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Milano: la Bovisa e i sogni spenti
by da repubblica Friday, Jul. 04, 2003 at 10:18 PM mail:

A propostito del quartiere in cui si è insediato Malamanera.



Un altro sogno infranto si aggiunge al negativo bilancio della giunta Alberini.
Milano, la città che ambisce a dialogare con l’Europa e con il mondo, probabilmente dovrà rinunciare al campus del Politecnico alla Bovisa.
Un piano di cui si parlava dalla metà degli anni ’90 e per il quale era stato sottoscritto un accordo di programma.
Sindaci e assessori di turno si sono dati da fare per evocare immagini suggestive, degne del progetto: i gasometri della Bovisa, i paesaggi industriali di Sironi sarebbero diventati uno dei momenti più significativi del rilancio della città, capace di ripensare se stessa e di reinventarsi il futuro.
Sono passati solo pochi anni dal 1997, quando il Comune si è impegnato per far partire l’operazione che alla Bovisa avrebbe visto crescere il campus del Politecnico e il Museo del presente.
Oggi la giunta Alberini si fa carico di una responsabilità grave, quella di dire ai milanesi che anche quel progetto rischia di saltare. La ragione è la solita: il Comune non ha soldi.
In particolare, no ha quei 50 milioni di euro che, dopo tanti ritardi, dovrebbero permettere la bonifica dell’area in cui, in passato, si produceva il gas. Cinquanta milioni di euro: una somma considerevole in sé. Ma trascurabile rispetto all’ambizione e al dovere di riprogettare una fetta di città di importanza strategica.
Qualche giorno fa, alla presentazione del rapporto annuale della Fondazione Ambrosianeum, Cesere Romiti, cui non sono attribuite particolari antipatie nei confronti del sindaco notava: “Milano manca da tempo di un sogno, di un grande progetto da coltivare. Appare significativo il fatto che da troppo tempo si sia smarrito il filo del futuro e si sia dispersa la stessa voglia di creare”.
Ecco, il punto forse, sta proprio qui. In una sempre più affievolita capacità di fare, oltre che di sognare.
Il caso della Bovisa è solo l’ultimo in ordine di tempo.
Ma prima ci sono stati altri esempi di opere rimaste allo stadio dell’annuncio: le nuove linee del metrò, il museo del Novecento all’Arengario, la Bei-biblioteca europea di informazione e cultura, la costituzione di una società per gestire il patrimonio immobiliare. Per tacere delle numerose aree ex-industriali ancora in attesa di un futuro certo.
Per l’ennesima volta, e per ammissione degli stessi amministratori comunali, si è di fronte ad una motivazione che suona persino banale: il campus universitario della Bovisa rischia di non essere fatto per mancanza di fondi.
Per la bonifica del terreno sul quale sorgerà il polo fieristico Rho-Pero la soluzione è stata trovata e i tempi saranno rispettati.
Come mai il Comune, dopo aver accumulato anni di ritardo, non riesce ad inventarsi niente per bonificare l’area di una zona su cui gravitano 10.000 studenti, che potrebbero raddoppiare con lo sviluppo del polo universitario?
Davvero viene da dubitare della capacità imprenditoriale di chi, come Alberini ed i suoi assessori, è arrivato alla guida del Comune proprio in nome dell’imprenditoria anteposta alla politica.

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