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Roma, in coda al corteo scoppiano incidenti
by da repubblica Saturday, Apr. 12, 2003 at 10:32 PM mail:

I Disobbedienti danno fuoco agli sportelli Bancomat: "Abbiamo sanzionato dal basso le banche armate". Roma, in coda al corteo scoppiano incidenti.

Roma, in coda al cor...
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ROMA - Cinque banche assaltate, vetrine distrutte o imbrattate di vernice rosso sangue, bancomat e casse depositi bruciate. Cinque azioni firmate dai Disobbedienti che, dopo mesi di rinunce questa volta hanno deciso che la "disobbedienza sociale" doveva tornare in piazza. Nel mirino le "banche armate" accusate di finanziare l'economia di guerra. Come "danni collaterali" l'unità del movimento.

Dopo giorni di discussioni i Disobbedienti hanno deciso: "Questa volta non ci possiamo limitare ad un corteo di rappresentanza", la definizione è di Luca Casarini. E intorno alle 15 la decisione si appalesa a tutta la piazza: i Disobbedienti formano i cordoni per non farsi chiudere in coda al corteo come voleva fare il servizio d'ordine della Cgil. Nicola Fratoianni, segretario nazionale dei giovani di Rifondazione e uno dei portavoce dei Disobbedienti scuote la testa, si capisce da lontano che lui, e il suo partito, non approvano. Francesco Caruso se ne sta lontano, Luca Casarini prende in mano il microfono. I cordoni dei Disobbedienti e i loro camion forzano e si piazzano nel corteo fra un gruppo musicale e la sinistra rivoluzionaria e gli anarchici dell'Usi. Cosa vorranno fare? Andare all'ambasciata americana? Scontri con la polizia?

Un fremito percorre la piazza, ma in realtà vogliono fare azioni a "bassa intensità" per restare nel linguaggio della guerra. All'altezza di largo Santa Susanna, vicino a via Veneto e alla rappresentanza Usa si capisce: il loro obiettivo sono le banche. Un gruppo cala i passamontagna, fa spostare degli ignari turisti e si accanisce contro le vetrine della Banca commerciale: uova piene di vernice rossa, sassi, un fumogeno che brucia il bancomat. Pochi secondi poi tutto si ricompone. Il corteo prosegue compatto.

Solo su via Barberini si rischia il patatrac. Un gruppo, probabilmente non dei Disobbedienti, si accanisce contro una vetrina di Blockbuster, altri manifestanti se ne accorgono e reagiscono al grido di "provocatori, fascisti". Il gruppetto di incappucciati non si aspetta la reazione e sbanda, si da alla fuga inseguito dai pacifisti. C'è un contatto fra i due gruppi di cui fa le spese ilsegretario provinciale dei Comunisti italiani Alessio D'Amato. Fatto sta che il gruppo alla fine lancia una molotv, non innescata secondo la Digos, contro un gruppo di poliziotti e poi riesce a disperdersi.

Intanto i Disobbedienti continuano nelle loro azioni: dopo la Banca commerciale e toccato alle agenzie della Banca popolare di Brescia in via Barberini, alla Banca di Roma in piazza Barberini, e ancora la stessa banca in via Nazionale. Anche in piazza Venezia la sede della Bnl viene attaccata con la solita tecnica. Fumogeni, fuochi che si appiccano mentre Luca Casarini dal camion rivendica "la sanzione dal basso contro le banche di guerra".

La polizia controlla dall'alto, due elicotteri volteggiano ad alta quota con le telecamere. I reparti a terra sono nascosti, lontani e quando sono schierati vicini al corteo come in piazza Barberini si tratta di reparti normali, non la Celere. Una scelta saggia, così come la decisione di dialogare ad ogni minimo accenno di problemi che evita il salire della tensione che fa il paio con la scelta dei Disobbedienti di tenersi entro limiti ben stretti evitando ogni contatto, anche a distanza, con le forze dell'ordine.

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