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Licenziamenti nell'editoria | ||
by IMC Italy Sunday, Sep. 01, 2002 at 1:06 PM | mail: | |
Alla comunità editoriale Negli ultimi mesi e settimane le case editrici, oltre ad abbassare i salari, hanno iniziato a mettere in atto licenziamenti di massa di centinaia di impiegati. Così è successo alla Pearson, Planeta per la fusione con la Emecé, alla Sudamericana a causa della fusione con la Grijalbo-Mondadori, alla Norma, alle Edizioni B e ad altre aziende. Le imprese sostengono che le vendite siano notevolmente calate (il che è sicuro) e di aver subito delle perdite negli ultimi due anni, cosa che i lavoratori non sono tenuti a credere. Però, anche dando per certo che tali perdite ci siano state e siano dovute alla recessione che ha colpito il paese, esse sono insignificanti rispetto ai guadagni esorbitanti che sono stati accumulati negli ultimi dieci anni. Le imprese non sono disposte a usare neanche un centesimo di tali guadagni per mantenere un posto di lavoro, e condannano a una situazione disperata i lavoratori licenziati e a ritmi di lavoro maggiori o a salari inferiori i lavoratori che restano non si sa ancora quanto a lungo. Le imprese più importanti sono multinazionali e si sono comportate come le banche: hanno portato all'estero i guadagni delle filiali e non intendono restituire parte di tale denaro per evitare la perdita dei posti di lavoro. Inoltre, puniscono brutalmente le migliaia di "terzi" o "free lance": correttori, diagrammatori, armatori, disegnatori, illustratori, editori, battitori, ecc.. Questi lavoratori non sono "autonomi" per volontà loro, ma bensì perché le case editrici, da vari anni, anziché ingrandire le aziende incorporandoli come effettivi, hanno preferito alleggerire le spese (ferie, gratifiche, servizi sociali, strumentazione, reinvestimenti, ecc.) lasciando che se le assumessero i lavoratori. Benché legalmente siano "in proprio", in realtà sono lavoratori delle case editrici esattamente come gli altri dipendenti. Un altro settore colpito da questa situazione è quello degli autori, cui non vengono pubblicati i libri già sotto contratto (per non parlare delle nuove opere), vengono barattati gli anticipi, non vengono pagati i diritti, ecc.. Le imprese hanno lanciato un grido al cielo quando si è trattato di applicare l'IVA ai libri, dicendo che si trattava di un attacco alla cultura. Ora però dimostrano che quel che meno importa è la cultura e si comportano esattamente come le aziende "informali" che confezionano remeras con marcas "truchas" con lavoratori quasi in stato di schiavitù. In questo momento, Planeta, una delle case editrici più grandi del paese, cerca di licenziare più della metà dei suoi dipendenti. Questa multinazionale spagnola sostiene di non aver denaro per mantenerli, quando solo negli ultimi tempi ha acquisito due altre case editrici (Emecé e Minotauro) per cifre multimilionarie. E ciònonostante è disposta a pagare gli indennizzi che stabilisce la Legge di Emergenza Economica. Tutta la comunità editoriale, dagli autori agli operai della manutenzione o dei magazzini, deve unirsi e in modo solidale denunciare quanto viene fatto dalle imprese e agire per impedirlo, in difesa della cultura e dei posti di lavoro. Impiegati e terzi dell'industria editoriale |
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