C'è però un ministro, Gianni Alemanno, che ha subito esultato alla notizia della «chiusura» di Indymedia diffusa dalle agenzie da palazzo di giustizia. «Mi congratulo con l'autorità giudiziaria», ha detto il leader della destra sociale.
«Papa nazi», stop al sito Indymedia
Ordine di sequestro per vilipendio della religione e offese al papa, mostrato con la divisa nazista. Alemanno esulta. Ma Indymedia Italia rimane aperto, i giudici romani cercano i responsabili in Brasile ALESSANDRO MANTOVANI,
Un giudice del tribunale di Roma ha disposto il sequestro preventivo di alcune pagine del sito internet di Indymedia Italia perché ospitano immagini e scritti ritenuti offensivi verso la religione cattolica e verso il nuovo papa Benedetto XVI. Si tratterebbe del fotomontaggio di Joseph Ratzinger in divisa da Ss e di espressioni tra le quali «Papa nazista», «Papanazinger» e, dicono in procura, qualche bestemmia. Il provvedimento non è stato eseguito: alla pagina http://www.italy.indymedia.org fino a ieri sera tutto funzionava come al solito, nessun oscuramento. Il titolo è: «Indymedia sequestrata? Mah!». La notizia è stata diffusa dall'agenzia Adnkronos ma prima che accada qualcosa, si apprende da fonti giudiziarie, «ci vorranno di sicuro giorni, quasi di sicuro settimane e forse mesi». Non conosciamo il testo del provvedimento, che secondo le stesse fonti non verrà notificato a cittadini italiani. E' infatti destinato a una società chiamata «Imc» (Indy media center) con sede a San Paolo del Brasile, una società che secondo il pm Salvatore Vitello e la Digos di Roma sarebbe «titolare» del dominio .org del sito internazionale http://www.indymedia.org, «del quale - spiegano in procura - il sito italiano è una costola, come gli altri in tutto il mondo».
Per notificare l'atto a San Paolo, non esistendo un trattato bilaterale per la trasmissione diretta all'autorità giudiziaria brasiliana, il pm dovrà affidarsi a una rogatoria internazionale per via diplomatica che allo stato non è ancora stata sollecitata. Stanno traducendo gli atti, poi li manderanno al ministero, quindi all'ambasciata e infine a San Paolo. Ci vorrà tempo. E comunque, dopo la notifica, la materiale esecuzione del provvedimento necessiterebbe di altre rogatorie in altri paesi (in Brasile ci sarà anche una società chiamata Imc ma non risulta che i server si trovinò lì).
Il sito di Indymedia Italia, insieme ad altri venti in giro per il mondo, venne clamorosamente sequestrato l'8 ottobre scorso dall'Fbi su ordine della procura di Bologna, nell'ambito di un'indagine collegata a quella sui cosiddetti anarcoinsurrezionalisti (i loro documenti di rivendicazione erano finiti su Indy). Il provvedimento fu eseguito negli Usa e in Gran Bretagna, dove allora si trovavano i server, dalle locali autorità giudiziarie e di polizia attivate con le procedure rapide di assistenza giudiziaria per «terrorismo», ma poi, di fronte alle proteste e alle sollecitazioni degli avvocati, l'Fbi restituì le macchine in tempi brevi e gli atti italiani rimasero segreti.
Indymedia nel frattempo ha subito anche il sequestro dei pc portatili utilizzati da due attivisti per scrivere e diffondere in tempo reale i resoconti dei processi in corso a Genova per il G8 e altro: diffamazione dei pm.
Quello di ottobre un sequestro «probatorio», cioè per raccogliere prove. L'attuale sequestro «preventivo» serve invece a interrompere i reati ipotizzati dal pm, offese della religione cattolica mediante vilipendio di persone (articolo 403) e offese all'onore e al prestigio del papa (l'articolo 278 riguarda il Capo dello Stato i Patti lateranensi lo estendono al papa). In procura precisano che il sequestro non concerne il sito italy.indymedia.org in quanto tale «ma solo le pagine» in cui compare il papa in divisa nazista con i relativi insulti; verrebbero dunque oscurate solo quelle. Una sta qui: http://italy.indymedia.org/news/2005/04/777206.php.
Per l'art. 278 c'è bisogno di una speciale autorizzazione a procedere del governo ma la relativa richiesta non è ancora stata esaminata dal ministero della giustizia, infatti il giudice Marco Patarnello ha disposto il sequestro solo per l'altro reato.
C'è però un ministro, Gianni Alemanno, che ha subito esultato alla notizia della «chiusura» di Indymedia diffusa dalle agenzie da palazzo di giustizia. «Mi congratulo con l'autorità giudiziaria», ha detto il leader della destra sociale.
E' invece allarmante che la magistratura ricorra all'ennesimo provvedimento censorio nei confronti di Indymedia, che prima di essere «antagonista» o «no global» è un organo di informazione e comunicazione. Il pm Vitello del resto ha la mano pesante e lo sta dimostrando, sulla piazza romana, con il ricorso ormai sistematico alle misure cautelari, arresti e obblighi di firma, contro militanti dell'area antagonista: prima per la «spesa sociale» di San Precario (qualificata come rapina aggravata), poi addirituttura per le occupazioni delle case (associazione per delinquere). I giudici finora gli avevano dato torto, stavolta no. http://www.ilmanifesto.it/g8/dopogenova/
|