Pronta la stretta legislativa contro i terroristi islamici
Si lavora all'ipotesi di rendere più facili e veloci le espulsioni
ROMA - Infiltrare cittadini islamici nei call center, nelle moschee, nei luoghi di ritrovo più frequentati e più di passaggio dove circolano le notizie su quello che si muove nel mondo del radicalismo islamico. Informazioni utili in cambio di facilitazioni sul rilascio del permesso di soggiorno. E' uno degli strumenti antiterrorismo su cui stanno lavorando i tecnici del Viminale per potenziare la prevenzione e intercettare arrivi di jihadisti e mujaheddin così come di esplosivi. Gli uffici legislativi hanno lavorato tutta la domenica. Tra le misure anche l'ipotesi di portare a ventiquattro ore, ora è a dodici, il fermo di polizia giudiziaria, quello spazio "sospeso" in cui la persona fermata è interrogata dalle forze dell'ordine ma non può essere assistita da avvocati né può informare parenti.
Il pacchetto legislativo con le norme che i responsabili dell'antiterrorismo ritengono necessarie per garantire la sicurezza nazionale in un momento - che sarà lungo - di forte minaccia, è ancora in via di definizione. La sensazione, dopo l'emotività delle prime ore, è che alla fine le modifiche non saranno poi così eccezionali. Non siamo alla vigilia di un Patriot Act italiano, il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu non vorrà imporre nessuna decisione e discuterà con l'opposizione. Lo dirà chiaramente domani alla Camera durante l'informativa sulle bombe di Londra. Il giorno dopo il ministro sarà a Bruxelles per trovare una linea di difesa comune a livello europeo. Venerdì il Consiglio dei ministri potrebbe approvare il testo del decreto. Non è escluso però che Pisanu alla fine preferisca presentare un disegno di legge che avrebbe però tempi di realizzazione molto più lunghi.
Il Viminale si muove in due direzioni. La prima prevede un pacchetto di misure diventate operative subito dopo l'attacco a Londra: più uomini in strada sia in divisa che in borghese recuperati da incarichi di ufficio; attento e costante controllo del territorio, e quindi pattuglioni e blitz; particolare attenzione nelle stazioni e nelle metropolitane con metal detector e cani antiesplosivo. Sorvegliati speciali anche i porti, sia quelli turistici che quelli commerciali, dove sono state inviate apparecchiature speciali per controllare con i raggi X i container delle navi, soprattutto quelle in arrivo dall'est dove si nascondono con facilità persone, armi ed esplosivi. Un controllo simile a quello che già succede nelle stive degli aeroporti. Un dispositivo che conta 14 mila obiettivi e impiega quasi ventimila uomini.
Poi ci sono una serie di modifiche legislative, il cosiddetto pacchetto antiterrorismo. Il principio generale è quello di utilizzare nella lotta contro i terroristi della jihad gli stessi strumenti che sono già serviti per sconfiggere le Brigate Rosse e combattere la mafia. Ad esempio i "colloqui investigativi" con i detenuti. In carcere, dove oltre il venti per cento dei detenuti è extracomunitario, circolano molte notizie anche di prima mano. I "colloqui investigativi", finora ammessi solo per il contrasto alla criminalità organizzata, si svolgono senza avvocati e non hanno alcun valore processuale. Se le notizie riferite sono fondate, il detenuto può beneficiare di sconti di pena. Previsti anche i permessi di soggiorno a chi accetta di infiltrarsi nelle comunità più radicali e riporta informazioni utili su movimenti e arrivi di possibili mujaheddin. Ci sono poi le modifiche all'articolo 270 bis del codice penale, quello nato nell'ottobre 2001 per combattere il terrorismo internazionale, ma che finora ha ottenuto solo un paio di condanne. Gli investigatori chiedono che sia definito meglio il concetto di terrorismo per evitare, come è già successo, che una sentenza definisca guerrigliero un terrorista. L'ufficio legislativo del Viminale sta limando ora dopo il capitolo espulsioni, il più delicato ma anche il più necessario. L'obiettivo è snellire le pratiche e rendere le espulsioni reali ed efficaci, sia quelle amministrative decise dal ministro dell'Interno (è pronta una lista di circa settanta nominativi), sia quelle previste dalla legge Bossi-Fini che però sono già state corrette e limitate dalla Corte Costituzionale. Sembra allontanarsi di nuovo l'ipotesi della procura antiterrorismo. Mentre potrebbero arrivare anche una serie di provvedimenti per obbligare a rendere nominativo l'acquisto delle schede telefoniche prepagate. L'obiettivo è controllare il più possibile l'uso dei cellulari.
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