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Bush, l'Onu, i profughi, le vittime. Tutte le balle dei giornali di sinistra
by mazzetta Wednesday, Apr. 14, 2004 at 8:23 PM mail:

Il Foglio denuncia le manipolazioni, il suo inviato ce le racconta. Invocano l'intervento delle Nazioni Unite, che in Iraq ci sono già.

BARBARA ROMANO

«Che ci sia di mezzo Fidel, Milosevic o Saddam, i media in Italia sono sempre pronti a schierarsi con il dittatore di turno. Preferiscono difendere un tiranno, un fondamentalista o un terrorista piuttosto che dare credito alle parole del presidente degli Stati Uniti». A denunciare il «complotto antiamericano della stampa di sinistra» è Christian Rocca, corrispondente dagli Usa per il Foglio che ieri per primo ha messo la lente sul «paradosso Bush» nell'editoriale del direttore Giuliano Ferrara, prendendo spunto dal memorandum spacciato come prova che il presidente era stato avvertito dai servizi dell'imminente attacco alle Torri Gemelle. Trentasei anni, siciliano di Alcamo, Rocca oggi vive a metà tra Milano e New York. Profondo conoscitore di «cose americane», ha raccolto il suo bagaglio politico ed intellettuale sugli States nel libro "Esportare l'America". Ma anni di lavoro in Usa gli hanno anche affinato il fiuto sulle «mistificazioni della stampa sugli Stati Uniti e in particolare su Bush». Tutte frutto del «pregiudizio ideologico antiamericano per cui noi siamo i sapientoni mentre loro i cow-boy che mangiano hamburger sotto la bandiera a stelle e strisce», spiega Rocca. Una sindrome, quella mistificatoria, che affligge tanto la stampa nostrana quanto quella made in Usa («ma loro sono più corretti»). A prescindere da chi abiti alla Casa Bianca: «Quando Clinton bombardò Bagdad, dissero che era un modo per distogliere l'attenzione della gente da Monica Lewinsky, ma ovviamente con Bush, che è texano, petroliere, di destra, la distorsione è molto più accentuata». È su di lui, secondo Rocca, che i giornali hanno architettato la «bufala più colossale». Quella di "Bush sapeva" a proposito dell'11 settembre. «È ridicolo», protesta il corrispondente del Foglio, «Al Qaeda aveva già attaccato le Torri nel '93, Bin Laden ha fatto delle interviste per annunciare la sua volontà di colpire l'America e adesso vogliono spacciare il memo dei servizi divulgato qualche giorno fa come la prova della svolta, semplicemente perché lì si dice per la prima volta che i terroristi avrebbero attaccato con gli aerei. Ma se l'avevo scritto già io il 25 marzo 2001», sbotta, «e non è che avessi inventato la notizia, o chissà quali fonti consultassi: era noto a tutti che Al Qaeda poteva attaccare dall'alto, anche se si ipotizzava un dirottamento e non un abbattimento delle Twin Towers. Ma le balle si sprecano sui giornali». Un altro esempio è quello delle Nazioni Unite: «Ogni 15 giorni si sente dire: ci vuole l'Onu. Ma l'Onu c'è già in Iraq», fa notare Rocca, «ci sono state tre diverse risoluzioni: una il giorno dopo la caduta di Bagdad, una nell'estate del 2003 e una nell'ottobre dello stesso anno, la risoluzione 1511 che fece esultare la sinistra. D'Alema e Fassino gridarono "finalmente è stata superata la guerra multinazionale di Bush", il 17 ottobre, dalle colonne dei principali quotidiani italiani. Non si capisce perché ora continuino a invocare l'intervento dell'Onu, quando a Bagdad c'è Brahimi, l'inviato di Kofi Annan, con il compito preciso di gestire la transizione». Ignoranza o malafede? «Francamente non credo che D'Alema non sappia», commenta Rocca, «lì c'è anche una grande tradizione del Pci di raccontarne una cosa, pensarne un'altra e agire in un terzo modo». Mistificazione per mistificazione si arriva alla "guerra di Bush". «Continuano a chiamarla così, quando molti editorialisti liberal l'hanno appoggiata e persino Kerry, il suo avversario alle elezioni, ha votato a favore. Sono arrivati addirittura a scrivere che se Kerry vince, "questa specie di follia organizzata da Bush e dalla sua cricca di neocon finisce", quando lui stesso ha appena scritto un articolo sul Washington Post dove dice che chiunque farà il presidente, "continueremo a portare i nostri uomini lì per costruire un Iraq libero"». Ma le bugie sulla guerra non finiscono qui: «Hanno detto che la guerra avrebbe creato 5 milioni di profughi, mentre sono rimpatriati 1 milione 200mila iracheni dopo la caduta di Saddam. Avevano pronosticato una Bagdad "nuova Stalingrado", invece gli americani hanno impiegato cinque giorni ad occuparla. Hanno annunciato che le piazze arabe si sarebbero rivoltate contro l'intervento Usa: le uniche a sollevarsi sono state quelle occidentali». Non solo l'Iraq: «Le menzogne fioccano su tutto, Guantanamo, l'Afganistan, Israele», continua Rocca, «anche quando il premier israeliano era Barak, stavano sempre dalla parte dei terroristi legati ad Arafat, mai dalla parte del governo. Tutto questo pur di andare contro l'America».

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