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Il paese dimezzato
by kes Sunday, Jan. 25, 2004 at 3:19 PM mail:


Note di una deputata dei verdi tedeschi a margine di un viaggio nei Carpati, che i confini di Schengen, prossimi a espandersi con l´allargamento dell´Unione Europea, divideranno malamente in due parti.


Il Paese dimezzato

Sabato mattina: ho un appuntamento con il Sindaco di Szelmenc. Per essere preciso, con i Sindaci di Kisszelmenc e Nagyszelmenc. Cosí si chiamano le due parti di Szelmenc in Ungherese, la lingua degli abitanti del paese. C´è un solo posto in paese, dove sia possibile incontrarli contemporaneamente. Non è tanto il municipio, quanto piuttosto il centro della strada maestra, ma non si tratta di una comune strada maestra.

Da oltre cinquant´anni due barriere di filo spinato bloccano il passaggio. Da una striscia larga circa trenta metri era stato levato il selciato. Lí si trova un campo lavorato e liberato per benino dalle erbacce. Su entrambi i lati delle sbarre demarcano il Confine di Stato tra la Slovacchia e l´Ucraina, che passa proprio nel bel mezzo di Szelmenc.

Da alte Torri di vedetta viene controllato severamente che nessuno metta piede su quel pezzetto sarchiato di terra di nessuno. Un tempo questa vigile attenzione era dedicata ai cittadini sovietici d´Ungheria, per impedire che se ne andassero. Oggi il campo sarchiato presta servizio all´interno del programma presidenziale "Lotta contro il crimine internazionale e la migrazione illegale" e fa parte con ció dei servizi resi dall´Ucraina per la Sicurezza dell´Unione Europea.


Grida oltre il ferro spinato


Mi trovo in territorio ucraino con il Sindaco Josef Illar, con il Vicepresidente del circondario e il Vicedirettore dell´Amministrazione di Zona Uschgorod, innanzi a noi giace Nagyszelmenc in territorio slovacco. Da lí ci saluta sventolando la mano Laszlo Gilanyi, il balivo del paese. Nel giro di pochi minuti si uniscono a lui alcuni vicini, giovani e vecchi, per dare il benvenuto alla delegazione del Parlamento Europeo.

Il colloquio si è svolto cosí: Josef Illar traduceva le mie domande e le gridava a Laszlo Gilanyi oltre il confine. Il balivo Gilanyi gridava di ritorno la risposta in Ungherese, che Josef Iller poi ritraduceva in Ucraino. A volte il dialogo ungherese durava un po´piú a lungo, perché c´erano frasi che dovevano essere ripetute o articolate con maggior chiarezza perché fosse possibile renderle comprensibili all´altra parte. Di tanto in tanto si aggiungeva una spiegazione o un esempio, per illustrare meglio la risposta.

Da questo chiassoso dialogo vengo a sapere cosa hanno fatto i due Sindaci sui rispettivi lati, perché venisse riattivata la frontiera: hanno scritto petizioni ai loro Governi, hanno invitato Parlamentari di Stato e si sono rivolti al Consiglio Europeo. "Ti posso spedire la petizione per Fax, Josef, cosí puoi darla ai Parlamentari!" risuona dal di lá.

In Paragone ai limitati canali di comunicazione la possibilitá di telefonare o di inviarsi lettere per Fax è giá un sollievo, mi spiega Josef Illar. "Una volta la corrispondenza doveva fare il tragitto di posta internazionale, ci voleva molto piú tempo. Una volta c´era bisogno urgente di un Certificato di Morte a Kisszelmenc sul lato ucraino", racconta. "Il certificato peró era rimasto nell´Archivio di Nagyszelmenc sul lato Slovacco. Per far sí che arrivasse lo stesso in tempo utile, in via del tutto eccezionale abbiamo abbreviato il giro postale internazionale. Abbiamo zavorrato il certificato e l´abbiamo buttato oltre il filo spinato.

I due lati non desiderano nulla con maggiore intensitá, che di poter di nuovo andare gli uni dagli altri passando per la comune strada del paese. Ma né in Ucraina né in Slovacchia pare esserci un particolare interesse a esaudire il desiderio della minoranza etnica ungherese. Piú tardi vengo a sapere, che almeno da parte del Governo Ucraino fu segnalata la disponibilitá a promuovere un semplice Passaggio di Frontiera per gli abitanti del paese. In Slovacchia non ci si decide. Qui un Passaggio di Frontiera significherebbe il finanziamento di un intero Equipaggiamento da Schengen, altrimenti esso diverrebbe una pietra di inciampo per l´assunzione nel Club di Schengen. L´Unione Europea infatti richiede che la Slovacchia renda i suoi confini ancora piú sicuri e impenetrabili.


Ai nuovi confini d´ Europa

[…] Al punto di confine Varsand oltrepassai il Confine con l´ Ungheria. Alla fine passando per Zahóny giunsi a Tschop e con questo di nuovo in Uncraina. Lí visitai Uschgorod e il paese dimezzato nel centro della Regione dei Carpati. […] In nessun luogo dell´area europea mi sono avvicinata a una varietá e unitá in modo tanto intimo come sulla catena montuosa dei Carpati. Durante il mio viaggio ebbi l´impressione di aver ritrovato un pezzo di Europa perduta.

Una volta, qui si sono incontrate e hano dialogato le culture e le religioni piú diverse. Aveva luogo un reciproco arricchimento della gente attraverso le diversitá. [...] Nei Carpati ho attraversato sei volte il futuro Confine di Schengen [...]. Ho dovuto spostare quattro volte le lancette dell´orologio, perché in occasione del tale e del talaltro passaggio di confine cambiavo fuso orario. Lungo il mio itinerario ho incontrato diversi idiomi, eppure sono solo una parte dei linguaggi che sono di casa nei Carpati. Ho incontrato migranti e ho visitato i Lager, nei quali li si vuole arrestare sulla via del loro viaggio alla volta dell´Ovest. […] Volevo farmi un´idea di quella regione, che in futuro verrá divisa dal Confine di Schengen.

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