LA FARSA È FINITA: QUALCHE PAROLA SUL PROCESSO COR
La farsa è finita, concludendosi come le premesse avevano da tempo indicato. Premesse politiche non certamente attinenti alla realtà dei fatti. E il 270 bis è arrivato contro ogni logica, contro ogni previsione che si basasse sull’andamento del processo. A fronte dell’imputazione di cui al comma 1 (organizzatori e promotori della supposta associazione) con conseguente richiesta di pene tra gli 8 ed i 12 anni ( a parte un’imputata la cui richiesta era di 6 anni per semplice partecipazione), la giuria ha scelto una “via di mezzo” condannando sei degli undici imputati a pene che vanno dai 3 anni e 6 mesi ai 6 anni ( quindi alcuni compagni per il comma 2 del 270 bis: semplice partecipazione) comprese le attenuanti generiche per tutti eccetto che per un compagno. Una sentenza tirata per i capelli, scritta chissà quando, dopo anni di indagini, centinaia di analisi tra scientifica e ris, allarmismi creati ad hoc, bisogno di colpevoli, voglia di “terroristi”. E la giuria, serva dei poteri forti, probabilmente non se l’è sentita di far crollare il castello di carte che non stava in piedi nemmeno con i più fantasiosi equilibrismi. Ma, potenza della giustizia, parte di quel castello rimane in piedi e ancora non si capisce “tecnicamente come”. Certo è che, creare un’associazione sovversiva con finalità di eversione, deve essere stato un duplice gioco di prestigio. Uno perché l’ordine democratico è lungi dall’essere stato minimamente attaccato (senza nulla togliere alle azioni delle cor, suppongo che si siano condannate più le parole, i pensieri e le intenzioni…), due perché, giuridicamente, un’associazione dovrebbe avere delle caratteristiche come una determinata organizzazione, dei ruoli, un capo, insomma una struttura con tanto di logistica adeguata.(con questo non ho nessuna intenzione di inquadrare una qualsivoglia associazione – concetto giuridico che non mi appartiene- né lo scopo che essa si prefigge). Mancando i due punti accennati sopra, mancando la conoscenza, e non solo la frequentazione, tra alcuni imputati e cadendo, inevitabilmente si direbbe, il teorema COR=SILVESTRE (tra gli assolti vi sono compagni che fanno riferimento al silvestre) che per l’accusa è stato il cavallo di battaglia fin dall’inizio, rimanevano quei reati specifici a carico di tre compagni con indizi più che flessibili. La giuria ha forzato l’impossibile fino a rendere i tre compagni responsabili di tutte le imputazioni dei reati specifici ed ha aggiunto nel calderone del 270 bis altri/e tre compagni/e ( tutti e tre guarda caso indagati nell’ultima ondata repressiva del 4 maggio scorso e due tuttora in galera). Salti mortali a ripetizione. Cosa rimane allora? Rimane l’impressione già descritta all’inizio: troppo grande il gioco per disfarlo al primo calcio. Troppa la responsabilità dei professionisti della punizione per far cadere tutto. Che figura lo stato! e l’opinione pubblica! E la sbirraglia! Contando poi che la legge sull’ inappellabilità dell’accusa in caso di assoluzione avrebbe chiuso il processo. E poi dove sarebbe finito il “nemico”? uno stato che si rispetti non può permettersi di non averne. E qui forse si entra nella questione più interessante perchè al di là della vicenda specifica e di ciò che pagheranno alcuni/e compagni/e, questa sentenza rischia di aprire un’autostrada nella quale la magistratura tutta si tufferà a capofitto per stroncare chiunque, e nei modi più disparati, , cerchi di non piegare la testa di fronte allo stato padrone. Non è una novità che lo stato cerchi di applicare il 270 bis. In mancanza di un reale pericolo sovversivo, meglio tagliare la testa a chi potrebbe fomentare situazioni scomode per lo stato. Così si prendono due piccioni con una fava: si spezzano le gambe ai fastidiosi e si incute paura a chi rimane a piede libero. Ma se questo è davvero l’intento non ci può lasciarci intimidire, non si può fare nessun passo indietro (se non per farne due in avanti), si deve continuare a gettare benzina su un fuoco molto flebile, ma pur sempre acceso. Sta a noi tutti, nei modi che più si confanno a ciascuno.
SOLIDARIETA’, COMPLICITA’, AMORE PER TUTTI/E I/LE COMPAGNI/E IN GALERA Uno dei tanti.
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