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Aceh, chi gestirà l'emergenza? | ||
by dal Manifesto Friday, Dec. 31, 2004 at 2:09 PM | mail: | |
A Sumatra l'ombra della guerra sugli aiuti per la popolazione
La regione di Aceh a Sumatra, dove maggiori sono gli effetti devastanti del maremoto, dagli anni settanta è teatro di un conflitto col governo di Jakarta e, dal maggio del 2003, di una vera e propria guerra guerreggiata. Tapol, organizzazione con sede a Londra che ben conosce i problemi di quell'area, ha ricordato che le autorità militari indonesiane hanno sempre negato l'accesso, oltre che ai giornalisti non embedded, alle organizzazioni umanitarie. È una guerra senza testimoni e dove, in queste ore, sono i militari a prendersi cura del dramma della popolazione. La domanda inevitabile è dunque a chi sarà affidata la gestione degli aiuti in una zona off limits e dove i soldati, stando alle denunce di organizzazioni come Amnesty o Human Rights Watch, compiono abusi, arresti ed esecuzioni sommarie. Se l'Iraq ha insegnato qualcosa è proprio che la confusione tra aiuti umanitari e operazioni militari è assai pericolosa. Se l'aiuto arriva da chi maneggia fucili, chi cercherà poi di dare soccorso correrà rischi immensi senza contare che, un aiuto veicolato dai soldati non può che essere sospetto per chi ne subisce le angherie. Inoltre sarà bene ricordare l'esempio dell'esercito turco, dimostratosi in Anatolia un ottimo «organizzatore» dell'aiuto esterno in occasione di più di un terremoto: le scatolette di carne del buoncuore solidale finirono anche nei tascapane dei soldati che reprimevano gli indipendentisti curdi. C'è anche il rischio che gli aiuti diventino arma di ricatto. E che sul destino di beni o fondi decida la logica della guerra e non quella della necessità. |
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