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Il "de-sviluppo" della Palestina
by IMC Italia Wednesday, Aug. 28, 2002 at 2:06 PM mail:

Mentre il mondo discute i metodi per lo sviluppo sostenibile a Johannesburgh, la Palestina è testimone del processo di "de -sviluppo" o della "deliberata e sistematica distruzione di un'economia indigena da parte del potere dominante". Il sottosviluppo, la situazione prevalente in molti paesi del Sud, si distingue dal "de-sviluppo" sia per le intenzioni dei poteri occupanti che per le conseguenze di queste politiche.

Il de-sviluppo della Palestina.
di Arjan El Fassed*

Mentre il mondo discute i metodi per lo sviluppo sostenibile a Johannesburgh, la Palestina è testimone del processo di "de -sviluppo" o della "deliberata e sistematica distruzione di un'economia indigena da parte del potere dominante". Il sottosviluppo, la situazione prevalente in molti paesi del Sud, si distingue dal "de-sviluppo" sia per le intenzioni dei poteri occupanti che per le conseguenze di queste politiche.

In Palestina, il "de-sviluppo" è iniziato sotto l'occupazione israeliana. Il caso di Israele è unico in quanto le sue intenzioni sono di spodestare totalmente il popolo Palestinese e di assimilare le sue terre e le sue risorse. Di conseguenza, le politiche israeliane, mirano sempre a privare i Palestinesi delle loro terre, della loro acqua e del loro lavoro con l'obiettivo di costruire Israele e non un'entità Palestinese competitiva.

Prendiamo ad esempio una delle zone del mondo più densamente popolate, la Striscia di Gaza, dove risiedono 1.2 milioni si Palestinesi. La striscia costiera rappresenta solo il 27% dell'intero territorio che precedentemente competeva al distretto di Gaza, ma già nel 1948 questa piccola regione ha dato ospitalità non solo alla popolazione locale, bensì a decine di migliaia di rifugiati provenienti dalle città di Jaffa e Haifa e dal sud-ovest della Palestina. La popolazione indigena di 70.000 persone ha dovuto accogliere un'ondata di 250.000 rifugiati.

Anche se Gaza al tempo dell'occupazione del 1967 superava il mezzo milioni di abitanti, successivamente i governi israeliani non si sono fermati nell'impiantare colonie nella Striscia di Gaza e nell'appropriarsi del 40% delle sue terre e di più della metà della sua acqua. Oggi più di un milione di Palestinesi vive nella zona franca - che comprende solo il 60% dell'area della Striscia di Gaza -, una delle aree più altamente popolate del mondo.

Una volta insediatosi nella Striscia di Gaza, Israele ha " sedato pacificamente" la resistenza popolare e allora ha avviato l'opera di decostruzione di Gaza espropriando le sue terre e la sua acqau, integrando alcune categorie di lavoratori locali nell'economia israeliana e smantellando le esistenzti infrastrutture economiche. I Palestinesi sono così stati assoggettati a una forma particolarmente perniciosa di " colonialismo" e di de-sviluppo.

Per esempio, Israele ha negato alle città e ai villaggi Palestinesi le strade, l'acqua corrente e l'elettricità, utilizzate invece dalle colonie nei territori occupati. Le scuole di Gaza, gli ospedali e i servizi sociali non sono stati implementati per supplire alle richieste della popolazione in aumento. Israele ha abbattuto tutte le banche Arabe dei territori occupati e ha proibito alle banche israeliane di concedere prestiti d'investimento ai Palestinesi.

Yitzhak Rabin, l'ultimo Primo Ministro israeliano, ha detto nel 1985, quando era il Ministro della Difesa israeliano: " Il governo israeliano non avvierà piani per lo sviluppo nei territori occupati , e non permetterà che l'agricoltura e l'indutria Palestinese possa espandersi in modo da essere concorrenziale con Israele."

Secondo gli accordi di Oslo, Israele mantiene militarmente il controllo del 42% della Striscia di Gaza, la cui quasi totalità è riservata a 6.000 coloni israeliani ( che costituiscono il 5% dell'intera popolazione). Questo 42% include basi militari, deviazioni stradali, una zona "cuscinetto" lungo il confine, e le cosiddette "zone gialle", che sono popolate dai Palestinesi sotto il controllo dei militari Israeliani.

I 3/4 degli abitanti di Gaza sono rifugiati espulsi (o i loro idcendenti) dopo la guerra del 1948 da quello che oggi è Israele. Approssimativamente, 400.000 fra queste persone vivono in campi senza essere registrati. La popolazione Palestinese nella Striscia di Gaza è cresciuta rapidamente, oltre il 4% per anno; metà della popolazione è sotto i 15 anni di età.

Le intenzioni e le politiche di Iasraele non sono cambiate nel cosiddetto "processo di pace" di Oslo. Israele ha continuato a indebolire e a ostruire lo sviluppo economico. Per esempio, Israele ha bloccato nel suo stato la vendita dei prodotti agricoli Palestinesi e ha impedito l'esportazione in Giordania. Nei sei mesi scorsi, Israele ha deliberatamente distrutto un'intera infrastruttura pubblica, incluse istituzioni scolastiche, ONGs e rete idrica, e ha danneggiato i progetti di sviluppo elaborati dagli stranieri. La ragione per cui Israele continua a seguire tale politica è che non ha ancora rinunciato alla sua volontà di sovranità sulla Striscia di Gaza e nel West Bank. Fino a quando ( e se) Israele procederà in questo modo e non porrà fine all'occupazione coloniale, il de-sviluppo è destinato a continuare.

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