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[Piaggio] Panorama insinua legami col terrorismo...
by Panorama by way of Rebeldía::ComunicAzione Tuesday, Sep. 28, 2004 at 4:12 AM mail: rebeldia(at)inventati.org

Dal settimanale Panorama:
Terrorismo & fabbriche: la Piaggio di Pontedera e il rischio di infiltrazioni
TROPPO ROSSE QUELLE TUTE BLU
di Giacomo Amadori - 22/9/2004
Lavoratori divisi, sindacalisti espulsi, messaggi brigatisti. Nell'azienda della Vespa il clima č sempre pių teso. E, fuori, c'č chi potrebbe approfittarne.



Terrorismo & fabbriche: la Piaggio di Pontedera e il rischio di infiltrazioni
TROPPO ROSSE QUELLE TUTE BLU
di  Giacomo Amadori - 22/9/2004
Lavoratori divisi, sindacalisti espulsi, messaggi brigatisti. Nell'azienda della Vespa il clima è sempre più teso. E, fuori, c'è chi potrebbe approfittarne.

 
All'uscita della Piaggio di Pontedera (Pisa), quando suona la campanella delle 5, uno degli ultimi a uscire tra i 3.600 operai è Renzo, 57 anni, tuta blu da metalmeccanico con 34 anni di servizio sulle spalle. Si ferma volentieri a parlare con il cronista. E sembra di sentire Johnny Stecchino-Roberto Benigni («La piaga di Palemmo? Il traffico») quando annuncia: «Il guaio peggiore qui è il caldo. I condizionatori non funzionano».

In realtà alla Piaggio in questi anni hanno dovuto preoccuparsi di ben altro: il contratto integrativo che non si firmava mai, la spaccatura interna alla Fiom-Cgil, il sindacato dei metalmeccanici più rappresentativo (16 delegati su 33 nel parlamentino di fabbrica), l'allarme terrorismo lanciato dai servizi segreti. Temi diversi che in questi giorni si stanno intrecciando, soprattutto dopo l'espulsione di 11 iscritti alla Fiom Piaggio. Operai duri e puri, le cui vite sono ora passate al setaccio dagli investigatori della Digos di Pisa. Gli stessi che da mesi cercano eventuali contatti tra maestranze e mondo eversivo. Che si tratti delle nuove Br, ben radicate in riva all'Arno, o delle Cellule di offensiva rivoluzionaria, un piccolo gruppo specializzato in attentati incendiari, che, a fine 2003, non hanno fatto mancare un messaggio minatorio all'azienda.

In particolare, sotto osservazione c'è l'Officina 10, quella dove vengono assemblati i motori. Il capannone è la roccaforte di Cambiare rotta, la corrente eretica della Fiom, oggetto a fine luglio della clamorosa espulsione, quando sono stati cacciati sei delegati e cinque candidati. Per altri sette è arrivata l'ammonizione. La motivazione ufficiale è che hanno violato le norme statutarie poiché si sono rivolti alla magistratura, denunciando irregolarità nelle ultime elezioni per la rappresentanza sindacale. In realtà le ragioni sarebbero più politiche. E qualcuno sospetta persino che la Cgil non vedesse l'ora di buttare fuori iscritti così barricaderi.

«È vero, ormai alla Fiom ci sono due organizzazioni contrapposte» ammette David Belcari, 42 anni di cui 25 di Piaggio, il metalmeccanico Cgil più votato alle ultime elezioni. Una, la maggioritaria, è quella che ha firmato in luglio il contratto integrativo dopo nove anni di stallo negoziale; l'altra, raccolta sotto le insegne di Cambiare rotta (vicina a Rifondazione), è guidata da Giuseppe Corrado, un líder máximo che, con le sue battaglie, ai vertici della Piaggio ha sempre dato grattacapi. Sebbene la sua presenza sia ora meno ingombrante, dopo il trasferimento a una società di trasporti ceduta dall'azienda. Studi universitari interrotti alle spalle («Ma se mi fossi laureato non farei l'operaio» scherza), è uno di quei sindacalisti che quando parlano in assemblea non si muove una sedia. Un oratore collaudato che i compagni della corrente più combattiva hanno candidato a rappresentarli alla Piaggio, anche se ormai non ne fa più parte e non è più metalmeccanico. L'interessato preferisce non rispondere a Panorama, in fiduciosa attesa del perdono di mamma Fiom, dove non gli mancano gli amici influenti. Poi si lascia scappare, in confidenza, una considerazione: «La nostra cacciata è stata solo un'epurazione politica». Di terrorismo non vuole proprio sentir parlare: «Niente scherzi, non vogliamo essere confusi con quella roba».

Di certo la firma del contratto non ha migliorato il clima a Pontedera, anzi ha diviso quasi in due i lavoratori: solo il 56 per cento ha votato a favore dell'accordo. E ora Corrado punta a portare dalla sua parte quell'esercito di scontenti. Che il clima sia caldo lo ha capito pure il segretario provinciale della Fiom, Domenico Contino, che nei giorni scorsi ha ricevuto un messaggio «mafioso»: ha trovato l'auto aperta e messa a soqquadro. Le chiavi le ha scovate la sera sul muro di cinta di casa. Lui minimizza: «Non collegherei l'episodio alle espulsioni. Anche perché gli 11 non sono stati mandati via per le loro idee: in Cgil non criminalizziamo le opinioni che rimangono in ambito democratico». Poi sottolinea che gli ultimi scioperi contro il terrorismo hanno avuto un buon successo. E il sindacato vigila in azienda sul rischio eversione? «Non siamo la polizia, ma gli iscritti sono le nostre antenne: se ci sono dei terroristi sono ben mimetizzati».

Più preoccupato il segretario della Uilm toscana, Marcello Casati: «In fabbrica i toni dello scontro tra i lavoratori sono da tempo troppo accesi, ormai non volano più solo gli insulti, ma anche le sedie. E qualcuno potrebbe approfittare di questa tensione».Un allarme già lanciato, nel marzo 2003, dalla relazione semestrale degli 007 al Parlamento, quando la Piaggio veniva inserita tra i possibili obiettivi di Nadia Lioce e compagni, uno di quei bersagli grossi capaci di far traballare i tavoli per il rinnovo dei contratti nazionali. Dopo poche settimane, il 26 maggio 2003, un volantino intitolato «La nostra azione nel progetto Br-Pcc» viene spedito da Firenze al consiglio di fabbrica della Piaggio. Il documento inneggia alla «politica rivoluzionaria» contro il «dialogo sociale» e contro i «sindacati di regime», in particolare Cisl e Uil.

Benedetto Benedetti, alto, capelli color neve, delegato Uilm, l'uomo che ha aperto la busta con la lettera della stella a cinque punte, non sottovaluta il rischio terrorismo, ma precisa: «Non mi sembra ci sia il clima degli anni Settanta, quando lavoravamo a gomito a gomito con poliziotti travestiti da operai». Eppure, il documento br del 2003 è stato dedicato «con amore rivoluzionario» proprio a un vecchio br toscano, Umberto Catabiani. Lo stesso a cui era intitolata la colonna br che negli anni 80 lasciava i suoi comunicati davanti ai cancelli della fabbrica di Pontedera.

Le citazioni che rimandano a un passato che in città vorrebbero dimenticare non finiscono qui. A maggio di quest'anno, fuori dal museo aziendale, è comparsa la scritta: «La Piaggio è una galera come nel 1962», di seguito minacce di morte per il sindaco cittadino diessino Paolo Marconcini, accusato di essere troppo «socialdemocratico». Ai vertici della società non si agitano, impegnati come sono nella trattativa per acquisire l'Aprilia e realizzare un polo motociclistico di livello mondiale. Semplicemente fanno due calcoli: «Nel 2003 abbiamo avuto 72 giorni di sciopero e abbiamo perso 68 mila ore di lavoro. Nei primi sei mesi del 2004 siamo fermi a 11 giorni e 15 mila ore di braccia incrociate». Sarà, ma intanto Cobas e i militanti del gruppo di estrema sinistra viareggino Linea rossa fanno volantinaggi sempre più frequenti davanti ai cancelli Piaggio. Forse perché hanno capito che il terreno è fertile.


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