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ISRAELE: UNA "DEMOCRAZIA" MEDIORIENTALE
by Amir Thursday, Aug. 29, 2002 at 2:21 AM mail:

ISRAELE: UNA "DEMOCRAZIA" MEDIORIENTALE

ISRAELE: UNA "DEMOCRAZIA" MEDIORIENTALE



Lo "stato ebraico" continua la sua infinita propaganda politica e si definisce "l'unica democrazia del Medioriente". Mentre si puo' difficilmente obiettare che il Medioriente non sia un'oasi di democrazia, e' invece inappropriato definire Israele uno stato democratico.

La pretesa di essere una democrazia e' meno imposta alla societa' israeliana, essendo gli USA il bersaglio di questa propaganda. Gli americani rispettano il concetto di democrazia, anche se l'unico indicatore di tale concetto dovesse essere la sola parola di dieci lettere. Israele e' pienamente consapevole del fatto che i piu' non si preoccupano dei dettagli. Ma, nel caso di Israele, dovrebbero.


Certo, vi sono elezioni in Israele, elezioni normali, quelle che solitamente vengono descritte come "legali", senza pericolo di grosse frodi. Ma lo spirito di una democrazia non puo' essere giudicato da un evento che ha luogo ogni tre-quattro anni. Le elezioni sono una componente della democrazia, ma uno stato democratico ha molte cose da dimostrare prima che questo status venga fuori da urne di legno e da una sfilza di votanti sorridenti di fronte alle telecamere.

Uno dei migliori esempi della particolarissima democrazia, o meglio della non democrazia, dello stato d'Israele, e' il voto di gabinetto degli inizi di luglio, in cui 17 membri votarono a favore di una legge che nega agli arabi (cioe' ai cittadini non ebrei di Israele) il diritto di acquistare terre di proprieta' dello stato, riservate esclusivamente agli ebrei.

Pochi giorni dopo, il 9 luglio, la Knesset ha passato una legge che escluderebbe i ministri dall'immunita' parlamentare qualora questi esprimessero sentimenti anti-israeliani, secondo la radio militare. Naturalmente e' nella definizione di "sentimenti anti-israeliani" che risiede lo spirito della nuova legge. Dunque, opporsi a cio' che dice Ariel Sharon, o rifiutare di avallare una pratica razzista, o denunciare l'occupazione della terra palestinese, puo' voler dire "esprimere sentimenti anti-israeliani". Non c'e' bisogno di dire che nessuna vera democrazia potrebbe permettere leggi simili.

Questo stile unico di democrazia adottato da Israele non e' di recente nascita, poiche' esso affonda le sue radici al momento della creazione dello "stato ebraico" stesso, sulle rovine della Palestina e sull'espulsione degli abitanti originari.

La cosiddetta "dichiarazione di indipendenza" descriveva Israele come "ebraico" e "democratico" insieme, costituendo la base del razzismo e dell'apartheid praticato oggi da Israele. Questo tipo di "democrazia ebraica" era al servizio del "ritorno dall'esilio" (naturalmente un "esilio" basato su un mito religioso vecchio di 5.000 anni).

Naturalmente, il concetto dell'identita' ebraica di Israele scardina del tutto la retorica di democrazia ed uguaglianza, dal momento che democrazia e razzismo non vanno d'accordo.
La questione della razza e' la componente fondamentale dell'identita' israeliana. Essere ebrei significa essere privilegiati, di prima classe, con molti diritti e poche responsabilita', il diritto non solo di acquistare le terre e godersi la vita con grandi privilegi finanziari, ma anche il diritto all'acquisizione immediata della cittadinanza israeliana, non importa in quale parte del mondo tu ed i tuoi antenati siate vissuti. Il fraudolento "diritto al ritorno", basato su miti vecchi quanto il mondo, viene vissuto da ogni leader israeliano come un dovere morale, da incoraggiare e sostenere attraverso fondi governativi e finanziamenti delle tante agenzie ebraiche mondiali.

Quattro rappresentanti della minoranza arabo-palestinese (coloro che, per una serie di ragioni, rimasero fuori del campo d'azione delle bande sioniste durante la pulizia etnica del 1948), per poter partecipare alle elezioni, hanno dovuto accettare i principi razzisti su cui si basa lo stato d'Israele.
L'Emendamento della sezione 7A (1) della Basic Law stabilisce che i candidati sono banditi dalle elezioni qualora la loro piattaforma suggerisca "la negazione dell'esistenza dello stato d'Israele come stato ebraico".
Questa ridicola legge non solo afferma e conferma il razzismo ma pone una serie di condizioni per tutti coloro che siano interessati nel prendere parte alla fraudolenta democrazia israeliana. I leaders della minoranza araba che hanno ritenuto di non avere altra scelta se non quella di partecipare alle elezioni, sono continuamente minacciati e ignorati, recentemente sono stati privati dell'immunita' parlamentare, dei privilegi parlamentari e persino citati in giudizio.

Naturalmente rimane lo strano rapporto tra il sistema legale ed il governo, poiche' il governo e' sempre libero di adottare leggi razziste e non democratiche, come quella recente sull'acquisto delle terre. Non bisogna meravigliarsi del fatto che molto spesso membri della Knesset e del governo propongano leggi per la deportazione in massa dei palestinesi dalla loro terra o per l'assassinio dei familiari dei kamikaze. Raramente le corti israeliane rigettano i contenuti delle leggi, poiche' persino la Corte Suprema lascia al governo il compito di determinare le leggi e la loro interpretazione.

La natura non democratica di Israele puo' essere facilmente percepita da coloro che desiderano sfuggire al bombardamento mediatico che, giorno e notte, rimbalza dai media occidentali alle lobby filo-israeliane: Israele, la Sola Democrazia del Medioriente.
Se la democrazia e' definita da elezioni e da membri del parlamento liberi di insultarsi l'un l'altro, bene: Israele e' una democrazia. Ma se osserviamo piu' attentamente le sue leggi e le sue pratiche, capiremo che essa e' solo un'altra auto-proclamatasi democrazia mediorientale: un'altra democrazia fraudolenta, un'altra impostura.


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