G8: PM;IN 500 PAGINE ORRORI BOLZANETO,RASENTATA TORTURA/ANSA CHIESTI 47
GIUDIZI, ANCHE I SANITARI COME AGUZZINI
Trattamento inumano e degradante in violazione dell'art. 3 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Così i pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati hanno definito gli insulti, il sadismo, i calci, i pugni e le botte, che hanno rasentato la vera e propria tortura, subiti dagli arrestati che sono transitati nella caserma di Bolzaneto durante il G8 del luglio 2001. I pm hanno tuttavia contestato agli indagati, poliziotti, medici, guardie carcerarie, carabinieri, come scelta «prudenziale», la violazione dell'art. 3 della Convenzione dei diritti umani e non la tortura «per la durata del trattamento rapportata al tempo di permanenza dei detenuti presso la struttura». Il «j'accuse» è contenuto in una memoria di 534 pagine depositata e illustrata oggi al gup Maurizio De Matteis, nel corso dell'udienza preliminare per i fatti di Bolzaneto, per cui sono stati chiesti 47 rinvii a giudizio. Sono 15 dirigenti e agenti della polizia, 16 dirigenti e agenti della polizia penitenziaria, tra cui il generale Oronzo Doria, 11 carabinieri e 5 medici, di cui 3 donne. I magistrati hanno ricordato «il taglio di ciocche di capelli a Taline Ender, Massimiliano Spingi, e Sanchez Chicarro, lo strappo della mano a Giuseppe Azzolina, il capo fatto infilare nel wc alla turca a Ester Percivati, l'umiliazione di Marco Bistacchia costretto a mettersi carponi e ad abbaiare come un cane e il pestaggio di Mohamed Tabbach, persona con un arto artificiale». È stato anche rievocato l'episodio umiliante imposto ad Hinrrichs Meyer Thorsten, costretto a indossare un cappellino rosso con la falce e un pene al posto del martello, con il quale è stato costretto a girare nel piazzale senza poterlo togliere. Per sottolineare lo stato dei detenuti nella caserma, la pubblica accusa ha citato anche un brano del libro «Un anno di Costituzione italiana: art.13» di Andrea Camilleri, il quale parlando delle torture in Iraq, sottolinea che «l'occhio immediatamente ti cadeva non sull'ebete e sadica soddisfazione del torturatore, ma su chi veniva torturato riducendolo a cosa, a oggetto, ad armalo: manichino per addestramento.., ex omo ora cane al guinzaglio... non più omo ma solo un pezzo di carne trimante offerto alla vucca spalancata di un cane». La memoria, suddivisa in cinque capitoli, illustra dapprima la storia del carcere provvisorio e il numero delle persone transitate (252), poi le prime indagini, l'organizzazione, i reati e i responsabili ai vari livelli, gli esecutori materiali, e infine le conclusioni. I LIVELLI APICALI - Nella memoria, alla voce dei Responsabili, il livello apicale a Bolzaneto viene indicato per la Polizia di Stato il vice questore Alessandro Perugini, e il commissario capo Anna Poggi (entrambi indagati); per l'Amministrazione Penitenziaria il magistrato coordinatore Alfonso Sabella (per il quale è stata chiesta l'archiviazione), il generale Claudio Ricci, il generale Alfonso Mattiello, l'allora colonnello Oronzo Doria (indagato), i capitani Pasquale Migliaccio, Ernesto Cimino e Bruno Pelliccia, tutti del disciolto Corpo degli Agenti di Custodia, l'Ispettore della Polizia Penitenziaria Antonio Biagio Gugliotta (indagato). «Certamente i soggetti 'apicalì - hanno spiegato - non hanno materialmente svolto davanti alle celle la vigilanza degli arrestati.Incombevano però sugli apicali gli oneri ed i poteri legati alla posizione di garanzia nonchè quelli legati alla qualifica di ufficiali di PG». AREA SANITARIA - L'infermeria allestita nella caserma di Bolzaneto che avrebbe dovuto essere un luogo di assistenza e di aiuto per le persone detenute, una sorta di «zona franca» da maltrattamenti, era diventata, secondo l'accusa, un'altra tappa del percorso di umiliazione. «È emerso - hanno sottolineato - che l'impatto delle parti offese con i medici avvenisse in condizioni di soggezione fisica e morale analoghe a quelle generali; non va dimenticato infatti che il triage avveniva all'ingresso del padiglione e quindi in pratica subito dopo il »comitato di accoglienza« e che spesse volte il medico veniva scambiato per un poliziotto».
I REATI - I reati contestati sono a vario titolo abuso d'ufficio, violenza privata, abuso di autorità contro detenuti o arrestati, falso, violazione dell'ordinamento penitenziario e della convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
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