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10 mila in piazza: «Fini, facci fumare in pace»
by dal manifesto Monday, Feb. 23, 2004 at 12:42 PM mail:

Centri sociali, operatori pubblici e privati sfilano a Roma per contestare la legge sulle droghe voluta da Alleanza nazionale. Un carnevale di strada contro il proibizionismo e la guerra. Don Gallo: il governo non ha consultato il 90 per cento delle comunità e favorisce San Patrignano.

Improvvisamente, tra le bandiere arcobaleno con al centro la foglia di marijuana, spunta un drappo con i colori di Forza Italia. Possibile che i rapporti all'interno della maggioranza siano così logori che qualche liberista-libertario berlusconiano abbia voglia di sfilare con il popolo tecno-rasta dei centri sociali o giù di lì pur di far torto ai cugini di An? Passi per qualche liberal-liberista-libertario radicale che volantina, dall'alto di un impegno trentennale sul tema, ma cosa c'entra il partito di Berlusconi? Il giochino non regge molto, «sono l'unico di Forza Italia che non si fa di cocaina ma fuma solo canne», e il giovane in giacca e cravatta è costretto a confessare: «E' carnevale, ragazzi, svegliatevi». Travestimento efficace e provocazione ben riuscita, se l'effetto sbigottimento ha impedito i pur probabili insulti. E via si parte, con appena un'ora e mezza di ritardo sull'orario previsto e puntuali per le prime gocce d'acqua che piovono dal cielo. Nonostante mezza Italia sotto la neve e l'altra mezza sotto la pioggia e lo scirocco, si presentano all'appuntamento romano, a piazzale dei Partigiani, in non meno di 10-15 mila, il popolo dei piccoli consumatori di hascisc e marijuana che rischia la galera più che degli operatori del servizio pubblico e delle comunità private che lavorano sulla prevenzione e sulla riduzione del danno. Età media molto giovane come di solito accade per street parade del genere, atmosfera di festa carnevalizia con vestiti a tema, pochi politici e bandiere di partito, fatta eccezione per i «soliti» Paolo Cento, Elettra Deiana e Giovanni Russo Spena, leggi Verdi e Rifondazione, e tanto movimento, leggi studenti e centri sociali. In testa al corteo, la Cgil nuovi diritti con la segretaria confederale Morena Piccinini e il responsabile droghe Giuseppe Bortone. «E' la prima volta che sfiliamo tutti insieme, sindacato, operatori, comunità e movimento. E non sarà l'ultima», promette. Don Andrea Gallo è avvolto in una bandiera della pace e la foglia a cinque punte, simbolo della no war, no war on drugs, e sentenzia: «La marijuana fa bene, Fini fa male», che è anche il titolo di un libro di Guido Blumir. «Questo è il movimento dei movimenti che continua», dice come un fiume in piena. Poi attacca il governo, «perché per il ddl Fini non hanno consultato il 90 per cento degli operatori sociali e hanno sentito solo San Patrignano?», ma anche l'ulivista Rosi Bindi, «perché parla di consumo zero? Ma se le droghe legali non sono perseguite...». La sua comunità di San Benedetto al Porto, nata nel lontano 1974, è qui a Roma insieme ai giovani del centro sociale Zapata e del laboratorio Buridda, che inneggiano al «diritto di resistenza» e ricordano la data del 2 marzo, giorno di inizio del processo ai 26 manifestanti del G8 imputati di devastazione e saccheggio. Al suo fianco Vittorio Agnoletto, «ci battiamo per salvare delle vite perché con il proibizionismo aumenteranno le morti per overdose, ma anche perché ognuno decida come vivere», Paolo Cento che rilancia la proposta ai sindaci di consentire l'apertura nelle città di coffee shop, e Giovanni Russo Spena, «con questa legge si diffonderà il modello delle comunità-carcere come San Patrignano».

Seguono un gruppetto di operatori dei Sert, comunità come il Parsec e la Tenda, i Pazienti impazienti cannabis che chiedono libertà di cura, e qualche proprietario di canapai che rischia di essere colpito dal proibizionismo. Il resto, cioè più di tre quarti del corteo, è movimento antiproibizionista. Apre lo spezzone no oil con una enorme bicicletta e tre livelli con la quale sono arrivati dal centro sociale Strike, via di Portonaccio, quartiere Tiburtino, «ma ci hanno fermato un sacco di volte». No oil vuol dire assolutamente ecologico, musica compresa, con i ritmi live dei Malamurga, e senza gli sfumiganti furgoni e camion con generatori e sound system. Quelli sono più dietro, almeno una ventina, dal camion del Forte Prenestino che pompa musica techno alla «chill out mobile» con bandiera europea con le immancabili foglioline al posto delle stellette, al ragga-ska dei Giovani comunisti. Molto divertente il flyer della Sinistra giovanile, con dei giocattoli Lego che preparano uno spinello e la scritta: «Costruzione inferiore ai 3 mila metri cubi. Condonala». «Da quando sono al governo le prime preoccupazioni di Berlusconi e della destra sono state favorire l'illegalità e la mafia con condoni edilizi e fiscali. Noi riproponiamo l'unico condono che contrasta la mafia e il narcotraffico: la legalizzazione delle droghe leggere», che sono il motivo principale per cui in tanti sfilano in corteo attraverso il viale Aventino fino alla Bocca della verità, dove dal palco parla una paziente «impaziente». Poi tanta musica, anche se in molti si sono persi per strada. Troppo invitante il prato del Circo Massimo.


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