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Targa per Pedenovi, rinviata la posa. Continuano le polemiche
by dal corriere Friday, Apr. 21, 2006 at 12:01 PM mail:

Targa per Pedenovi, rinviata la posa. Continuano le polemiche.

Ieri, gli operai del Comune non si sono presentati in viale Lombardia. Palazzo Marino ha deciso di rinviare la posa del palo che dovrà sorreggere la targa in ricordo di Enrico Pedenovi, il consigliere provinciale dell’Msi ammazzato da un commando di Prima Linea il 29 aprile del 1976. Lo si farà due giorni prima dell’inaugurazione del 29 per permettere che si calmino le acque dopo le durissime polemiche dell’altro giorno. Polemiche che non si sono fermate neanche ieri. «Ho l’impressione che questa giunta si voglia ricordare solo dei propri morti - attacca il consigliere dei Ds, Aldo Ugliano -. Avevo proposto di intitolare una via all’agente Antonio Marino ucciso da una bomba lanciata dai neofascisti. Non ho ancora ricevuto nessuna risposta». Replica il vicesindaco Riccardo De Corato: «Dopo trent'anni, la targa per Pedenovi è un atto riparatore e di giustizia nei confronti di un uomo delle istituzioni, tranquillo, ma convinto delle sue idee e per questo motivo massacrato sotto casa». Il vicesindaco ricorda anche un’altra cosa. Che la mozione presentata da An nel 2003 «è stata votata da 36 consiglieri su 38». Ma un altro rappresentante di An, il già coordinatore regionale Massimo Corsaro, fa una proposta a titolo personale: «Per evitare strumentalizzazioni politiche sono pronto ad accettare che la posa della targa venga rinviata al dopo-elezioni. Tutto ciò a patto che tutte le forze politiche si dichiarino unanimamente d'accordo nel ritenere che il futuro sindaco, chiunque esso sia, realizzi tra i primi atti della nuova amministrazione quello di lasciare un ricordo concreto e tangibile alla memoria di Pedenovi». «Gli abitanti di viale Lombardia - attacca invece l’ex assessore regionale di An, Carlo Borsani - ci devono dire se uccidere un fascista è un reato o no. Se non lo è, è giusto e doveroso mettere la targa. Altrimenti... Ma nessuno di noi vuole credere a un’ipotesi del genere».
Discorso che a Palazzo Marino non è piaciuto. Ieri è intervenuto anche il sindaco Gabriele Albertini: «Non credo che la pietà sia morta a Milano. Se penso che ai giorni nostri ci sono dei contrasti su una lapide che ricorda quello che 30 anni fa è stato un omicidio, possiamo dire che un passo avanti è stato fatto». E l’assessore Stefano Zecchi: «Spiace il fatto che non si riesca a trovare una sintesi superiore che oltrepassi la pur comprensibile battaglia politica».

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