La lapide per ricordare il consigliere missino ucciso nel ´76 da Prima Linea. De Corato: basta divisioni. Fiano: ascoltate la gente. Il Comune la vuole in viale Lombardia, alt dai residenti.
Scoppia il caso Pedenovi. Il Comune vuole una targa commemorativa, ma i cittadini di viale Lombardia dicono no. E immediatamente esplode anche una polemica politica. «Pensavo che certe divisioni a distanza di 30 anni fossero sparite» dice De Corato. «Loro pensano solo ai morti di destra» replicano i consiglieri di sinistra. Il consiglio comunale già tre anni fa aveva approvato a larga maggioranza la lapide in ricordo di Enrico Pedenovi, consigliere provinciale dell´Msi assassinato da un commando di Prima Linea il 29 aprile del 1976, in viale Lombardia. Doveva essere sistemata sulla facciata dello stabile popolare di proprietà comunale, civico 65/67 e scoperta il 29 prossimo, nel trentennale della morte. Ma gli inquilini si sono opposti. Così si è ripiegato su un palo, che sostiene la targa. Ma nemmeno questo passa, almeno per ora, perché ieri alcuni abitanti del quartiere sono scesi in strada a bloccare l´operazione. «Potevamo mettere la targa, con un atto di forza, sullo stabile di nostra proprietà - ha detto De Corato - ma onorare una persona uccisa non è un atto di sfida. Purtroppo nel 2006, in una Milano completamente cambiata, c´è ancora chi ci riporta a un tempo e un clima che speravamo non ci fossero più. Mi chiedo quale sia il senso civico e la pietà umana di questa città». «La decisione del Consiglio è del 2003, non capisco perché ne parlino adesso, in campagna elettorale, e lo dice uno che ha votato a favore di quella targa - obietta Emanuele Fiano, capogruppo dei Ds, appena eletto in Parlamento -. Consiglierei di riprendere la questione alla fine della campagna e di ricercare il consenso, parlando con la gente per capire i motivi dell´opposizione». «Ci sono sempre state scadenze elettorali in questi tre anni, provinciali e regionali, la nostra non è una manovra elettorale» ribatte a Fiano il vicesindaco. Per Giovanni Occhi, capogruppo di Rifondazione «una decisione presa dal consiglio non può essere imposta ai cittadini. Chi abita lì, e si ritrova ogni anno con chi va a commemorare il camerata caduto, ha il diritto di dire la sua». «Delle lapidi il Comune ha fatto un uso a senso unico, dedicandole solo ai morti di destra - aggiunge Daniele Farina, leader del Leoncavallo, consigliere comunale e neo parlamentare -. La vicenda della lapide di Pinelli, sostituita quando non ce n´era alcun bisogno, sta lì a insegnarcelo. Non mi stupisce che la cittadinanza reagisca così». Invece per il capogruppo di An in Regione, Roberto Alboni, «questa opposizione dispiace, le vittime vanno ricordate tutte, senza distinzioni».
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