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Vile attacco del pennivendolo Paolo Griseri su Repubblica
by NO TAV Thursday, Oct. 19, 2006 at 12:31 PM mail:

Repubblica 17/10/2006

I fatti accaduti domenica mattina ad Almese meritano una attenta
riflessione. Un sindaco rilascia un´intervista a un giornale e il mattino
dopo si ritrova un centinaio di persone in piazza che gli mettono un
megafono in mano e lo costringono a spiegare il senso delle sue
dichiarazioni. Il sindaco parla, in parte ritratta, finche la platea se ne
va. A calmare gli animi, contribuisce l´intervento del presidente della
Comunità montana che evita il peggio. Che cosa aveva detto il sindaco? Che
forse era saggio discutere sul tracciato della Tav, che non aveva senso la
logica del muro contro muro. Una posizione su cui si può concordare o
dissentire, non certo una dichiarazione che, in una situazione normale,
possa suscitare processi di strada con l´autore nelle vesti dell´imputato.
Uno dei sostenitori della piazzata, Alberto Perino, ha definito l´episodio
«un esempio di democrazia partecipata. Da noi - ha spiegato - si fa così».
Perino non lo ricorda, o forse non lo sa, ma la sua «democrazia
partecipata» non è un´invenzione originale. Ha anzi più noti precedenti
nella storia dei movimenti della sinistra europea. Agli inizi del secolo
scorso si chiamava «processo popolare» e consisteva nel fatto che il
malcapitato di turno veniva costretto da una folla minacciosa a
giustificare il suo presunto tradimento della causa comune. Per questo
veniva additato come nemico, anzi rinnegato. Caratteristica del «processo
popolare» era il fatto che nessuno contestava all´imputato il merito delle
sue idee: il tribunale del popolo agiva piuttosto per difendere l´interesse
della causa comune contro qualcuno che aveva cambiato posizione perché
certamente in combutta con il nemico. Un avversario nel fortino
dell´esercito dei puri, un pericolo da eliminare.
Ricordare queste analogie può essere utile alla vigilia di una stagione di
confronto e dibattito sul merito dei progetti. Una stagione che gli
abitanti della valle di Susa hanno chiesto invano per decenni e che oggi
hanno giustamente ottenuto. Perché la richiesta di partecipazione e
democrazia non può valere solo nei rapporti tra la valle e il resto del
mondo ma deve valere anche all´interno della valle. E´ bene ricordarlo non
solo a coloro che per cultura ed esperienze si portano addosso le vittorie
e le sconfitte della sinistra radicale italiana. Ma anche ai tanti, meno
vaccinati, che quelle esperienze non hanno vissuto perché impiegati di
banca e sindacalisti del movimento cattolico. E che ora, in età non più
verde, si mettono in testa un cappello da alpino e scoprono il fascino
della Terza Internazionale.
Ps: ci ha colpito il silenzio delle forze politiche sui fatti di Almese.
Distrazione?
paolo griseri

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