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http://italy.indymedia.org/news/2006/11/1177155.php Invia anche i commenti.

Di chi è il vento?
by sen. AnnaMaria Palermo - pRc Monday, Nov. 06, 2006 at 1:15 PM mail:

La questione energia eolica pone seri interrogativi a chi ha sempre creduto che le energie rinnovabili fossero di per sé conciliabili con la salvaguardia dell’ambiente e interne ad un modello di sviluppo sostenibile. Ma se per sostenibilità intendiamo l’insieme di risorse da trasmettere alle generazioni future, a partire dal patrimonio territoriale, allora capiamo quanto complessa sia la questione.
L’argomento è in realtà piuttosto controverso e il dibattito vivace anche a livello internazionale. Rileggiamo insieme quanto riportato dal britannico Observer, il 22 maggio 2005, a proposito di wind farms:
…Il bandolo di tutto sta nell’erba, battuta e appiattita dalla forza per cui la zona è famosa. A Whinash il vento c’entra sempre, è la risorsa che ha messo questo bell’angolo di Lakeland al centro del dibattito britannico sull’insaziabile bisogno energetico del paese.
Il luogo – fra i classici panorami della Cumbria, fatti di colline tagliate da muri a secco e dalle chiazze mobili dei greggi – deve diventare la sede del più grande impianto di energia eolica d’Inghilterra... Due dei più illustri figli della Cumbria, il televisivo Melvyn Bragg e il montanaro Sir Chris Bonington, sono invitati a dare la propria opinione nella Garden Room del remoto Shap Wells Hotel. Non c’è posto per i mulini a vento del 21° secolo in un paesaggio naturale inalterato da secoli, sosterranno.
Trecento chilometri a nord, a Aberdeen, Malcolm Wicks segnerà il suo esordio da ministro dell’energia sottolineando il ruolo cruciale dell’energia eolica nella crociata contro il mutamento climatico….

Anche in Italia, e anche tra gli ambientalisti della stessa area politica, la discussione è aperta. Riporto, a tal proposito, tratti della lettera che Mario Agostinelli e Massimo Serafini, protagonisti attivi dei Social Forum di Porto Alegre, scrivono al Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, nel giugno del 2005, a proposito della moratoria sugli impianti eolici in Puglia:
“Caro Nichi, guerra, mutamenti climatici e inquinamento crescente, sono i frutti avvelenati del modello energetico fossile e nucleare. L'assemblea dei movimenti sociali del Forum di Porto Alegre ha deciso di dar vita a un contratto mondiale per il clima e l'energia, con cui promuovere un nuovo modello, democratico e diffuso sul territorio, basato sulle fonti rinnovabili e il risparmio energetico.
Come sai l'aumento dell'effetto serra è un problema grave, non solo per il futuro del nostro Pianeta, ma già oggi per centinaia di migliaia di uomini e donne. Infatti gli sconvolgimenti climatici, che ormai hanno raggiunto anche l'Europa, in molti paesi poveri, specialmente nell'Africa sub-sahariana provocano l'avanzamento della desertificazione e conseguentemente la sete e la fame. Un vero paradosso morale: i poveri che non hanno alcuna responsabilità nelle emissioni dei gas che provocano l'aumento dell'effetto serra - l'anidride carbonica in primo luogo - ne subiscono le conseguenze più devastanti.
Nel frattempo noi popoli «ricchi» e noi italiani in particolare non riusciamo nemmeno a rispettare quegli impegni presi con il protocollo di Kyoto che ormai il mondo scientifico giudica persino insufficienti...
La strada da imboccare è solo quella del risparmio energetico e della promozione delle fonti rinnovabili - dell'eolico e del solare in primo luogo, per costruire, a partire proprio dal Mezzogiorno, un modello energetico nuovo e pulito, più giusto e sostenibile, costruito intorno alle risorse locali, capace, come in Germania, di generare decine di migliaia di nuovi qualificati posti di lavoro.
Per questo ti chiediamo di ripensare l'idea di stabilire una moratoria sull'eolico, che avrebbe preoccupanti effetti politici e di immagine se a prenderla fosse una Regione come la Puglia.
Sappiamo che questa decisione che vi apprestereste a prendere, viene dal sacrosanto e da noi condiviso bisogno di tutelare il paesaggio. Per questo noi e con noi importanti associazioni ambientaliste, siamo a tua disposizione per studiare insieme le modalità per scongiurare gli impianti più devastanti, compresi quelli in fase di approvazione e per contribuire a definire regole condivise per uno sviluppo dell'eolico in Puglia. Tu che hai fatto della partecipazione popolare una caratteristica del tuo governare, puoi dare ulteriore alimento a questi processi democratici, aprendo un confronto sulla questione dell'energia e dell'eolico. Un confronto che coinvolga in primo luogo i tanti sindaci il cui territorio è ricco di sole e di vento, ma anche il mondo agricolo, i sindacati, le associazioni e i comitati. Sarebbe uno straordinario esempio di una regione capace di applicare «Kyoto dal basso» che parlerebbe a tutto il paese, che invece scelte disastrose vogliono incatenare al petrolio, al carbone e al nucleare”.
Condivido con gli estensori di questa lettera il fatto che, se è vero che le pale eoliche modificano e a volte deturpano il paesaggio, è anche vero che il processo di surriscaldamento del pianeta è fenomeno ben più allarmante. (A questo proposito, però, vorrei osservare che, in Basilicata, le due questioni non sono alternative, poiché alla deturpazione eolica del paesaggio si aggiunge la trivellazione del suolo per l’estrazione di petrolio, principale responsabile dell’effetto serra. In questo caso, allora, dal punto di vista ambientale, qual è il vantaggio?)
Riprendiamo, comunque, la questione dell’energia eolica in relazione al territorio, inteso come patrimonio (fisico, sociale e culturale) costruito nel lungo periodo, valore aggiunto collettivo, troppo spesso distrutto in nome di un astratto e illusorio sviluppo economico di breve periodo.
Il poeta veneto Andrea Zanzotto ebbe a dire: “Il paesaggio sfregiato rimane il mio dolore” e per lui il paesaggio non è un belvedere, un panorama alberato, uno sfondo da cartolina, ma l’interazione vivente dell’uomo con la natura, il contesto empatico della coevoluzione della cultura del genere umano e della storia naturale del pianeta. E’ bene, inoltre, ricordare che il paesaggio è citato nei principi fondamentali della Costituzione Italiana, che all’art. 9 recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. E ancora, in un documento della Commissione Consultiva Indipendente del Governo Britannico sulle energie rinnovabili (maggio 2005) si legge:
Una delle definizioni di paesaggio, “area scenografica estesa”, non rende piena giustizia alla complessità del termine, che è meglio descritto come “habitat più uomo, risultato della combinazione di intrecci, percezioni, processi”. ... Le Isole Britanniche contengono una notevole varietà di paesaggi. ..Essi sono in uno stato costante di equilibrio dinamico, che non può essere congelato in un punto specifico del tempo.
I progetti per lo sfruttamento dell’energia eolica sono solo una delle molte forme di insediamento che possono causare trasformazioni del paesaggio nel Regno Unito…
Ma la questione del paesaggio appare in tutta la sua complessità se si va a guardare un interessante documento dell’Australian Wind Energy Assocation, scritto in collaborazione con l’Australian Council of National Trust:

La valutazione paesaggistica si usa per individuare e determinare valori, significati e sensibilità di un paesaggio; può anche significare una quantificazione delle probabilità che un insediamento influisca su queste qualità. Essa è un importante strumento per documentare i valori del paesaggio, il significato e la sensibilità di una regione, per individuare i siti adatti, dal punto di vista paesaggistico, a un insediamento di wind farm… Le idee su quali siano gli obiettivi e le potenzialità di una valutazione paesaggistica variano di molto: alcuni autori usano “valore del paesaggio” solo per indicare i caratteri visivi ed estetici di un luogo; altri vi leggono anche caratteristiche di tipo sociale, culturale, artistico e ambientale. Esiste comunque un consolidato riconoscimento, a livello nazionale e internazionale, dell’artificiosità nel separare i valori culturali da quelli naturali ed esiste una crescente concordia sulla necessità di una valutazione olistica dei valori di paesaggio…
La valutazione paesaggistica dunque richiede un approccio interdisciplinare, e sono state sviluppate una quantità di metodologie allo scopo di cogliere tutto l’arco dei valori…
… Esiste un ampio dibattito sul misurare o meno, e come, il significato relativo dei paesaggi. Ma cosa rende un paesaggio più speciale di un altro? Sicuramente vanno presi in considerazione gli elementi misurabili (ad esempio la diversità delle variazioni topografiche, o la presenza di acqua) ma anche quelli immateriali (ad esempio, il grado di significati personali e associazioni mentali con un dato luogo); …Pochi dei sistemi esistenti affrontano in modo comprensivo tutti i valori potenzialmente significativi. Fra i criteri di significatività utilizzati come parte di un sistema gerarchico di classificazione, negli studi esistenti, troviamo: la qualità scenica (determinata in modo scientifico, o attraverso la percezione della comunità, o in entrambi i modi); la scarsità o la relativa unicità di un tipo di paesaggio o elemento; la frequentazione e il riconoscimento (quanto il pubblico è attratto da un paesaggio); la visibilità ( numero di persone che osservano un paesaggio); la frequenza della rappresentazione artistica (lavori scritti o visivi, livello di riconoscimento dell’oggetto nei lavori, rapporto dell’artista con il luogo)…
Mentre gli impatti sul paesaggio, dovuti alle caratteristiche fisiche e progettuali degli impianti eolici possono essere chiaramente documentati, è meno facile definire il modo in cui una wind farm influisca su ciò che è il valore del paesaggio…
Una wind farm è simbolo forte e riconoscibile delle nuove tecnologie e della produzione sostenibile di elettricità. Alcune persone accolgono con piacere l’ “elemento macchina” della turbina a vento nel paesaggio, vedendolo come esempio di lavoro umano in armonia con la natura.
Altre vedono il valore positivo degli insediamenti di energia eolica derivante dalla capacità di offrire un beneficio pubblico (l’energia) utilizzando fonti rinnovabili…
Per alcuni la dominanza visiva “esprime ispirazione e aspirazione”, ma per altri trasforma in modo inaccettabile le caratteristiche dei luoghi...Nonostante sia aperto il dibattito sulla soglia di distanza per l’interferenza visiva, il potenziale di impatto si estende per distanze maggiori di quelle della maggior parte degli altri tipi di insediamento. Esiste, dunque, una certa preoccupazione per le interferenze visive nelle aree dove il godimento o il senso del luogo dipende dagli aspetti naturali, ad esempio nei parchi nazionali…
E riprendendo ancora il documento della Commissione Consultiva Indipendente del Governo Britannico:

Un approccio sostenibile richiede che la questione dell’energia eolica venga esaminata parallelamente alle possibili alternative, le quali tutte hanno pure impatti ambientali e sul paesaggio… Con la pressione crescente sulle politiche energetiche, e col bisogno di ridurre le emissioni di anidride carbonica è difficile che qualunque comunità venga giudicata esente dal compito di sostenere un futuro a basso tenore di gas serra...
Assumere un punto di vista olistico rispetto allo sviluppo sostenibile non significa automaticamente dare “semaforo verde” agli insediamenti eolici, dato che ciò richiede di considerare un’ampia gamma di problemi di carattere paesistico, naturale, ambientale, oltre che sociali ed economici…
Dunque gli inglesi affrontano il problema con tutta l’attenzione che esso merita poiché …Il Regno Unito ha molti tipi di aree tutelate, con i Parchi nazionali e le Aree di Particolare Bellezza Naturale dotate dei più elevati livelli di protezione, ed altre varie tipologie di zone classificate di particolare interesse nazionale e internazionale. Lo scopo della classificazione ad area di tutela è quello di conservare paesaggi unici di grande valore per il beneficio nazionale sul lungo termine… e quindi… Tutti gli insediamenti di impianti eolici nel Regno Unito devono richiedere adeguati permessi e/o autorizzazioni…La direttiva dell’Unione Europea sulla Valutazione Ambientale Strategica è stata recepita da numerosi Stati membri nel luglio del 2004 dopo un periodo di gestazione di un decennio circa. Il suo obiettivo è di “offrire una protezione di alto livello all’ambiente e contribuire all’integrazione degli aspetti ambientali nella predisposizione e adozione di piani e programmi, promuovendo uno sviluppo sostenibile, assicurando che, coerentemente alla presente Direttiva, venga sviluppata una valutazione ambientale di piani e programmi che possano avere effetti significativi sull’ambiente.

E’ evidente allora che la questione dell’energia, compresa quella proveniente da fonti rinnovabili non possa prescindere da una seria e rigorosa programmazione e pianificazione ai vari livelli di competenza, da quello statale a quello locale.
Insomma opinioni diffuse e autorevoli sono concordi nel ritenere che l’installazione di un parco eolico non possa essere considerata una questione privata tra l’impresa installatrice e il sindaco o il privato cittadino del Comune interessato, poiché modificazioni sostanziali, e spesso irreversibili, del territorio ricadono sull’intera collettività e rappresentano l’eredità che consegneremo alle generazioni future.

Ricerca, programmazione, condivisione, partecipazione, visione d’insieme, prospettiva, senso della comunità, valutazione e misurazione sono alcune delle parole chiave per immaginare altri percorsi possibili.
E’ in questo contesto che bisogna inquadrare la situazione della Basilicata. Nella nostra regione sono state inoltrate richieste per installare ben 1700 pale eoliche, un numero davvero elevato se si considera che attualmente in tutta Italia ne sono installate 3500. E’ evidente che il proliferare di pale eoliche sui crinali delle nostre montagne non risponde ad alcuna logica di pianificazione e programmazione; al contrario si ha la sensazione di un processo avvenuto in modo del tutto casuale, presi dall’ansia, da parte delle amministrazioni locali, di far cassa, senza rendersi conto che a fare cassa davvero sono gli avventori di turno. Nelle realtà meridionali, (nel mezzogiorno sono installate la maggior parte delle torri eoliche italiane), sono i soggetti privati che progettano il territorio, con l’obiettivo di far profitto, concedendo in cambio un piatto di lenticchie o, quando va bene, qualcosa in più. Ecco perché ritengo che la moratoria all’installazione di nuovi impianti eolici sia necessaria. Ci ritroviamo di fronte ad una mancata programmazione e all’assenza di qualsiasi forma di partecipazione e coinvolgimento dei cittadini, in un contesto legislativo che, avendo abbracciato ideologicamente la logica della privatizzazione, pone in una situazione di debolezza le istituzioni democratiche nello svolgimento del compito principale al quale sono preposte: il governo della cosa pubblica. Ai nostri comuni possono sembrare tanti centomila Euro, ma a contar bene sono pochi, rispetto al potenziale economico degli impianti eolici. Qualcuno si chiederà, perché non ottenere di più, perché non fare affari migliori. Direi piuttosto: perché non prendere consapevolezza che si sta partecipando ad un processo invertito, nel quale qualcuno, con il bene di tutti fa profitto e ne restituisce a tutti solo una parte più o meno grande? Non abbiamo bisogno di farci furbi. Potremmo semplicemente, come pubbliche istituzioni, programmare in modo sostenibile, far lavorare le imprese, soddisfare in modo equilibrato e non sciupone il nostro fabbisogno energetico, nel rispetto dell’ambiente e dei cittadini delle generazioni presenti e future. Il Piano Energetico Nazionale e quello Regionale dovrebbero essere la bussola su cui orientare gli interventi: misurare la quantità di energia di cui si ha bisogno, scegliere le fonti, incentivare con convinzione il risparmio energetico, fissare gli obiettivi affinché l’energia rinnovabile sostituisca quella proveniente da combustibili fossili, stabilire criteri di tutela ambientale e di sostenibilità, in un contesto in cui l’approccio olistico ai sistemi complessi si fondi su solide basi scientifiche (in campo energetico, ambientale, sociale, economico). Insomma, governare pubblicamente e in modo trasparente e partecipato il processo di produzione e gestione dell’energia, per evitare che le amministrazioni locali si trovino obbligate ad elemosinare royalties e per ridare, al contrario, a Regione e Comuni, e dunque all’intera collettività, la possibilità di poter contare, sottratti i costi fissi, sull’intera “utilità” della produzione di energia.

Ed ecco la risposta alla domanda: di chi è il vento? Il vento è di Gaia (la terra, i suoi abitanti e le reciproche interazioni) e non ha padroni. Esso, con l’acqua, l’energia, il suolo, le città, le infrastrutture, i paesaggi, la campagna, le foreste e cosi via, è l’insieme di beni che connotano ogni luogo e la sua specifica identità. I beni comuni dovranno costituire il nucleo fondativo, collettivamente riconosciuto, dello “statuto” di ciascun luogo intorno a cui ricostruire il concetto di Res Pubblica e quello di comunità.
Allontaniamo l’idea che la Basilicata possa diventare una grande fabbrica dell’energia, ancora una volta terra di conquista per imprenditori (quasi certamente non locali), pronti ad utilizzare fondi pubblici e ad andar via non appena cambia il vento! Ai governanti ridotti a mercanti non resterebbe che annunciare: A.A.A. Vento direzione nord-ovest, 38 nodi, garantito per 2000 ore annue, vendesi a Euro 200 ad ora. Solo veramente interessati. Contattare Sindaco di Ventopoli e-mail: ventopoli@ventopoli.com


Senatrice Prof.ssa Anna Maria Palermo

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