MI PERMETTO DI DARE ANCHE IO IL MIO CONTRIBUTO.......
QUESTI DOCUMENTI SONO SCRITTI IN MODO UN PO' PIù SEMPLICE DI QUELLI DI TOMMYAUTOP..........
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L'antifascismo militante
Sei anni di stragi e assassini fascisti non sono bastati a piegare la forza e la combattività del movimento operaio; le montature, le provocazioni architettate a destra per colpire a sinistra si sono rivelate frecce senza punta, pietre pesantemente cadute sui piedi di chi le aveva alzate. Dopo piazza Fontana il linguaggio delle bombe cambia significato; la stessa teoria degli opposti estremismi sarà man mano superata , e grazie all'apporto fondamentale del PCI l'estremismo diventerà uno solo: la lotta di classe perché violenta e quindi fascista. La borghesia, scossa e attonita di fronte alla risposta del proletariato, saprà cogliere l'occasione offertagli dalle forze revisioniste e cercherà di dare continuità al suo dominio di classe riproponendo la sua credibilità in una ritrovata quanto improvvisata fede antifascista. Così, da Brescia in poi, si scopre che la repubblica italiana, oltre a essere fondata sulla dittatura del lavoro, è nata dalla Resistenza e che gli esponenti che la governano da trent'anni sono tutti "sinceri democratici e antifascisti". E tutto ciò basta e serve anche al PCI per identificarsi sempre di più con le sorti del sistema capitalistico e dello stato che lo rappresenta, per divenire maggiormente, oltre che il partito della "piena luce", il partito della legalità e dell'ordine democratico che si compiace di questo suo ruolo pur di poter trascinare socialdemocratici, repubblicani, democristiani stessi, in vuote e cadenti celebrazioni antifasciste fatte all'insegna dell'amor di patria con tanto di coccarde tricolori e parate militari come avviene per il 30° della Resistenza a Firenze, in cui è imposto ai partigiani di sfilare col tricolore. Di fronte a questo ennesimo tentativo di disarmo ideologico delle masse, i gruppi della sinistra extraparlamentare non sapranno opporre altro che campagne generali fatte di un antifascismo verbalmente violento, ma ancora una volta delegato e rinviato nella sua attuazione pratica alle istituzioni borghesi. Ma in questi anni il proletariato, la classe operaia, le avanguardie rivoluzionarie hanno imparato che colpire, annientare i fascisti è un dovere preciso, un compito storico non delegabile né altrimenti risolvibile nella lotta per l'abbattimento dello Stato borghese. Cacciare i fascisti dalle fabbriche, dai quartieri, dalle scuole è un dato costante che l'autonomia operaia ha sempre collocato all'interno della propria pratica politica senza cadere nel tanto logoro quanto errato discorso che vede nel golpe fascista l'asso nella manica della borghesia. Ciò che infatti balza agli occhi, ogni giorno con più chiarezza, è che la via scelta dai padroni, stante la grande forza di massa che il movimento operaio italiano esprime da dopo il '68, è quella di un compromesso con le organizzazioni tradizionali che ancora egemonizzano nominalmente la classe operaia e che l'antifascismo è appunto il dito dietro cui si nascondono i più bassi compromessi e i più balordi cedimenti che i gruppi extraparlamentari fanno nei confronti del PCI. L'antifascismo militante, l'iniziati va pratica contro i fascisti e le loro sedi sarà dunque sempre di più la risposta concreta all'antifascismo istituzionale e parolaio dei partiti di sinistra e alle campagne per la raccolta delle firme per il " MSI fuorilegge " proposte dai gruppi.
Giù la maschera, "unitari"!
I fascisti all'ENEL, si nascondono dietro la CISNAL, ma non contano nulla. Nonostante questo, l'ENEL li riconosce ufficialmente e li usa per provocare gli operai. Più volte i lavoratori hanno usato violenze a queste sporche figure: sputi, processi popolari, scioperi, percosse, vietano a queste carogne di esistere ufficialmente. I sindacati "unitari" pecoroni e controllori della pace sociale, si sono messi d'accordo con i fascisti sulla presenza ai concorsi, alle trattative, art. 15, cioè sugli impicci, gli imbrogli, i magna-magna. I lavoratori, i compagni si sono organizzati per cacciare i fascisti, in qualsiasi posto si presentino. Si sono prenotati per tutti i concorsi interni, in modo da vietare ai fascisti di esistere, in modo da controllare le magagne dei concorsi. Già a Tor di Quinto, la fascistella in pelliccia fu sbattuta fuori da tutti i lavoratori, nonostante l'arrendevolezza dei sindacati e le provocazioni dei dirigenti. (La lezione gli è servita e ha lasciato la CISNAL). Ieri a largo L. Loria gli operai venuti organizzati per un concorso al commerciale, hanno impedito fisicamente al "nazista" della CISNAL di stare presente al concorso (il porco in questione è di "Ordine nuovo", organizzazione nazista a cui appartengono Rauti, Freda e Ventura, implicati e arrestati per le bombe di Milano). L'ENEL, da brava protettrice, ha sbraitato, ha messo in moto i sindacati "unitari", per rimettere dentro la sala del concorso il nazista, ma nulla ha potuto contro l'incazzatura operaia. Anzi, ha messo in atto una provocazione: ha tentato di escludere dal concorso gli operai che hanno cacciato via il nazista, tentativo mandato in fumo dalla forza operaia. Sapevamo da tempo le predilezioni dell'ENEL per i fascisti, oggi, abbiamo scoperto che i fascisti hanno dei nuovi protettori: i sindacati "unitari". Compagni lavoratori, di questo dobbiamo renderci conto: i sindacati pur di mantenere il loro rapporto di cogestione e potere clientelare, preferiscono colpire i compagni piuttosto che i fascisti. Per questo ci siamo organizzati autonomamente per portare avanti i bisogni dei lavoratori, per spazzare via gli opportunisti, per schiacciare i fascisti comunque camuffati.
Marzo '73 Comitato Politico ENEL
Mincuzzi: chi è?
Il sequestro di Mincuzzi ha scatenato la solita corsa tra le forze politiche di "sinistra" a chi si scagionava di più. Da Avanguardia Operaia a Lotta Continua tutti pronti a dire: "noi non c'entriamo sono stati i soliti provocatori". Daltra parte, il PCI e i riformisti, si sa, non possono che condannare un'azione che non si colloca in un progetto di "pace sociale". Secondo noi è molto meglio fare come gli operai in fabbrica che si sono messi a discutere con semplicità sul tipo di azione e a partire da questo cercare di affrontare il grosso problema del legame fra azioni di questo genere e la lotta di fabbrica. Nella discussione, alimentata anche dal ritrovamento, fuori e dentro la fabbrica, di volantini di B.R.., sono emersi questi giudizi: i compagni più sindacalizzati e i quadri del PCI sostenevano la linea espressa dai loro organismi dirigenziali, una parte degli operai non dava giudizi; infine una grossa parte esprimeva un assenso motivandolo come momento di rivalsa contro le prepotenze del sistema in generale e contro lo stesso Mincuzzi per fatti accaduti nel corso delle lotte contrattuali e durante i cortei interni. Non è stata invece in generale giudicata come proposta politica organizzativa. Proponendoci di approfondire rispetto alla realtà di fabbrica questi temi per ora ci limitiamo a ricordare chi è Mincuzzi. Gli operai lo ricordano bene, quand'era il rappresentante della direzione dell'Alfa alle trattative sulla piattaforma aziendale del 71. Di lui si ricordano quelli che hanno fatto i cortei interni nel suo ufficio. E anche gli operai dei reparti a cui egli ha fatto tagliare i tempi. Domandate un pò ai vecchi operai quale è sempre stato il ruolo di Mincuzzi nella repressione in fabbrica. Il sindacato ha detto in un comunicato che il Mincuzzi è uno "che sa difendere con abilità gli interessi dell'azienda", in parole povere è uno che fa di tutto per sfruttare di più gli operai. Oltre che determinare i modi dello sfruttamento all'Alfa teneva anche corsi per dirigenti aziendali all'UCID (associazione padronale della Democrazia Cristiana), così i suoi insegnamenti sono serviti contro operai di molte altre fabbriche.
da "Senza Padroni" Maggio 73
Arese 28 gennaio 1974
Resta vittima di un infortunio sul lavoro il vice capo servizio Medved, Vincenzo, responsabile del licenziamento del compagno Banfi, e promosso a vice dirigente. Viene trovato verso l'ora di mensa vicino al suo ufficio con la testa contusa e le ossa in disordine. Ricoverato all'ospedale: prognosi 15 giorni. Dirà di essere stato aggredito da due uomini con tuta dell'Alfa (strano!) e cappuccio in testa armati di robusti bastoni, dileguatisi subito dopo. [...] Il capo Medved, ex tempista promosso per la sua durezza nel fare i tempi a capo responsabile della Motori di Milano, ed ora dopo aver contribuito a far licenziare il Banfi, promosso vice dirigente della Gruppi di Arese. Prima era del PSDI, iscritto alla UIL della clientela di Bucalossi e ora, al seguito di questo è passato al PRI - (di fatto un fascista in camicia bianca). La direzione dell'Alfa emette un altro comunicato e così pure la ACAR (Associazione capi e capetti dell'Alfa). Ma il più grave è quello dell'esecutivo, che chiede agli operai di dare la propria solidarietà al 'lavoratore' Medved, il quale per ringraziare tutti i 'solidali' ha concesso un intervista al noto settimanale fascista «Il borghese». Gli operai comunque non hanno minimamente condiviso il comunicato il quale anzi è stato fermamente condannato durante un'assemblea generale del 30 gennaio dalla maggior parte dei lavoratori e in modo particolare da quelli più anziani i quali ricordano ancora con quale rabbia il Medved era solito dire che l'«unico modo di eliminare i comunisti è riempire le piazze di forche». Lo slogan più gridato durante i cortei interni era 'dieci, cento, mille Medved'. [...]
da 'Ti spremono e ti buttano' settembre 74
Notiziario: chiusi tre covi fascisti
E' sempre attiva ed incalzante in molte zone di Roma l'iniziativa dei proletari contro le carogne nere e i loro covi. Se i fascisti hanno creduto, con la campagna sul referendum e dietro la copertura della DC di poter ridare tranquillamente fiato a tutto il loro armamentario provocatorio, si sono illusi.Sulle parole d'ordine dell'antifascismo militante e del "MSI fuorilegge ce lo mettiamo noi e non chi lo protegge"' il movimento proletario si sta dando da fare. A Monteverde la sezione centrale di Zona del MSI di via Vidaschi 10 è andata bruciata tre volte nel giro di venti giorni ed ha subìto nello stesso periodo due assalti di massa conclusisi con la giusta punizione popolare dei due maggiori responsabili di zona: Rubei, segretario della Sezione e Giancarlo Carocci segretario circoscrizionale. Anche gli abitanti dei palazzi attigui al covo nero, non gradivano affatto la presenza dei fascisti. Nella Zona di Tivoli nel giro di una stessa notte sono andate distrutte due sedi di Ordine Nuovo, quella del Circolo Drien La Rochelle e quella di Montecelio, che la polizia, nonostante la messa fuorilegge di questo movimento, non aveva provveduto a chiudere. Sempre a Tivoli il 24 aprile nel corso di una manifestazione antifascista alcuni proletari, staccatisi dal corteo, provvedevano ad inseguire e punire alcuni fascisti del suddetto Circolo La Rochelle. Sulla Tiburtina non sfuggiva ai proletari un'adunata nera nella sede missina presieduta da Saccucci: la riunione è stata bruscamente interrotta. Anche sulla Prenestina ai proletari non è andato giù che proprio il 25 aprile provocassero gli abitanti del quartiere con la loro propaganda. Dopo essere stati dentro il loro covo, interveniva a proteggerli con un forte schieramento la polizia, ma questo non impediva che alcuni di loro fossero spediti all'ospedale.
da 'Rivolta di classe', maggio '74
Uccidere i fascisti non è reato
Questo monito che sale da tutte le piazze d'Italia, dalle fabbriche, dai quartieri proletari va tradotto oggi in termini pratici. La strage di Brescia dimostra un altro livello di organizzazine e determinazione delle organizzazioni fasciste. La specializzazione del loro apparato militare, la rete di collegamenti internazionali, un efficiente apparato di copertura. Lo Stato borghese, la DC come garante di questo Stato, sono i mandanti di questo nuovo attacco assassino al proletariato. Il governo alimenta, finanzia, protegge, la rete militare e politica fascista, se ne serve per garantirsi all'infinito il potere. Quando la «bomba» è scoppiata lo Stato reagisce vestendo l'uniforme antifascista e due giorni dopo «scopre» i campi paramilitari a Rieti e Sondrio. La ventata antifascista serve allora a ricattare i lavoratori che devono difendere a tutti i costi lo Stato "democratico" minacciato, con un superlavoro quotidiano, con minori consumi perchè i soldi sono sempre gli stessi e i prezzi e le tasse saliranno ancora. Compagni lavoratori, non bastano le manifestazioni grandiose di questi giorni. Non vogliamo più piangere i nostri morti. Vogliamo farne di tante e più grosse per distruggere la rete nera in profondità, per eliminare le cause e gli uomini che tanti morti hanno portato nel movimento proletario. Va colta in questi momenti l'indicazione proletaria di fare giustizia dell'antifascismo parolaio, di costruire una nuova militanza come recupero della volontà di giustizia e potere da parte del proletariato. Le centinaia di assalti alle sedi del MSI, della CISNAL, di Avanguardia Nazionale, l'organizzazione dei pestaggi di noti caporioni a Napoli, a Milano, a Torino, a Firenze, a Roma, in ogni piccolo paese sono la testimonianza di questa volontà. A Roma, un corteo partito da San Giovanni ha ripulito le tre sedi del MSI del quartiere nero Appio Tuscolano e in molte altre situazioni si è fatto altrettanto. La polizia, a cui si vuole attribuire per forza una patente democratica, ha sparato in ogni occasione: raffiche di mitra a più riprese, la pistola spianata ad ogni piccola occasione.Così è successo a Balduina dove la polizia ha arrestato alla rinfusa 5 compagni, dopo aver sparato a più riprese numerosi colpi di pistola contro un corteo militante che stava dando una lezione ad uno dei più incendiari covi neri di Roma. Libertà per i compagni arrestati per antifascismo!
Comitati Autonomi Operai Giugno '74
Dopo Brescia la rabbia proletaria esplode, l'iniziativa militante contro gli assassini fascisti si moltiplica in tutta Italia; le sedi bruciate e devastate testimoniano della coscienza e determinazione con cui il proletariato intende praticare l'antifascismo. E' in questo periodo che a fronte dell'antifascismo di Stato predicato dai partiti di sinistra e dai sindacati, i gruppi della sinistra extraparlamentare partoriranno l'idea della campagna per il «MSI fuorilegge», pensando con questa di mutuare e ripetere il significato politico della campagna sul referendum per il divorzio. Ma l'indicazione pratica data dal movimento nel suo complesso è già andata ben oltre il significato stesso dei referendum e come tale si riproporrà a livelli più alti nei mesi successivi. Da dicembre in poi l'Autonomia operaia si fa carico di dare continuità a questa risposta militante nonostante l'atteggiamento rinunciatario che sempre più andrà assumendo la sinistra extraparlamentare. La mobilitazione contro il comizio di Rauti a Monteverde, gli scontri di piazzale Clodio per il processo Lollo a febbraio del '75 sono i fatti, gli episodi che, se pur pagati duramente, faranno da detonatore alla grande manifestazione operaia del 7 marzo a Milano e alle seguenti giornate di aprile.
Un solo fascio, e poi li brucerem...
Brevemente i fatti: Martedì 17 i fascisti che da un mese hanno riaperto una sezione a Monteverde ricevono a p.S. Giovanni di Dio una durissima lezione, il segretario della sezione e il caporione giovanile vanno all'ospedale con numerosissimi giorni di prognosi da scontare.
Mercoledì 18: com'era da prevedere il MSI indice a p. S. Giovanni di Dio un comizio in cui parleranno l'assassino nazista Rauti e il picchiatore Anderson, per il 22.
Giovedì 19: inizia la mobilitazione nelle scuole e nel quartiere, la parola d'ordine sulla bocca di tutti è "i fascisti non parleranno"
Venerdì 20: la polizia come ai tempi del fascismo perquisisce preventivamente la sede, e le case di 8 compagni del Collettivo Monteverde.
Sabato 21: nonostante il forte clima di intimidazione la mobilitazione cresce e si allarga: la polizia spara contro dei compagni che cancellavano scritte fasciste e ne arresta uno; non basterà questa ennesima provocazione a frenare lo slancio degli antifascisti e dei rivoluzionari.
Domenica 22: mentre il PCI se ne sta in sede e il Manifesto sta in finestra, più di mille compagni danno il benvenuto a Rauti mentre duemila poliziotti difendono il comizio dell'assassino. Il bilancio deglii scontri è gravissimo, numerosi fascisti e poliziotti all'ospedale; 11 compagni arrestati senza alcuna prova, lontano dalla scena degli incidenti: la mano del potere deve per forza colpire qualcuno!
Nel corso della settimana di Natale proseguono le perquisizioni, le intimidazioni. Viene rilasciato l'unico fascista arrestato in possesso di pistola 7,65 tirata fuori all'ospedale S. Camillo per far curare un camerata che gli infermieri non volevano accettare (i fascisti faranno esplodere per ritorsione una bomba al S. Camillo).
Dopo i fatti, le indicazioni
Alcuni gruppi (AO, LC) hanno parlato di Monteverde come dell'apertura della campagna nazionale per l'MSI fuorilegge. A noi sta bene, è proprio ciò che intendiamo anche noi quando gridiamo: " L' MSI fuorilegge ce lo mettiamo noi e non chi lo protegge", ma ci coglie il sospetto che per loro non sia esattamente così. Sentiamo parlare di firme, di leggi e,non per dare lezioni a chi non ne ha bisogno, ma non abbiamo mai sentito dire che i fascisti si battano con le leggi, o con le firme! Non negheremo certo a chi ce la chiederà una firmetta, ma vorremmo ricordare a questi compagni che a Monteverde i fascisti sono di fatto fuorilegge non certo perché abbiamo raccolto firme ma perché ce li hanno messi e le lotte degli studenti e, ragione non trascurabile, un buon numero di bastonate di cui gli antifascisti non sono mai stati avari nei loro confronti. [...] Come al solito era assente il PDUP, questa volta non solo per autonoma volontà ma per decisione di tutte le forze rivoluzionarie. Che spettacolo desolante è stato fornito da questi riformisti prima e durante gli scontri di Domenica 22! Assenti durante la manifestazione, scomparsi e casalinghi durante le cariche della polizia. Il giorno dopo il loro giornale si permerteva definire i manifestanti e il PCI "avventuristi" gli uni per essere caduti nella provocazione, gli altri per non aver fatto niente per evitarla. E loro? Loro stavano nel giusto: l'antifascismo non si fa né in piazza, né difendendo le sedi ma a casa, in salotto con tanto di buon tabacco, wiskey e animata conversazione sulla lotta armata altrui!! Sappiamo benissimo che i fascisti non sono un problema isolato, che trovano soldi e protezioni nei governi e negli industriali democristiani, che non si può parlare di fascisti senza pensare al Sid, alla polizia, alla magistratura; che i fascisti non sono che una delle armi con cui il sistema attacca le lotte e le organizzazioni del proletariato. Ma proprio per questo, quando parliamo di fascisti, non ci vengono in mente firme o leggi; quando cerchiamo l'unità antifascista, non la cerchiamo ad ogni costo scordandoci con chi la andiamo a fare. Anzi proprio perché sappiamo benissimo che i fascisti non sono un problema isolato bensì legato alle scadenze di ogni giorno - aumento dei prezzi, ristrutturazione, attacco repressivo al movimento rivoluzionario - l'unità antifascista (e su questo saremo settari fino in fondo) la facciamo solo con chi lotta al nostro fianco tutti i giorni con chi insieme a noi cerca di organizzare il proletariato sui suoi bisogni e non certo con chi sempre più spesso sta dall'altra parte della barricata e chiama provocatori gli antifascisti, e "fascisti" quei lavoratori che non hanno accettato la sconfitta storica del movimento e che fuori dal riformismo e dalla sua gabbia lottano contro i padroni per il potere proletario. [...]
da "Rivolta di classe", febbraio '75
Roma - Sono autonomi? Sparate a vista!
FEBBRAIO
Il 24 inizia il processo dell'anno: quello del rogo di Primavalle. P.le Clodio viene preso d'assalto da tutta la teppa fascista protetta da centinaia di agenti in assetto di guerra. I compagni sono pochi poiché l'opportunismo dei gruppi è tanto, Lollo è intimidito dagli stessi avvocati fascisti che gridano in aula: "Lollo libero che lo impicchiamo noi". Il compagno avvocato Di Giovanni viene preso a spintoni (pochi giorni prima davanti il suo studio erano esplosi 2 kg di tritolo), un giornalista malmenato. Il 25 ci si organizza meglio, la presenza alle transenne è fin dalle 6.30, i picchiatori fascisti che il giorno prima l'avevano fatta da padroni perdono lo scontro e si sfogano rompendo i vetri del tribunale. I giornali denunciano il comportamento passivo della polizia di fronte all'assedio fascista. Il 28 i gruppi si decidono a scendere in piazza. La polizia carica, gli scontri si succedono con varie auto che vanno a fuoco, viene arrestata la compagna Simonetta Riccio per porto di materiale incendiario: sarà condannata per direttissima a 1 anno e 5 mesi con la condizionale. A via Ottaviano staziona da giorni un presidio di fascisti che fa la spola con P.le Clodio e terrorizza chiunque passi vicino la sede. Dopo gli scontri della mattinata la polizia spinge i compagni verso la zona di via Ottaviano. Verso le 13 avviene lo scontro tra fascisti e compagni. I fascisti sono armati di tutto punto, hanno come base d'appoggio la sede del MSI con 2 entrate, alcuni appartamenti del palazzo ove è situata la sede. Alla fine dello scontro si sentono degli spari, un giovane cade, è il fascista greco Mantekas (colui che organizza da giorni il servizio d'ordine presente a P.le Clodio, dirigente del FUAN, iscritto al movimento 4 Agosto greco, il nostro Ordine Nuovo). La Stampa inizia una forsennata campagna contro Via dei Volsci: le veline della polizia vengono imposte a tutti i giornali. Fabrizio, nonostante un comunicato diramato alla stampa dalla sua organizzazione, diventa il vice-capo dei delinquenti di Via dei Volsci. Il «Secolo» invita al linciaggio. «Paese Sera» e «Unità», dopo aver dato le notizie con obiettività, si lanciano a capofitto nella campagna di menzogne e di falsità. Viene ricercato un altro compagno, compagno Loiacono (ex di Potere Operaio), reo solo di aver fatto a botte la mattina in tribunale con il fascista D'Addio e da questi indicato per vendetta come possibile sparatore: manco a dirlo Loiacono diventa di via dei Volsci e giù fango e calunnie contro via dei Volsci. Collettivi di via dei Volsci vengono schedati dalla stampa come criminali, mentre si lascia la piazza ai fascisti; i gruppi opportunisti piangono il mostro e si coprono con l'ombrello riformista.
da "Rosso", aprile '75
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