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Afghanistan. Karzai attacca le ONG corrotte!
by mazzetta Thursday, Apr. 21, 2005 at 1:40 PM mail:

le Ong come parte dello schema di dominazione.

Quando a dicembre il ministro della pianificazione, Dr. Ramazan Bashar Dost, denunciò le incredibili inefficienze delle oltre 3.000 Ong afghane, circa 350 delle quali straniere, segnò la sua fine politica.
Accusato da Paul Barker ( Onu) di sabotare gli aiuti e di mettere in cattiva luce i generosi aiutanti, esponendoli a possibili attacchi, venne dimissionato in tutta fretta.
Quattro mesi dopo tocca al presidente Karzai lamentare quanto Dost aveva sbagliato a rendere noto, il presidente ha per la prima volta accusato le ONG di essere -corrotte-.

Dalle analisi di Dost emerge che gran parte delle Ong presenti nel paese operano in sincronia con il governo e le forze occupanti.
Emerge anche che gran parte dei fondi vengono spesi per il sostentamento delle stesse ONG e solo una minima parte arriva al popolo afghano sotto forma di aiuti.
Non esiste, secondo Dost, una ONG capace di contenere entro il 20% di quanto ricevuto i costi della propria struttura.
Inoltre le Ong prima hanno assunto a cifre iperboliche (relativamente al paese) la scarsa manodopera qualificata locale, per poi trasferirla all'interno delle istituzioni afghane. Una moltiplicazione di figure incerte, milioni di euro spesi in "consulenze", tanto da far dire a Dost che:"In Afghanistan ormai abbiamo più consulenti che cani e mosche"

I dati relativi alle retribuzioni dei cooperanti non sono disponibili, ma di certo si sa che il personale locale riceve circa 1.000$ contro il salario normale di 200$, mentre i generosi soccorritori stranieri viaggiano sugli 800$ al giorno (USAID per esempio). Alcuni dirigenti hanno ricevuto centinaia di migliaia di dollari per periodi di permanenza inferiori all'anno. Cifre molto superiori alle retribuzioni degli stessi ministri afghani.

Un grave atto d'accusa, pronunciato dopo anni nei quali Karzai ha assistito allo spettacolo fornito da decine di ONG divenute il braccio della politica americana, e un pessimo esempio per gli afghani.
Il carosello di fuoristrada dipinti di bianco anima le strade di Kabul, ma gli aiuti non arrivano, e quando arrivano non si occupano tanto delle emergenze prioritarie, quanto di temi cari alle opinioni pubbliche occidentali; gran parte degli aiuti vengono per esempio assorbite dalle c.d. tematiche "di genere", fomentando il sospetto che tanti programmi si preoccupino più di contrastare l'Islam che di aiutare il paese; paese che è ancora nella situazione precendente all'invasione, con l'unica significativa differenza rappresentata dal fatto che il governo controlla solo Kabul ed alcune province limitrofe.
In Afghanistan si spende (in teoria) di più per affermare i diritti della donna che per nutrire la stessa ed i suoi figli.
Questo porta all'isolamento del personale umanitario, spesso criticato per lo stile di vita lussuoso e per i comportamente poco apprezzati dalla morale afghana.

Sprechi immani, nessun rendiconto contabile, ville affittate a decine di migliaia di dollari al mese per alloggiare i funzionari; lo stesso governo afghano è infiltrato dai dipendenti delle ONG che poi sono chiamati a decidere delle assegnazioni dei progetti.
L'aspetto peggiore è però quello che vede questo genere di ONG agire di concerto con l'Us. Army, abdicando ad ogni pretesa di neutralità e divenendo esse stesse armi non convenzionali nell'ennesima guerra asimmetrica.
Si consegnano gli aiuti solo alle tribù amiche, si assumono e pagano gli uomini di valore, si chiude un occhio sulle violazioni dei diritti umani.

Il tutto condito dalla estrema opacità dei conti, sovrafatturazioni ed assenza di rendiconti, rendono i rapporti sugli aiuti effettivamente consegnati delle semplici opere di fantasia contabile. I donatori vengono truffati insieme agli afghani.

Non stupisce che in tale situazione gli attacchi alle ONG in Afghanistan si stiano moltiplicando, mentre le organizzazioni più serie tolgono le tende per non rischiare di finire schiacciate dall'insostenibile situazione.

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