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Che fine hanno fatto i “No Tav”? Il comitato torna ad alta velocità | ||
by notav notav Wednesday, Nov. 22, 2006 at 5:48 PM | mail: | |
Roma - Hanno fatto tremare persino le Olimpiadi di Torino, poi sono scomparsi, ma continuano a lottare nel silenzio, o quasi. Domani il presidente dell’Osservatorio sull’Alta Velocità Torino-Lione, Mario Virano, incontrerà alle 15 a Bussoleno, nella sede della Comunità Montana, i sindaci della zona e il Popolo No Tav ci sarà, per continuare a combattere contro quella che definiscono “Linea di Morte”. Ma che fine aveva fatto la gente della Val di Susa che si oppone al progetto della linea ad alta velocità? «I valsusini sono sempre molto vivaci - racconta a “Il Meridiano” Maurizio Piccione del Comitato No Tav “Spinta dal Bass” -. Due settimane fa il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha convocato i nostri sindaci a Roma perché devono partire dei tavoli tra cui quello dell’Osservatorio con Virano presidente, che sarà qui per far partire questo tavolo e noi restiamo in allerta. I comitati e la popolazione non hanno preso molto di buon grado la visita di Virano perché secondo noi il suo intento, che ha dichiarato anche pubblicamente, è cercare di far passare, anche con la mediazione, il Tav da qui. Ma non esiste alcun tipo di mediazione: o si fa o non si fa, pensiamo che non si possa raggiungere nessun tipo di accordo. In questo Osservatorio, per dargli una parvenza di legittimità anche agli occhi della Val di Susa, è stata inserita anche la discussione sull’opzione zero, che significa non fare la Tav e rimodernare la linea storica che è ciò che abbiamo sempre chiesto come comitati, istituzioni, sindaci. Questa linea è sfruttata per il 34 per cento della sua capacità e, riammodernandola, si può tranquillamente far passare quel flusso di merci che vogliono far passare sul Tav». Al governo cambia il colore ma non i progetti per la Val Susa, perché ormai il futuro è già stato scritto e manca la volontà di fare dietro front. «Le prese di posizione da parte del governo sono sempre molto negative – continua Maurizio Piccione -, perché sia Di Pietro che il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, hanno ripetuto più volte che la Tav si deve fare, nonostante Di Pietro, quand’era in campagna elettorale, avesse detto più volte che sarebbe stato molto attento alle nostre rivendicazioni. Una volta che si è seduto al ministero le sue dichiarazioni non si sono discostate molto da quelle dell’ex ministro Pietro Lunardi. Il ministro all’Ambiente Pecoraio Scanio sta cercando di mettere dei paletti, e bisogna dare atto di questo, ma il ministro Di Pietro va avanti per la sua strada e ha detto che nel 2007 bisognerà iniziare i lavori, e questo è un aut aut che non piace alla gente e agli amministratori. Noi non molliamo, ma è chiaro che abbiamo il timore che possano ripetersi i fatti dello scorso anno, episodi davvero brutti: io li ho vissuti e da padre di famiglia, persona pacifica, mi sono trovato in situazioni in cui mi sono anche spaventato per la violenza che le forze dell’ordine hanno usato. Non ci si poteva neanche muovere con la macchina che ti chiedevano la carta d’identità, sembrava di essere a Gaza. Le Ferrovie dello Stato dovrebbero prendere questi soldi che vogliono buttare su un’opera inutile e, magari, investirli in servizi che servono, come quello dei treni pendolari». La gente della Val di Susa ha tanto da “ridire”: una linea ferroviaria che arriva a Lione c’è già e basterebbe rimodernarla; l’investimento è “esagerato” e mette le mani in tasca agli italiani; non da ultimo, c’è il danno ambientale, perché le montagne da “bucare” sono piene di amianto. Tutto questo genera l’insoddisfazione del popolo che scende in piazza e viene colpito con i manganelli. E l’8 dicembre la Val di Susa celebra l’anniversario della liberazione di Venaus, quando le terre furono “riconquistate” dai manifestanti. Insomma, i “No Tav” non si fanno sentire, soprattutto dai media, ma ci sono e continuano a lottare.
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