza dall’ostello che ospita la delegazione italiana, le porte tremano. La giornata inizia con la visita all’Università di Al Aqsa, dove si svolgono vari incontri con i leader delle realtà locali. Si prosegue con le partite di calcio, i campi sono affollatissimi (manco una donna! ), ma la prestazione dei nostri atleti nulla può contro la preparazione degli avversari. Il torneo è stato dedicato dai compagni a un ragazzo che è stato ucciso ieri da una cannonata israeliana proprio mentre giocava a pallone; ciò ha suscitato in tutti una grande emozione ed ha sollevato approvazione e clamore. Nel pomeriggio la visita ad una clinica autogestita del luogo, con vari settori di intervento, dalla chirurgia all’odontoiatria. Una giornata densa di emozioni, i compagni ci trasmettono un grandissimo entusiasmo.




Jenin – Qui è forte la preoccupazione per possibili rappresaglie conseguenti all’attentato kamikaze di ieri a Tel Aviv.
Jenin e Nablus sono senza elettricità dalla notte scorsa ed i collegamenti telefonici sono difficoltosi, riusciamo a raggiungerli solo in serata. La mattinata è dedicata a vari incontri nel municipio di Tubas, tra scuole centri culturali e ospedali. Sorgono problemi di tipo logistico per l’organizzazione del match, ma grazie alla determinazione dei compagni la partita alla fine si svolge e si chiude anche qui con una dignitosa sconfitta. Nel pomeriggio visita ad un centro di riabilitazione, attività fondamentale per continuare a vivere in un paese invalidato dalla guerra. Cena a casa dei locali e serata in compagnia della squadra di calcio incontrata in giornata, allietata dalla notizia dal divieto, da parte del governo israeliano, di operazioni di guerra a Nablus e Jenin.

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