nessun lager!
Nè a Gradisca nè altrove Appello contro il Cpt.
In questi ultimi anni sul territorio italiano, ma non solo, sono stati realizzati i cosiddetti Centri di Permanenza Temporanea, veri e propri centri di detenzione per migranti a vario titolo non regolari o in attesa di regolarizzazione; non si tratta di “centri di accoglienza” ma formalmente non possono nemmeno essere carceri - chi vi viene rinchiuso generalmente non ha commesso reati, sono luoghi di sospensione del diritto dove, ad esempio, viene negato il diritto all’assistenza legale a e alla difesa. Ma la negazione dei diritti è ulteriormente dimostrata anche dallo stravolgimento di qualsiasi normativa con cui vengono scelti i siti destinati ad ospitare i CPT: nessuna amministrazione locale viene preventivamente consultata, anzi le richieste di chiarimenti e le espressioni di contrarietà provenienti dagli enti locali vengono respinti sostenendo che vige per i CPT una condizione di extraterritorialità per la quale non valgono né regole, né le opinioni delle comunità interessate.
Ciò è accaduto anche per il Cpt in costruzione nella nostra Regione. Già nel 2001 voci insistenti volevano che alcune delle caserme dismesse dell’isontino diventassero luoghi destinati ad ospitare un nuovo CPT. Voci che hanno preso concretezza nel novembre del 2003 con l’inizio di riatto presso l’ex caserma Polonio di Gradisca d’Isonzo ma il Governo non ha ammesso che fosse in costruzione un CPT per ben otto mesi. È stato infatti solo nel luglio 2004, sotto la pressione congiunta di enti locali, società civile, partiti e sindacati, che l’esecutivo ha dovuto ammettere che Gradisca sarebbe divenuta sede del CPT di riferimento per tutto il nord est. La realtà di ciò che veniva costruito si è infine palesata agli occhi di tutti con l’innalzamento di quel muro divenuto già, nonostante la struttura non sia in funzione, elemento di vergogna per le nostre comunità. Contro questa decisione si sono chiaramente espressi la Regione FVG, la Provincia di Gorizia, il Comune di Gradisca d’Isonzo e molti dei Comuni della provincia. Dal gennaio ’03 è partita la mobilitazione di diverse realtà della società civile e del mondo politico diretta a creare una coscienza civile che rifiuti la logica del CPT e si opponga alla sua costruzione.
Noi, cittadini e cittadine, amministratori, associazioni, organizzazioni, partiti, sindacati, movimenti e gruppi della società civile locale, lanciamo un appello per una mobilitazione che abbia come obiettivi qualificanti: — la non apertura del Centro di Permanenza Temporanea — L’attivazione da parte della Regione Friuli Venezia Giulia, della sua Giunta e del suo Consiglio, di ogni forma di opposizione possibile, sia attraverso strumenti politici che giuridici, facendo leva sulla sua specialità di Regione Autonoma, affinché sia dichiarata la non realizzabilità di Centri di Permanenza Temporanea per migranti territorio regionale. — il diritto delle comunità di questa regione di scegliere e determinare, in base alle proprie esigenze, i criteri e le finalità di riutilizzo delle aree dismesse e in particolare delle ex servitù militari, presupposto senza il quale nessun dibattito su federalismo e municipalismo può avere senso. — la valorizzazione e la moltiplicazione di quelle iniziative di accoglienza diffusa e di inclusione che si sono sviluppate in questi anni e che hanno permesso di integrare in Regione oltre 50.000 immigrati anche attraverso la ricollocazione dei fondi destinati alla costruzione e alla gestione del CPT. Sappiamo infatti che per i lavori di costruzione sono già stati spesi 10 milioni di euro e che altri 12 milioni ne saranno spesi per l’ultimazione del secondo lotto; le spese di gestione poi si aggirano attorno ai 2 milioni di euro annui.
La fermezza e la sordità, dimostrata nelle visite del ministro Pisanu e di funzionari del ministero, mirano a far credere che nulla si possa fare per annullare la decisione del Governo, ma ciò non è vero. Nel ’98 un’azione congiunta della società civile e del mondo politico ha portato alla chiusura di un CPT aperto a Trieste, ciò dimostra che anche dinanzi le imposizioni dall’alto, i cittadini, con la loro determinazione, possono far valere i loro diritti e migliorare la loro terra.
Facciamo appello a tutta la nostra comunità, alle istituzioni, alle forze sociali e politiche, alle associazioni, ai movimenti, affinché non solo si esprima contrarietà alla realizzazione di un CPT nella provincia di Gorizia e in regione, ma si realizzi una mobilitazione che sappia essere efficace e vincente per portare il Governo a rivedere tale decisione.
Per questo motivo invitiamo tutti a partecipare alla grande Manifestazione indetta per SABATO 26 FEBBRAIO a Gradisca d’Isonzo.
Rete di associazioni contro i CPT
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