Indymedia Italia


Indirizzo mittente:
Indirizzo destinatario:
Oggetto:
Breve commento per introdurre l'articolo nella mail:


http://italy.indymedia.org/news/2004/04/526310.php Invia anche i commenti.

Il marchio di Al Qaeda
by Magdi Allam Friday, Apr. 16, 2004 at 10:32 AM mail:

Questo articolo scritto dall'ottimo Magd Allam dovrebbero leggerlo in molti e riflettere attentamente poichè produce un analisi precisa dell'attuale situazione irakena. Buona lettura

Il marchio di Al Qaeda
di Magdi Allam

C’è il duplice marchio di Al Qaeda e della sedicente Resistenza irachena dietro al sequestro dei nostri connazionali e al barbaro assassinio di Fabrizio Quattrocchi. Un sodalizio del terrore all’insegna del fanatismo sunnita wahhabitadei discepoli di Osama Bin Laden e dell’estremismo laico-nazionalista dei superstiti del passato regime baathista di Saddam Hussein. Uniti da due obiettivi strategici: costringere gli italiani a sganciarsi dagli americani in vista del ritiro di tutte le forze occidentali dall’Iraq; contrastare il piano degli iracheni sciiti di egemonizzare il potere dopo l’evacuazione degli eserciti stranieri. Una doppia firma che ha individuato nell’Italia un comune nemico. Sia per la solida alleanza con gli Stati Uniti e la diretta partecipazione con proprie forze in Iraq, sia per la ferma politica di prevenzione e di repressione del terrorismo islamico nel nostro Paese che vede coinvolti principalmente dei cittadini maghrebini.

«Al Katiba al Khadra », la Brigata Verde, la sigla che ha rivendicato l’assassinio di Quattrocchi e il sequestro di altri tre connazionali, è anche il nome della forza d’élite del Gia, il Gruppo islamico armato in Algeria.
I militanti del Gia sono stati processati e condannati in Italia, mentre a decine si sono trasferiti in Iraq per compiere la loro Jihad , Guerra santa. L’impronta di Al Qaeda è inoltre presente nell’accurata mediatizzazione del sequestro e dell’assassinio, nonché nell’esibizione del mitra tedesco HKG3 prediletto dagli uomini di Bin Laden addestrati in Pachistan o in Arabia Saudita.

Viceversa l’esecuzione tramite un colpo di proiettile alla nuca rivela l’identità laica e la tradizione baathista degli assassini. Non si trattava certamente di una esecuzione conforme all’interpretazione fondamentalista della legge islamica. Il giornalista americano ebreo Daniel Pearl fu sgozzato dai terroristi di Al Qaeda dopo il suo rapimento in Pakistan nel febbraio 2002. Così come i terroristi del Gia hanno sgozzato migliaia di musulmani moderati in Algeria.
Sorprende inoltre il fatto che, proprio nel giorno dell’annuncio del sequestro dei nostri connazionali, Jabbar al Kubaysi, leader della sedicente Resistenza irachena, si sia materializzato a Bagdad in mezzo ai giornalisti italiani per denunciare che «i catturati fanno parte dei servizi segreti italiani e hanno preso parte all’assedio contro la popolazione di Falluja». Di fatto decretando la loro condanna a morte.

E’ da rilevare infine la raffinata politicizzazione dei due documenti emessi a nome della Brigata Verde. In particolare l’aver anteposto la richiesta delle scuse pubbliche di Berlusconi per le «offese all’Islam», e l’aver individuato nel popolo italiano l’interlocutore su cui far leva per rovesciare il governo. Una logica reiterata dallo stesso Bin Laden nel suo discorso di ieri. Che di fatto completa la sua metamorfosi di leader politico. Proponendosi come unico interlocutore della miriade di sigle che a lui fanno riferimento.

Offrendo una tregua all’Europa per dividerla dall’America. Tendendo la mano alla galassia dei pacifisti che condividono l’antiamericanismo. Attenuando i riferimenti all’ideologia islamica radicale. Esibendo per la prima volta una logica del compromesso per porre fine alle stragi e al terrorismo. Il Bin Laden politico fa ancora più paura. Ogni cedimento da parte dell’Occidente servirà ad accreditarlo nel suo molteplice ruolo di burattinaio del terrore, imbonitore delle masse antiamericane, profeta della riesumazione della mitica e mitizzata Umma, la Nazione dell’Islam.

Apparentemente in Iraq tutti si mostrano sorpresi. Il sequestro degli italiani e l’assassinio di Quattrocchi vengono considerati un’anomalia. Rispondendo al conduttore del tg di Al Jazira che gli chiedeva come mai non si fosse ancora riusciti a contattare i rapitori dei nostri connazionali, lo sheikh Mohammad Bash+è ar al Faydi, portavoce dell’Associazione degli ulema (giureconsulti) musulmani (sunniti), ha affermato: «Non siamo riusciti a individuare la loro identità. Potrebbero essere di un’altra fazione (sottintendendo gli sciiti, ndr ), oppure degli stranieri». E’ da escludere che i sequestratori siano sciiti. Con cui l’Italia intrattiene buoni rapporti tant’è che avrebbero consentito sabato scorso di liberare due nostri 007 catturati.

Resta la pista degli stranieri. Ovvero di Al Qaeda. In Iraq tutti lo sanno. Molti lo denunciano. Pochi sono in grado di contrastarli. Al contrario di ciò che avviene in Occidente. Dove tutti sarebbero in grado di contrastare Al Qaeda, molti lo sanno ma solo in pochi fanno qualcosa di concreto.


16 aprile 2004 - Corriere.it

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum

©opyright :: Independent Media Center .
Tutti i materiali presenti sul sito sono distribuiti sotto Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0.
All content is under Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 .
.: Disclaimer :.