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FERMIAMO L'APPROVAZIONE DELLA LEGGE SULLA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA
by rossefuoco - to Sunday, Dec. 07, 2003 at 11:10 PM mail: rossefuoco@genie.it

Fermiamo la legge in materia di procreazione medicalmente assistita che in questi giorni il Senato sta approvando!

In accordo a quanto fortemente voluto, già durante la passata legislatura, dalla componente cattolica di maggioranza e di opposizione, in linea con i diktat del Papa e delle varie associazioni cattoliche integraliste, movimento per la "vita" in testa, questa legge è la più restrittiva, oscurantista e liberticida d'Europa in materia. L'art. 1, già approvato, "… assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito". Per concepito o embrione, si intende l'ovulo al momento in cui è fecondato dallo spermatozoo. Tale articolo, così formulato, va nella direzione verso cui da anni spingono i cattolici, che vorrebbero dare riconoscimento giuridico all'embrione modificando in tal senso l'Art. 1 del Codice Civile che attualmente prevede il riconoscimento giuridico al momento della nascita. Riconoscere pari valore al concepito e alla madre potrebbe minare alle fondamenta la Legge 194/78 (che assicura alle donne la possibilità di abortire) e per assurdo rendere punibili le donne che decidessero di interrompere la gravidanza, ipotesi questa che la chiesa da oltre 25 anni persegue con estremo accanimento.
Durante l'iter legislativo si è addirittura discusso dell'introduzione di una nuova figura, quella del curator ventris che tuteli l'embrione nella pancia della mamma così come un giudice tutela oggi il minore da genitori incapaci o in qualche modo inadeguati.
Garantire capacità giuridica al concepito quindi significa renderlo titolare di tutti i diritti fino ad oggi subordinati all'evento della nascita e soprattutto significa sancire per legge la separazione tra diritti della madre e diritti dell'embrione, di fatto rendendo le donne semplici incubatrici, puri contenitori biologici, la cui volontà, corpo, desideri, scelte e diritti vengono dopo l'embrione, dopo il marito, dopo i medici, dopo le istituzioni, dopo le leggi … Siamo in presenza di una forzatura politica e culturale contro l'autodeterminazione di tutte e tutti perché la legge giudica moralmente e sanziona con l'esclusione comportamenti e scelte di vita assolutamente privati. Data la delicatezza dell'argomento, in altri paesi europei ci si è limitati ad intervenire solo per garantire il diritto di chi si avvale della procreazione assistita alla sicurezza delle strutture, alla professionalità dei medici, a non diventare oggetto di speculazioni.
In questa direzione sarebbe stato sufficiente anche in Italia far funzionare consultori ed ospedali e reprimere seriamente solo abusi e mercificazioni, controllando con più rigore tutte le cliniche ed i loro metodi. Invece questa legge evidentemente non ha come obiettivo regolamentare i vari laboratori ma imporre il "sacro" concetto di famiglia, prevedendo che solo le coppie eterosessuali sposate o comunque con una convivenza stabile possano accedere alle tecniche di riproduzione assistita, impedendo perciò l'accesso alle singles o alle omosessuali; questa legge ha lo scopo di sancire il "sacro" legame di sangue tra genitori e figli vietando il ricorso alla fecondazione eterologa (saremo gli unici in Europa), cioè l'utilizzo di un seme estraneo alla coppia. La legge in via di approvazione ha come ulteriore scopo quello di controllare e disporre del corpo e della salute delle donne impedendo la produzione di più di 3 embrioni per volta, embrioni che dovranno essere impiantati contemporaneamente in un unico tentativo e non potranno essere conservati e congelati. Questo è dannoso per la salute della donna perché ogni creazione di embrioni comporta un bombardamento ormonale molto forte; attualmente si producono in una sola volta più embrioni in modo che possano essere congelati e utilizzati per più impianti, dato che è molto difficile che la donna rimanga incinta al primo tentativo. Proibendo la possibilità di ricorrere ad embrioni congelati si costringe la donna a ricominciare ogni volta da capo il trattamento, sottoponendosi a reiterati e dannosi bombardamenti ormonali. Il ricorso alla fecondazione viene escluso dalle prestazioni previste dal Servizio sanitario nazionale. Sarà consentito, dunque, ma a spese della paziente e con l'ipotetico aiuto di un fondo speciale costituito presso il ministero della Sanità. Attualmente il costo medio per questo intervento oscilla tra i 3000 e i 10000 euro, rendendolo accessibile solo alle donne benestanti. E' evidente che, date le tante limitazioni imposte dalle legge, le donne che potranno permetterselo andranno all'estero. Questi sono, secondo noi, i punti più aberranti della legge, ma in tutte le sue parti, per esempio per quanto riguarda i nodi della ricerca, della non revocabilità del consenso all'impianto da parte della donne e dell'obiezione di coscienza, essa va rispedita al mittente, e con tutti i "sacramenti"… Vogliamo fermare questa legge perché non è possibile legiferare sui desideri, perché la Chiesa non può imporre la propria morale bigotta e oscurantista, perché lo stato non può regolamentare, controllare e di fatto reprimere comportamenti e scelte individuali, utilizzando il diritto per affermare un punto di vista maschile, patriarcale e cattolico che si vuole far valere per tutte e per tutti.
Questa legge si inserisce perfettamente in un clima sociale e culturale che vuole le donne mogli legalmente riconosciute, eterosessuali e madri, che prevede in finanziaria l'elemosina del bonus di 1.000 euro per la nascita del secondo figlio, indipendentemente dal reddito, purché di cittadinanza italiana, propone l'elemosina di 1.500 euro per "l'affitto dell'utero" di quelle donne che rinunciano ad abortire e danno in adozione il nascituro; costruisce una propaganda ad hoc per spingere le donne italiane ad avere un figlio a tutti i costi per incrementare la razza bianca e occidentale contro il pericolo di "invasione straniera". La riflessione che vorremmo proporre riguarda proprio il bisogno di maternità a tutti i costi: quanto c'è di libero e di naturale in questa scelta? Quanto è indotta o condizionata da fattori esterni culturali, sociali, economici e religiosi? Quanto è ancora forte la convinzione secondo la quale una donna non è davvero completa se non fa un figlio?
Siamo convinte che la società nel suo insieme ci voglia costringere nel ruolo di madre perché è necessario che le donne stiano a casa a fare figli, ad accudire anziani e bambini, a sostenere con il proprio lavoro invisibile e non pagato la famiglia e la società stessa.

Vogliamo fermare questa legge perché costituisce un ulteriore attacco, in un quadro più generale, ai nostri diritti, alle nostre condizioni di vita, alle nostre conquiste e ai nostri percorsi di liberazione e di autodeterminazione.

BASTA CON IL CONTROLLO DI CHIESA E STATO SUL CORPO DELLE DONNE!

Collettivo femminista Rossefuoco
rossefuoco@genie.it

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