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Ragazzi e partigiani: «Verità per Renato»
by l'unità Sunday, Sep. 24, 2006 at 10:32 PM mail:

A Fiumicino in 800 in corteo per ricordare il 26enne ucciso a coltellate a fine agosto Il fratello: «Non basta la verità giudiziaria, bisogna capire da dove viene questa violenza» AI TANTI RAGAZZI col piercing, berretti con la visiera e maglioni legati alla vita, si uniscono tre signori coi capelli bianchi: «Io sono stato partigiano»


di Alessandra Rubenni
«La vicinanza di tante persone mi aiuta, ma io non riavrò mai mio fratello». Dario Biagetti prova a sorridere e resta in piedi sul furgoncino blu che in testa al corteo attraversa Fiumicino, strade con nomi che quasi nessuno, nel fiume di gente che marcia dietro gli striscioni, ha mai sentito. Alla fine di agosto, Renato fu ucciso a coltellate a pochi chilometri da lì, dopo una notte di festa e musica reggae. A un mese dall'omicidio, di gente attorno a Dario ce n'è davvero tanta: saranno in 800, arrivati in treno da Roma per la manifestazione che parte dalla darsena, davanti agli alberi delle barche. «Una cosa mai successa da queste parti», si sente dire, mentre sfilano insieme i rappresentanti dei comitati di lotta per la casa, dei centri sociali, straniere col capo velato, giovani e non solo. Tutti a chiedere «Verità per Renato», come sta scritto sugli striscioni. «Noi vogliamo di più della verità giudiziaria. Bisogna sapere - dice con pacatezza Dario Biagetti - da dove viene questa violenza, come si sviluppa. E di questo dovrebbero prendere coscienza tutti». Lo stesso chiedono i ragazzi della Rete antifascista metropolitana, organizzatori della manifestazione, che è «un segno - così la presentano - per rompere il muro di silenzio. Perché Renato non è stato ucciso durante una rissa, ma in un'aggressione prodotta da una sottocultura fascista». «Bisogna lavorare con i giovani, creare punti di riferimento con valori positivi, combattere il nulla culturale», continua Fabio, venuto da Maccarese e «amico di quelli come Renato», come si definisce lui. Ai tanti ragazzi col piercing, berretti con la visiera e maglioni legati alla vita, si uniscono tre signori coi capelli bianchi. «Io sono stato partigiano, ho combattuto per la libertà. Ovunque ci sia in discussione la democrazia noi ci siamo», spiega Mario Bottacci, a capo della delegazione ufficiale dell'Anpi, di cui è vicepresidente.
Dall'altoparlante montato sul furgoncino, intanto, si diffondono musica e testimonianze. «In 20 mesi c'è stata un'escalation di violenza preoccupante, tra Roma e provincia 134 aggressioni fasciste, decine di accoltellamenti», ricorda Danilo e con gli occhi rossi Emiliano ripete: «Chi non vuol far sapere la verità vuole solo rassicurare la gente, ma quello che è successo a Renato può accadere a chiunque, con il livello di violenza che c'è». Ci sono Nunzio D'Erme, con Action, il capogruppo regionale di «Ambiente e Lavoro» Alessio D'Amato, e infine è già accodata al corteo la piccola carovana di fiati e ottoni scintillanti - è la «Titubanda» dell'ex Snia Viscosa - quando il serpentone di gente si addentra nelle strade desolate di Fiumicino. Qualche negozio chiuso, poi un'anziana signora in grembiule che sorride ai ragazzi e poi si commuove, quando alzando la saracinesca della bottega - «vino sfuso», dice l'insegna - si guadagna l'ovazione dei manifestanti.

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