Un compagno è stato ucciso a coltellate ad Ostia dalla teppaglia fascista. Su questo ennesimo omicidio "rifulge" il silenzio degli organi di informazione, di sinistra sopratutto, sia cartacei che televisivi.
Che non taccia il grido dei compagni. e torni la consapevolezza che gridare non basta.
Sembra che troppi compagni siano in preda ad una sorta di sindrome di Stoccolma nei confronti di forze di governo che vogliono mettere tutto a tacere per avvallare l'attuazione di un possibile "mondo migliore".
La demonizzazione degli anni sessanta e settanta, di quel valoroso movimento di lotta ristringe troppi compagni in una acquiescenza imbelle. In nome di una "pacificazione" che nei fatti non esiste i compagni vengono assassinati, ripetendo ancora il logoro copione della morte di Dax.
Eppure è sotto gli occhi di ciascuno di noi che non c'è né pace né pacificazione. Forse che il chiamare la guerra pace ha ottenebrato la mente e le coscienze di troppi?
Diciamo forte che la guerra interna ha peso quanto la guerra contro gli altri popoli: un nostro morto non conta meno di un morto palestinese o libanese.La guerra interna si esplica colla stessa ferocia della guerra esterna, vanno di pari passo e l'una rafforza l'altra.
Rifiutiamo il fatto che tutto deve essere sopportato, tutto deve essere delegato ad una "giustizia giusta" la parola giustizia di classe non trova più ricetto nei cuori.
E se qualcuno ci accusa che stiamo fomentando all'odio di classe, rispondiamo E' VERO. L'odio di classe per noi è un valore non un disvalore come per voi che siete nemici della classe a cui apparteniamo. L'avamposto degli Incompatibili http://www.controappunto.org
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