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BEIRUT - Il Libano è nel caos. Il governo guidato da Omar Karami si è dimesso dopo che migliaia di persone sono scese in piazza a Beirut e il Paese si è fermato per lo sciopero generale. E' il punto più alto della crisi seguita all'assassinio dell'ex premier Rafik Hariri, ucciso in un attentato il 14 febbraio scorso.
Tutte le proteste, oltre ad avere per bersaglio il governo di Karami, hanno un forte carattere antisiriano. Damasco è infatti accusata di essere dietro la morte del magnate delle tv ed ex primo ministro libanese. La notizia delle dimissioni ha provocato scene di giubilo tra i parlamentari dell'opposizione ed è stata accolta da una vera e propria ovazione tra i manifestanti riuniti da ormai 24 ore nella Piazza dei Martiri.
La situazione a Beirut è molto tesa. Negozi con le serrande abbassate, banche, scuole, uffici pubblici e privati chiusi, traffico scarso mentre migliaia di persone continuano ad affluire verso i luoghi affollati dai manifestanti, nonostante il divieto imposto dalle autorità.
Reparti dell'esercito libanese hanno cercato invano di isolare l'intero centro della capitale. Molti manifestanti hanno abbandonato le loro auto in strada e hanno raggiunto a piedi la piazza. Secondo l'opposizione, i soldati hanno isolato anche il centro di Sidone, la città portuale nel sud del Libano di cui Hariri era originario, e quello di Tripoli, nel nord del paese.
Tra i manifestanti riuniti nella Piazza dei Martiri a Beirut, dove Hariri è sepolto a fianco della Grande Moschea, gli slogan più scanditi sono quelli contro la presenza militare siriana in Libano: "Non vogliamo un Parlamento ostaggio della Siria", "Non vogliamo un Paese sotto il tallone della Siria", "Il solo esercito che vogliamo è quello libanese". Ieri sera si erano già dimessi tre ministri: Maurice Saknous (risorse idriche ed elettriche), Adnan Kassar (commercio e industria) e Ibrahim Daher (riforme amministrative). Il 18 febbraio si era dimesso il ministro del turismo Farid al Khazem, che aveva denunciato la "violazione" degli accordi di Taif che nel 1989 hanno posto fine ai 15 anni di guerra civile libanese e che prevedevano entro il 1992 il ridispiegamento nella Valle della Bekaa dei circa 14.000 soldati siriani ancora presenti in Libano.
Rimasto finora lettera morta, il ridispiegamento delle truppe siriane nella Valle della Bekaa è stato preannunciato due giorni fa come "imminente" dalle autorità di Damasco, sottoposte a crescenti pressioni internazionali.
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