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appunti sull'azione disobbediente
by amatrix Tuesday, Oct. 07, 2003 at 11:11 PM mail:

06.10.03 appunti, parziali e interlocutori, sull'azione disobbediente di sabato 4.

Le donne apriranno il corteo.
"Saremo noi sciaman@, variopint@ e assolut@ a scuotere i corpi, a iniziare le danze febbrili, a battere strade e tamburi fino alla perdizione".
L'incipit era persino attraente. Poi, a leggere quella frase "sui nostri corpi protetti, oltre la muraglia di forze dell'ordine che ci schiaccerà davanti a difendere un vertice illeggittimo" ecco la sensazione di dejà vu.
Ma la curiosità c'era ancora. Eppure, di fronte al rituale cordone-scudo-casco-forzatura-carica della polizia con debole variante pink freak (il palloncino, il coriandolo) il disagio ha avuto la meglio.

Ci è sfuggito, e ci sfugge tutt'ora, il significato di un'azione di donne, "le disobbedienti", rivolto - almeno stando alle intenzioni dichiarate nell'appello - alle altre donne dei movimenti, ma nella sostanza privo di differenza rispetto alla performance testosteronica reiterata più volte da Genova a oggi.
Almeno che questa differenza non coincida con il sesso di chi stava in testa al corteo. Se così fosse l'operazione si potrebbe leggere come un maldestro tentativo di leggittimarsi come "eguali". Un'emancipazionismo di ritorno (le pari opportunità nel movimento?) difficile da digerire. L'azione simbolica, la messa in gioco dei corpi, lo scontro.

Tutti concetti e pratiche che già due anni fa avevano suscitato un dibattito piuttosto vivace, molte perplessità fra le donne, ma anche fascinazione, perché parte di una (sic) mitopoiesi in costruzione. Ma se allora si trattava di un tentativo, un esperimento da provare, una carta da giocare sul terreno mediatico, ora perché? Perché riproporre scenari simili ma sempre più tendenti al grigio? Perché usare linguaggi ed evocare immaginari anche legati ai femminismi (a meno che non si creda nella neutralità dei corpi, nel fatto che i tutti i corpi contino nello stesso modo) e poi esprimere nelle pratiche la visione molare di un potere da battere, sul piano simbolico, con l'uso delle sue stesse armi (la muraglia di corpi protetti contro la muraglia degli uomini blu)?

Intendiamoci, non si tratta di essere contrarie all'immaginario del conflitto vecchio stile riestetizzato, non da voi, in chiave black bloc) in quanto maschile.
Il punto, anzi la linea, è: cui prodest oggi? A chi serve? Di certo ai media "mainstream" che sono andati a nozze con tutta la faccenda. Peraltro sottolineando abbondantemente che in realtà l'apertura delle donne fosse solo un diversivo, che per giocare davvero bisognava aspettare che le donne si facessero da parte per lasciare il passo ai maschi, loro sì in grado di fronteggiare la polizia sul serio!

Una sgradevole impressione comune a molte e molti. Ci hanno anche colpito alcune frasi attribuitevi (sottolineiamo attribuite, e tutte da verificare) dalla stampa, in particolare La Repubblica, quando si parlava delle donne come "più portate al dialogo per natura". Una frase che ci piacerebbe venisse spiegata (magari oltre l'’ufficialità’del comunicato uscito dall'assemblea disobbediente) perché sappiamo tutte e tutti quanto possa essere pericolosa l'identificazione del femminile con la "natura".
Insomma, il senso di quanto accaduto ci sfugge. Rimane una sgradevole sensazione di ambiguità per alcuni strani passaggi che affermano la propria "differenza" per poi negarla. Forse è stata proprio questa ambiguità che sabato ci ha spinto ad andare via. La scelta è stata chiara. E, davvero, non siamo state le sole. Uno dei refrain che girava nel corteo era "disobbedire ai disobbedienti". E non è stato solo un gioco di parole.

a/matrix
che scrive benche' incupita dall'effetto serra che ha colpito Action

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