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A PROPOSITO DEL FORUM SOCIALE EUROPEO DI LONDRA
by CSOA ASKATASUNA - Torino Monday, Oct. 25, 2004 at 10:00 AM mail: askatasuna@ecn.org

UN BILANCIO E UN COMMENTO EUROPEAN SOCIAL FORUM - LONDRA 2004

Da Firenze, passando per Parigi, il forum sociale europeo è giunto a Londra per mostrare tutti i limiti di un ambito e di un ceto politico che è riuscito a disciogliere ogni potenzialità dei social forum nati dalle giornate genovesi contro il g8 2001.
La distanza che nel tempo si è creata tra i forum e gli individui o i corpi collettivi che li hanno animati si è palesata da una parte nell’assenza pressoché totale della popolazione londinese, nei dibattiti quanto nel corteo, dall’altra dal fatto che i movimenti sociali reali se ne sono allontanati o sono stati esclusi da partiti e associazioni che si sono arrogati il diritto di farsi classe dirigente di ambiti nati invece come momenti di aggregazione, di socializzazione di esperienze e di organizzazione di iniziative autonome dalla dimensione istituzionale.
D’altronde processi simili si sono avuti anche in Italia, con l’ingerenza dei partiti della sinistra istituzionale e di tutte le articolazioni associazioniste legate a doppio filo con questi gruppi. Anche nel nostro paese la responsabilità maggiore dei forum è stata di aver privilegiato strutture ufficiali/istituzionali/formali a scapito della ricchezza del movimento No-Global.

Un forum sociale, quello londinese, escludente ed esclusivo, controllato e sorvegliato dal Socialist Workers Party e dalla compagine di Ken Livingston che di fatto hanno impedito – nell’organizzazione prima e nello svolgimento poi – a chiunque non si appiattisse sulla loro linea, di intervenire e partecipare alla costruzione delle discussioni e delle proposte. Un forum assolutamente debole nella sua proposta politica, limitato nella sua capacità di uscire dai recinti e dalle gabbie in cui ha deciso di isolarsi, tanto poco propenso a rilanciare il movimento quanto visibilmente impegnato a farsi vetrina e circo istituzionale.
Evidentemente però, il Coordinamento britannico dell’Esf, costituito da gruppi chiusi e separati dal sociale non è nemmeno riuscito a centrare l’obiettivo faticosamente perseguito di darsi visibilità e legittimità sui media mainstream. I giornali e le televisioni inglesi, al pari di quelle europee, hanno dato davvero poca voce all’evento, sia per quanto riguarda gli incontri che per quanto è successo alla manifestazione. A questo proposito è necessario ricordare il silenzio che ha accompagnato i fermi e i tafferugli a danno delle realtà autonome, taciuti dalla stampa quanto dagli organizzatori dell’Esf che anzi hanno pensato bene di supportare il lavoro sporco delle forze dell’ordine.

Viste le condizioni e i presupposti, alcune realtà autonome del movimento europeo hanno scelto di organizzare un forum che andasse oltre e al di là delle gerarchie imposte dall’Esf. Un insieme di realtà anticapitaliste hanno discusso ed elaborato nuovi terreni di intervento e approcci differenti alla realtà. La precarietà e i migranti le due questioni che hanno maggiormente impegnato gli ambiti di discussione, grazie anche al supporto di realtà che nei propri territori si trovano da tempo impegnate nell’azione e nell’analisi di questi percorsi.
Se da una parte però la centralizzazione dell’Esf ha escluso ogni desiderio di partecipazione e di coinvolgimento, dall’altra l’attenzione delle reti autonome si è concentrata – legittimamente, ma forse in eccesso – nella proposizione di modelli e forme relazionali differenti invece che nella produzione di discriminanti forti su questioni e temi all’ordine del giorno quali la guerra e la situazione internazionale. La guerra in Iraq e la situazione palestinese se hanno trovato spazi, seppur minimi e alquanto discutibili nell’Esf, sono state marginalizzate all’interno dal Beyond Esf, a tratti forse più preoccupato di ribadire la sua orizzontalità e la sua comunicatività che di esprimere proposte significative sul piano del dibattito e della mobilitazione contro la guerra.
Senza voler sminuire lo sforzo organizzativo, la valorizzazione effettiva di ogni percorso e gli interessanti spunti offerti su precarietà e migrazioni, tuttavia la capacità di rendersi comunicativi e di aprirsi a nuovi linguaggi, non può sempre sopperire alle carenze esistenti e alla povertà visibile del movimento. D’altronde questi limiti si riscontravavo già nei precedenti forum, quando il movimento cresceva nelle piazze in forza e visibilità ed erano tutti impegnati ad andare a braccetto con l’Arci, la Cgil e a preparare per Bertinotti e la sua compagine il ritorno all’interno del centro-sinistra. Oggi invece, in una fase calante, si riscoprono sorprendentemente tutti critici e insoddisfatti.
All’estero come in Italia, il movimento stenta a decollare e ancora una volta non ha osato distanziarsi fino in fondo da atteggiamenti e pratiche assolutamente riassorbibili nella prospettiva di esprimere e concretizzare una progettualità e un’azione realmente antisistemiche e incompatibili.

CSOA ASKATASUNA - Torino
NETWORK ANTAGONISTA TORINESE

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