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E’ PROPRIO VERO CHE L’ORDINE REGNA A TORINO?
by gabrio-l.s.o. Thursday, Jul. 21, 2005 at 12:27 PM mail:

comunicato su arresti, perquisizioni e sequestro del fenix

E’ PROPRIO VERO CHE L’ORDINE REGNA A TORINO?
L’operazione di polizia che ha portato all’arresto di ben 7 persone e all’inquisizione di 17 compagni a Torino avviene sinistramente in una data simbolica per il movimento: il 20 luglio 2001 moriva a Genova Carlo Giuliani per un colpo sparato da una pistola d’ordinanza dei carabinieri. Per Torino quella data ha rappresentato fino a qualche anno fa un momento di mobilitazione. Oggi, come in molte città d’Italia, è diventata una data per ricordarsi dei processi e delle repressioni su Genova e quello che è seguito da Genova in poi…
I capi di imputazione principali di questo nuovo procedimento si aggirano intorno alla “devastazione”, “saccheggio”, “resistenza”, “detenzione di armi”, “occupazione abusiva”. Il tutto per aver resistito a una sconclusionata carica in un’assolata giornata di giugno, quando si cercava in 500 di protestare contro l’orrendo accoltellamento di alcuni compagni del Barocchio per mano fascista. Il tutto per aver eretto una barricata simbolica nel cuore del salotto piemontese, e offeso il tranquillo commercio dei soliti negozianti, fin troppo preoccupati di recuperare sui salari ciò che non riescono ad evadere con le tasse che di capire quello che gli accade intorno.
Neanche nell’aprile del ’98 si giunse a tanto, all’epoca di Edo e Sole. Neanche allora col sospetto di aver “devastato” un tribunale, il movimento dei centri sociali e delle case occupate a Torino subì un così pesante rastrellamento di case, centri, corpi. Forse c’era più paura, e forse c’era un po’ più di vergogna per un suicidio abbandonato in una cella a mo’ di denuncia di un sistema fondato sulla carcerazione preventiva.
Oggi la febbre olimpica devasta non solo le valli, storpia la metropoli, e arricchisce la lobby delle “Grandi Opere”, ma irrigidisce le menti, chiude gli spazi di democrazia, tenta di fagocitare e soffocare qualsiasi voce critica di dissenso. Il sindaco chiede più poteri per governare questo periodo di transizione alle olimpiadi. Poteri di gestione dei soldi pubblici ma anche dell’ordine.
La tregua olimpica si deve tradurre sul territorio in pace sociale. I problemi, quelli seri, vanno nascosti o taciuti. La continua sovrapproduzione di disoccupazione e precarietà conseguente al declino economico della città, va nascosto anche sulle pagine dei giornali, per non disturbare il manovratore (anzi i manovratori).
I diritti dei migranti, dei precari, dei lavoratori licenziati, delle popolazioni delle valli offese da progetti costosi quanto inutili (TAV, trampolini di Pragelato, ecc.), vanno cancellati anche a colpi di manganello – se il caso vuole – pur di garantire la tregua.
E allora ben vengano i Tatangelo con le loro fantasmagoriche inchieste, i loro cervellotici micro-teoremi, pur di mettere un primo bavaglio a quella opposizione, certamente più fragorosa, che nasce dai centri sociali e dalle case occupate, ma che ha il vizio di intrecciarsi con realtà sociali potenzialmente pericolose per i loro tranquilli affari.
Ben venga l’originale progetto del pm di accorpare sequele di fatti diversi (la manifestazione antifascista del 19 giugno, la contestazione sotto il cpt di c.so Brunelleschi del 19/5) con l’idea di aggiungerne altri, forse per riuscire finalmente a costruire l’ipotesi di un grande reato associativo. Ben venga questa stortura della realtà, per giustificare un opzione politica molto pratica di intimidire, minacciare, arrestare chi fa opposizione sociale, anche contro quelli che oggi sono candidati a sostituire il regime di centro destra nel governo del paese.
Ma questa tendenza locale non casca dal cielo. Segue pedissequamente, appesantendola, una tendenza già in atto nel paese e in tutto il globo.
Siamo entrati nell’interregno dell’Impero in piena guerra permanente. Un interregno che comporta disordini e lancinanti contraddizioni a livello di governo globale, ma che ha una sempre più pesante traduzione secondo il linguaggio della guerra sulle genti e sulle moltitudini.
La restrizione delle libertà individuali e associative non è un problema di qualche città sparsa per la penisola, ma va da New York a Baghdad, da Londra a San Cristobal, da Roma a Berlino, passando per tutti i nostri luoghi e territori, modulandosi certamente con intensità diverse, ma sempre attingendo dallo stesso background della guerra e della logica della guerra.
La riduzione delle libertà di circolazione, il tentativo di introdurre un mandato di cattura europeo e internazionale, l’aumento dei livelli di controllo sugli individui (cellulari, e-mail), il tentativo di introdurre leggi speciali, sono diverse declinazioni di quella cultura della guerra. Così come l’intensificazione del carico di procedimenti, processi, denuncie, arresti ai danni dei compagni e dei militanti del movimento di resistenza alla guerra in questi ultimi anni.
Dunque il pm Tatangelo, il deputato Ghiglia, il neo-sceriffo Chiamparino, sono solo granelli di polvere di questo pulviscolo planetario che oggi ci investe.
Ci investono, ci fanno male, ma non ci possono impedire di parlare, criticare, resistere.
A nostro modo noi saremo il loro Iraq in casa. Per noi è un augurio, per loro una maledizione.
Libertà per i compagni arrestati.
Solidarietà al Fenix sequestrato/sgomberato.
Solidarietà a tutti i resistenti del pianeta terra.


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