Non si può liquidare così la morte di un ragazzo
Non si può liquidare così la morte di un ragazzo
Non può bastare. Non possiamo accontentarci di un'archiviazione decisa dal pm sulla base di un'unica perizia. La morte di un ragazzo di 23 anni, ucciso dall'arma di un coetaneo in divisa, non si può liquidare così. I fatti di piazza Alimonda, come dimostrano i risultati - diametralmente opposti a quelli del pm - raggiunti dalla perizia eseguita dai consulenti della famiglia Giuliani, sono tutt'altro che chiari. Solo l'ex ministro Scajola, senza il minimo rispetto, può avere l'ardire di dichiarare: "Ne eravamo certi dal primo momento: è scattata la legittima difesa". Solo un dibattimento pubblico potrebbe garantire gli approfondimenti necessari per arrivare a un giudizio informato, chiaro e soprattutto trasparente. Se il gip accettasse la richiesta di archiviazione, rimarrebbe un'ombra inquietante sulla ricostruzione giudiziaria dei fatti di piazza Alimonda, sugli episodi che ne furono l'immediata premessa (l'assalto al corteo delle tute bianche in via Tolemaide) e sulla stessa arma dei carabinieri, che dovrebbe avere tutto l'interesse al massimo di trasparenza, se davvero non ci sono dubbi sulla dinamica dei fatti.
Crediamo che i fatti di Genova, per la loro gravità, per la ripetuta sospensione dei diritti civili a cui assistemmo il 20 e il 21 luglio, debbano tutti passare al vaglio di regolari dibattimenti: la morte di Carlo Giuliani come il blitz alla Diaz, le aggressioni per strada ai manifestanti e i maltrattamenti nella caserma di Bolzaneto, fino alle devastazioni compiute dal Black bloc. Ribadiamo la necessità di una commissione parlamentare d'inchiesta che ricostruisca i singoli fatti e l'intero contesto, al fine di accertare tutte le responsabilità, sia operative che politiche.
Oggi siamo preoccupati perché la notizia della richiesta d'archiviazione per la morte di Carlo Giuliani si somma alle voci di una richiesta di applicazione della legge Cirami per il blitz alla Diaz e al fatto che molte delle parti lese - ad esempio proprio le 93 vittime dell'assalto alla scuola - sono ancora indagate per resistenza a pubblico ufficiale e associazione a delinquere. Noi non abbiamo nulla da nascondere e non temiamo l'accertamento giudiziario della verità, perciò chiediamo pubblici dibattimenti, quindi il massimo della trasparenza, unico accettabile strumento per la ricerca della verità.
Genova, 2 dicembre 2002
www.veritagiustizia.it
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