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L'urlo palestinese dalle carceri israeliane
by danj Wednesday, Aug. 25, 2004 at 11:43 AM mail: handanj@hotmail.com

i palestinesi nelle carceri israeliane continuano l'astinenza dal cibo, da 11 giorni:chiedono che il mondo si accorga di loro. il carcere non e' per criminali, quasi tutti provano tale esperienza, tutti hanno un parente in carcere.

Ieri, 24 agosto, in Palestina e' stato un giorno nazionale di sciopero della fame a sostegno dello stesso sciopero che i prigionieri palestinesi (nelle carceri israeliane) stanno portando avanti da ormai 11 giorni. Questa forma di protesta non giunge all'improvviso: e' stata preceduta da documenti di accusa mandata a diversi interlocutori (governo israeliano, a livello internazionale, alla croce rossa...) senza ottenere alcuna risposta concreta...ora quella dell'astenersi collettivamente dal cibo risulta l'unica e ultima forma possibile.
Quello che chiedono non e' mo;to: essere riconosciuti prigionieri di guerra, accedere ai diritti umani riconosciuti a livello internazionale per i detenuti. Perche' nessun diritto e' tutelato nelle carceri israeliane. Gia' il momento dell'arresto non ha legittimazione. Le persone (in numero maggiore uomini, ma anche alcune donne e bambini di 14 anni e talvolta meno) vengono incarcerati perche' appartenenti a qualche organizzazione politica o comunque attiva nella resistenza all'occupazione. Il "diritto" di essere arrestati coinvolge l'intera famiglia (le punizioni collettive sono vietate dalle convenzioni internazionali ma...): durante l'arresto non di rado vengono usati esplosivi che danneggiano gravemente le case. Nella maggior parte dei casi si tratta di detenzione amministrativa, senza alcuna accusa precisa, senza sentenza, senza una condanna: non ci sono limiti di tempo a questa detenzione, che puo' essere propogata all'infinito.
Il primo periodo di prigionia viene fatto in isolamento: una stanza buoi senza (o con scarso) cibo e acqua, senza possibilita' di usare il WC, senza cambio di vestiti... questo per qualche giorno, qualche settimana, qualche mese!
Poi il trattamento ordinario: cibo scadente (avariato!), cambio di vestiti due volte l'anni (un paio di pantaloni, una maglia e un paio di scarpe per l'inverno e il medesimo corredo per l'estate). I medici non sono specialisti ma generici, quindi non utili a risolvere la maggior parte dei problemi medici che si presentano. Le visite dei parenti (teoricamente con scadenza mensile) non sono garantite, spesso sono bloccate per un lasso di tempo (per i prigionieri che vengono dalla zona di Nablus il blocco dura da tre anni). La famiglia non ha notizie per lunghi periodi. Spesso le lettere non vengono recapitate.
A tutto cio' si aggiungono le torture, sia fisiche che psicologiche (cerchero' di produrre un altro articolo in merito)
I prigionieri e i familiari fanno richieste ben precise alla Croce Rossa, organismo che ha la possibilita' di entrare e monitorare: innanzitutto che lo faccia!
. visite regolari mensili da parte della croce rossa per tutti i detenuti (attualmente le visite avvengoo ogni 4, 5 mesi)
.il vestiario sia consono (le scarpe di plastica non sono l'ideale nel deserto) e di quantita' dignitosa (non si puo' stare con un solo vestito per sei masi)
. monitoraggio reale sulle possibilita' di comunicazione con la famiglia e l'avvocato
.seguire i problemi medici e non semplicemente diagosticarli

Ragioni umanitarie, non politiche dunque. L'obiettivo dello sciopero non e' la speranza di un cambio repentino da parte del governo israeliano, ma focalizzare l'attenzione a livello nazionale ed internazionale.
Al momento le risposte che il governo israeliano ha dato sono state: togliere qualunque accessorio e mobilio dalle celle (ora dormono sul pavimenta, non possono ascoltae la radio, leggere, fare qualsiasi cosa per non impazzire); vietare allo spaccio interno la vendita di acqua, sale, sigarette; dare ordine ai soldati di mangiare di fronte ai detenuti; trasferire o isolare quelli che vengono considerati i leader dello sciopero, screditarli (divulgando foto di loro che mangiano, risalenti a prima dell'inizio dello sciopero, ma dando informazioni diverse); bloccando le visete da parte dei familiari.
Quindi oggi l'intera Palestina non ha mangiato... tutta la Palestina esclusa Nablus. Le continue occupazioni di varie zone della citta' rendono la situazione troppo incerta per portare avanti uno sciopero della fame: molte famiglie l'hanno fatto in questi giorni, non per scelta ma perche' rese ostaggio nella loro stessa casa dai soldati israeliani, senza possibilita' di comprare cibo, talvolta di usare la cucina, il bagno,... bambini, domme incinta, persone anziane, gravemente ammalate,.. tutti stipati in una stessa stanza, mentre i soldati bivaccano nel resto della casa, cecchinando sui passanti.Anche per chi ha la fortuna di non avere la casa occupata risulta difficile in alcuni giorni procurarsi il cibo: durante questo genere di azioni le zona della citta' (la citta' vecchia, i campi profughi) vengono chiuse, isolate dal resto, senza possibilita' di andare in strada, di aprire i negozi...
Questa e' la vita che quotidianamente sto toccando, ma pare non sia un problema per il resto del mondo, e Israele continua la distruzione sistematica di un popolo... Daniela da Nablus

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