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Il caso Treviso
by Sergio Zulian, comitato M21, treviso Friday, Sep. 06, 2002 at 2:27 PM mail:

Lo sgombero di Borgo Venezia e la conseguente occupazione del Duomo hanno dato un forte scossone a Treviso e, tra le altre cose, hanno fatto nascere un amplissimo e salutare dibattito che sta dividendo la città.

Sono state dette e scritte un’infinità di cose, dalle più aberranti (Gentilini e la Lega in testa) fino alle più commoventi. Vorremmo intervenire nel merito di alcune questioni di fondamentale importanza.

1- Innanzitutto il problema casa non riguarda solamente le famiglie ed i cittadini migranti, riguarda moltissimi cittadini nativi: i giovani costretti a stare in famiglia fino a trent’anni ed oltre, gli anziani, le famiglie e tutti coloro che pagano affitti troppo alti, chi ha lo sfratto, chi si è impiccato con le proprie mani per stipulare mutui da rapina con le banche.
I cittadini migranti sono tra i più esposti, perché non hanno una famiglia che li sostiene, non hanno ancora una rete sociale che li aiuta, hanno il loro stipendio, spesso molto basso, che deve servire per tutto, casa, vestiti, mangiare, crescere i figli e magari aiutare chi è rimasto in patria e sta ancora peggio di loro.
La battaglia di civiltà affinché tutti abbiano un luogo dignitoso in cui vivere deve unire e non contrapporre tra loro i soggetti deboli del nostro territorio. Sono possibili politiche concrete che altri Comuni iniziano ad attivare come l’aiuto all’affitto, il recupero del patrimonio immobiliare pubblico sfitto (dall’ATER alle Poste al demanio pubblico, ecc.), un serio contrasto verso i troppi pescecani che speculano sulle case tenendole sfitte, garanzie per l’accesso al mercato privato. Ma per il Comune di Treviso è molto più facile dare la colpa agli immigrati!

2- Con il mercato privato bloccato, stipendi troppo bassi e affitti troppo alti, migliaia di persone costrette a dormire in macchina, in capannoni abbandonati o case diroccate senza luce, acqua e riscaldamento è evidente che prosperano le occupazioni di case in risposta allo “stato di necessità” di questi lavoratori. Queste sono precisamente la conseguenza della politica di esclusione sociale e del cinismo del Comune di Treviso che nel caso di Borgo Venezia non ha battuto ciglio di fronte a decine di minori sbattuti in strada: quando si straparla di legalità ricordiamoci che la prima legge da rispettare è quella dell’umanità.

3- La vicenda degli immigrati trevigiani svela perfettamente la concezione di fondo della nuova legge sull’immigrazione che entrerà in vigore lunedì prossimo: gli immigrati sono solo braccia, macchine da lavoro, utili soltanto fin che producono.
E’ in quest’ottica che gli amministratori di Treviso, in spregio della Costituzione (la legge fondamentale dello Stato) che sostiene e promuove “l’unità della famiglia”, ripetono l’aberrante proposta di mandare mogli e figli al paese d’origine e mettere i lavoratori in dormitori.
Il Comune di Treviso accetta volentieri le tasse degli immigrati (come i leghisti, ormai ministri, si sbrodolano coi soldi della (ex) Roma ladrona) ma rivendica addirittura una sorta di apartheid interno, “prima la razza Piave e poi gli altri”.

4- Tuttavia è chiaro che nessuno si sogna di mandar via gli immigrati, pena il crollo del benessere di tutti. La Bossi-Fini semplicemente agita un pesantissimo ricatto su questi lavoratori: quando non ci servite più vi licenziamo (vedi l’abolizione dell’articolo 18) e addirittura vi facciamo diventare clandestini, invisibili, rendendo la vostra vita illegale. Infatti questa legge produrrà migliaia di nuovi clandestini che la Lega potrà agitare come spauracchio per far presa sulle paure degli elettori.
In questo senso il razzismo non è più solamente lo sfogo di una società che fa fatica ad aprirsi, a contaminarsi con culture nuove e diverse, a capire che il futuro lo costruiranno assieme i figli di tutti coloro che vivono in questo territorio, cittadini nativi ed acquisiti: per la Lega il razzismo è un vero e proprio investimento politico.

5- Di fronte a questo panorama è chiaro che c’è moltissimo da fare. Nessuno si nasconde le difficoltà reali, le paure dei cambiamenti e la tentazione di chiudersi ancora di più in pseudo identità tribali, in piccole patrie mai esistite.
Eppure a Treviso la novità è che i cittadini migranti non sono più dei disperati da assistere o a cui fare la carità, stanno diventando un potente attore sociale, portatore di culture, voci, colori nuovi, disposti a conquistare i diritti e ad uscire dalla loro condizione di esclusi.

6- Lungi dall’essere una profanazione o un’azione contro la Chiesa, l’occupazione del Duomo ha cercato di essere un estremo richiamo al cuore, alla coscienza, all’anima profonda di questa città le cui Istituzioni locali sono ormai totalmente screditate.
Abbiamo dormito per una settimana sul Sagrato della Cattedrale per non lasciare da sole le famiglie che avevano subito la violenza dello sgombero e della demolizione delle case, perché il posto della società civile è sulla strada, con i più deboli, con gli ultimi, senza paura di dare scandalo, perché a Treviso il vero scandalo sono il suo “sindaco”, i suoi amici che ci hanno aggredito di notte e poche ore prima gli gridavano “duce, duce”, lo scandalo silenzioso e costante è l’indifferenza verso le ingiustizie.

Costruire concreti percorsi di convivenza e disobbedire alle ingiustizie, anche attraverso il conflitto sociale, pacifico ma radicale: questa è la sfida da cui scaturirà la nostra nuova società perché altrimenti chi semina odio raccoglierà altrettanto odio, chi semina paura e violenza raccoglierà una società devastata.

La nostra scommessa è quella di una nuova idea di città solidale e multiculturale, aperta e giusta: il prossimo appuntamento per tutti sarà la grande manifestazione di domenica 15 settembre.

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