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Proibizionismo e carcere...
by u_net Thursday, Nov. 13, 2003 at 4:54 PM mail:

analizziamoli in tendenza...

Profit vs Prophets [of Rage]

With vice I hold the mike device
With force I keep it away of course
And I'm keepin' you from sleepin'
And on stage I rage
And I'm rollin'
To the poor I pour in on in metaphors
Not bluffin', it's nothin'
That we ain't did before
We played you stayed
The points made
You consider it done
By the prophets of rage

Ancora una volta gli Stati Uniti rappresentano l’esempio da seguire.
Un esempio contrassegnato da povertà, sfruttamento, esclusione e repressione.
Il percorso intrapreso con il passaggio da uno stato assistenziale ad uno stato penale attraverso le pratiche della olleranza Zero si estende ora alla Guerra alla Droga.
Ma l’esempio che abbiamo deciso di seguire ha avuto effetti devastanti sulle comunità e i soggetti più poveri, senza eliminare in alcun modo il problema: il mercato della droga è in espansione continua.
Anche la tragicità delle conseguenze è evidente ai più, sebbene solo a livello statistico:

Dati sulla popolazione carceraria USA
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-2,033,331 individui sono rinchiusi nel sistema penitenziario USA (31 Dicembre, 2002)
-Tasso di incarcerazione : 701 ogni 100,000 individui (il più alto al mondo).
-Percentuale di individui che vivono negli US sul totale della popolazione mondiale: 4.6%
-Percentuale di individui rinchiusi nei penitenziari US sul totale della popolazione carceraria mondiale: 22%
(Fonte: Roy Walmsely, World Prison Population List, 4th edition, p. 1)

Dati sulla Guerra alla Droga negli USA
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-1.59 milioni di persone arrestate per reati concerneti possesso e/o spaccio di stupefacenti nel 2001
-202,500 giovani arrestati per droga nel 2001
-40% degli arresti riguardava il solo possesso di marijuana
(Fonte: Crime in the United States, annual, Uniform Crime Reports)

E in Italia c’è chi ha il coraggio di presentare un disegno di legge che prevede la cancellazione della differenziazione tra le diverse sostanze - non esistono le droghe, ma la droga, cioè il male – che produrrà l´unificazione del sistema sanzionatorio creando le premesse per una nuova Guerra alla Droga focalizzata sempre più sul principio della Tolleranza Zero – per chi consuma, non per chi spaccia ! Chi sarebbe così stupido da ledere interessi così forti o addirittura i propri? – in pratica chi sarà fermato in possesso di una quantità di cannabis, al di sopra della quantità massima consentita subirà sanzioni penali che, nella peggiore delle ipotesi, prevedeno una condanna da otto a venti anni.

Già oggi la legge sulle droghe produce da sola metà dei detenuti presenti nelle carceri italiane e per la sua violazione sono stati scontati, è una stima per difetto, oltre 200.000 anni di carcere oltre a trecentomila segnalazioni ai prefetti per comminare odiose sanzioni amministrative. Ciò che cambia con la nuova legge è la caratteristica della pena. La sanzione penale scatterà ad esempio per chi verrà trovato in possesso di più di 150 milligrammi di hashish (0,15 grammi) o marjiuana, con più di 500 milligrammi di cocaina, con oltre 300 milligrammi di Mdma (ecstasy e pasticche), o se si superano i 50 milligrammi di anfetamina.

Queste politiche vanno interpretate in tendenza…

Il sistema penitenziario italiano soffre già di enormi problemi (sovrappopolazione, strutture fatiscenti, mancanza di adeguata trattamento sanitario, ecc) e come potrà affrontare la nuova ondata di vittime designate che si apprestano ad affrontare il pianeta carcere ???

Beh, la risposta sembra scontata. Nuove carceri, più moderne, funzionali e altamente tecnologiche.

In tendenza…

Carceri più moderne nelle quali la differenziazione, l’edilizia penitenziaria, l’utilizzo della tecnologia elettronica per il controllo individualizzato e collettivo, il lavoro in carcere e la privatizzazione degli istituti di pena, saranno elementi centrali per i prossimi anni.

In tendenza… migliaia di nuovi prigionieri, nuovi istituti di pena, nuove realtà (leggasi imprenditori privati) pronti a lucrare sul controllo sociale e la gestione del “non omologabile”.

E gli interessi privati sono così forti da poter arrivare a condizionare la futura legislazione in materia – gli Stati Uniti insegnano.

Ci insegnano che le carceri private e le società che si occupano di queste attività rappresentano la terza industria in espansione negli US. Eh si, queste società sono quotate a Wall Street e da metà anni novanta, il valore delle loro azioni è cresciuto con percentuali a due cifre…

Con il termine Prison Industrial Complex, infatti, si vuol intendere il sistema carcerario e tutte le società che traggono profitto dalla gestione e mantenimento del corpo detenuto. Una popolazione carceraria in continua crescita e la richiesta di maggiore efficienza hanno reso interessanti la possibilità di esternalizzare alcuni servizi se non interi istituti. Il "sistema delle sbarre" diventa elemento centrale dell'economia statunitense. “La costruzione e il mantenimento delle carceri vuol dire affari a go go sia per quanto riguarda il governo che, chiaramente, tutte le compagnie che investono sul controllo” (Senza censura, n°11).

Privatizzazione ma non solo. I nuovi istituti penitenziari costruiti in aree rurali porteranno lavoro in aree depresse e imporranno anche nuove modalità di lavoro – leggasi sfruttamento - per i detenuti. Il lavoro in carcere, giustificato sulla base della riabilitazione, grazie alla Legge Fassino, sarà trasformato ad uso e consumo di società private alla ricerca di manodopera, non sindacalizzata e a costo zero.

Ci vuole sarcasmo per leggere questa situazione, tanto grottesca quanto "normale", specchio legittimo di una realtà capitalista che specializza la propria gestione del controllo dei proletari e dei sottoproletari dietro le sbarre (Senza Censura, n°11).

Ma i primi esperimenti di una americanizzazione carceraria che farà del lavoro (pubblico e privato) una delle principali forme di controllo è già in atto, alla faccia della tanto sbandierata "rieducazione" e delle politiche di "ammodernamento" del carcere.
La linea che divide il "fuori" dal "dentro" (e viceversa) sta iniziado a farsi nettamente più sottile, mano a mano che le implicazioni dialettiche tra questo "dentro" e questo "fuori" vanno ad aumentare.

La situazione statunitense è sotto gli occhi di tutti.

La tanto pubblicizzata "Guerra alla Droga" iniziata nel decennio reaganiano, oltre ad essere lo strumento principe attraverso cui sviluppare politiche oppressive e di controllo, diviene oggi strumento di "ricerca" di nuova manodopera. "Guerra alla Droga" e razzismo strutturale a difesa del Complesso Industriale Carcerario. Gli investimenti a questo dedicati vengono inevitabilmente sottratti ad altri settori della società, in primo luogo sanità e scuola. C'è un abbassamento radicale della soglia di povertà e un aggravarsi del polarismo sociale.

A breve qualsiasi disoccupato che non trovi lavoro “all’esterno” potrà esser impiegato proficuamente “all’interno”. Chi si affida alla microcriminalità e allo spaccio per sopravvivenza e disperazione avrà la possibilità di trovare un lavoro stabile all’interno dei penitenziari, con la piccola differenza di non poter godere di alcuna copertura sanitaria, dei diritti sindacali e di alcuna forma di retribuzione.

Il corpo detenuto diviene "materia prima" per l'industria del controllo e per i profitti di scaltri imprenditori e politicanti criminali.

La situazione statunitense è sotto gli occhi di tutti.

Ecco l'interpretazione di questa situazione offerta dai Dead Prez in D.O.P.E. (Drug Oppress the People Everyday):

aint no hope in the streets, you broke you sell dope
all my young niggaz outside hustlin coke
know the drama, if you aint sellin crack then its ganja
I been through it dun, hittin niggaz two for one
pullin guns out and bustin my shits too
what? I aint give a fuck
I used to get a rush when i bust mine
backin up my nickle and dimes
goin thru difficult time
writin my life story in rhyme
but when I look at all the niggas
they hit with mad time
in proportion with the big king pins it dont fit
you could get caught with barely a half a slab
and the judge sentence you like you ran the ave
I aint plan to get rich fom sellin that shit
it was survival
my game plan was not to get knocked by 5-0
but who am I
just a young nigga caught in the mix
and if this weed dont sell I'm'a cop me a brick

sellin dope, servin weed, we had to hustle to hustle just to eat
sellin dope, servin weed, we had to hustle to hustle just to eat

Conclusioni ? Conclusioni non ce ne sono. Il futuro è sempre in movimento e “solo in conflitto continuo tra i modi di vita indica la via d’uscita” (Assalti Frontali).

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